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Musica: Otar Taktakishvili: Concerto per Pianoforte n.1
Esecutori: Alexander Iokheles, pianoforte; National Philharmonic Orchestra, Abram Stasevitch, direzione - USA
Etichetta: Bruno BR 50190, LP 12″ mono
Recensore: David Hoehl - TNT USA
Pubblicato: Ottobre, 2022
Traduttore: Roberto Felletti
Recentemente, una discussione via Internet su vecchie registrazioni russe mi ha condotto a riesumare (e copiare) qualcosa che non ascoltavo da tanto tempo: la prima registrazione (1951) del concerto per pianoforte del compositore georgiano (sovietico) Otar Taktakishvili. Per quanto ne so, ne esistono due registrazioni: un lavoro abbastanza recente che non ho ascoltato e la mia registrazione che risale agli anni '50, pubblicata da master Melodyia su LP Bruno BR 50190. Il solista è un certo Alexander Iokheles, del quale so quanto segue: ha inciso questo disco. Abram Stasevitch, del quale so tanto quanto ne so di Iokheles, dirige la “National Philharmonic Orchestra”, e, naturalmente, potrebbe essere un qualsiasi ingranaggio della macchina musicale russa di quei tempi che si nasconde sotto uno pseudonimo affibbiatogli dall'Occidente. Sull'altro lato c'è un bel po' di musica folk georgiana (di nuovo sovietica) eseguita da un ensemble folk di Tbilisi; non ho mai avuto il coraggio di ascoltarla, e in questa occasione la vigliaccheria trionfa ancora.
La Bruno era una di quelle etichette USA minori che ha cercato di scavarsi una nicchia nel mercato della musica classica al risparmio, pubblicando sotto licenza registrazioni della Russia sovietica, e come altre simili proponeva materiale che oggi sembrerebbe interessante, o di più, ma che all'epoca non se la passava tanto bene nel mercato USA. La confezione è robusta ma spartana: una semplice copertina rossa con un'etichetta dorata rettangolare, avvolta sul dorso, che riporta il contenuto e quelle che vengono spacciate per note dell'album. Queste ultime sono perlopiù un tentativo imbarazzante di richiamare una relazione tra il concerto di Taktakishvili e la colonna sonora del film Exodus. Pertanto, sulla parte frontale, in grossi caratteri, c'è scritto “GEORGIANS--The Direct Descendents of King David--Could this be The Inspiration for the Music of EXODUS” e poi l'opera effettiva e i nomi dei musicisti sotto, in caratteri più piccoli. Sul retro, viene dato ampio risalto al fatto che le affermazioni secondo le quali la colonna sonora di Exodus fosse originale, semplicemente non possono essere vere considerando quanto essa richiami temi del concerto e musica tradizionale come viene presentata dal gruppo folk, ma l'ascoltatore può giudicare da sé. Stupidaggini di prima grandezza. Notate che quando il film uscì, la registrazione stereo era già affermata; presumibilmente, la Bruno stava combattendo una disperata battaglia difensiva per garantire la sopravvivenza commerciale del suo datato articolo di catalogo mono sovietico.
Sotto quell'aspetto, dal punto di vista del suono il disco rispecchia molto il suo tempo e luogo. Descriverei la qualità della registrazione come “funzionale”; non male, non la migliore realizzazione del suo tempo, abbastanza gradevole ma a volte troppo ricca o spinta nei passaggi pesantemente orchestrati. Il pianoforte spicca chiaramente, senza essere messo troppo in risalto. La mia copia suona in maniera abbastanza pulita, ma sicuramente non è “new old stock”; ha prestato servizio con testine vintage anni '50-'60. Come capita talvolta con dischi simili, ho riscontrato che suonava meglio con un semplice stilo ellittico (Shure M97x) anziché un più elaborato microridge (Shure V15Vx). Per quanto riguarda le prestazioni, non riesco a immaginare qualcuno in grado di fare meglio di ciò che questi artisti ottengono; essi, ovviamente, conoscono perfettamente la composizione e suonano con sicurezza, “vendendo” l'opera, Exodus o no.
Questo concerto è composto da quattro movimenti caratterizzati da un tema ricorrente, o dei riff, che li unisce. Al mio orecchio, il segmento più forte è il secondo movimento, uno scherzo gioioso e vivace. Il più debole, ahimè, è l'ultimo, un set di tema e variazioni -- non è certamente male, ma direi che non è abbastanza forte da creare una conclusione del tutto soddisfacente dopo ciò che è venuto prima. Nonostante la speciale, sciocca, supplica nelle note, l'opera ha una certa impronta cinematografica. Non è una colonna sonora per chi cerca un Modernismo spinoso, difficile, esigente, con la M maiuscola; se vi piace, supponiamo, il Secondo Concerto per Pianoforte di Rachmaninoff oppure Il Tenente Kije di Prokofiev -- quest'ultimo, forse per caso, derivato da una colonna sonora -- qui non troverete nulla di sconvolgente. Sono stato davvero tentato di confrontare questa musica con quella di Rachmaninoff, ma manca del linguaggio armonico caratteristico di quel compositore; penso che, forse, un omologo migliore possano essere gli Schizzi Caucasici di Ippolitov-Ivanov. Suppongo che sembri un vago elogio, ma guarda caso mi piace l'opera, sebbene non sia il genere di musica che potrebbe essere ascoltata di continuo in una playlist. Sono del tutto pronto a cedere se qualcuno lo definisse un piacere peccaminoso. Detto ciò, un piacere è un piacere, peccaminoso o no.
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