Teoria e pratica del downgrading - Parte IV - un'applicazione

Come peggiorare l'impianto HiFi e vivere felici

Autore: David Hoehl - TNT-Audio USA
Pubblicato: maggio, 2024

Per favore abbiate pazienza. Ho una cosa da sottolineare, ma mi ci vorrà un po' per arrivarci.

“Oh, quindi cos'altro c'è di nuovo?” Sento una voce sarcastica mormorare dall'hinterland.

Rifiutandomi di onorare questa domanda con una risposta, proseguo: qualche mese fa, in un insolito impeto di auto-miglioramento, ho rispolverato una cyclette che per anni aveva svolto il consueto compito di cose inutili tipo un portacravatte, e ho iniziato un allenamento quotidiano (per la maggior parte) pedalando per 25 minuti circa.

La chiave per provare qualsiasi programma del genere, come sono sicuro che chiunque lo abbia provato vi dirà, è trovare distrazioni in modo da dimenticare la tua somiglianza con un criceto umano, facendo girare le gambe qua e là senza pensare che non stai andando da alcuna parte. Ora che ci penso, è esattamente come la tipica routine di upgrade degli audiofili, ma sto divagando. La mia soluzione non originale è stata quella di installare un antiquato lettore combinato VHS VCR/DVD e un vecchio televisore a schermo piatto da 21" su un vecchio carrello TV da montare in stile fai-da-te, leggermente traballante e decisamente polveroso, con vera impiallacciatura in vinile di noce, che i miei genitori hanno acquistato con una raccolta punti popolare negli USA negli anni '60 e '70 (i famosi francobolli S&H Green Stamps). Il carrello si adatta perfettamente allo spazio disponibile davanti alla zona “palestra”, e con la TV posso lasciare che un singolo episodio di questo o quello serva da timer per il mio esercizio fisico da 25 minuti. Ora, naturalmente, poiché sono un membro della comunità audiofila, seppure un ramo particolare di essa, difficilmente potrei convivere con il suono metallico degli altoparlanti integrati del televisore. Dopo aver saccheggiato il mio armadio degli avanzi, ho provveduto ad assemblare un rudimentale sistema audio aggiuntivo.

[Minimus 7 speaker]

Il sistema. Questo non è in alcun modo un sistema “audiofilo”, e non avrebbe mai potuto esserlo. Piuttosto, è qualcosa che un acquirente con un certo apprezzamento per la qualità audio ma con un budget limitato avrebbe potuto mettere insieme all'inizio degli anni '80 per un ufficio, un appartamento modesto o magari una cameretta. Il carrello TV si adattava perfettamente allo spazio disponibile, quindi tutto il sistema doveva restare limitato anch'esso a un'area molto ristretta.

Per iniziare, ho scelto un paio di vecchi microaltoparlanti Radio Shack Minimus 7, che presentavano un woofer da 4" e un tweeter da 1". In realtà sono piccoli diffusori abbastanza pesanti, con cabinet sigillati di metallo nero con griglie metalliche forate. Voi, miei fan di lunga data, diciamo fan, forse ricorderete che li ho presi come riferimento quando ho recensito gli altoparlanti amplificati AudioEngine A2+ qui su TNT nel 2019. Radio Shack affermava che la risposta in frequenza andava da 50 Hz a 20 kHz, ma non era specificato entro quale range, ovviamente. Il collegamento dei cavi avviene tramite i soliti connettori a molla che, quando le molle invecchiate si degnano effettivamente di fare il loro lavoro, bloccano il filo nudo inserito nei piccoli fori. Quando furono introdotti nel 1977, questi altoparlanti costavano 50 dollari la coppia, e durante la loro vita di circa tre decenni nel catalogo, Radio Shack di solito li metteva in vendita ogni primavera con circa 20 dollari di sconto. Ho comprato i miei per pochi dollari in un negozio dell'usato probabilmente 20 anni fa, e allora avrebbero avuto già una ventina d'anni. Ai loro tempi erano considerati piuttosto dignitosi e hanno ancora un certo seguito; li ho sempre considerati come la migliore apparecchiatura audio che Radio Shack aveva da offrire. Se non esattamente “di fascia alta”, erano sicuramente molto superiori agli altoparlanti integrati nella mia TV!

[Technics SA-110]

Per pilotarli, ho selezionato un sintoampli Technics SA-110 con frontale silver più o meno moderno. Quando questo modello compatto e di fascia bassa arrivò sul mercato per $ 160 nel 1983, era dato per 20 watt per canale, ma con una sfumatura: come molti modelli economici dell'epoca, era specificato da 40 Hz, non dai 20 Hz standard, a 20 kHz e con una distorsione armonica totale piuttosto elevata dello 0,5%. Quindi in pratica, se misurato correttamente, eroga quasi sicuramente un bel po' meno dei 20 watt dichiarati! Tuttavia, ha più “grinta” di qualunque piccolo amplificatore integrato nella TV, e in effetti ho sempre pensato che queste cose suonassero sorprendentemente decenti. Sì, cose: ...perché ne ho due. Almeno un quarto di secolo fa, vedendone uno in un negozio di audio usato, espressi proprio questa opinione, al che il proprietario del negozio prese il suo, me lo porse e disse: “Ecco, puoi avere questo se prometti di non portarlo mai indietro!”

[Technics SA-110]

Per quanto riguarda le funzionalità, l'SA-110 è piuttosto spartano. Probabilmente la cosa più elegante è la grande rotella di sintonia in stile Marantz. Non c'è alcuna spia di alimentazione, ma prima che la lampadina della mia si bruciasse, la scala parlante del sintonizzatore si accendeva, anche se senza un puntatore illuminato. A parte la sezione sinto, l'SA-110 ha una sezione phono e un ingresso esterno combinato "tape/aux" che, se la memoria non mi difetta, non agisce come un vero tape loop. Quest'ultimo è l'unico ingresso che sto effettivamente utilizzando. Il collegamento per un singolo set di altoparlanti avviene tramite orribili e instabili aggeggi di plastica rotanti che, una volta girati, bloccano le estremità scoperte del filo inserito al loro interno, se siete fortunati (si veda foto a destra.) I controlli di volume, bassi, alti e bilanciamento sono tutti cursori; i pulsanti controllano la selezione della sorgente, la selezione della AM/FM e il traballante sistema di silenziamento FM che consente a questo componente la riproduzione mono.

Ai tempi in cui queste apparecchiature erano nuove, il consenso generale riguardo ai cavi era che un qualunque cavo elettrico fosse perfetto per collegare gli altoparlanti agli amplificatori, e chi sono io per discutere su questo? Soprattutto considerando che con i discutibili connettori dell'SA-110, qualsiasi cosa che si avvicini ai supercavi di livello audiofilo di grosso calibro è fuori discussione, anche supponendo che fossi propenso a impiegare tali oggetti. In pratica ho collegato le Minimus 7s con due brevi spezzoni di cavo elettrico marrone che avevo a portata di mano, già tagliati a misura. Naturalmente, l'SA-110 non ha telecomando e, con il solo ingresso AUX, era impossibile collegare e selezionare sia il videoregistratore/lettore DVD che la TV. Invece, ho collegato il videoregistratore/lettore DVD e un adattatore Roku alla TV tramite i suoi ingressi compositi e l'ingresso HDMI, rispettivamente, e ho quindi collegato il jack miniplug delle cuffie della TV all'ingresso ausiliario del sintoampli. Dopo aver disabilitato gli altoparlanti della TV nel menu delle impostazioni, ora potevo selezionare gli ingressi e controllare il volume di tutto tramite la TV con il suo telecomando. Non esattamente audiophile ma adeguato allo scopo.

[Sistema audio per allenamento]

Quel cavo presentava un ulteriore problema: era troppo corto col sintoampli posizionato sul ripiano inferiore del carrello porta TV. Di conseguenza, un'altra soluzione improvvisata: ho tirato fuori una sorta di ripiano in acrilico che mia moglie aveva originariamente acquistato per esporre alcune statuette o simili. Posizionato sotto l'SA-110, voilà: problema risolto!

In azione...ma aspettate! C'è di più! Nelle settimane successive, sono rimasto sorpreso e soddisfatto di quanto bene questo piccolo sistema di avanzi audio suonasse. L'SA-110 si è rivelato assolutamente adeguato per pilotare i Minimus 7. Come ricordavo, nonostante fosse assolutamente nella parte più bassa del catalogo della Technics quando era nuovo, è davvero un piccolo amplificatore dal suono accettabile. Per quanto riguarda gli altoparlanti, il loro suono è più che piacevole come sottofondo alimentato dai programmi TV. Questi diffusori possono essere piccoli, ma offrono una qualità del suono ben bilanciata. Naturalmente, non offrono bassi potenti, ma ciò che riproducono è pulito e chiaro e, considerata la tipologia di diffusore, non lasciano l'impressione che manchi davvero qualcosa. Avrei potuto convivere con questo sistemino per lungo tempo.

[Advent sub]

E poi è successo. Una notte, un paio di settimane fa, stavo andando nel mio ripostiglio e, per ragioni che non riesco a spiegare, qualcosa che era rimasto nell'ingresso, in mezzo, per così tanto tempo era diventato una parte inosservata del paesaggio. Alla fine ho recuperato consapevolezza, si trattava di un subwoofer passivo Advent in disuso acquistato molto tempo fa in un negozio dell'usato. Eureka! Un miglioramento del sistema per la cyclette e i miei allenamenti! E proprio della dimensione giusta per trovar posto su un vecchio cesto della biancheria infilato tra il carrello della TV e il muro. L'oggetto non riporta il nome o il numero del modello; la sua etichetta lo denota semplicemente come subwoofer Advent. Le scritte in piccolo che fanno riferimento a International Jensen lo identificano come del periodo post-Henry Kloss, intorno al 1990. Sono riuscito a trovare molto poco in rete, ma per quanto mi risulta è un Subwoofer III ed è stato venduto per convertire i diffusori Mini Advent in un sistema satelliti + subwoofer. All'epoca il sub era in vendita per $ 299, aveva una risposta in frequenza da 40 a 180 Hz ±3 dB e presentava una coppia di driver da 5,25 pollici in un cabinet in truciolare ad alta densità. I collegamenti degli altoparlanti, inseriti sul lato della scatola altrimenti priva di caratteristiche, sono fragili clip a molla posizionati troppo vicini tra loro nella tipica disposizione "due set di quattro", un set va all'amplificatore e l'altro serve come filtro passa-alto per i satelliti.

Ciò solleva nuovamente la questione dei cavi. Ero sicuro di avere una bobina di cavo per altoparlanti qui da qualche parte e potete intuire come sia andata a finire. La fortuna però mi è venuta in soccorso: in un cestino ho trovato un cavo di alimentazione elettrica, completo della sua spina a due poli, amputato da una radiosveglia, da un apriscatole elettrico o simili apparecchi ormai scomparsi da tempo. In breve tempo ho staccato la spina; dimezzato il cavo; spellato le estremità; e sono passato alla parte più difficile, agganciando saldamente quelle estremità alle piccole clip a molla scadenti del subwoofer e ai terribili morsetti “rotanti” dell'SA-110. Potrebbe non essere elegante, potrebbe non essere “audiofilo”, ma si abbina bene al cavo già in servizio (è addirittura marrone come quello!), e funziona.

Il risultato finale. Qui è dove potresti aspettarti l'estasi per come l'aggiunta del sub abbia portato questo sistema al livello successivo, abbia elevato il palcoscenico e l'immagine e il PRaT e Dio sa cos'altro ad altezze sconosciute prima, ha tolto i personaggi dallo schermo televisivo e me li ha messi in grembo (OK se si tratta, diciamo, di Emily Clarke; forse non tanto se si tratta di Patrick Stewart), ecc., ecc., ecc., blah, blah, blah. In una parola: no. Questo è un vecchio sub economico che integra microaltoparlanti vecchi ed economici, pilotato da un vecchio amplificatore economico collegato al jack per cuffie di una vecchia TV economica. Il sub produce un miglioramento, offrendo dei veri bassi che il piccolo diffusore di Radio Shack stava solo “suggerendo”, e la saggezza popolare audiofila suggerisce che liberare dei satelliti dall'incombenza di riprodurre i bassi profondi sia comunque un bel vantaggio. Tuttaviia, il basso non è profondissimo, non scuote le pareti e, anzi, sollecitato a fondo, mostra la corda. In breve, questo sistema non è adatto per un “ascolto critico” come lo intendiamo tutti.

Ma...

Nonostante non soppianterà mai il mio sistema principale (il mio orgoglio e la mia gioia, ma devo ammettere che è piuttosto modesto per gli standard di molti audiofili), confesso però che questo assortimento eterogeneo mi ha regalato un divertimento all'ascolto più diretto e semplice di quello che ho ottenuto con qualsiasi impianto da molto, molto tempo. Mentre sono seduto lì con la TV accesa, pedalando allegramente, allegramente, allegramente sulla mia strada verso il nulla, continuo a sorprendermi nel ritrovarmi con un grosso, stupido (ma non stupido - nonostante quel riferimento subdolo proprio ora, non capisco Disney Channel) sorriso mentre penso di prendere quel subwoofer, a lungo causa di inciampi, e renderlo una parte utile della mia vita. Poi ho avuto l'enorme soddisfazione di risolvere i piccoli problemi incontrati nel percorso con un vecchio cavo elettrico e un supporto acrilico in eccedenza, per non parlare di allestire un piccolo piacere quotidiano senza spendere un centesimo.

Quattro anni fa il nostro formidabile editore Lucio ci propose una serie di editoriali su downgrading per un maggiore divertimento audiofilo (le tre parti sono qui, qui e qui). Il succo dei suoi suggerimenti era che una strada per ottenere risultati migliori implica abbandonare la mentalità "più nuovo e più costoso è sempre migliore" e prestare maggiore attenzione alle prestazioni effettive, spesso uguali o superiori, ottenibili da componenti più modesti, anche di tipo entry-level. Ciò che ho fatto con il mio piccolo sistema sopra descritto non è esattamente perfetto - è un sistema secondario per una palestra casalinga, e Lucio stava parlando dell'impianto d'ascolto principale - ma almeno è sulla stessa linea. A volte, non è necessario avere la versione più recente e migliore di un qualche componente per avere un audio piacevole. A volte tutto ciò di cui hai bisogno è qualcosa di semplice che suoni al di sopra della sua categoria di apparenenza e ti regali il suono di cui hai bisogno, non il suono che pensi di volere. Immagino che faremmo tutti un grande favore a noi stessi, ai nostri portafogli e alla nostra sanità mentale tenendo a mente questa idea. Vedete? Ve l'avevo detto che avevo una cosa da sottolineare.

"Ci hai messo troppo tempo."

Mi spiace, non posso parlare adesso. Sono in ritardo per un appuntamento molto importante, ma se pedalo un po' più veloce forse riuscirò ancora ad arrivare in tempo!

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