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Technics SU A 600 mkII

Lo presentano su di una delle più note riviste audio del panorama nazionale come un piccoletto "in grado di impensierire molti pluridecorati ampli in odor di esoterismo", e ancora "bisogna ricorrere a confronti molto molto approfonditi per capire che si tratta di un amplificatore economico".

Purtroppo, per gli audiofili come me, dalle tasche non certo gonfie di denaro, la realtà e' assai meno rosea di quello che vorrebbero prospettarci.
Sono stato per oltre un anno possessore dell'apparecchio in questione, e posso dunque dire di conoscerlo bene. La catena con cui lo facevo suonare era composta da un lettore CD Technics SG PL460 e da casse Digitex Alma 2 autocostruite, il mio ambiente una piccola stanza di tre metri per quattro, dall'acustica niente affatto disprezzabile.

Smaltito rapidamente l'entusiasmo iniziale dell'acquisto (ero alle prime armi per quanto riguardava la mia passione audiofila, con questa catena avevo appena sostituito un tragico compattone) cominciai ad accorgermi degli innegabili limiti del piccolo (37 Watt per canale) giapponese: la gamma bassa, anche se veramente profonda (anche a confronto con quella di ampli di altra levatura) appariva spesso non sufficientemente frenata, poco controllata.
Per fortuna non vi erano anche le fastidiose sbavature in gamma medio bassa che avrebbero reso il suono sgradevole, ma persisteva la sensazione di scarsa articolazione delle basse.
La gamma media era sufficiente, ma certo non dotata di una dinamica travolgente, mentre quella alta era decisamente sottotono.
Io non sono un amante delle alte iperdefinita ed ultraradiografanti, ma certamente quelle del Technics mi sono sembrate eccessivamente in secondo piano, con una sensazione di scarsa estensione.
Quando però la manopola del volume veniva ruotata verso posizioni imbarazzanti la parte alta dello spettro rispuntava fuori, aggressiva ed invadente, tanto da consigliare dopo poco una robusta riduzione del volume.

Complessivamente comunque anche se all'ascolto l'ampli risultava a volte un pò seduto e non troppo coinvolgente, le mancanze della timbrica potevano essere accettate.
Il punto veramente debole di questa macchina (comune del resto a tutto questo genere di prodotti) era la riproduzione della scena acustica: sfocato, scarsamente esteso nelle tre dimensioni, il palcoscenico immaginario non era tale da generare nell'ascoltatore un senso di partecipazione.

In conclusione, se avete in animo di sostituire il vostro compattone con qualcosa di più musicale senza spendere una fortuna, certamente potrete rivolgervi a questo prodotto; non pensate tuttavia neanche di esservi avvicinati ad un ampli esoterico, per il quale, ahimè, occorre sborsare ben altre cifre!

Copyright © 1996 Luca Nicoletti

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