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Prodotto: Acuhorn S1 OTL Amplificatore a valvole
Produttore: Acuhorn - Polonia
Prezzo: € 2'000 circa (YMMV)
Recensore: Geoff Husband - TNT France
Data recensione: Febbraio, 2015
Traduzione: Gian Luca Scappini
Gli amplificatori a valvole sono un qualcosa di cui mi sono innamorato anni fa. Certo che mi piacciono anche gli amplificatori a transistor, ma le valvole alimentano entrambi i sistemi principali della casa e pertanto l'intero sistema è orientato da quella parte. Comunque le valvole hanno i loro problemi: come qualsiasi cosa nel mondo dell'hi-fi sono un compromesso e i compromessi scoraggiano molte persone.
La cosa più importante (sempre che suonino bene) è che sono sia costose da comprare che da mantenere. Per eseguire bene il loro compito, gli amplificatori a valvole sono subordinati a trasformatori di qualità davvero alta che costano cari. A ciò si aggiunge il prezzo delle spesso dispendiose valvole nonché il loro inevitabile costo di sostituzione: bisogna stare attenti prima di fare il grande passo.
Ma ora Acuhorn ha appena lanciato una nuova gamma di amplificatori OTL da abbinare ai propri diffusori a tromba largabanda, e siccome sono unici, piuttosto che un prodotto gettato nella mischia solo per competere sul mercato con altri prodotti simili, dovevo semplicemente procurarmene uno per vedere come andava.
Confermo ancora di essere ignorante in elettronica pertanto quanto segue sono più che altro spigolature da altre fonti, piuttosto che frutto della mia saggezza. Siete quindi pregati di avere pazienza...
Nel mio soggiorno campeggia con la sua presenza ingombrante il mio ampli Ayon Crossfire. Questo amplificatore valvolare single-ended produce circa 30 Watt, è caratterizzato da trasformatori massicci e pesa circa 50 chili; ho dovuto spostarlo la scorsa settimana e la schiena mi fa ancora male.
Il Crossfire è un esempio estremo ma richiede quei trasformatori principalmente per due ragioni. La prima è quella di procurarsi una tensione elettrica di rete fino al livello di quella richiesta dalle valvole. Ma la più importante è probabilmente data dall'uscita dei trasformatori. Sono collocati tra l'uscita dell'amplificatore e l'altoparlante. Ciò dato dal fatto che c'è un'enorme differenza tra l'altissima impedenza/l'alto voltaggio/la bassa corrente in uscita delle valvole e la bassa impedenza/basso voltaggio/alta corrente richiesta dagli altoparlanti, al punto tale che la valvola rischierebbe di vedere il corto circuito con tutto quello che ne comporta. Un trasformatore può tenere insieme questi elementi ma ha bisogno di essere massiccio e di qualità eccellente per fare questo lavoro - e ciò chiaramente significa essere costoso. Qualcuno direbbe che si tratta del componente più importante di un amplificatore single-ended, ma tutti gli amplificatori a valvole ne hanno bisogno. La loro qualità incide molto la qualità del suono ed è il motivo per il quale così tanti “affari” di ampli valvolari che si trovano su Ebay hanno di fatto un suono piuttosto orribile.
E se si potesse fare a meno degli OT? E se si potesse utilizzare una valvola e un circuito che risolvessero il problema di sfasamento al punto che tutta quella spesa e, diciamolo pure, potenziale distorsione per chilometri di cavo, si possano eliminare?
Ciò porta all'amplificatore Output Transformer Less (OTL), un progetto di ampli a valvole che circola da alcuni anni e il suo stesso nome implica che lavora senza quei grandi trasformatori di potenza. I punti di richiamo sono evidenti: costo inferiore, minor peso (anche in termini di spese di spedizione) che evitano le distorsioni indotte dal trasformatore. Suona ovvio. È un'idea fantastica ma non di facile realizzazione e con esito variabile... La reputazione degli amplificatori OTL è controversa: possono scaldarsi molto, essere instabili, davvero inopportuni con qualsiasi cosa tranne che con il carico del diffusore più favorevole e, francamente, dal suono abbastanza deludente. Ma i loro vantaggi potenziali hanno portato molti di loro ad essere presenti sul mercato, anche se nessuno sembra essere così originale come il nuovo Acuhorn.
Quindi in cosa l'Acuhorn è differente?
Beh...innanzitutto diamogli un'occhiata! Il cabinet è spesso circa come una mezza dozzina di copertine di dischi impilate - di quelle che si aprono a libro, diciamo - ed esattamente delle stesse dimensioni. Infatti non ho potuto resistere dall'usare una pila di dischi LP come supporto per parte del test: sono sembrati fatti apposta ;-)
E lo puoi sollevare facilmente con una mano in quanto non ha nessun trasformatore. Questo perchè l'alimentazione elettrica è allo stato solido della Vicor. Questo è (apparentemente) un tipo di alimentazione molto sofisticata, in grado di rilevare autonomamente ingressi di ogni sorta, tipo quelle affascinanti tecnologie che rendono obsolete le alimentazioni elettriche basate su vecchi transistor.
Così rimaniamo con uno chassis molto sottile, meravigliosamente rifinita (con una sorta di porcellana bianca), generosamente ventilata e con il logo Acuhorn ritagliato direttamente sul pannello. Penso sia geniale, moderno nel senso migliore del termine. Sporgenti sulla parte superiore ci sono due grandi valvole della Russian 6C33C. Questo è insolito, poiché tali valvole sono pensate per essere usate nei radar ad alta potenza (usati nei MIG 25), così robuste e con la capacità di produrre enorme energia per essere una valvola a doppio triodo. Si aggiunga la bassa impedenza con una struttura che sembra provenire da un carro armato, piuttosto che ad un aeroplano, e si può capire il richiamo di provarlo in un OTL dove la vita delle valvole è inevitabilmente dura.
All'interno dello chassis la qualità del progetto e della costruzione è indubbia - una piccola valvola si trova saldata nella sezione d'ingresso e sembra sia stata utilizzata una rete di Zobel Network per le uscite ed attenuare l'impedenza.
Nel pannello posteriore, si hanno connettori dell'uscita per i diffusori (di eccellente qualità), l'input phono e, stranamente, un controllo di volume. Sì, l' Acuhorn può essere usato senza pre-amplificatore.
È tutto di qualità molto alta, attraente, contemporaneo e ci si abitua facilmente.
Si tratta di un piccolo amplificatore. Con soli 5 Watt per canale e bisognoso di diffusori ad alta impedenza, non si tratta di una centrale elettrica. Non mi ha creato alcun problema, dato che normalmente l'amplificatore principale è lo Yamamoto S-08s che con due watt per canale se la cava egregiamente bene con le mie Opera M15 horns. Quindi, in teoria, per l'Acuhorn doveva essere una passeggiata.
Ad essere onesti, lo Yamamato è semplicemente un amplificatore meraviglioso che soddisfa tutti i requisiti che chiedo ad un amplificatore hi-fi, ma l'aspetto negativo è che mi sono così tanto assuefatto alla sua esecuzione dinamica, delicata e aperta che il passaggio ad ogni altro amplificatore diverso da un altro SE di qualità simile (come il mio Ayon Crossfire) mi è sembrato sistematicamente un declassamento. Per questa ragione molto di rado mi capita di ascoltare con piacere degli amplificatori a transistor, nel mio sistema: la differenza è troppo grande.
Il mio ragionamento sta nel fatto che ogni amplificatore che non suona come lo Yamamoto si trova in svantaggio da subito: con quest'ultimo mi trovo davvero bene. Non solo per questo motivo: Scommetto che sia perché cose come il posizionamento dei diffusori, cavi e tutto il resto, siano costruite intorno a quel piccolo amplificatore. È qualcosa che va oltre le semplici “preferenze personali”, e ricade piuttosto nel campo delle "nette inclinazioni".
E il problema qua è consistito nel fatto che l'Acuhorn non ha suonato come ogni altro amplificatore che abbia mai ascoltato. E con maggiore certezza non ha suonato come un amplificatore a valvole SE, o in quanto tale, come qualsiasi amplificatore valvolare. Se mi fosse puntata una pistola alla tempia, scommetterei che l'oggetto che gli assomiglia di più potrebbe essere un buon amplificatore digitale.
Ci mette un po' a scaldarsi (senza però diventare mai pericolosamente caldo) ma una volta che è a regime mostra un distinto e risoluto carattere. Paragonato agli ampli SE, la mia prima reazione è stata che fosse un poco “grigio”, dato che mancavano alcune armoniche. È stato come lasciarsi indietro un soffio di vita della musica, dato che il tutto era diventato estremamente controllato. Un amico che se ne intende di queste cose ha affermato: “succede in quanto usa un sacco di contro-reazione negativa”. Non sono in grado di commentare, ma si trattava di quella sensazione di costrizione e mancanza di colore. Anche la dinamicae sembrava un po' costretta.
Sembrava come quando si passa ad un buon ampli a transistor, oppure ad un amplificatore a valvole PP. D'altra parte, quello che Acuhorn ha fatto è stato mostrare il sottile dettaglio ed estensione nei registri sia alti che bassi. Il basso è mancato un po' di mordente sull'attacco ma non al punto d'essere irritante, e non appena le mie orecchie si sono abituate al nuovo suono ho cominciato ad apprezzare quello che il piccolo ampli stava facendo bene. Il soundstage sinistra-destra, l'atmosfera, era un po' carente (un espediente in quanto aiuta a creare tridimensionalità?), senza però togliere nulla alla musica. Arrivare diretto al cuore è stato qualcosa per il quale l'amplificatore ha eccelso. Quello che mi è piaciuto è stata la velocità, specialmente nella banda media, combinata con un attraente senso della ritmica.
Infatti quello che mi è restato è l'impressione che si tratti di un amplificatore per chi trova il suono delle valvole molto artefatto o solo troppo invadente, e per chi di solito probabilmente ascolterebbe indifferentemente un amplificatore a transistor. In questo contesto ha brillato, con un'esecuzione pulita che farebbe sfigurare la maggior parti degli apparecchi a transistor.
Prima quelle positive. L'amplificatore è stato affidabile e non si è surriscaldato e non ha mostrato aspetti sgradevoli - è stato collegato ed ha funzionato subito, appena tirato fuori dall'imballaggio. Considerata la reputazione di alcuni OTL nel passato, comprese valvole che scoppiavano e instabilità varie, questo ampli invece è stato rassicurante, sebbene ciò non mi abbia sorpreso, data la professionalità di Acuhorn. È anche facile conviverci, può essere usato senza preamplificatore e con valvole dal costo di 25 euro è praticamente il valvolare più conveniente da alimentare (tanto per dare un'idea, quelle del The Ayon hanno un costo di 500 euro!)
Al contrario di valvolari SE più costosi, è mancato di quel colore ed emozione che cerco in un ampli, ma a dire il vero questo vale per la maggior parte degli altri amplificatori che meritano tale nome... ma condivide con lo Yamamoto la bassa potenza e le stesse restrizioni in termini di compatibilità con diffusori appropriati. Efficienza e facile carico sono essenziali.
Insomma, per l'Acuhorn ho rispetto piuttosto che amore, come è stato per i diffusori Acuhorn 125. Sebbene non sia esattamente fatto per me, posso apprezzare quello che fa. Ho sempre ammirato i produttori che riescono “a combinare” prodotti diversi in modo da dar loro un suono famigliare e non ho dubbi che tutti quelli che stanno usando i diffusori Acuhorn troverebbero l'OTL un perfetto abbinamento. Come per i diffusori, dà il meglio a volume moderato, riproducendo musica che non vuole avere l'ultima parola in dinamica ma che necessita qualcosa che semplicemente non si metta in mezzo - più “Water Music” che “1812”, più Tracy Chapman che Nirvana. Se queste sono le cose che ascoltate di solito, allora l'Acuhorn S1 fa proprio al caso vostro. Per coloro che hanno bisogno di più potenza, Acuhorn offre versioni sia potenziate che monoblocco che utilizzano la stessa tecnologia delle valvole.
Da ultimo, mi vorrei congratulare con l'Acuhorn per aver creato qualcosa di originale e dall'aspetto così professionale. L'Hi-Fi ha bisogno di innovatori come questi, se la prossima generazione si convincerà ad abbandonare quei riproduttori Mp3...
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