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Prodotto: stadio phono Audio Note R Zero II
Produttore: Audio Note - Gran Bretagna
Prezzo: 1.295 sterline - Convertitore di valuta - Il prezzo può variare
Recensore: Graeme Budd - TNT Francia
Pubblicato: Ottobre, 2019
Traduttore: Roberto Felletti
È di nuovo il momento di esaminare un componente che la maggior parte dei non appassionati di audio non sa nemmeno che esiste: l'umile stadio phono. Quello che sembra essere semplicemente un altro stadio di amplificazione deve svolgere un compito importante e può fare la differenza nell'impianto. Per inquadrare le cose nella giusta prospettiva, esso deve fornire un guadagno centuplicato per trasformare un tipico segnale MM a 5 mV negli 0,5 V che il vostro amplificatore si aspetta di trovare, nonché applicare l'importantissima correzione RIAA. Partite con uno stadio phono sbagliato e potreste ritrovarvi ad avere un amplificatore costoso limitato dal fatto che amplifica un segnale schifoso. Ovviamente, "schifoso" è da intendersi in senso relativo, perché la maggior parte degli stadi phono esterni è di un livello ben superiore a quelli da quattro soldi, basati su operazionali, di cui erano equipaggiati gli amplificatori integrati dagli anni '70 fino ai '90. Ma sto divagando. Abbiamo menzionato gli operazionali, ma ora cambieremo completamente tecnologia, perché lo stadio phono R Zero II è interamente valvolare e rappresenta il punto di partenza della linea di prodotti Audio Note. Per coloro tra voi che non abbiano dimestichezza con i prodotti Audio Note, la linea è costituita da livelli numerati (da zero a cinque) che vi permette di assemblare con facilità un impianto con componenti in grado di funzionare insieme. A mano a mano che salite di livello la tecnologia evolve e la qualità dei componenti aumenta. Oh, e aumenta anche il prezzo, dall'"abbastanza ragionevole" al "è meglio che vendiate quella Ferrari se volete un nuovo pre-amplificatore". Sul sito è spiegato tutto molto chiaramente, per cui vi consiglio di dargli un'occhiata se volete capire meglio come stanno le cose.
L'R Zero II è un pre-phono solo MM e richiede un head amp oppure uno step up qualora voleste utilizzare una testina MC. Va sottolineato che tutti gli stadi phono Audio Note sono soltanto MM, anche i costosi modelli top di gamma. Le valvole sono una coppia di piccoli doppi triodi 6112WA e sono saldate direttamente sul circuito, ma dovrebbero durare un bel po' di anni prima di dover rispedire lo stadio phono alla Audio Note per farle sostituire. Sebbene l'R Zero II non sia propriamente un pre-phono adatto a chi cambia spesso le valvole, l'utilizzo dei doppi triodi 6112WA lo rende davvero plug and play, perché non potete giocare con la configurazione; lo collegate e ascoltate, anziché essere tentati di perdere tempo a smanettarci su. Il che non è un male.
L'R Zero II è disponibile con frontale in acrilico bianco o nero, oppure in alluminio anodizzato argento. L'aspetto è comune a tutti i modelli della linea e se non sapete qual è il modello più costoso, farete fatica a riconoscerlo. Il che è sia un bene che un male. È un bene perché tutti i modelli hanno l'aspetto di prodotti di classe; è un male se avete acquistato il modello top di gamma, perché le uniche differenze evidenti sono la dimensione del dispositivo e la quantità di scatole che esso comprende. Ma ad essere sinceri, se acquistate un prodotto Audio Note soltanto per il suo aspetto e non per la musica che offre, scommetto che Peter, della Audio Note, vi darebbe la caccia e insisterebbe affinché lo restituiate. Sul retro c'è il solito set di connettori di qualità, oltre a una presa IEC e al connettore di terra. C'è anche un interruttore di accensione/spegnimento, la cui collocazione indica chiaramente che l'Audio Note vuole che lasciate sempre acceso l'R Zero II. Cosa che loro fanno e che io ho fatto.
Quando ho cominciato a utilizzare l'R Zero II, ho scoperto quello che pensavo fosse un problema. Sembrava essere un tantino rumoroso e lo era certamente, se confrontato con i pre-phono che uso abitualmente, il Graham Slee Accession o il CEC PH53, che sono praticamente silenziosi. Ho rispedito l'R Zero II alla Audio Note, ma dopo un controllo è emerso che il livello di rumore rientrava decisamente nei normali parametri. A quanto pare, la combinazione data da uno stadio phono valvolare, un amplificatore valvolare a guadagno elevato (il mio amato Canary CA608 LV) e i diffusori ad alta efficienza Living Voice IBX RW3 amplificava il rumore intrinseco dei circuiti valvolari. Ora, ad essere sinceri il rumore è percepibile soltanto tra un brano e l'altro e a volume molto alto, e sembra essere sparito col tempo (oppure mi ci sono abituato); comunque tendevo a dimenticarmene, perché ero troppo occupato ad ascoltare la musica che produceva. Tuttavia andava detto, e andrebbe decisamente provato nei vostri impianti, se potete, specialmente se avete un impianto con caratteristiche simili al mio e se siete sensibili al rumore. Giusto per dimostrare questo punto: quando il Canary ha deciso di fare i capricci, verso la fine della prova, e ho collegato il mio vecchio e fedele Cyrus One del 1990, il rumore non era più un problema.
Mentre parliamo di impianti, farei meglio a menzionare il front end. Ho cominciato con l'Audio Note IQ3, con una combinazione TT2 Deluxe/Arm 2 II, ma poi l'Audio Note mi ha inviato da provare una Io 1 MC con step up, che porta le cose a un altro livello, per cui sarebbe stato scortese non usarla per la prova. Come ho detto sopra, avevo a disposizione per un confronto il Graham Slee Accession e il CEC PH53; ho condotto la prova con la combinazione summenzionata Canary/LV, con il Cyrus One e lo stadio phono Audio Kultura che hanno partecipato, quando è stato necessario (il primo) e perché è capitato che arrivasse al momento giusto (il secondo).
Cosa offre in più l'R Zero II se confrontato con i suoi confratelli a transistor? La prima cosa che si nota è che si ha la sensazione di ascoltare meno gli aspetti hi-fi e di più la musica. La musica scorre meravigliosamente e il suono è naturale, al punto che diventa piuttosto difficile sedersi per lavorare; invece, quello che si tende a fare è semplicemente godersi la musica. Ma d'altronde questa è una recensione, e quindi sono stato obbligato a prendere qualche appunto e a condurre qualche test comparativo.
Una volta superato il carattere naturale del suono, noterete che sia gli strumenti sia le voci sono contraddistinte da una meravigliosa tonalità. La trasparenza c'è, ma non è la caratteristica sonora che vi colpisce. Noterete l'interazione tra le voci durante i duetti e la melodia degli strumenti in gamma bassa. Noterete anche un ampio palcoscenico, con una disposizione realistica degli strumenti. Potreste notare anche un po' di calore, ma magari soltanto perché, in confronto, gli stadi a transistor possono suonare un po' freddi. Come esempio, ho ascoltato l'album Graceland, di Paul Simon. Il brano di apertura, Boy in the Bubble, è caratterizzato da quella che potrebbe essere definita una "linea di basso portante", e l'R Zero riproduce meglio di quanto abbia mai sentito sia essa sia la parte di fisarmonica che l'accompagna. Passando al lato 2 e a Under African Skies, è possibile ascoltare la stupenda voce di Myriam Makeba e sentire le sottili differenze nella melodia e nel tempo tra quello che canta lei e quello che canta Paul Simon.
Simile è stato l'ascolto di Home, di Michael Kiwanuka. L'intero ensemble è meravigliosamente naturale. Anche in questo caso tutti gli strumenti sono riprodotti chiaramente, ma senza essere sparati in faccia. Potete ascoltare il brano nella sua interezza e semplicemente andarci a nozze, oppure, se preferite, potete ascoltare una specifica voce o un determinato musicista.
Avevo pensato che un po' di rock da stadio avrebbe costituito un buon test, così ho tirato fuori Delicate Sound of Thunder, dei Pink Floyd; quale inizio migliore, se non Shine on you Crazy Diamond? Recentemente ho scoperto il suono dei pickup attivi per chitarra (come usava Mr. Gilmour all'epoca), che qui sono palesemente evidenti. C'è un leggero ammorbidimento sull'attacco delle note, ma è una caratteristica propria di questa tecnologia. Qui non è l'R Zero che conferisce morbidezza ai piatti, e i cori conservano tutta la grinta di cui hanno bisogno. Per quanto riguarda i cori, nel brano di Paul Simon c'è un effetto simile a quello a cui mi riferisco - tutte le voci hanno un proprio stile e una propria individualità. Quando il basso e la batteria attaccano c'è molto peso senza perdita di velocità, perché l'impatto viene mantenuto nonostante l'uso, a volte eccessivo, di elaborazione ed elettronica. Se solo ci fosse il modo per sbarazzarsi di alcuni suoni sintetizzati degli anni '80...
Suppongo che questo sia il posto giusto per alcuni confronti comparativi, e poiché il concorrente più prossimo è il GSP Audio Accession (nel senso che è un pre-phono solo MM e il suo prezzo si aggira sulle mille sterline), ritengo che sia il più adatto per un confronto; quindi, procediamo.
Ho fatto girare il singolo 12" di Madonna Love Profusion, che ha evidenziato la differenza tra questi due stadi phono, entrambi molto buoni. Già dall'inizio, l'R Zero mi ha conquistato rapidamente e la batteria mi faceva battere il piede; se quella sera non avessi avuto un leggero capogiro, avrei potuto mettermi a ballare nella mia stanza d'ascolto. Il GSP non è rimasto molto indietro e ha barattato un po' di velocità per una più evidente definizione della batteria.
Quando i sintetizzatori hanno attaccato, entrambi gli stadi phono li hanno riprodotti in maniera accurata - l'R Zero ha portato leggermente più avanti dei diffusori, e nella stanza, l'ampio palcoscenico da essi generato, al punto che mi sembrava quasi che esso volesse intrappolarmi sulla sedia con un astuto movimento ai fianchi destro e sinistro. Fortunatamente, da bambino guardavo Doctor Who e l'allenamento che facevo per nascondermi dietro il divano alla vista dei Dalek ha impedito che venissi catturato. Insolitamente, nel brano i cori presentano voci maschili e l'Audio Note li rende semplicemente più umani - il suono è più simile a quello di un coro vero e meno simile a quello di una registrazione di un coro. Mi ha ricordato le voci della versione di Madonna di American Pie, che suppongo molti di voi non ritengano una buona cosa - comunque, non penso che possiamo incolpare l'Audio Note per questo...
Differenze simili si notano con Lotusflower, di Prince - il GSP è impercettibilmente "più pulito", con una disposizione sul palco più netta e con piatti più brillanti, ma l'Audio Note vi trascina nella musica e vi ritroverete a fine lato senza nemmeno esservene resi conto.
In confronto persino allo stadio phono più economico che dimora presso le Budd Towers, potremmo dire che l'R Zero II è eccessivamente minimale. Il guadagno e la capacità non sono regolabili, non ci sono filtri antirumore e non è possibile modificare la curva di equalizzazione. È leggermente più rumoroso dei suoi omologhi a transistor ed è più costoso di molti di essi. Ma dimentichiamoci di questi aspetti. Abbinato a una buona testina MM, o MC con step up, ha fornito alcune delle migliori riproduzioni musicali di quei dischi neri (e multicolore) che abbia avuto il piacere di ascoltare.
A questo prezzo, qualcuno di voi potrebbe preferire altri stadi phono, in base alle proprie priorità, e io non metterò in discussione il vostro diritto di scegliere. Per quanto mi riguarda, ho assolutamente apprezzato l'R Zero per tutto il tempo che ha trascorso nel mio impianto, e se volete godervi quello che c'è nei vostri dischi fino al punto di dimenticare gli aspetti hi-fi (che sono ancora lì - non preoccupatevi), vi consiglio caldamente di ascoltarne uno alla prima opportunità.
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