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Cambridge Audio A 500 RC - ampli integrato

The Major of Simpleton

[Cambridge Audio A 500 RC]
[English version]

Prodotto: Cambridge A 500 RC - ampli integrato
Produttore: Cambridge Audio - UK
Numero di serie: 802-A500RC-1098-0199
Prezzo approssimativo: 400 Euro
Recensore: Lucio Cadeddu
Recensito: Marzo 2002

TNT-Audio si è già occupata dei prodotti Cambridge Audio, in occasione della prova del lettore CD D 500, quindi per informazioni su questa Azienda inglese vi rimando a quell'articolo.
La Cambridge produce due amplificatori integrati, il piccolo A 300 e questo A 500 (RC) oggetto della prova, confermando la strategia di proporre pochi apparecchi, dalla buona permanenza in catalogo (non un apparecchio nuovo ogni anno) e dal prezzo alla portata di moltissime tasche.
Questo A 500 RC è un ampli integrato piuttosto potente (65 watt per canale su 8 ohm e 85 su 6 ohm), dotato di numerosi ingressi (6 linea con RCA dorati, uno dei quali trasformabile in phono con scheda opzionale aggiuntiva) ed un buona flessibilità operativa: presenti i controlli di tono, una doppia coppia di connettori per le casse per facilitare il biwiring e persino un'uscita pre-out per connettere un eventuale amplificatore (finale) esterno.
I connettori per i diffusori sono a norme CE quindi mancano del foro assiale per le banane ma queste si possono comunque infilare nel largo foro previsto per il cavo spellato.
Le scritte sul pannello posteriore sono rovesciate per facilitare la lettura da "sopra".

[Cambridge A 500 - inside view]

L'interno dell'amplificatore Cambridge Audio A 500

Il cavo d'alimentazione è staccabile ed è dotato di vaschetta IEC mentre il completo telecomando consente di comandare altri apparecchi della stessa Casa (CD player etc.). Purtroppo, l'unico controllo possibile sull'ampli è la regolazione del volume, tramite potenziometro motorizzato. Non è possibile selezionare gli ingressi da telecomando.
Il Cambridge A 500 si presenta in una livrea assolutamente classica, tutto nero con grande manopola centrale (il volume), pochi fronzoli e nessuna concessione all'estetica.
I controlli di tono hanno un'escursione giustamente limitata (± 6 dB) e sono escludibili tramite tasto direct. La risposta in frequenza dichiarata si estende da 25 a 60.000 Hz con questi estremi attenuati di 3 dB.
Gli stadi finali sono realizzati da 4 (2 per canale) dispositivi Sanken SAP-15, un traformatore toroidale (vero, stavolta, e senza scatoletta di tonno sopra ;-)), 4 condensatori d'alimentazione da 2200 uF per canale (8800 uF totali per canale) marchiati CapXon ed un potenziometro del volume, motorizzato, marchiato "Soundwell" (un nome che è tutto un programma).
Nelle schede fanno bella mostra di sè le scritte Cambridge Audio ed anche una pomposa "Designed with care and attention by Cambridge Audio" che in italiano suonerebbe più o meno "Progettato con cura ed attenzione dalla Cambridge Audio"......e vorrei vedere il contrario, tipo: "progettato incautamente e senza eccessiva attenzione da..." etc..! :-)
Le dimensioni sono standard (43 x 30 x 9) ed il peso, intorno ai 5 kg, m'è parso un po' basso per un amplificatore da 65 watt dichiarati per canale. br> Progettato in Inghilterra, per economie di produzione, è realizzato su licenza nella Repubblica Popolare Cinese.
Il Cambridge A 500 è stato ascoltato con diversi partners, anche di classe di prezzo molto superiore a quella "tipica" per questo ampli.

The Major of Simpleton

Si riconosce che è un apparecchio Cambridge Audio anche ad occhi chiusi, basta sentirlo suonare: l'impronta tipica dei prodotti di questa Azienda c'è tutta, segno che i progettisti sanno che risultato desiderano ottenere e come ottenerlo.
Ecco quindi che quel suono morbido e fluido si ripropone, esattamente come nella prova del lettore D 500, e ritorna anche quella strana sensazione di lentezza che così pesantemente caratterizzava il suono del compagno di scuderia. Di questo tratterò più in dettaglio nel paragrafo dedicato alla dinamica. Come tradizione, concentro la mia analisi iniziale sulla timbrica dell'apparecchio.
L'A500 è morbido, senz'altro, ma anche un pelino "loudness", con estremi banda piuttosto in evidenza ed una gamma media leggermente arretrata rispetto al resto, giusto quel tanto per conferire un carattere sempre poco aggressivo.
La gamma altissima appare abbastanza presente e dettagliata, ma fortunatamente pure piuttosto pulita per un integrato di questa classe. Il difetto che mi sento di imputarle è, verso l'incrocio con la gamma media, una certa nota acidula che stride con resto del carattere dell'apparecchio. È un qualcosa che lascia una netta sensazione di artificiale e che, anche se non sempre, lascia un po' perplessi.
Non è ne' una nota metallica, ne' aspra, tende più ad un accenno di nasalità su certe voci e certi strumenti.
Scendendo verso la gamma media si va incontro ad una avvertibile depressione, nel senso che è evidente l'arretramento della stessa rispetto al resto della banda audio. Quel che c'è è pulito e molto morbido, ma alcuni strumenti solisti, come il vigoroso sax di Courtney Pine in "Courtney blows" (Soul II Soul, "Vol II, A new decade" Virgin 91367-2) appare decisamente indietro, quando invece è e deve essere il protagonista assoluto della scena (ed il titolo del brano dice tutto, infatti...), inoltre manca quella nota metallica e vibrante che distingue un sax vero da quelli sintetizzati che capita di sentire sempre più spesso.
Le voci non sono male, magari un pochino smagrite, sia quelle femminili che maschili e certe connotazioni roche tendono a sparire. I cori, poi, appaiono un po' piccoli ed indietro (troppo) rispetto al solista.
Insomma, la voglia di aggredire poco l'ascoltatore si trasforma in mancanza di corpo quando questo è necessario.
Bob Dylan, voce notoriamente ostica, passa piuttosto bene, nel senso che la pulizia e il calore in gamma media dell'A500 aiutano, ma manca un po' di corpo (si, quel poco che ci dovrebbe essere in Dylan :-)). Mi sto riferendo in particolare a "Highway 61 Revisited" (edizione audiophile DCC Compact Classic, CD 24 kt Gold, GZS-1021) dove piatti e tamburelli passano un po' in evidenza, insieme alla parte più alta del timbro della voce del grande Bob. In generale, l'impressione è che Bob Dylan abbia fatto un bagno ammorbidente nel Coccolino :-)
Ancora, anche quando le parti chitarristiche costituiscono l'ossatura principale del brano, il Cambridge A 500 tende a portare il tutto un po' indietro, sempre col timore di apparire troppo aggressivo o metallico. In "The Major of Simpleton" (XTC, "Oranges and Lemons" edizione OMR UltraDisc 24kt, UDCD 682) le chitarre di Partridge costituiscono parte fondamentale del brano, invece l'A 500 si limita ad evidenziare piatti e basso elettrico.
La stessa cosa appare evidente nel delizioso "The loving" (stesso disco) dove tutte le intricate parti chitarristiche perdono un po' di magia e di verve.
Il violino, altro strumento delicato da riprodurre bene, esce dall'A 500 ricoperto da uno strato di miele (tipo sebadas :-)), morbido e dolce anche quando deve graffiare.
Più in generale, legni ed ottoni escono addolciti in maniera a mio parere eccessiva, con un certo gusto di melassa dolciastra che non aiuta di certo a discernere e seguire distintamente le trame complesse di una grande orchestra.

Scendendo verso la gamma bassa il corpo miracolosamente riappare, sotto forma di una riproduzione sostanziosa ed abbondante, soprattutto come quantità. È un basso molto particolare, senz'altro voluto (dopo cercherò di spiegare perchè) e studiato a tavolino: molto presente nella zona dei 50-150 Hz perde via via di consistenza e peso fino a scemare verso la prima ottava. Non a caso, tra i dati dichiarati, c'è un (molto) inconsueto 25 Hz attenuato già di -3 dB (e non è poco!). Così, in "Also sprach Zarathustra" di Strauss (edizione Telarc, André Previn - Wiener Philharmoniker - CD 80167) il pedale iniziale dell'organo a 30 Hz si riesce ad intuire e poco più.
In generale il resto del basso è un po' gonfio, a tratti slabbrato e mancante di controllo, ma fa il suo dovere conferendo muscoli ed anima alla performance di questo integrato inglese.

Tutto l'equilibrio timbrico di questo amplificatore è voluto e lo si capisce subito, così come se ne intuiscono le ragioni: realisticamente, questo amplificatore andrà a fornire la sua voce a diffusori economici, di piccolo litraggio. Nella maggior parte dei casi questi presentano una gamma medio-alta aggressiva (per risultare vincenti nei rapidi confronti diretti A-B in negozio) ed un basso che, date le dimensioni del mobile e del woofer, non può certo essere granitico.
Ecco quindi che arriva in aiuto l'A500, pronto ad addolcire l'aggressività in gamma medio alta ed a rinvigorire il basso fin dove serve. Non a caso, al disotto dei 50 Hz, dove tali diffusori raramente arrivano, la "spinta" dell'A500 si affievolisce, perchè tanto sarebbe inutile sprecare energie dove non servono.
Questa soluzione, nella maggior parte dei casi, si rivela vincente e la partnership con l'A 500 pressochè ideale. I dolori possono manifestarsi quando accoppiato con diffusori che condividono una scelta timbrica simile...l'effetto addolcente e loudness potrebbe moltiplicarsi fino a rendere il suono squilibrato.
Per l'acidità in gamma medio-alta occorre valutare caso per caso, poichè con certi diffusori può essere evidenziata in maniera eccessiva (B&W 602 S2, ad esempio).

Una cosa è certa: l'A 500 è un amplificatore furbo, capace di conquistare - forse non al primo impatto - audiofili di primo pelo, di norma massacrati da suoni spigolosi di ampli commerciali di basso livello e/o compattoni in technicolor.
All'orecchio più smaliziato, certe scelte (e quindi limitazioni) appaiono evidenti da subito e potrebbero non risultare gradite. Il punto cruciale della questione è, tuttavia, che questo amplificatore persegue degli obbiettivi ben precisi e li raggiunge ampiamente, pur pagandoli talvolta a caro prezzo.

Dinamica

Il carattere "morbidoso" non poteva smentirsi qui, ovviamente, nell'analisi del comportamento dinamico. L'A 500 si destreggia con grazia nei vari momenti musicali e, pur senza conoscere la violenza, riesce a riproporre i programmi più vivaci con una certa vitalità.
Qui si paga un po' lo scotto dell'aver voluto la morbidezza a tutti i costi: l'ampli manca un po' di velocità e, soprattutto, di contrasto nei momenti più percussivi. Il colpo di grancassa c'è - quantitativamente - ma i tempi di salita e di discesa lasciano un po' perplessi. Per capirci, certe casse di batteria sembrano avere membrane in gomma anzichè in pelle. Il "kick" del pedale sulla cassa è attenuato, come se il Cambridge A 500 preferisse concentrare tutta la sua dinamica sul "corpo" del suono percussivo piuttosto che sull'attacco vero e proprio.
Tuttavia, l'ampli è abbastanza adatto ai generi moderni, molto di più del suo compagno di scuderia, il lettore CD D 500. Infatti con l'A500 la lentezza di esecuzione appare ben più tollerabile, seppur chiaramente avvertibile, specie se messo a confronto con concorrenti ben più "cattivi" e dotati da questo punto di vista (un nome su tutti: Rotel).
Penso ad esempio alla cattiveria dei brani rock più vitaminici, tipo (guarda caso) "TNT" (AC/DC "Live" Atco Records 7567-92215-2), qui i power chords delle due chitarre dei fratelli Young suonate insieme non esplodono come dovrebbero ma mantengono sempre un contegno quasi civile, quasi che la Musica, per come la intende l'A 500, non possa anche essere forza bruta, quando necessario.
Questo non significa che l'A 500 non possa suonare forte, tutt'altro. Potenza ce n'è d'avanzo per pilotare la stragrande maggioranza dei diffusori cui verrà realisticamente accoppiato...quindi non temete, se è il volume sonoro che vi preoccupa, questo ampli, con diffusori di media efficenza può andare - senza distorcere - ben oltre i livelli di normale convivenza condominiale.

Nel microcontrasto, basta che la trama musicale non sia troppo intricata, l'amplificatore inglese se la cava benino, ma la tendenza a portare un po' indietro la gamma media certo non lo aiuta. Quando poi i passaggi musicali si fanno più complessi appare qualche accenno di impastamento e di confusione.

Immagine 3D

L'arretramento della gamma media consente lo sviluppo in profondità dell'immagine che in effetti si presenta notevole. Buona anche l'estensione sulle restanti due dimensioni (un po' meno l'altezza), meno realistica invece la messa a fuoco, penalizzata dal comportamento un po' "morbidoso" dell'ampli.
I contorni appaiono un po' sfumati e la stessa precisione della dislocazione spaziale (destra-sinistra) è accettabile per la classe dell'apparecchio ma in assoluto rasenta appena la sufficienza. In alcuni dischi con ricercati effetti ping pong la separazione destra-sinistra non è netta come dovrebbe essere, probabilmente a causa di qualche problemino di diafonia (un canale che va a finire nell'altro, in buona sostanza) e per il già citato fenomeno di sfocamento dei contorni.
D'altra parte sto parlando di un amplificatore da 400 Euro di listino, non è che si possa pretendere la Luna. Quel che mi preme sottolineare, in questi casi, è che gli apparecchi più costosi hanno comunque una loro ragion d'essere.

Consigli d'uso

Niente di particolare da segnalare: il Cambridge A 500 è facile ed intuitivo da utilizzare, pilota senza grossi problemi diffusori poco efficienti (ma il carico minimo raccomandato e' un conservativo 6 ohm, un po' pochino direi) e non necessita di particolari attenzioni a parte le solite: un buon cavo d'alimentazione, cavi di potenza e di segnale adeguati alla sua classe (meglio se un po' veloci ed asciutti) e, per mio gusto personale, dei bei piedini morbidi al posto di quelli originali.
L'uscita "pre out" che serve per collegare un eventuale amplificatore esterno la vedo di poca utilità, in caso di upgrade, secondo me, è meglio sostituire in toto l'amplificatore.
L'apparecchio non scalda ne' produce fastidiosi ronzii (almeno l'esemplare in esame), solo un lievissimo "bump" all'accensione ed allo spegnimento, che sono da ritenersi assolutamente normali e non dannosi.

Lamentele

Dal punto di vista costruttivo, qualche lamentela circa il cabinet, un po' deboluccio e gli scomodi morsetti per i diffusori, un po' troppo vicini gli uni agli altri. Il pannello superiore risuona come un gong, qualcosa si sarebbe potuto fare a riguardo.
Il telecomando, come già evidenziato, serve solo per il volume, non è consentita la selezione degli ingressi ne' l'accensione/spegnimento.
Tra le mancanze più o meno gravi, l'ingresso fono (per il giradischi) che è disponibile solo come opzione aggiuntiva e l'uscita cuffia.
I connettori per i cavi dei diffusori sono doppi per il biwiring (quindi sono in parallelo) ma il gruppo di prese consigliato per il monowiring è quello inferiore, molto più scomodo da raggiungere. In realtà i due gruppi sono, appunto, in parallelo, connessi da delle sbarrette di metallo, non mi preoccuperei troppo su quali utilizzare in caso di monowiring.

Dal punto di vista sonoro, il Cambridge è quel che è e non fa nulla per nasconderlo. Per i miei gusti personali è troppo morbido e poco incisivo, spesso inconsistente, ma mi rendo conto che negli impianti dentro ai quali andrà installato potrebbe essere la soluzione per molti problemi.
Io avrei volentieri scambiato un po' di corpo in basso per un briciolo di estensione in più e un po' di presenza di troppo dell'estremo acuto per un po' di presenza in più in gamma media. Avrei anche aggiunto anche un briciolo di velocità...ed avrei ottenuto un altro amplificatore :-)
Insomma ci siamo capiti: lui è così, prendere o lasciare.
Il prezzo, infine, mi pare adeguato sia alla potenza elevata di cui dispone l'A500 sia alla sua flessibilità operativa (numero di ingressi, telecomando, biwiring, pre out etc.)

Conclusioni

Il Cambridge A 500 è un integrato che si sa distinguere dai concorrenti per il suo piglio dolce e morbido, mai aggressivo e per la sua propensione a "dare una mano" ad impianti un po' strilloni e/o limitati agli estremi gamma.
Di conseguenza, se cercate un ampli veloce e dinamico, analitico ed asciutto, è meglio che cerchiate altrove.

Ho intitolato questa recensione, non a caso, "The Major of Simpleton" (brano tratto da un disco usato durante la prova). La frase sotto, tratta dal testo del brano in questione, riassume brillantemente la personalità di questo "semplice" amplificatore:

When their logic grows cold and all thinking gets done, you'll be warm in the arms of the Major of Simpleton.
Tradotto, suona più o meno così: Quando la loro logica diventa gelida e tutti i ragionamenti son stati fatti, ti troverai bene nel caldo abbraccio del "Major of Simpleton".

Un ringraziamento all'amico Cristiano Ardau per la preziosa collaborazione.

© Copyright 2002 Lucio Cadeddu - https://www.tnt-audio.com

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