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Prodotto: finale Harmony Design A90
Produttore: Harmony Design - Svezia
Prezzo: € 1.800 - Il prezzo può variare
Recensore: Graeme Budd - TNT Francia
Pubblicato: Maggio, 2019
Traduttore: Roberto Felletti
Probabilmente i finali sono il componente meno entusiasmante di un impianto hi-fi (va bene, forse gli alimentatori sono ancor più noiosi, a meno che non siate fan Naim), ma mi azzarderei a dire che sono un po' come i motori di una nave. Non vi accorgete che ci sono finché non cominciano a funzionare male. Entrambi pilotano i rispettivi impianti e la loro condizione ne può determinare il successo o la rovina.
L'apparecchiatura che abbiamo qui arriva dalla Svezia ed è stata inviata insieme al fratello, il DAC D90; finalmente ho potuto dedicarle un po' di tempo per valutarla. Consiglio di dare un'occhiata a quella recensione per ulteriori informazioni sulla Harmony Design, poiché entrambi i prodotti sono stati usati insieme nel corso della recensione e io farò spesso riferimento al DAC in questo articolo. Potrò anche riciclare l'occasionale battuta di scarsa qualità, per cui chiedo scusa in anticipo per questo.
L'A90 ha una dimensione dimezzata, come il DAC abbinato, ma questa volta l'aspetto è quello dell'intera trilogia rilegata de “Il Signore degli Anelli”. Fortunatamente, anche in questo caso evitiamo la noia del secondo volume e il salvataggio ad opera di Gandalf può essere ottenuto anche con questo prodotto, per cui è un buon inizio. La costruzione è robusta, senza essere un carro armato. È ben rifinito e fa a meno di fronzoli inutili, LED lampeggianti e VU meter. Sul retro ci sono gli ingressi XLR e una coppia di connettori per diffusori, di elevata qualità. L'alimentazione avviene tramite la solita connessione IEC (vedere foto sotto), il che mi ha permesso di utilizzare il set di alimentazione che uso abitualmente, il Supra Lo Rad (anch'esso originario della Svezia - un autentico buffet di hi-fi nordica, se mai ce ne fosse uno). Matthias, della Harmony, è stato piuttosto gentile nel fornirmi i cavi phono-XLR e XLR-XLR affinché riuscissi a utilizzare il finale sia con il pre-phono Graham Slee Accession, a uscita variabile, sia con l'Harmony D90, che dispone anch'esso di questa funzionalità. Frontalmente, troviamo l'interruttore di alimentazione con un LED indicatore rosso. Il finale è disponibile in versione argento (quella che ho io, foto sopra) oppure in versione nera, molto “bombardiere stealth” (foto sotto), che non sfigurerebbe nella sala d'ascolto di Darth Vader.
Come il D90, anche l'A90 ha qualche asso nella manica nascosto sotto il cofano, invisibile senza ricorrere a un cacciavite. In particolare (e queste sono informazioni dirette della Harmony, non indagini mie del circuito), l'A90 è dotato di un tipo di accoppiamento che garantisce che i diffusori siano pilotati dalla potenza anziché dalla tensione. Apparentemente, l'A90 possiede l'unico stadio di uscita presente sul mercato che piloti i diffusori in questo modo, pur essendo in grado al contempo di funzionare con tutti i diffusori in commercio.
Sia l'architettura del cabinet che quella dell'elettronica sono basate sul tenere i vari blocchi, caratteristici di ogni progetto di amplificatore, separati gli uni dagli altri. La sezione trasformatore/alimentazione e l'amplificatore stesso hanno i loro rispettivi spazi nel cabinet. Gli stadi di ingresso e gli stadi di pilotaggio hanno il loro controllo di tensione, che è separato dall'uscita dello stadio di uscita, il che offre il grande vantaggio di avere uno stadio di uscita che può essere caricato al massimo senza che gli stadi di ingresso e di pilotaggio siano particolarmente influenzati. In teoria, questo significa che l'A90 può essere caricato pesantemente senza che il suono si deteriori.
Un altro presunto vantaggio di questa architettura è che, anche a basso volume, è possibile ottenere un suono significativamente migliore quando il pilotaggio ha una sua tensione stabile anziché quando è alimentato da una tensione non regolata che alimenta i transistor di uscita. Inoltre, il progetto garantisce che il percorso del segnale nel circuito sia molto breve: la corrente che proviene dall'alimentazione di rete deve percorrere al massimo 5 cm di pista sulla scheda prima di raggiungere gli amplificatori di uscita. Sebbene non sia un percorso breve quanto quello del 47 Lab Gaincard, sicuramente non è affatto lungo in qualunque modo vogliate misurarlo (ed è certamente più breve della Kessel Run, per tutti i fan di Star Wars tra voi).
Ora, tutto questo è bello e buono, ma voi state leggendo questa recensione per scoprire se vale la pena continuare con l'ascolto. Ho utilizzato l'A90 con il DAC D90, collegandoli al pre-phono Graham Slee Accession e ai diffusori Living Voice IBXRW3. Il Canary CA608LV era a disposizione per un valido confronto, poiché, sostanzialmente, è un circuito di amplificazione finale con controllo del volume.
Allora, come suona l'A90? Ebbene, appena acceso non suona per niente, perché c'è un breve ritardo prima che esso produca qualche suono ed è l'unica occasione in cui il LED lampeggia, per indicare che la fase di accensione è in corso. Quando il LED smette di lampeggiare, potete cominciare. Così su due piedi, certamente è un tipo di suono molto diverso da quello del Canary 608LV che uso di solito. Il Canary è migliore relativamente alla fluidità musicale e al colore tonale. Ha un suono che amo e che si sposa particolarmente bene con i miei diffusori. L'A90 rende di più sulla separazione tra gli strumenti, facendo discernere meglio ogni parte e collocandola chiaramente nello spazio. Osservando i miei appunti presi durante le sessioni di ascolto, l'idea di seguire facilmente gli strumenti, chiaramente delineati, viene fuori di continuo. Prendendo come esempio quel vecchio spettacolo favorito che è Sledgehammer, di Peter Gabriel, il giro di basso ha un favoloso senso tonale e uno stop/start ovvio, senza eccessi. Non c'è torbidezza nell'estremo in gamma bassa. Il Canary, in confronto, è un po' più caldo, ma direi che ha una qualità più umana nel modo in cui presenta il ritmo. È qualcosa di piuttosto difficile da descrivere finché non la si ascolta, e sono sicuro che il Canary sacrifichi un po' di separazione per ottenerla. Comunque sia, torniamo all'A90.
Le medesime caratteristiche si ritrovano nell'album d'esordio, Gorillaz, e in particolare negli ultimi tre brani, che sono legati tra loro e formano una specie di racconto breve. Non penso di aver mai ascoltato le armonie corali così chiaramente o disposte così allargate sul palcoscenico. Anche in questo caso prevale la chiarezza, che mostra dettagli vocali e dizione, che si tratti di parlato o di cantato, e di nuovo il basso è chiaro, anche se forse manca un po' di calore. Queste caratteristiche rendono facile ascoltare un solo strumento, oppure la voce, o godersi la somma delle singole parti - l'A90 vi permette di fare tutte e tre le cose. Inoltre, se volete semplicemente godervi un po' di musica pop e dance in salotto, mettete sul piatto Dynabeat, di Jain, rivelando la capacità dell'A90 di scendere davvero in basso nelle parti infra-basso, mantenendo le percussioni a un tempo perfetto. Il mio piccolo di sei anni ha particolarmente apprezzato questa parte del test!
Come ho accennato prima, questo è un amplificatore dal suono pulito e francamente, se volete ascoltare tutti i livelli di una registrazione, capire come è stata realizzata e conoscere quali effetti sono stati utilizzati, allora provate Porcelain, di Moby: sentirete la sua voce naturale e quello che a me sembra un vocoder. Non ho davvero mai notato che le due voci sono separate, anche se penso sia la medesima parte che è finita su due tracce - non si tratta di un'unica voce alla quale siano stati applicati degli effetti; la grandezza reale e il carattere della voce non trattata sono evidenti e rendono l'intero brano più seducente e meno robotico. Restando in tema di robot, ho ascoltato anche Beyond, dei Daft Punk - il modo in cui la voce sembra espandersi indica che l'A90 può fornire la necessaria sottigliezza in aggiunta all'impatto richiesto per la parte orchestrale di apertura.
Dal punto di vista del volume, i 50 W per canale sono più che sufficienti - penso di non aver portato il volume sul D90 oltre le nove, e sicuramente l'A90 ha dimostrato di essere in grado di suonare forte quando richiesto, senza sforzi evidenti. Se avete diffusori sensibili, cederete ben prima voi che l'A90. Avendo ascoltato, recentemente, una coppia di diffusori Stirling LS3/5a con le ultime specifiche, ho la sensazione che l'A90 funzionerebbe bene con dei monitor - anche quelli con una sensibilità ridicolmente bassa, per la quale gli LS3/5a sono famosi. In effetti, potrei semplicemente vedere se riuscissi a procurarmene una coppia, poiché ho l'impressione che potrebbe venire fuori un'accoppiata speciale. Ma sto divagando, sebbene possa essere probabilmente rilevante per il suono dell'A90. Ritengo sia corretto dire che esso ci mette poco del suo nell'influenzare il segnale, e questo è ciò che lo rende interessante oltre a essere il motivo per cui è rimasto nell'impianto per un bel po' di tempo.
Quindi, quello che abbiamo qui è un finale compatto, ben costruito e senza fronzoli che ha fatto parte del mio impianto per un considerevole periodo di tempo, senza causare mai alcun problema. Scava in maniera superba nel mix e crea una delle migliori immagini stereofoniche che abbia ascoltato. Riesce particolarmente bene nel mostrare ciò che ogni strumento sta facendo e sembra fare meraviglie con la dizione vocale. La mia critica principale (considerando il confronto con un amplificatore valvolare che, se oggi fosse disponibile, costerebbe il doppio dell'A90) è che preferirei un po' più di fluidità e di colore. Avendo ascoltato cosa può fare, mi piacerebbe proprio riuscire ad avere un perfetto incrocio tra i due. Ma le vostre priorità possono essere differenti dalle mie e se la trasparenza, il palcoscenico e una presentazione da studio (nel modo migliore possibile, non in stile Yamaha NS10m) sono ciò che cercate, l'A90 rappresenta un caso interessante di per sé.
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