Prodotto: Hawk A18 finale di potenza stereo
Costruttore: Hawk Audio - Olanda
Prezzo (vendita via Internet e negozi olandesi): $/EU 1260 (montato)
$/EU 860 (kit completo), 560 $/EU (kit componenti e PCB)
Recensore: Werner Ogiers
Recensito: Marzo, 2002
Come forse avrete intuito dalla mia prova del MP-DAC di due anni fa, ho da molto tempo un debole per il prodotto Hawk più attempato, Il finale di potenza A18 in classe A senza controreazione. Due mesi fa ero un po' stufo di recensire: il 99% dei miei ascolti musicali, in quei giorni, era riprodotto da componenti in prova per TNT e questa non era certo una situazione ottimale.
Goditi La Musica, dicono, ma dove sta il divertimento nel trovare una piccola differenza nella profondità dell'immagine sonora dietro il chitarrista con lo strano cappello? Proprio non lo so...
Mentre avevo voglia di gettare la spugna, ho capito che l'unica chance di avere un A18 nel mio sistema era, oltre che comprarmelo naturalmente, farne una recensione. E trasformarla nell'ultima chance dell'Hawk di raggiungere la fama. (Pretenzioso? Io?).
Il capo della Hawk, John van der Sluis, ha colpito ancora e questo piccolo amplificatore si è rivelato così godibile che, oh, insomma, credo possiate capire...
L'A18 è un amplificatore concettualmente rimarchevole, che combina il funzionamento in classe A con un percorso del segnale minimalista ed una completa assenza di controreazione in banda passante. La filosofia della Hawk afferma che pochi stadi di guadagno ben progettati danno trasparenza, e che questi stadi non necessitano di controreazione per ottenere distorsioni sotto lo 0,1% o giù di lì (ma hanno bisogno di classe A o di classe AB "rinforzata").
Un approccio simile, forse più estremo, si può trovare nei progetti degli amplificatori Zen a MOSFET single-ended di Nelson Pass' Zen e nel Le Class A and Le Monstre di Jean Hiraga. In ogni caso, lo Zen difetta nel guadagno in voltaggio ed è pochissimo efficiente, fatto che lo confina in una nicchia di mercato ancora più piccola di quella dei SET.
I progetti di Hiraga sono anche estremamente semplici, ma usano la controreazione e necessitano di enormi alimentatori, a volte a batteria. L'Hawk A18, invece, è un amplificatore di questa Terra, per impianti di questa Terra. E portafogli di questa Terra..
La potenza dichiarata è di 20 watt su 8 Ohm e di circa 30 su 4 Ohm. L'A18 è incondizionatamente stabile, anche senza induttori d'uscita, e per questo pilota facilmente i sistemi elettrostatici. L'amplificatore ha due modi operativi, denominati classe AB e classe A.
Nel modo "AB" diventa tiepido al tocco, ed offre operatività in classe A fino a 0,6 Watt. Nel modo "A" scalda un po' di più -ma non diventa bollente- e restituisce 10 Watt in classe A. Ok, non è un vero classe A pura come il leggendario Mark Lewinson ML-2 (a proposito, Mark sembra oggi alle prese con affari ancora più bollenti), ma 10 Watt incontaminati possono valere davvero tanto in una catena adeguata. E le rare escursioni in classe B dell'A18 di solito non saranno notate, credo.
Date uno sguardo allo schema ed ammirate la sua semplicità. Un geniale generatore di bias "Intertwined" (i quattro transistor di corrente sulla sinistra) ed un primo stadio di guadagno realizzano un punto stabile di funzionamento ed un utile ingresso per il DC-servo. Dopodichè segue un altro stadio di guadagno ed in seguito quattro MOSFET di potenza come "followers" di tensione.
L'alimentazione dai secondari dei trasformatori in poi è dual-mono, con ampio filtraggio: questa cura sull'alimentazione è tipica della Hawk.
Anche il servo-DC ha un filtraggio addizionale in uscita, per il semplice fatto che altrimenti costituirebbe una sorgente di rumore indesiderato avente il livello del segnale in ingresso.
Molti costruttori sembrano non comprendere i trabocchetti nascosti nei DC-servo, e spesso dei semplici accoppiamenti con condensatori sono preferibili ai compromessi ed alla complessità di un servo. Ma, da come va, il circuito Hawk è uno dei migliori.
I componenti utilizzati sono di buona qualità industriale, mentre i pochi condensatori sul percorso del segnale sono Wima in polipropilene e policarbonato. Data la semplicità del circuito, i tweakers potrebbero voler sostituire le resistenze negli stadi di ingresso con altre di tipo al tantalio, e magari i condensatori in polipropilene nei pressi del DC servo. Ma, ripeto, quello che c'è nel kit è roba buona e comunque, sia io che Van der Sluis, siamo dell'opinione che un buon circuito alla fine prevale, lasciando alla componentistica griffata solo il ruolo di ciliegina sulla torta.
L'assemblaggio del kit non dovrebbe essere particolarmente difficoltoso, se sapete saldare. Se scegliete la versione "full-option" sono inclusi tutti i vari pezzi e pezzettini, l'unico lavoro "impegnativo" che vi resta è la smerigliatura di un profilo in metallo.
Lo tolgo dall'imballo, lo installo. Lo accendo. Luce verde. Classe A. "Turf" di Luka Bloom nel cassettino del CD player. Sapete, solo lui e le sue due chitarre in La, Judy e Trudy. (Ohi! Recentemente è stato visto con una terza chitarra, chiamata "Esmeralda" o qualcosa del genere). Accordi della serie "Ho sei corde e le sentirai tutte". Ritardi e riverbero come se piovesse.
Su un buon sistema, suona così.
Come adesso. La chitarra viva e frizzante. L'ambienza molto grande. La voce di Mr.Bloom calda e quasi proiettata davanti ai diffusori. Non è tagliente. Le note della chitarra con il giusto bilanciamento tra legno e corda. E questo già dopo soli due minuti. Al suo confronto il LFD PA0, di prezzo simile, suonava in modo più monocromatico e meno vivo.
Arriva Christa dalla cucina (in pratica è lo stesso locale: il nostro pianterreno è una grande U con i diffusori in cima alla gamba sinistra e gli elettrodomestici in cima alla gamba destra). "Certo suona bene, sentito da là in fondo!". Si siede, ed ascolta. Dopo un po' dice: "Buono davvero, se vuoi te lo puoi comprare". "Intendi dire quell'orribile contenitore da laboratorio??". " Certo, ed ora chiudi il becco e lasciami sentire, va bene?"
Passo poi alle voci femminili. Spesso, nei passaggi più forti, tendono a suonare un po' pungenti, come se gli amplificatori non riuscissero ad essere completamente all'altezza. Non con l'A18. Sia con Mary Black sia con il Coro Monteverdi nei Maria Vespers diretti da Gardiner, l'amplificatore rimane completamente a suo agio, senza la minima traccia di un cambiamento di carattere. Rimane dolce e trasparente, preciso e pieno sui bassi, e l'immagine sonora resta quella, enorme, di San Marco.
La gamma media di questo ampli è meravigliosamente aperta, viva e naturale, senza artifici o false esaltazioni. E' dettagliata, mostra i colori tonali così come i contrasti dinamici, e riesce a far questo senza essere asettica. Il basso segue la stessa via, si, anche lui. Raggiunge un ottimo equilibrio tra un suono corposo ed un suono asciutto, teso. Il risultato è un suono controllato ma ricco di sfumature tonali. I bassi più profondi sono forse un pochino indietro, ma a parte questo le prestazioni sono ben superiori a quelle del Quad 306 e del LFD.
All'inizio gli acuti sembravano pari a quelli del LFD: ovvero un tantino slavati e da transistor. Ebbi però la sensazione che il mio Pre Argo fosse l'anello debole della catena, e ciò mi spinse ad un ulteriore investigazione.
Disgraziatamente il Pre Vacuum State FVP5 a valvole se ne era andato, ma riuscii a mettere le mani su uno dei primi esemplari del Pre Trichord Orca. Il matrimonio con l'A18 funzionò bene: gli acuti diventarono un po' più rifiniti e fluidi, il registro più grave più pieno e rotondo. Come bonus, l'ampiezza e la profondità della scena migliorarono ancora, diventando davvero... golose!
Dal punto di vista dinamico, l'A18 si è comportato bene. Non in modo superbo, solo bene, grazie. Si tratta, dopotutto, di un piccolo amplificatore, e l'utilizzo dei MOSFETs nello stadio d'uscita può portare alcune compressioni termicamente indotte: è una caratteristica tipica di questi dispositivi. Ma, comunque, quello che c'è è una gioia da sentire e, se usato con altoparlanti adeguati in una stanza non troppo grande, vi potrà dare molte soddisfazioni.
Dal punto di vista operativo l'A18 è stato delizioso. Niente "pump" all'accensione o allo spegnimento, niente ronzio dal trasformatore (dovreste sentire i miei soliti ampli!), nemmeno un tic agendo sul commutatore classe A/ classe AB. L'A18 si è dimostrato particolarmente silenzioso, musica a parte. E per quei 2x10 Watt in classe A: diventa caldo, ma non caldissimo. E siccome il dissipatore è ad una buona distanza dai condensatori dell'alimentatore, ci si può aspettare una lunga vita operativa. In ogni caso nel modo operativo AB, con minor dissipazione di calore, il suono era ancora l'80% di quello che avevamo in classe A, quindi è un'ottima opzione per musica di sottofondo o utilizzo home theater.
E' chiaro a questo punto che siamo in presenza di un ampli molto buono. Offre una buona trasparenza, unita ad una gamma bassa tesa, dettagliata e ricca di sfumature tonali; una gamma media espansiva, naturale, "fruttata" e degli acuti mai ostentati. Questa scatola musicale, quando usata con altoparlanti adeguati, donerà il sorriso al volto di chiunque.
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© Copyright 2002 Werner Ogiers per TNT Audio Magazine (https://www.tnt-audio.com)
Traduzione italiana: Davide Baldini - HTML: Michael McDonald