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Prodotto: preamplificatore a Valvole Acousticbuoy Scorpio
Produttore:
Acousticbuoy
- Canada
Costo approssimativo: 4.699 Dollari USA
(YMMV)
Recensore:
Geoff Husband - TNT
France
Data: Gennaio 2010
Traduzione: Marco Fiorani
Come cambiano i tempi. 20 anni fa un preamplificatore a valvole era decisamente una bestia rara, ora sembra che ne esca uno nuovo ogni poche settimane. Perché? Forse in un mondo divenuto più ricco è più semplice coprire gli extra costi implicati dal progettare correttamente apparecchi di questo tipo. L'aumento della disponibilità sia di valvole che di costruttori di amplificatori a valvole provenienti dall'ex blocco Comunista e dalla Cina ci consente una maggiore scelta ad una base di costo inferiore? Oppure è che quando si tratta di processare i nostri preziosi deboli segnali solo le valvole ci assicurano quell'ultima frontiera della fedeltà? Nessuno lo sa, ma il fenomeno è reale.
E per emergere in quest'onda di progetti in un mercato sempre più affollato (e ora depresso) è necessario che un progetto possieda alcune caratteristiche peculiari per sopravvivere. Il che ci porta elegantemente all'Acousticbuoy Scorpio.
Appena ho visto lo Scorpio mi sono ricordato dei vecchi amplificatori a transistor Rotel degli anni 80. Di colore grigio scuro con un design minimalista dominato dalla manopola del volume, ecco un amplificatore che sembra abbandonare la sempre crescente tendenza a conferire a qualsiasi amplificatore a valvole un luccichio tale da farlo sembrare un addobbo natalizio.
Ma quando ci si avvicina e si tocca l'oggetto, la somiglianza diviene superficiale nel migliore dei casi. Il peso è di soli 11 Kg, niente di eccezionale, ma tutto ciò cela una costruzione molto robusta. L'intero contenitore del preamplificatore è costruito con lastre di alluminio imbullonate e chiuse "ermeticamente". I controlli lavorano con una piacevole inerzia. Ho notato con piacere che il controllo del volume era stato montato utilizzando un supporto ad anello: qualcosa che avevo suggerito a Korato quando, recensendo il loro preamplificatore, mi ero accorto che una striscia di PTFE (Teflon, n.d.t.) era stata avvolta attorno allo stelo del controllo del volume allo scopo di fornire una confortevole sensazione di "qualità" (senza riuscirci).
Mi sono piaciuti quegli interruttori vecchio stile che indicano acceso/spento (urrah!), il controllo (delicato) del bilanciamento e quella rara modalità "mono" (vedi più oltre). Il selettore degli ingressi lavora con precisione soddisfacente e l'utilizzo di LED è fortunatamente limitato.
Sul retro tre coppie di prese Phono gestiscono gli ingressi e una coppia l'uscita: c'è una presa IEC standard per l'alimentazione.
E questo, cari lettori, è tutto quello che si può vedere.
Lamentele? Le indicazioni degli ingressi sono incise nell'alluminio del frontale e sono praticamente invisibili con la maggior parte delle illuminazioni: è qualcosa a cui ci si abitua, ma leggermente irritante. Fortunatamente il selettore degli ingressi è dotato di tre piccoli LED che segnalano l'ingresso. A parte questo ci sono solo tre input (per me sono sufficienti) e non c'è telecomando (li odio): quindi abbiamo un progetto veramente minimalista, quasi un cilicio.
Il contenitore minimalista ovviamente si mangia buona parte del budget dedicato ai componenti, ma quando si apre l'amplificatore si scopre che ne è rimasto in abbondanza per l'interno... Acousticbuoy ha un eccellente sito web dove è possibile leggere tutte le specifiche tecniche, ma state sicuri che il livello dei componenti è estremamente alto e che l'amplificatore è in configurazione dual-mono dal principio alla fine e ciascun canale utilizza una valvola 12AU7 e una 6C4.
Ricordate che ho affermato che un preamplificatore per avere successo deve possedere qualcosa di speciale? Ebbene se se dovessi riassumere la mia prima impressione sarebbe quella di una ossessiva attenzione al dettaglio. Il controllo del volume con il suo supporto anulare che ho menzionato sopra, ha l'asta di supporto innestata in un attenuatore a gradini di classe. Per la maggior parte dei migliori amplificatori questo sarebbe stato abbastanza, ma nello Scorpio il tutto è montato su una speciale staffa ricavata da un pezzo unico di alluminio che è in seguito fissato in maniera opportuna allo chassis: tutto ciò per controllare le vibrazioni di questo componente essenziale. La stessa tecnica è utilizzata per gli zoccoli delle valvole "ciascuno con il proprio supporto" un accorgimento che dovrebbe dare del valore aggiunto dato che le vibrazioni nelle valvole, notoriamente oggetti microfonici, sono una brutta cosa...
La disposizione dei componenti, il cablaggio (naturalmente con messa a terra "a stella"), le saldature, la scheda elettronica e tutto il resto sono realizzati in maniera impeccabile. Alcuni amplificatori, in particolare modo alcuni di quelli economici di offerta Cinese hanno un bell'aspetto, ma all'interno danno l'impressione di un progetto sviluppato con tecnologia vecchia di 15 anni. Lo Scorpio può essere descritto solo come impeccabile: bravi!
Tutti questi discorsi sarebbero inutili se il suono prodotto non fosse di qualità, quindi via di corsa verso la camera delle torture (l'impianto del mio soggiorno)...
E' successo che l'Acousticbuoy sia arrivato appena prima che io vendessi (la povertà...) il mio preamplificatore Audionote M3, tanto amato quanto rimpianto, ma la cui memoria era ben fresca nella mia mente: il cui prezzo è però circa tre volte quello dello Scorpio. Il suo rimpiazzo temporaneo era un Opera Cyber 222, preamplificatore a valvole di quella di nobile schiatta proveniente dalla Cina, che combina eccellenti costruzione e componenti con un prezzo pauroso, metà di quello dell'Acousticbuoy.
Quindi un confronto interessate: quale posto della classifica avrebbe occupato l'Acousticbuoy?
Prima le buone notizie, il collegamento alla corrente ha superato il primo test: si è acceso senza "click" e "pop", ed era decisamente silenzioso una volta caldo. E qui la proposta per un interruttore di accensione montato sul frontale. Salvare il pianeta potrebbe non essere il primo della lista dei desideri della maggior parte degli audiofili, ma gli apparecchi a valvole non solo consumano un sacco di corrente, spesso scaldano anche terribilmente. Sebbene lo Scorpio funzioni ad una temperatura più bassa di quanto mi aspettassi (il grosso contenitore funziona egregiamente da smaltitore di calore) mi piacerebbe che il fabbricante mi accordasse la facoltà di giudicare quando accenderlo o spegnerlo. Il mio M3 esigeva di essere lasciato sempre acceso (come pure gli amplificatori di potenza) con il suo interruttore praticamente inaccessibile, lasciandomi con una bolletta elettrica considerevolmente onerosa, un ambiente di ascolto molto caldo d'estate e il sibilo costante degli amplificatori accesi attraverso i diffusori da 104 db: per citare i De-La-Soul voglio poterlo "spegnere-spegnere-spegnere!" (Turn it off-off-off!)
Rinunciare a quelle che sono le mie fissazioni mi ha portato almeno all'inizio a suonare musica casualmente e non ad ascoltare criticamente. Ma in realtà si ascolta accuratamente e lo Scorpio suonava bene sin da freddo.
Ora un altro piccolo encomio per questo preamplificatore. Ho già accennato alla presenza di un interruttore che ne rende l'uscita monoaurale. Non ho mai pensato a questo come ad un possibile vantaggio, ma mi sbagliavo alla grande. Molti dei dischi della mia collezione sono "Classici", cioè Beatles degli inizi, Dylan, Stones, gli Who, etc. Una volta che vi siete seduti e avete ascoltato sua "Bobbytà" cantare in quel terribile ping-pong stereofonico costituito dalla chitarra che suona da sinistra mentre la voce viene da destra, o dove la batteria se ne sta risolutamente imbronciata quanto più possibile lontano dal resto della banda, sicuramente apprezzerete la possibilità di poter ricondurre il brano ad un insieme musicale coerente semplicemente spostando un interruttore. Possiedo un CD recente di "Kind of Blue" di Miles Davis e, in realtà, ha senso solo se ascoltata in mono. Lo so che tutto ciò non ha niente a che vedere con la qualità sonora in senso stretto, ma è divenuto un grosso vantaggio per il sottoscritto, e in quanto attributo raro, dona a questo preamplificatore un forte vantaggio competitivo...
Un'ulteriore caratteristica positiva è il controllo del volume ben bilanciato. Ho avuto a disposizione alcuni amplificatori dotati di un controllo del volume a gradini tale che, con diffusori efficienti, avevano l'abitudine di passare con un singolo scatto da un volume "da sottofondo" ad un livello "Grateful Dead" (gioco di parole intraducibile fra l'omonimo gruppo rock e "da esser grati alla morte"; n.d.t.). Nel caso dello Scorpio la progressione era calibrata con precisione.
Finora, abbiamo un recensore impressionato e compiaciuto: ora all'ascolto decorosamente stereo e serio.
Lo Scorpio ha avuto la sventura di trovarsi a casa mia assieme all'Ayon Crossfire, un integrato a valvole che ha ridefinito per me il concetto di trasparenza. Il Crossfire ha la possibilità di una connessione diretta che salta la propria sezione preamplificatore. E non c'era alcun dubbio che collegando ciascuno dei tre preamplificatori sopra citati direttamente all'amplificatore si produceva un effetto nocivo in termini di trasparenza. Ebbene non ne dovrei essere troppo sorpreso, ma ciò dimostra ancora una volta come un integrato veramente buono possa beneficiare dalla rimozione di una massa di cavi, saldature, contatti a pressione e problemi di compatibilità che può implicare l'aggiunta di un preamplificatore separato.
Ma il confronto era interessante in quanto rendeva evidente il carattere di ciascuno dei tre preamplificatori. L'Audio Note M3, sorprendentemente, era il più diverso rispetto all'Ayon: era insieme più caldo, grande e robusto ma allo stesso tempo un po' più distaccato rispetto alla musica. Lo Scorpio era più simile alla sezione preamplificatore dell'Ayon, ancora c'era una piccola diminuzione della risoluzione a bassissimo livello e la sensazione di qualcosa in più frapposto fra la musica e i diffusori, ma il risultato era meno avvertibile rispetto allo M3 almeno ad un ascolto non troppo spinto.
Il Cyber 222 suonava più simile allo Scorpio ma non c'era dubbio che si era fatto un ulteriore passo indietro nei confronti della musica.
Un preamplificatore decisamente neutro, trasparente, ma non del tutto.
Quindi la tragedia si è abbattuta su di me e il corpulento autista di una ditta di trasporti mi ha strappato dalle mani l'Ayon. Lo M3 se ne è andato quasi contemporaneamente...
Ma per niente scoraggiato ho collegato l'amplificatore successivo nella mia lista delle recensioni relativa a "qualsiasi amplificatore con valvole SE, ma non le 300b": lo Yamamoto A-08s, un piccolo gioiello che sputa fuori i 2,5 watt più dolci che possiate mai ascoltare! Le traversie di un povero recensore...
Ancora una volta a scambiare preamplificatori, ora i contendenti erano il Cyber 222 e lo Scorpio.
E la classifica è presto divenuta definitiva. Entrambi si si integravano a meraviglia con lo Yamamoto, entrambi lavoravano tranquillamente e in maniera riservata e alla fine il risultato è stato, almeno in superficie, estremamente simile. Considerando il fatto che utilizzano progetti e valvole completamente differenti questo va a tutto vantaggio dei rispettivi progettisti. Ma... Ma... Passando dall'uno all'altro si evidenziava solamente come lo Scorpio fosse semplicemente quello più rivelatore dei due.
Quando si hanno due amplificatori intonati alla stessa maniera diventa difficile spiegarlo. Ma devo provarci. Immaginate che la musica sia suddivisa in una serie di strati, come le pagine di un libro. Il primo strato contiene il cantante principale, la chitarra e le percussioni. Il successivo contiene la chitarra ritmica, il basso e così via. Mano a mano che si scorrono gli strati l'imbroglio che il preamplificatore, e tutti gli altri componenti cercano di fare è di ributtare indietro tutti gli strati nel mucchio. Di volta in volta lo Scorpio è semplicemente riuscito a tirar fuori qualcosa in più dalle registrazioni, era come se si fosse dovuto ascoltare con più attenzione per distinguere quello che stava facendo il 222, mentre con lo Scorpio avveniva in maniera naturale. E ovviamente se non ci si deve sforzare troppo, il risultato è che la musica diviene più naturale. Nel lungo periodo, cioè nel lasso di una serata di ascolto, sono arrivato a sviluppare una forte preferenza per lo Scorpio, una preferenza che sconcerterebbe un ascoltatore che fosse appena entrato nella stanza e che avrebbe invece pensato che i due preamplificatori fossero così simili.
Un brano che utilizzo per questo genere di test è "Woman in Chains" dei Tears For Fears. E' una registrazione complessa e turbinosa che mostra il meglio dei trucchi multi-traccia. Si apre con una campanella che fa "ting-ting" e continua, immutata, allo stesso livello durante tutta la parte iniziale della canzone. Naturalmente passare dall'inizio rarefatto all'enorme crescendo significa che la campanella sembra scivolare dentro e fuori dalla massa, ma c'è sempre! Questo è un test ripugnante per la dinamica (far notare suoni di basso livello quando la registrazione se ne va a farfalle) e per la risoluzione dei dettagli, e qui lo Scorpio consentiva di udire la campanella con maggiore chiarezza, per la maggior parte del tempo. Con lo stesso disco, l'atmosfera (falsa) era semplicemente più chiara con l'Acousticbuoy...
C'è un importante "caveat" a questo punto. Ho descritto l'impianto del mio soggiorno come la camera della tortura perché è così rivelatore e ciò è in primo luogo dovuto ai diffusori Loth-x Polaris che lo compongono. Ovviamente il resto dell'impianto è importante, ma il semplice fatto di sostituire le Loth-x Polaris con i diffusori Acuhorns che avevo in prova in quel periodo ha fatto scomparire la superiorità dell'Acousticbuoy. Senza dubbio un impianto più rivelatore del mio avrebbe potuto ulteriormente accentuare il divario fra i due preamplificatori, ma resta il fatto che il denaro extra speso per l'Acousticbuoy rispetto al Cyber 222 sarebbe sprecato a meno che il resto dell'impianto non fosse molto trasparente e, sospetto, molto costoso.
Al di là di tutto ciò è difficile distinguere il temperamento dello Scorpio dato che aggiunge così poco carattere, e suppongo che così è come dovrebbe essere. Non fa mai un passo falso ed eccelle sia nei dettagli degli alti raffinati che dei bassi pulsanti.
Dotato dei compagni adeguati lo Scorpio è un buon preamplificatore. Che se la cavi egregiamente se confrontato con l'enormemente più costoso M3 la dice lunga. Se dovessi essere costretto continuerei a tenere lo M3 per la sua pura e semplice potenza e per la sua macrodinamica, ma in tutti gli elementi essenziali lo Scorpio è alla pari. Il suo vantaggio sul 222, un amplificatore superbo se si considera il prezzo, è significativo abbastanza da più che giustificare il differenziale di prezzo, ma siete avvertiti che avrete bisogno di un ottimo impianto perché ne valga la pena..
Alla fine lo Scorpio ottiene il mio voto per il fatto di essere un componente che è stato evidentemente costruito con molta sostanza e grande attenzione. Per chi cerchi un preamplificatore semplice, ma di alta qualità che non sembri un albero di Natale, è molto conveniente.
Il costruttore ha chiesto di poter aggiungere i punti seguenti riguardo i dettagli del progetto.
In fase di progetto abbiamo provato a:
Utilizzare un relè per il controllo del volume con il telecomando... ma generava del rumore quando si alzava o abbassava il volume, il costo era di 30 US$.
Utilizzare un integrato come controllo del volume con il telecomando... ma questo causava una gran perdita del segnale a basso livello e generava molta distorsione non misurabile, il costo era di soli 10 US$.
In realtà volevamo solo il meglio così abbiamo deciso di utilizzare questo attenuatore come controllo del volume!!! Ma il costo di questo controllo di volume è di 120 US$!!!
***Dal punto di vista del fabbricante... è una cosa molto costosa!!!
Allo stadio iniziale fabbrichiamo tutti i circuiti utilizzando degli zoccoli per connettere i componenti alla scheda (più semplice per la produzione), ma il suono è pessimo, infine modifichiamo tutte le "connessioni" in saldature dirette per ottenere la minore perdita possibile di segnale; la chiamiamo produzione "socket-less" ("senza zoccoli" n.d.t.).
Sistema utilizzato
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