Prodotto: Subwoofer attivo Indiana Line Arbour Sub
Costruttore: Alcor SpA - Italia
Prezzo approssimativo: 446.00 Euro + IVA
Recensore: Stefano Monteferri
Recensito: Aprile 2003
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Non credo di apparire "di parte" se affermo di nutrire una profonda simpatia per il marchio Indiana Line. Oltre a riportarmi alla mente il magico (per la diffusione dell'Alta Fedeltà) periodo degli anni '70, i prodotti di questa casa sono tra quelli che, a fronte di un prezzo di commercializzazione che cerca di mantenersi attentamente contenuto, sanno offrire una qualità complessiva, costruttiva e musicale, sicuramente accattivante e piuttosto vantaggiosa per l'utente finale.
Custodendo un ricordo estremamente piacevole delle snelle torri Arbour 5.20, diffusori con i quali ho convissuto per diverso tempo e che sono riusciti a sorprendermi per la loro generosa e coinvolgente prestazione, ero piuttosto curioso di saggiare le qualità di quello che è l'oggetto della nostra prova, l'Arbour Sub.
La casa raccomanda l'utilizzo dell'Arbour Sub sia in unione a sistemi audiovideo (il woofer è schermato) che con impianti ad alta fedeltà. Di fatto, in casa Alcor esistono diversi altri modelli di subwoofer tra cui, relativamente alla serie più prestigiosa, l'Arbour Cinema Sub, facente parte del sistema Arbour Cinema, che comprende anche diffusori anteriori, canale centrale e diffusori posteriori.
Nella loro semplicità, le realizzazioni della serie Arbour appaiono tuttavia piuttosto raffinate ed eleganti, e non sfigurano neppure inseriti in ambienti di ascolto di un certo pregio. L'Arbour Sub non fa eccezione e, nonostante le dimensioni non contenutissime, grazie al buon livello di finitura unito ad un design moderno e reso interessante anche dalle soluzioni tecniche adottate, scongiura il rischio di apparire come il classico cubo nero, esteticamente ingombrante e sostanzialmente fuori luogo nella maggior parte degli ambienti domestici.
La finitura in noce lucidato appare, considerato il costo, lodevolmente realizzata, e si coniuga gradevolmente con il nero opaco della base e la tela frontale di protezione del woofer. Base che, tra l'altro, funge da corretto distanziatore del condotto di accordo, collocato inferiormente, ed essendo posta ad una distanza calcolata, agisce anche come carico acustico del condotto reflex, incrementando le prestazioni del subwoofer.
Si tratta quindi di un subwoofer attivo accordato in reflex, che utilizza un altoparlante schermato da 26 cm. con membrana in Policell e sospensione in gomma. La sezione di amplificazione utilizzata è stata specificamente progettata per ottimizzare la risposta in frequenza e controllare elettronicamente la fase, e dispone di una limitazione programmata dell'ampiezza del segnale per contenere le distorsioni da "clipping".
Il sub dispone di una coppia di ingressi RCA (LINE IN), che possono essere utilizzati anche singolarmente, ed una coppia di uscite filtrate a 70Hz 12dB/ott, sempre RCA (LINE OUT), da collegare ad un eventuale amplificatore per satelliti. È poi presente il controllo del volume, la regolazione della frequenza di taglio del subwoofer, l'invertitore di polarità (0-180 gradi), il commutatore per l'accensione/spegnimento manuali od automatici dell'amplificatore, e la vaschetta di rete IEC.
Queste le caratteristiche tecniche dichiarate per la sezione di amplificazione:
Per quanto riguarda l'unità subwoofer:
La prova di ascolto, sia perchè personalmente non posseggo un impianto Home Theatre, ed anche (e soprattutto!) per non "tradire" la filosofia di TNT Audio, è stata svolta essenzialmente in modalità HiFi. A dire il vero, ho anche provato a collegare all'impianto stereo l'economico lettore DVD che utilizzo per la sporadica visione di qualche film sulla mia normalissima televisione casalinga, e devo riconoscere che la riproduzione degli effetti speciali è risultata piacevole ed estremamente coinvolgente (a proposito di "effetti speciali", c'è qualcuno che sa spiegarmi perchè, nei film più recenti, anche i gesti più semplici, quale quello di voltare pagina ad un libro, producono all'ascolto una terrificante quantità di basse frequenze...? :-)
Una volta rodato a dovere, l'Arbour Sub suona in modo potente e raffinato. La riproduzione delle basse frequenze risulta infatti piuttosto trasparente ed articolata, di buon impatto ed adeguatamente frenata. Ciò consente di limitare il rischio di introdurre all'ascolto quella confusione, quella sorta di "festival della monotonicità", che tipicamente generano all'ascolto i prodotti di questo tipo realizzati più per impressionare il neofita che per soddisfare gli amanti del buon ascolto.
Ed ecco allora che non è affatto difficile seguire lo svolgimento della trama acustica che quei pochi strumenti che sono in grado di coprire la gamma di frequenze più bassa, quali il basso elettrico e il contrabbasso, propongono all'ascoltatore. Il rischio di limitare la godibilità di generi quali i Jazz acustico o elettronico è quindi scongiurato.
Tuttavia, le caratteristiche dell'Arbour Sub sono tali da riuscire ad interpretare la riproduzione del basso anche in modo morbido ed avvolgente, e risulta quindi ben lungi dal suonare in modo secco e asciutto. Gli amanti del suono teso e nervoso sono avvisati: qui, pur nel rispetto delle necessarie accuratezza, trasparenza ed articolazione della riproduzione, domina un tono umoroso pervaso da tinte pastello che, per quanto adeguatamente contrastate, tendono ad interpretare il messaggio musicale in modo suadente ed assolutamente non "nevrotico".
Si tratta di un risultato decisamente riuscito, che fa dell'equilibrio tra i vari parametri il suo punto di forza. Questo, oltretutto, consente di conseguire un buon livello di sinergia con gran parte dei piccoli diffusori presenti sul mercato che, collocazione del sub e regolazioni permettendo, non vedono snaturata la loro filosofia, potendo tuttavia godere dei benefici che un valido sostegno nella gamma di frequenze più bassa può apportare.
A volumi di ascolto sostenuti, si apprezzano i vantaggi delle scelte tecniche relative al tipo di accordo adottato. Ritorno solo un attimo su aspetti di tipo tecnico, per specificare come questo sia stato infatti realizzato utilizzando un condotto che potrebbe essere definito "a clessidra", in quanto prevede un'imboccatura esponenziale sia in uscita, dove è presente una raccordatura senza scalino alla base del cabinet, importante per rallentare il flusso d'aria, sia in entrata, per limitare il rumore. All'ascolto, il risultato percepibile, rispetto ad alcune tra le soluzioni più tradizionali, che prevedono l'impiego di un semplice tubo di accordo cilindrico, è una riduzione del rumore generato dal flusso stesso, cosa che contribuisce all'ottenimento di un suono pulito ed accurato.
Un'ultima piccola nota: l'ascolto a volume molto basso, di quelli rilassanti che a volte si è soliti effettuare di sera, trae un notevole beneficio dalla presenza del subwoofer, la cui azione conferisce alla gamma bassa quella corposità che, in genere, con i minidiffusori operanti in tali condizione di utilizzo viene a mancare. Mi è stato spiegato dal progettista della Indiana Line, l'ing. Renato Fornasieri, che a questo contribuisce il tipo di accordo realizzato, mantenuto piuttosto basso, che avrebbe tra l'altro l'effetto di incrementare la dinamica del sistema a volumi particolarmente limitati, quali quelli che è lecito impostare in un condominio durante le ore serali.
Un set di punte coniche, da collocare al di sotto del subwoofer, aiuteranno a rendere la gamma bassa più articolata e trasparente. Da non sottovalutare la collocazione dello stesso in ambiente. Nel mio caso, non ho avuto criticità di alcun tipo, e posizionatolo nel primo spazio disponibile, ha subito funzionato egregiamente senza necessità di intervenire con spostamenti di vario genere.
L'utilizzo dell'invertitore di fase, può risultare particolarmente utile nei casi in cui non si abbiano molte possibilità di spostamento. Non ho personalmente avuto la necessità di ricorrervi e la cosa, considerate le mie precedenti esperienze, mi ha un tantino sorpreso. Ho appreso successivamente da Fornasieri che, per l'Arbour Sub, è stata scelta all'origine un'inversione della fase acustica di 180 gradi, in quanto ritenuta acusticamente più adatta nella maggior parte delle configurazioni domestiche (un piccolo servizio in più per l'utente poco esperto...).
Un buon periodo di rodaggio (comunque non eccessivamente lungo), ha reso l'emissione in più coerente, eliminando quelle piccole sbavature che generalmente, chi più chi meno, tutti i diffusori nuovi presentano.
Gli audiofili più intransigenti sono spesso portati a snobbare i sistemi di trasduzione elettroacustica composti da subwoofer e satelliti. Ad onor del vero, ascoltando alcune realizzazioni in tal senso, non si può non dar loro ragione.
Sistemi mal realizzati, in cui il taglio del sub viene sconsideratamente impostato a frequenze eccessivamente elevate, magari perchè le dimensioni microscopiche dei satelliti non consentono loro di arrivare neppure a 150Hz, più orientati alla quantità che alla qualità, hanno fornito il loro bravo contributo alla diffusione di tale convinzione.
Ma fate un piccolo sforzo per dimenticare questa triste (?) realtà del panorama HiFi, e pensate a quella coppia di minidiffusori che da sempre amate per le loro doti di musicalità, di precisione, di timbrica. Quei piccoli diffusori che avete sempre apprezzato nonostante i loro oggettivi limiti in gamma bassa. Si, lo so, avete sempre tentato di comprenderne il carattere, e vi siete costantemente ripetuti: "Suonano divinamente proprio perchè sono fatti così, e vanno accettati per quello che sono. Se avessero anche una gamma bassa realistica, probabilmente non sarebbero loro".
Ora non voglio certamente essere la persona che intende farvi cambiare idea sulla questione, però consentitemi un piccolo suggerimento. Prendete un buon subwoofer attivo, quale questo Indiana Line Arbour Sub, e collocatelo in ambiente con le necessarie attenzioni al fine di conseguire il miglior risultato acustico, lasciate che i vostri diffusori facciano tutto il lavoro che riescono a fare in gamma bassa e poi, impostando la frequenza di taglio del sub più bassa possibile (io mi sono mantenuto per la prova attorno ai 60Hz), fate in modo che lo stesso costituisca l'ottimale ed ideale proseguimento in basso dei vostri diffusori, evitando quanto più possibile sovrapposizioni, fino ai fatidici (nel caso dell'Arbour Sub) 25Hz.
Attenzione a non commettere l'errore, invero piuttosto frequente, di esagerare col controllo del volume del sub però, perchè così facendo si rischierebbe di vanificare buona parte del lavoro di ottimizzazione effettuato, e quindi del risultato finale, che in qualche modo verrebbe a mancare di naturalezza.
Insomma, fate tutto ciò che è necessario per benino, e non mi stupirei affatto che voi stessi possiate rimanere sorpresi dei risultati conseguiti. E poi, come sono solito evidenziare, se in quelche situazione o con determinati generi musicali proprio non vi va di ascoltarlo, non dovete far altro che agire sull'interruttore di accensione e lui se ne starà buono e zitto nel suo angolino, proprio come se non ci fosse... ;-)
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