prodotto: sistemi di altoparlanti Jamo Concert 8 e Concert 11
costruttore: Jamo, Danimarca
prezzo approssimativo: 1500 ECU (Concert 8)+500 ECU (stands), 2750 ECU (Concert 11)
Questa fase è iniziata col modello 07 (qui a destra): alte colonne dall'aspetto moderno con un suono di un certo stile (sebbene per i miei gusti sapesse ancora troppo di Hi-Fi continentale e troppo poco di vera musica).
Questa linea vide il suo vertice nell'Oriel (qui a sinistra), il gigantesco e principale sistema di altoparlanti della Jamo, svergognatamente High End, dal suono forse simile al Wilson WITT, ma dotato di un migliore basso. Ah, ed anche di un miglior prezzo.
Però una cassa spettacolare da olimpo dell'Hi-Fi non è sufficiente per attirare gli audiofili del mondo vero come voi e me, quindi ci voleva qualcosa a prezzi più accessibili. Ed ecco la serie Concert: il modello 8, un diffusore da stand *non così piccolo*, il modello 11, da pavimento, ed il modello Center, per dare voce al canale centrale, tutti chiaramente indirizzati all'audiofilo intenditore, magari con qualche tendenza verso l'home theater, ed al videofilo intenditore che si spera non abbia completamente abbandonato la buona musica.
Dopo tutto la Jamo è l'azienda del vecchio mondo che presenta il maggiore volume di vendite di altoparlanti, con una linea di prodotti che -almeno superficialmente-- sembra diretta da
Pete Townshend: Che ne dite di casse che si fregiano di etichette come 'Digital Ready',
'Laser Liné, e 'Pro 600'? O giù di lì: non mi riesce bene di ricordare sigle del genere.
Insomma, chi sono questi danesi non 'dynaudiati", dal nome senza tutte le solite 'n'?
Personalmente mi ricordo di avere avuto il primo incontro con questa marca nel 1983 circa, quando mio nonno acquistò un compattone della Goldstar ed un paio di piccole Jamo a due vie. E, indovinate un po', quelle due scatoline non erano male per il poco denaro sborsato.
Questo è ciò che ha reso grande la Jamo: in tutti questi anni hanno venduto alle masse enormi quantità di casse economiche "ma non troppo". Così si sono creati una solida base finanziaria, su cui fondare progetti più ambiziosi..
La Concert 8
Iniziamo con quella piccola, la Concert 8. Beh, relativamente *piccola*, date le sue dimensioni di 38 x 24.5 x 31 cm ed il suo peso *rompischiena*. Il baffle nero è realizzato con un composto a base di sabbia, molto inerte, mentre il resto del mobile è in MDF decorato con delle belle venature, che conferiscono alle Jamo un tocco di eleganza danese ispirata alle Sonus Faber.
Gli altoparlanti sono della Seas: un tweeter a cupola morbida ed il nuovo woofer col cono di magnesio, il quale, sia detto per inciso, è stato inizialmente adottato nei diffusori Belgian Equation (hmm, forse mi è venuta un'idea per un prossimo articolo...). Il diffusore è accordato, ed il condotto sbuca sul retro, suggerendo di posizionarlo lontano dalle pareti posteriori. Sempre riguardo al posizionamento, la Jamo produce anche dei supporti opzionali per la Concert 8, che costano 500 ECU ed hanno un aspetto piuttosto insolito.
Prendete la Concert 8, allungatela fino a farla diventare un grande diffusore da pavimento, aggiungete un woofer per il basso inferiore e riducete l'intervento dell'altoparlante mediobasso col cono in magnesio al solo basso superiore ed al medio, ed ecco che avete la Concert 11! Non servono altre parole.
O ne servono? Il retro del diffusore è un po' insolito: ci sono i morsetti serrafilo per il bi-wiring, con la possibilità di inserire sul ramo di crossover del tweeter una resistenza interna. Questa è, a mio avviso, una saggia maniera di adattare il bilanciamento tonale del diffusore alla sala d'ascolto, all'impianto cui esso è collegato e ai gusti dell'utilizzatore. Non necessita di orribili controlli di tono sull'amplificatore (lasciate inalterato il vostro orgoglio aufiofilo!), ed è certamente poco dannoso, visto che l'inserimento della resistenza è stato previsto in sede di progetto del crossover.
Più fabbricanti di sistemi di altoparlanti dovrebbero fare così, ma, a quanto mi consta, solo Magnepan (per tutti i modelli) e Tannoy (solo per alcuni) seguono questa via.
Mentre anche il meno esperto degli autocostruttori saprebbe inserire facilmente resistenze o bobine nei morsetti diretti al tweeter di ogni cassa predisposta per il bi-wiring...
Ho condotto il test fuori della mia solita sala d'ascolto (comunque in un ambiente noto) e l'impianto non era il mio solito Michell/Rega/Quad. Abbiamo invece usato alcuni amici vecchi e nuovi:
Il software usato compendeva alcuni dei miei dischi test principali, nonché qualcosa di nuovo. "Under The Pink" di Tori Amos, "Unplugged" dei 10000 Maniacs, "Inspired by Bach" degli Yo-Yo Ma's, "The Collection" di Mary Black, ed infine "The Visit" di Loreena McKennitt. Sembra che non mi andasse di sentire hard rock o new wave. Però faceva caldo...
Questa non è una cassa facile. Per i principianti, gli alti sparati "a palla" sono insopportabilmente brillanti. Zittendoli con uno smorzamento medio si ottiene un gradevole bilanciamento tonale. Se inserite le resistenze per l'attenuazione massima buttate via elementi preziosi come aria e dettaglio, Perciò, solo la posizione mediana suona bene. Ma anche così c'è sempre una traccia di durezza nelle voci e di scarso controllo sulle sibilanti. Ci potete lavorare su, ma, in fin dei conti, ciò indica che le Concert 11 richiedono un grosso sforzo nell'accoppiamento con l'impianto e la sala d'ascolto, ed alla fine rischiate di ritrovarvi ancora un suono *nervoso*.
Ma fornite loro il giusto grado di attenzioni, piazzatele ad 1 metro dalla parete posteriore, e sarete ricompensati con un basso ed un medio molto neutri, molto aperti, serrati e controllati. Infatti, il livello del dettaglio e la totale assenza di colorazioni in queste zone dello spettro erano migliori delle mie stesse elettrostatiche.
Un buon esempio ci viene dalla registrazione dei Ma: è un assolo di violoncello che il mio impianto (grazie alla sala che assorbe un buco a 200 Hz) riproduce piuttosto sottile e non naturale, un po' incompleto.
Con le casse Jamo grandi, lo strumento semplicemente era lì, con tutto il suo corpo, le corde, l'archetto, qualche volta le dita di Yo-Yo Ma che sbattevano contro il legno, e una dinamica naturale, potente. Abbastanza meraviglioso.
E c'è di più: queste casse mostrano il loro carattere consistentemente lungo tutto l'intervallo dinamico. Se volete fare chiasso, loro semplicemente lo fanno senza battere ciglio. Le musiche con grosse masse di strumenti, o i crescendo suonano oltremodo composti ed aperti; le diverse linee melodiche e ritmiche si librano libere nello spazio attorno ai diffusori.
Forse un pelino troppo libere, però. E se anche Tori Amos e Mary Black sono andate bene,
i 10000 Maniacs si sono rivelati come solo una mediocre registrazione.
Il che ci porta ad un altro punto.
Col mio impianto la maggior parte della mia musica suona bene. Mentre le Jamo ti fanno scegliere il software, scartando i dischi men-che-perfetti, il che
non è proprio il compito di un impianto musicale!
© Copyright 1998 Werner Ogiers - www.tnt-audio.com
Traduzione: Carlo Iaccarino