La prima preoccupazione quando mi accingo a ricercare qualcosa è quella di predisporre me stesso all'innoquità, stato dell'essere che permette di interagire onestamente, al di fuori da pregiudizi di sorta e da atteggiamenti critici tanto spesso poco costruttivi.
L'impostazione mentale rivolta verso il *pensiero positivo* aiuta
inoltre nell'opera di ricerca, finalizzando la stessa all'estrazione delle qualità in essenza che, grazie allo *scambio* che intercorre tra ascoltatore ed ascoltato, possono essere dinamizzate sino a raggiungere lo stato della manifestazione.
In quest'ottica di lavoro non mi preoccupo da principio di cercare quegli interfacciamenti così immediati che possono condurre subito a valutazioni positive sin dai primi dieci secondi d'ascolto, preferisco invece, conoscendo del resto le possibilità del prodotto che vado a provare, scegliere delle elettroniche dall'innegabile equilibrio timbrico e con un prezzo che sia rapportabile equamente all'insieme.
Ho scelto, fidandomi anche dell'intuito naturalmente, come sorgente digitale il lettore di CD della italiana LECTOR, il CDP 3T, un due telai con stadio d'uscita a valvole e l'ancora italiano amplificatore integrato valvolare GRAAF *Venticinque*.
Se niente esiste in isolamento ed è vero che un *Continuum* unisce
tutto ciò che si manifesta nell'universo, è altrettanto vero che noi si ha bisogno di collegare questi tre apparecchi tra loro.
Tra amplificatore e diffusori ho utilizzato il FURUKAWA FS 15S, due soli conduttori in rame solid-core, di cui rimpiango la cessata importazione, invece tra lettore CD ed amplificatore ancora lo stesso FURUKAWA, da me arbitrariamente assemblato e presentato qui con la consapevolezza di non potermi riparare da critiche che potrebbero essermi mosse da chi per abitudine, tutto il mio rispetto, è avvezzo a fare valutazioni riferendosi prima ai parametri elettrici e solo in seguito a quelli d'ascolto.
Le elettroniche sono ospitate da un tavolino a tre ripiani dell'ancora
nostrana GM AUDIO.
I Monitor Audio Studio 12 sono dei diffusori a torre dell'altezza di circa 95 cm., la loro linea snella e la finitura in legno naturale di colore rosso, sapientemente dipinto nelle venature dalla natura stessa, comunicano, anche solo alla vista, un notevole senso di equilibrio, da cui il nostro centro deputato all'elaborazione del senso estetico non potrà che ricevere grande soddisfazione.
Asportando la mascherina ricoperta di tela nera appariranno sulla parte superiore due woofers da 13 cm. in lega di alluminio e magnesio, in sandwich ceramico, e tra loro l'ormai famoso tweeter dalla cupola in oro, il Gold dome driver.
L'immagine generale quasi non è quella di un diffusore acustico ma quella di un prodotto di alta ebanisteria classica.
Scelgo di non descrivere l'ambiente d'ascolto perchè credo che in qualsiasi situazione si possano ottenere dei buoni risultati, tutto dipende dalla personale disposizione alla sperimentazione.
è sicuramente utile nella costruzione del suono, oltre naturalmente al tempo da dedicare al posizionamento dei diffusori e alla determinazione del punto d'ascolto, fornirsi di alcuni oggetti, spesso di uso comune e non all'Hi-Fi dedicati, di costo non rilevante, se si fa eccezione forse per i tappeti, almeno quelli Orientali... (vedi TNT/Tweakings).
Il tempo che dedico all'ottimizzazione dell'impianto è necessario anche al riscaldamento delle elettroniche, ho bisogno di circa due ore per ogni nuova configurazione, tempo che negli anni va sempre riducendosi, forse sto imparando a trasformare l'esperienza in significati permanenti?
Non ho dimenticato di parlare di qualcosa, ho solo scelto di trattarlo per ultimo e lo farò ora e ampiamente durante la prova stessa.
A che mi riferisco? Ma alla Musica naturalmente !
Mi siedo comodamente in poltrona e ora che il sistema è sufficientemente a punto mi dispongo al rilassamento.
Cerco di liberare la mia mente da preoccupazioni passate o future e mi
accingo a dedicarmi con tutto il mio essere solo e semplicemente a ciò che ho deciso di fare, godere ogni istante della musica...
Inizio col primo disco: Vivaldi, Concerto in Sol maggiore RV532 per due mandolini, archi e clavicembalo - I Solisti Veneti, Scimone - ERATO.
Inserito il dischetto premo il Play del, devo dirlo, non comodissimo
telecomando del lettore CD e vengo raggiunto dalle prime note.
L'Allegro introdotto dal *Tutti* mi trasporta immediatamente in un altro tempo,in un atmosfera quasi ludica, da cui delicatamente emerge il fraseggio dei due mandolini che decisamente si proiettano verso di me per apparire posizionati almeno tre metri più avanti rispetto al resto degli strumenti.
Uno a sinistra e l'altro a destra, portano avanti un dialogo a due che si conclude con l'unisono e con la conferma decisa del Tutti.
L'Andante costituisce una forte parentesi introspettiva, è chiaro e immediato il cambiamento emotivo, solo il pizzicato dei violoni sostiene le melanconiche melodie proposte dai solisti, di cui si riesce ad apprezzare il differente tocco seppur nell'uniformità dello stile.
L'Allegro conclusivo riporta all'emozione iniziale, arricchita un po' dal fraseggio, una modulazione superiore trasporta anche me un po' più in alto, per rituffarmi poi nelle profondità dell'inconscio con un inaspettato intervento in minore, quasi a voler ripescare le emozioni più antiche; da qui dolcemente riemergo sino ad essere illuminato dal sole più vivo, sino ad una felice conclusione in cui tra me, l'organico strumentale e Vivaldi non si percepisce più alcuna differenza...
Faccio qualche respiro profondo, quasi a voler resettare la memoria emozionale, passo al secondo ascolto:
Johann Sebastian Bach - Triosonata nr.5 in DO maggiore, Largo.
All'organo Karl Richter - Deutsche Grammophon.
Consiglio Karl Richter organista a chi sa come la musica possa interagire con i centri emozionali, il suo modo di rapportarsi al tempo e la scelta dei registri rendono estremamente facile al corpo emotivo vibrare in simpatia con le stesse note.
Il Largo della Triosonata nr.5, almeno così interpretato, rappresenta per me un meraviglioso esempio della comprensione del microcosmo, ogni nota, nella sua individualità, diventa un universo in espansione, senza che si perda però la visione macrocosmica più ampia, che trasporta dolcemente la totalità, secondo un rapporto di necessità reciproca.
Le suggestioni che quest'esecuzione è capace di evocare raccontano delle dolci pianure dell'astrale, di boscaglie in fermento nella notte, animate da strani esseri tremanti di compassione, e il cuore di chi ascolta sembra muoversi tra loro, partecipe di una totale comprensione...
Terzo ascolto, Telemann, 12 fantasie per flauto barocco, Enrico di Felice, Stradivarius.
Il suono del flauto è sicuramente più antico dell' uomo, almeno se si intende per uomo quello che si manifesta sulla terra in forma fisica, basta pensare al vento che soffia sulle canne, in qualche palude dell'Era primordiale...
Cosa deriva da ciò? Che l' uomo inventando il flauto non ha fatto che
imitare la Natura, che già spontaneamente creava la sua musica.
E come questa musica parlava all'uomo dei misteri del creato, così l'uomo pensò di adattare a sè questo sistema per poter a sua volta raccontare al mondo dei propri misteri, di quelli più profondi, che parevano emergere insieme al respiro...
Non oso parlare di ciò che questo giovane flautista comunichi perchè ritengo essere estremamente personale e individuale l'interpretazione che ciascuno possa fare di questo tipo di messaggio, leggero come l'aria stessa ma capace ad un tempo di risvegliare le passioni più profonde.
Quarto volo sulle ali dell'emozione, Daniel and the Lions, il mitico cd della Foné, New York's Ensemble for Early Music - Renz.
Qui si opera una trasposizione completa di spazio e tempo, regolare
accuratamente il volume (attenti alla dinamica della traccia nr.10) e
mettersi comodi, possibilmente con una luce soffusa, nient'altro da fare se non lasciarsi andare e far si che l'emozione sia libera di creare.
è facile immergersi in questo dramma liturgico, le immagini che
l'emozione crea sono tremendamente reali, narrano di re, di guerre, di
misteriose profezie, la fossa dei leoni, l'Angelo, il Cristo sulla
Terra...
Non è facile ora dare un colpo di spugna alla mia emozione, devo
respirare profondamente e a lungo parecchie volte prima di decidermi ad ascoltare il prossimo brano, Abdelli, New Moon, Real Word Record.
Se l'arte è un linguaggio universale e al di là della forma ciò che
riesce a trasmettere è il messaggio, resta da specificare che tuttavia esistono due tipi di Arte, fondamentalmente diversi per risultato :
l'Arte soggettiva e l'Arte oggettiva.
Per Arte soggettiva si può intendere quella che pur comunicando rimanga passibile di interpretazione da parte di chi ne fruisce, per meglio dire, il messaggio che la forma trasmette è mutevole perchè frutto della interazione con la possiblità recettiva del fruitore ; L'Arte oggettiva è invece quella rara forma di manifestazione in cui la volontà dell'artista si è applicata in maniera talmente consapevole da non lasciare spazio all'interpretazione, riuscendo a muovere in ciascuno la medesima emozione.
Abdelli riesce in alcuni brani a trasferire nell'ascoltatore delle
emozioni che si traducono in uno stato quasi ipnotico, come se il
messaggio, trasmesso in forma subliminale, si evolvesse dall'interno
interessando un piano che sfugge alla ragione...
Sesto ascolto, Pink Floyd, A Saucerful of Secrets - EMI - Set the controls for the heart of the sun, A saucerful of secrets.
è quasi incredibile come questi diffusori riescano a risolvere questa
registrazione del 1968, non certo tra le più felici dal punto di vista tecnico, ma capace di tanto quando si passi al piano della pura emozione.
Bastano le prime note e l'attenzione si rivolge all'interno, per liberarsi come in un tuffo nelle sterminate aperture dell' inconscio.
è come volare, ma senza fare distinzione tra chi vola e ciò che
attraversa, alla scoperta di incredibili mondi segreti, dove sentimenti alati risplendono di intimi colori e oceani fiammeggianti si infrangono su rocce ardite, appassionanti associazioni del pensiero informe...
Settima ed ultima evocazione, Dead Can Dance, Into the labirint.
Qui si contatta la magia, ma quella silente, quella che si esplica
anche in ciò che in apparenza può sembrare il più insignificante atto della vita quotidiana, ma non è forse magia la vita stessa, non è manifestazione magica il risvegliarsi ogni mattino, e contemplare il sole che eterno rinasce, per nutrire una natura brulicante di vita?
Questa musica accompagna la coscienza in un viaggio tribale, fatto di
deserti e di rocce, in cui se l'uomo vuole vivere può farlo solo se
offre sè stesso al mondo e di questo stesso mondo accetta i doni,
consapevole del fatto che tutto si muova secondo un piano più ampio
e che qualsiasi azione produca degli effetti, che come modificano il
singolo così pure agiscono sulla totalità.
Le note di questo disco parlano anche dell'altro aspetto del vivere
dell'uomo, di quello in cui non si tiene conto di questa visione che fa di ogni azione uno scambio consapevole, di quel vivere che privilegia la soddisfazione personale, dimentico di essere parte di un tutto in cui tutto si muove...
Ma ecco che un alito di vento, come fosse un sospiro, porta questo
messaggio universale tra le case e i grattacieli delle città, per
nutrire quei poveri cuori che si sentono soli, sperduti nella folla,
tra i loro stessi simili...
Si spegne l'ultima nota nella stanza in cui sto seduto ad ascoltare, ma continua ad essere vivo in me il sentimento che grazie a queste musiche si è potuto risvegliare e che allo stesso tempo si è nutrito; è passato parecchio tempo da quando ho cominciato a sentire, non è stato faticoso, anzi posso dire che è stato un piacere, sono soddisfatto di questa prova, spero di essere riuscito a comunicare qualcosa anche a chi mi ha accompagnato in questa esperienza che ho cercato di tradurre in parole, consapevole che la mia ricchezza sia anche quella degli altri...
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