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Van Medevoort EE 150 - sistema ibrido elettostatico

[English version]

Prodotto: EE 150 diffusore ibrido elettrostatico
Costruttore: Van Medevoort - Olanda
Prezzo: 4500 Euro + IVA
Recensore: Geoff Husband

Introduzione

Coloro che hanno seguito la mia serie di prove sui diffusori, avranno notato che ho cercato di evitare i classici sistemi a "cassa", interessandomi invece di progetti più particolari. Così, abbiamo avuto kits, minidiffusori, TQWT's, trombe, linee di trasmissione ed ora, finalmente, elettrostatici.
Aggiungo che i diffusori sono dispositivi con una forte personalità, e che le mie recensioni non si concentrano sulle prestazioni pure, ma tendono a rilevare i lati positivi e negativi che si evidenziano con il mio impianto e con la mia sala d'ascolto. Non sono quindi filippiche sui loro pregi. Chi è abituato alle recensioni "soft" delle riviste cartacee, è bene che tenga in mente queste cose.

Cos'è un elettrostatico?

Il 99% (Ok, sto tirando ad indovinare...) dei diffusori in commercio fanno affidamento ad un driver dinamico, in altre parole un cono guidato avanti ed indietro da un "motore" consistente in un magnete ed una bobina. In pratica, un motore lineare a corsa corta. Questi dispositivi possono costare da pochi centesimi agli oltre 1000 Euro richiesti per alcuni altoparlanti esoterici a banda estesa, ma utilizzano tutti lo stesso principio. Alternative ce ne sono, come ad esempio i Manger (provati qui su TNT-Audio), i tweeters al Plasma eccetera, ma solo un sistema si è guadagnato una solida posizione nel mercato dei diffusori (e delle cuffie): quello elettrostatico.

Vi siete mai strofinati un palloncino sui capelli per poi attaccarlo al soffitto? Rimane attaccato perchè il palloncino ha acquisito una carica elettrostatica, che lo fa attrarre le cose caricate con segno opposto (ad esempio il soffitto). È una forza debole e viene da pensare che, confrontata con la notevole potenza espressa da un grosso complesso magnete/bobina, non sarebbe utilizzabile.
Ma la Quad, più di 40 anni fa, la mise in commercio con la favolosa ESL57. Utilizzando una sottilissima membrana di materiale plastico (mylar) e dandogli una carica, per poi scaricarla, si poteva farla muovere avanti ed indietro. Pilotata da un segnale musicale, produceva dei suoni ben udibili. Nel caso dell'ESL57 la membrana era grande quasi un metro quadrato, quindi nonostante il fatto che la forza fosse debole ed i movimenti limitati, riusciva a smuovere una quantità d'aria sufficiente a produrre adeguate pressioni sonore.

Ma perchè mai ci dovrebbe interessare? Bè, la membrana è molto, molto sottile e quasi senza peso, quindi parte e si ferma come null'altro (e pongo l'accento su NULLA). La risposta ad un impulso è immediata e poi si ferma senza avere oscillazioni. Facendo il confronto, un normale driver ha bisogno di più tempo per accelerare in avanti e prima di tornare nella posizione di partenza oscilla un paio di volte.
I soli drivers che avvicinano queste prestazioni sono quelli leggerissimi a banda estesa, provvisti di gran complesso magnetico, come i Lowthers, i Loth-x ed il Manger.

L'altro grosso vantaggio è che l'elettrostatico è un vero driver planare, cioè tutto il diaframma si muove contemporaneamente e non ci sono ritardi nel movimento delle altre parti dell'altoparlante.
Con un driver dinamico convenzionale, il centro del cono è il punto dove è applicata la forza motrice e le forme d'onda si propagano verso il suo esterno, come i cerchi nell'acqua di una pozzanghera ove sia stato lanciato un sasso. Ciò provoca ritardi nel dominio del tempo e vari effetti indesiderati dovuti alla flessione del cono attraversato da queste onde. Il puro moto a pistone è un'invenzione dei pubblicitari, non può esistere in un altoparlante dinamico, anche se vi raccontano che il cono è rigidissimo...

Per ultimo l'elettrostatico, essendo un diffusore planare, non ha bisogno della cassa. Quindi tutti i problemi associati alle casse come risonanze, elongazioni e difficoltà progettuali, sono banditi in un colpo solo.

I lati negativi

Con argomentazioni di vendita del genere, vien da chiedersi perchè ci si preoccupa di costruire qualcosa che non sia elettrostatico. In effetti, i sostenitori dell'elettrostatico affermerebbero che lo svantaggio più grande è il costo e che quindi tutti i diffusori hi-end dovrebbero essere elettrostatici, lasciando all'accoppiata motore+cono la battaglia nella parte media/economica del mercato.

Ah! se le cose fossero cosi semplici...

Un rapido sguardo a qualunque elettrostatico a banda intera, e Quad è una delle poche ditte che li produce, ci rivela che sono dei grandi pannelli rettangolari. La '57 ha le dimensioni di un grosso termoconvettore portatile, la 63 è larga come una porta d'ingresso. Sono, in effetti, dei pannelli piatti, e come in ogni pannello piatto la caduta della risposta sui bassi è determinata dalla dimensione più corta del pannello, al di sotto della quale l'onda emessa frontalmente è cancellata dall'onda posteriore invertita di fase. Quindi per avere un buon responso sui bassi, il pannello deve essere GRANDE. Anche la 63, pur avendo dimensioni quasi mostruose, cede rapidamente sotto i 50 Hz.

Hanno bisogno di essere grandi, e ciò non sarebbe un grosso problema se si potessero usare vicino ad una parete, ed invece no! Un elettrostatico è un "dipolo", che irradia il suono in egual misura sia verso l'ascoltatore sia nella direzione opposta (a fase invertita). Quindi gran parte di ciò che si ascolta da un grande elettrostatico è, in effetti, la riflessione dal muro posteriore.
Questa potrà essere o no in fase, dipenderà dal materiale di rivestimento del muro, varierà maledettamente in intensità secondo la frequenza e dipenderà moltissimo dalla posizione del punto d'ascolto. Ciò sarà molto evidente sulle frequenze basse e mediobasse, dato che queste frequenze sono più facilmente riflesse. Un elettrostatico ben sistemato si vedrà frequentemente collocato ad 1/3 della lunghezza della sala d'ascolto, con una parete posteriore ricoperta da tendaggi... una situazione non ideale in un ambiente domestico. In effetti, un elettrostatico è forse il tipo di diffusore più esigente in termini di collocazione.

E poi c'è il problema della dinamica... nonostante la membrana sia molto leggera e molto grande, non può avere delle grosse escursioni. Quindi non riuscirà mai a muovere la stessa quantità di aria di un grande diffusore dinamico, per non parlare di uno a tromba. Questo limita la gamma dinamica e la massima pressione sonora ottenibile. Nel tentativo di superare questo problema, i fan più incalliti impilano svariate Quad 57...

Tirando le somme, un elettrostatico dovrebbe essere veloce come un fulmine, privo di colorazioni e, grazie alla conservazione delle informazioni relative alla fase, si dovrebbe presentare come una finestra aperta sull'atmosfera e sulla spazialità del pezzo musicale riprodotto. Dall'altro lato, sarà costoso, grosso, molto dipendente dal posizionamento, leggerino sui bassi e mancante di macrodinamica.

In un mondo perfetto dovrebbe essere possibile ottenere il meglio delle due scuole: alcune aziende hanno quindi unito drivers dinamici ed elettrostatici per produrre ibridi.

Il ragionamento dietro questa idea è seducente. Usare gli elementi elettrostatici per coprire le frequenze medie ed acute. In tal modo possono essere più piccoli, la radiazione posteriore consiste solo di frequenze alte che causano meno problemi di riflessione in ambiente, ed i classici vantaggi dell'elettrostatico diventano evidenti. Nello stesso tempo, un corposo sistema per i bassi basato su componenti dinamici fornisce l'impatto e la profondità necessari.

Seducente... ma con un grosso problema. Utilizzare due altoparlanti totalmente diversi, con caratteristiche totalmente diverse rende l'interfacciamento di questi drivers un vero incubo. Ma se si trova la soluzione giusta, i risultati possono essere spettacolari.

La Van Medevoort EE 150

[Van Medevoort  EE 150]

So di aver fatto un lungo preambolo: ho dovuto farlo per spiegare quali compromessi è stato necessario fare nella VM EE150 e come mai il suo "carattere" è così forte...

Costruzione

La EE 150 utilizza una colonna elettrostatica alta e sottile che sormonta una cassa per i bassi. La colonna dispone di un elemento elettrostatico largo circa 3 cm. Questo ci dice subito che l'elemento è stato progettato per lavorare sui medi e sugli acuti, lasciando i bassi ed i mediobassi alla cassa.

La cassa per i bassi è attiva, in ognuna l'amplificatore pilota due altoparlanti da 6"con il foro di accordo che guarda verso il basso. Dato che uno degli altoparlanti è nascosto nella cassa, sembra che VM abbia utilizzato una sorta di configurazione passa-banda: sistema che, se correttamente realizzato, offre un buon un taglio sui bassi, anche se credo che il crossover elettronico faccia la sua parte di lavoro.

La finitura è perfetta, ma dal design molto "professionale": gli altoparlanti sono protetti da una retina metallica, la finitura sembra una sorta di vernice plastica un po' rugosa. Tutto questo, abbinato ad uno schema di colori molto simile al "bianco-computer", le fa sembrare più un sistema di altoparlanti per PC di alto livello che un diffusore domestico hi-fi. Nella mia casa in sasso vecchia di 300 anni, l'effetto è stato simile a quello di mettere delle fasce bianche in plastica sulle gomme di una Bentley anteguerra! In una sala d'ascolto più moderna possono certo far miglior figura, ma qui la prima reazione di Kate è stata: "Bene, non staranno di certo nel mio soggiorno!".
Dire WAF negativo non descrive adeguatamente l'effetto... Le colonne superiori possono essere orientate verso l'ascoltatore, indipendentemente dalla cassa sottostante, ma paiono così strane in quella guisa che non mi son dato pena di mostrarlo a Kate...

In uso

L'imballo è eccellente: è lavoro di un attimo estrarre gli elementi elettrostatici ed imbullonarli alla cassa per i bassi, utilizzando la chiave in dotazione. I bulloni corrono lungo tutta la cassa e sono serrati nella sua parte inferiore.

Una lamentela... sono diffusori alti e stretti. Hanno anche una base liscia senza inserti per eventuali piedini o punte. VM raccomanda appunto coni o punte, estratto dal foglio istruzioni leggo: "Il posizionamento su punte è obbligatorio per la stabilità". Trovo la loro assenza sconcertante.
Comunque sia, mettendo i coni o le punte la base di appoggio si restringe ulteriormente. Il risultato è il diffusore più instabile ch'io abbia mai provato. Questo non è un problema dal punto di vista della qualità sonora, è l'impronta fronte/retro che è critica: se avete moquette o tappeti, bimbi piccoli, animali domestici o anche forti correnti d'aria (OK, sto esagerando... un po') sarete costretti a raccogliere le VM con monotona regolarità. [Van Medevoort  EE 150]

Ho dei bimbi piccoli e le VM sono così instabili che sono stato costretto a trovare una soluzione. Alla fine ho utilizzato una lastra di granito, "incollandogli" sopra il diffusore con grosse porzioni di blue tac. Il risultato è stato ottimo, sia dal punto di vista delle prestazioni sonore sia da quello dell'aspettativa di vita del diffusore... VM dovrebbe fornire un'estensione della base del diffusore, dedicata alla gente normale... (*Il costruttore è in forte disaccordo su questo commento).

Risolto questo piccolo problema, ho collegato le alimentazioni dei diffusori - è un modello attivo, dopotutto - e ho connesso il tutto al mio impianto.

Il suono...

Quando tutto è a punto, questo è uno dei diffusori più aperti, dettagliati e privi di colorazione ch'io abbia mai avuto il piacere di ascoltare. Ma alle brutte, possono essere un vero disastro.

Spero che VM mi voglia perdonare se comincio con le cose negative, ma le EE 150 sono così peculiari e bisogna capire la filosofia che ci sta dietro. Non è impossibile che possiate essere coinvolti in una dimostrazione dove le VM suonano male, e questo non renderebbe loro giustizia...

Provo a trattarle come normali altoparlanti, le inserisco nel mio sistema, do loro 60 cm di spazio nella parte posteriore e mi metto nella mia tipica posizione d'ascolto. Gli aggiustamenti fini li lascio per dopo. Che incubo. Un'orribile invasione di bassi rimbombanti copre il lavoro della parte elettrostatica. Lenti e confusi, con risonanze che raggiungono le medie frequenze e completa assenza di note veramente basse. Suonano come un subwoofer economico per home-cinema col volume troppo alto. Mamma mia!!!!

Non c'è ragione di proseguire in queste condizioni, non ha senso valutarle con vari dischi perchè il suono è così terribile che piuttosto ascolterei con un grosso e potente stereo portatile.

Tutti questi problemi derivano dal posizionamento in ambiente. La porta del reflex "spara" verso il basso e gli altoparlanti per le frequenze gravi sono vicini al pavimento: l'interazione di quest'ultimo con i drivers è quindi molto più marcata, rispetto a quella di un diffusore da piedistallo che ha il woofer ad un metro da terra. La mia sala d'ascolto ha delle tipiche risonanze pavimento/soffitto e nessun diffusore le aveva mai eccitate come queste VM. Metto un tono a 200 Hz: camminando nella stanza lo sento sparire o rimbombare. Il suono diretto è cancellato o esaltato da queste risonanze. Altri diffusori hanno evidenziato questo fenomeno, ma nessuno in modo così marcato.
Nella mia normale posizione d'ascolto, il suono è completamente falsato. Aumento la mia distanza di circa un metro e l'equilibrio migliora, ad un metro e mezzo il suono diventa asciutto ed aspro. Interessante notare che il miglior equilibrio si trova alla distanza raccomandata dal costruttore: immaginate un triangolo isoscele, data a X la distanza tra i due diffusori il miglior ascolto si ha ad una distanza di 1,5 X. Una volta scoperto ciò, risulta evidente che le VM non sono molto sensibili alla distanza della parete posteriore, anche se il miglior risultato si ottiene collocandole a circa un metro da essa.

Tutti i commenti sulle prestazioni delle 150 si riferiscono al punto ideale di ascolto. In qualunque altra posizione, il suono varia da mediocre ad orribile.

I lettori più affezionati sanno bene che sono un fan dei Nirvana. Ciò comporta una riproduzione piuttosto violenta ma c'è un album, l'MTV Unplugged, che è molto diverso... In questo caso "unplugged" forse significa "niente mega banco mixer", dato che ci sono comunque strumenti elettrici. È però un album intimista e delicato, strano come un avvenimento tipicamente commerciale permetta di dare uno sguardo più profondo al gruppo e, su un livello più superficiale, al carattere dei suoi componenti.
Con le VM si è portati al centro di quel piccolo studio di registrazione. Ti danno proprio quel senso "dell'essere lì", a tal punto che a volte ci si sente come intrusi, potendo sentire i pacati dialoghi dei musicisti. Solo due volte ho sentito una cosa del genere, con le Loth-x Polaris e con le cuffie stereo. Le prime erano molto vicine alle VM ma c'era come un velo tra me e gli artisti. Nel secondo caso, il dettaglio e la penetrazione erano molto simili, ma i tipici limiti d'immagine dell'ascolto in cuffia impedivano la sensazione dell'essere presenti all'evento.

Più di una volta, ascoltando varie registrazioni, mi sono sentito profondamente coinvolto dalla musica e dal missaggio. L'idea della "finestra aperta" sull'evento sintetizza bene la sensazione. L'effetto non si manifesta solo col maggior spessore delle voci d'accompagnamento, ma anche sull'identificazione di tali voci e degli effetti generati in studio. Talvolta un artista lavora in sovraincisione (Bowie lo fa spesso), talaltra lo fa un session man, ma le VM mettono subito a nudo questi trucchetti.

L'immagine è buona senza essere sensazionale: da una sorgente così priva di colorazione mi sarei aspettato qualcosa in più, considerando anche le ottime prestazioni ottenute altrove. "Seeds of Love" dei Tears For Fears ha molti effetti generati in studio, e con le VM si scoprono subito, ma la profondità artificiale così generata è stata meno evidente che con le Cabasse Sloops, anche se l'ampiezza del fronte sonoro è risultata più o meno uguale.

A livelli di ascolto moderati lo standard è decisamente alto, anche in termini assoluti. Ma se il volume aumenta, il delicato equilibrio tra gli elementi elettrostatici ed il basso diventa meno riuscito: la cassa dei bassi aggiunge colorazioni sullo spettro di frequenza dei mediobassi, sporcando il lavoro dei superlativi componenti elettrostatici. Forse i limiti dinamici di questi ultimi sono superati dalla sezione bassi. Spesso si può controllare il fenomeno spostando leggermente la distanza d'ascolto... un tweak decisamente raffinato!

Con musica che non mette alla frusta la dinamica, come ad esempio "Take Five", è impossibile trovar difetti all'integrazione dei componenti. Il piano di Dave Brubeck è molto liscio, anche se forse i piatti mancano leggermente di brillantezza. Le voci femminili sono deliziose, con Ricky Lee Jones riprodotta al meglio, ma i Baritoni possono dare qualche perplessità perchè evidenziano a volte la zona d'incrocio dei componenti.

Nella parte bassissima dello spettro questi diffusori paiono un po' "leggeri", ma dato che oltre questo punto la risposta è così lineare la cosa non deve preoccupare. Forse solo i fan dei concerti d'organo potranno prendere in considerazione un sub, per rinforzare l'emissione al di sotto dei 40 Hz.
Per il resto di noi il basso è veloce e controllato anche se non arriva alle vette segnate dalla Loth-x Polaris, peraltro ancora più "leggera" in quella banda di frequenze.

Raggiungere l'impossibile?

VM ha scelto di provare ad integrare il driver più accurato e privo di colorazione ad una sezione bassi in bass-reflex, anche se di alta qualità. Non solo, hanno cercato di farlo lungo tutto l'arco di frequenze, a tutti i volumi eppergiunta in una stanza. E hanno fallito. PER FORZA!!! Quando il volume sale, il carattere della parte dinamica cambia inevitabilmente in modo diverso da quello dell'elettrostatico.
Il primo guadagna sempre più risonanze man mano che la cassa suona più forte, il secondo resta perfetto finchè raggiunge i suoi limiti dinamici. Allo stesso modo, l'interazione dei due drivers con la stanza è inevitabilmente diversa. L'abilità sta nel bilanciare i compromessi, in modo che per la maggior parte del tempo e per molti generi musicali questi compromessi non si facciano sentire. E la VM c'è riuscita, a discapito del fatto che il loro posizionamento risulta piuttosto critico. La mia sola perplessità, oltre già citato discorso relativo alle punte, è che sarebbe meglio avere un controllo di livello sull'unità dei bassi. Potrebbe rendere l'integrazione più facile: il sistema è già attivo, ed un'implementazione del genere sarebbe facile ed economica, no?

Conclusioni

Ci sono in giro tanti bass reflex che costano la metà delle VM, e sarebbero perfettamente adeguati (e oltre...) per molte persone. Per giustificare un prezzo così elevato, un diffusore deve fare certe cose eccezionalmente bene, anche a prezzo di essere considerato "difficile". È la verità non detta dell'hi-end, dove spesso alcune caratteristiche sono sacrificate per avere la perfezione da un'altra parte: le trombe sono un esempio classico.
Le VM fanno cose, in particolare relative alla grande trasparenza, meglio di ogni altro sistema non elettrostatico. Richiedono una catena di alta qualità, ed oltre a questo un impegno, un'attenzione non comuni.
Sono diffusori da vero Audiofilo, da uno che possa dedicare un'intera stanza al suo impianto, che non si cura di doversi sedere in un particolare punto e di ascoltare ad un volume ben determinato. Ad un individuo del genere, nella sala d'ascolto le VM offrono definizione, dettaglio e trasparenza tipici di una cuffia. Ma se la vostra stanza è solo un salotto dove l'hi-fi è una semplice ospite, forse è meglio che guardiate altrove.

Postscriptum

Il periodo di recensione si è inaspettatamente esteso, ed ha coinciso con l'installazione di un secondo impianto nella mia camera da letto. Questa ha le stesse dimensioni del salotto, 6x4,5 metri, ma ha pavimento ed arredi molto diversi. Qui ho utilizzato, al posto dei miei Audion da 30 W, un amplificatore SE da 8 W con 300B. In quell'ambiente, le limitazioni sul volume sono meno importanti. L'effetto è parso più asciutto, gran parte del rimbombo dovuto ad errato posizionamento è scomparso, la presentazione è parsa più "leggera".
L'immagine si è rivelata superiore rispetto al sistema principale, ed il suono si è tinto di una particolare bellezza. Si è persa, però, un po' di autorevolezza. La breve esperienza ha confermato la mia impressione che le VM EE 150 sono un ottimo sistema, le cui prestazioni dipendono molto dalla stanza e dal corretto posizionamento. Citando erroneamente la "ragazza col ricciolo", "Quando sono buoni sono molto, molto buoni, ma quando sono cattivi sono davvero orribili" :-)

* So che le '63 sono molto più complesse, ma non era questa la sede in cui approfondire...

Sistemi utilizzati

  • Analogico: Michell Orbe SME IV/Dynavector XV-1
  • CD-player: Micromega Solo.
  • pre: Audion Premier2,
  • finali: Audion ETPP EL34 Monoblocks.
  • Cavi: FFRC, LAB47 and Cabasse speaker cables. DIY silver interconnects.
  • Casse: IPLS3mtl, Cabasse Sloops, IPLM3.

    Dischi test utilizzati... - Killers

© Copyright 2002 Geoff Husband - https://www.tnt-audio.com

Traduzione italiana: Davide Baldini

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