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Autore: Lucio Cadeddu - TNT-Audio Italia
Pubblicato: gennaio, 2025
Abbiamo parlato tante volte dei tentativi di superare l'audio stereofonico con algoritmi di spazializzazione del suono. L'ultimo in ordine di tempo è il DeepStereo(1), una tecnologia innovativa che si propone di realizzare un sogno dell'industria musicale da 50 anni: immergere gli ascoltatori in un paesaggio sonoro, indipendentemente dai componenti utilizzati. Il motto, accattivante, è “The Stereo is Dead, Long Live DeepStereo!” Sarà, lo vedremo.
DeepStereo mette insieme un formato innovativo e uno strumento all'avanguardia per trasformare qualsiasi file mono o stereo in un'esperienza audio immersiva 3D di alta qualità. Sarà compatibile con tutte le cuffie, altoparlanti e soundbar. Realizzato da Music Unit, pioniere dell'innovazione audio, e dallo spin-off LESON il DeepStereo punta a “democratizzare” (così dicono loro) l'audio immersivo, svincolandolo dalla dotazione audio di ogni ascoltatore.
Julien Chirol, co-fondatore di Music Unit e LESON, afferma: “Siamo orgogliosi di svelare DeepStereo al CES 2025. Questa tecnologia offre ad artisti e produttori un modo senza precedenti per creare paesaggi sonori 3D. Ad esempio, gli artisti possono posizionare con precisione strumenti ed effetti all'interno di uno spazio tridimensionale, aggiungendo profondità e dettaglio alle loro composizioni. Ciò consente agli ascoltatori di sentirsi connessi in modo unico alla musica, come se fossero avvolti dal suono.”
Secondo Music Unit e Leson, il DeepStereo immerge gli ascoltatori in una bolla acustica paragonabile a un'esibizione dal vivo. Questa esperienza istantanea, coinvolgente e di qualità senza precedenti offre paesaggi sonori naturali e fluidi in qualsiasi ambiente. Migliora il coinvolgimento e l'impatto emotivo, trasformando ogni sessione di ascolto in un'esperienza completa. Non solo, ma DeepStereo trasforma anche l'ingegneria del suono dal vivo. Incorporando l'audio spaziale nei concerti, gli ingegneri del suono possono creare ambienti 3D che amplificano le esperienze sonore del pubblico.
Come funziona? La creazione di contenuti in DeepStereo si basa sulla tecnologia binaurale My Bee Knows brevettata di Music Unit, che si distingue per la sua capacità di preservare la qualità del segnale originale, rendendolo compatibile con qualsiasi dispositivo di riproduzione, siano essi cuffie o altoparlanti. La sintesi binaurale imita l'udito naturale, in cui ciascun orecchio percepisce il suono con lievi differenze temporali e tonali. La riproduzione artificiale di queste “funzioni di trasferimento” induce il cervello a percepire la spazializzazione virtuale di un suono che originariamente ne era privo.
DeepStereo è il risultato di 12 anni di collaborazione tra LESON e prestigiose istituzioni francesi, tra cui il CNRS, l'École Polytechnique e il Conservatorio di Parigi. Il DeepStereo è già adottato dalla Cité de la Musique per la produzione e distribuzione di contenuti audiovisivi. È anche integrato nelle cuffie Sonic HR 6DoF di NOUS Digital utilizzate nei musei ed è attualmente in prova presso Radio France.
Consentitemi qualche riflessione. Sembra tutto molto bello ma, in tutta sincerità, questa tensione verso la spazializzazione e le bolle (balle?) sonore io non la capisco. Quando vado a un concerto acustico, gli strumenti sono DI FRONTE a me, non sono circondato da violoncelli, violini o contrabbassi. Se ascolto un pianoforte, lo vedo e lo sento davanti a me, a meno che non mi ci sieda sopra. La stessa cosa può dirsi per solisti e cori. E la musica elettrificata? Qualunque palco dove suona una band sarà di fronte a me e non intorno a me, a meno che il gruppo non preveda già la creazione di una sonorità live avvolgente tramite diffusori posizionati in maniera strategica. Quindi...di cosa si parla esattamente? Forse di rendere un po' meno inscatolato l'ascolto in cuffia o con gli altoparlanti desktop di un PC o notebook; di rendere più coinvolgente l'audio di un film o di un videogioco, forse. I signori di DeepStereo però parlano espressamente di audiofili dichiarando “morta” lo stereofonia e qui, purtroppo, casca l'asino perché la realtà sonora non è immersiva, ma sostanzialmente frontale. E, come sanno bene gli audiofili, il bello è ricostruire in casa il palcoscenico tridimensionale che si avrebbe in un evento reale, un palcoscenico che si sviluppa però di fronte all'ascoltatore, mai intorno ad esso.
(1) Il termine Deep Stereo (scritto staccato) apparve per la prima volta sulla rivista italiana Audioreview nel gennaio del 2015 (link), come tentativo di aumentare l'informazione spaziale estratta da un segnale stereofonico, tramite tre canali audio.
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