Prodotto: Tutti i prodotti audio: sorgenti, amplificatori, diffusori e l'interfaccia orecchie-cervello
Prezzo: Il vostro piacere nell'ascolto musicale
Linea elettrica & cavi: possibile ma improbabile
Supporti/piedini: Oh sì, anche questi
Ipotesi di: Mark Wheeler - TNT UK
Redatto: Estate 2008
Traduzione: Roberto Di Paola
Il mio primo incontro con il concetto di PRaT avvenne intorno al 1974 in un negozio hi-fi ben avviato. Mi fermavo lì dopo la scuola o al sabato e giocavo con i nuovi arrivi; il proprietario probabilmente mi tollerava credendo che in futuro sarei stato cliente o commesso del suo negozio. Qui ho incontrato un rappresentante di una società che conoscevo solo vagamente: aveva avuto una menzione su HiFi News in un'inserzione riguardante lo SME (Plinth System 2000). Quella società era la Linn Products e il vecchio scozzese (forse Michael qualcosa? Illustrava la produzione?) nel tentativo di convincere il proprietario del negozio del fatto che avrebbe dovuto avere anche il Linn Sondek LP12 nella lista dei giradischi, lista che già includeva subchassis dall'aspetto simile come Thorens e AR. Quello stesso scozzese, per la prima volta, presentava a due scolaretti il concetto di "PRaT".
Io non ricordo se in quell'occasione fu utilizzato proprio questo termine, tuttavia, si diede una descrizione e sottolineatura dei suoi caratteri. Tali caratteri furono alcuni tra gli Dei della musicalità che si adorarono quel giorno, in diretta contraddizione rispetto alla pseudoscientifica oggettività dei fumetti hi-fi del tempo.
Da adolescente inglese in una scuola per soli ragazzi, non mi sentivo straniero tra chi le sparava grosse: nella mia scuola ognuno diceva di aver assistito a concerti di gruppi famosissimi, di aver provato droghe e di aver avuto incontri sessuali nella vicina scuola femminile; ovviamente tali attività erano il frutto di una fertile immaginazione piuttosto che di altre fertilità... E le esagerazioni dell'originale modo di vendere dello scozzese suonavano proprio come tali.
In ogni caso, alcune delle cose che diceva avevano avuto riscontro nei nostri esperimenti, e ben più della pseudoscienza divulgata dai fumetti degli anni settanta HiFi News e HiFi Sound. Noi, quindicenni neofiti dell'audio, avevamo riconosciuto alcune delle argomentazioni esposte in quel momento per il fatto che erano basate sul programma di fisica della nostra scuola, come la semplice meccanica Newtoniana. E tuttavia, avevamo anche riconosciuto i toni di chi doveva piazzare degli LP12; ricordo anche come il mio amico Roy e io incoraggiavamo deliberatamente il rappresentante a continuare nella sua opera per un arnese che ci sembrava simile a un Thorens TD150 a una sola velocità. Le poche affermazioni del tizio sull'analisi dei coefficienti d'espansione dell'alluminio, dell'acciaio e della gomma al fine di assicurare la stabilità della velocità a qualunque temperatura operativa sono, purtroppo, le uniche ragioni per cui riesco ancora a ricordare l'evento.
D'altronde, gongolavamo letteralmente all'idea di essere informati sull'avanguardia tecnologica della hi-fi, e si trattava di qualcosa che le riviste del settore ancora non conoscevano. Certe idee sarebbero diventate saggezza tradizionale, ma a quel tempo erano discorsi stravaganti; e noi potevamo vantarci per il nostro intuito precoce. Da giovani quali eravamo, ci sentivamo sufficientemente incoraggiati per il fatto che un professionista dell'alta fedeltà - uno dalla mente aperta - desse peso alle nostre opinioni, e così abbiamo deciso di condividere con lui certe informazioni che avevamo ottenuto conducendo nostri esperimenti con i cavi (da 6mm^2 per l'alimentazione e coassiali per telecomunicazioni utilizzati sia come cavi di potenza che di segnale). La stampa britannica del settore avrebbe scoperto il "mondo" dei cavi diversi anni più tardi. In cambio egli ci suggerì alcuni trucchi per migliorare i nostri giradischi (rispettivamente un Thorens TD150 e un Transcriptors Saturn usati, io avevo comperato il mio Saturn non funzionante per quindici sterline); noi avevamo messo in pratica tali suggerimenti e avevamo percepito dei miglioramenti. Si trattava di rimuovere i passacavi dai nostri bracci SME3009/II-improved e Hadcock Unipoise.
Abbiamo anche seguito il consiglio di quel tale di provare dei mat in feltro dopo che alla Linn avevano capito che il tappetino in feltro liscio (fornito poi con le loro brochure) migliorava le prestazioni del giradischi rispetto a quello originale in gomma scanalata. Quindi il mio amico Roy provò dei mat in feltro e in gomma piana a confronto con quello standard del Thorens TD150 in gomma brufolosa. Io avevo ritagliato un disco in perspex per coprire il piatto del mio Saturn che aveva cinque rigonfiamenti di gomma. L'ho provato con un mat in feltro, senza il mat, con uno standard ondulato e con un sottile foglietto di gomma liscia. In tutti i casi noi percepivamo differenze, il che era un'eresia a quel tempo, almeno In Gran Bretagna. In quel periodo gli inglesi si sarebbero immolati sulla punta del saldatore per provare che nei giradischi contava solo il rumble e il wow & flutter.
Pertanto, musicalità, Linn e l'argomento "PRaT" avevano una certa importanza - per me e il mio circolo di maniaci della musica & hi-fi - in quello che era il tempo dei fanatici entusiasmi adolescenziali, ma cosa significava tutto ciò?
Tra il 1974 e il 1978 ho sentito dare molteplici definizioni del termine PRaT ad opera degli addetti alle vendite dei negozi, dai rappresentanti dei produttori o dai giornalisti audio. Nei primi tempi solo coloro i quali avevano a che fare in qualche modo con Linn o Naim (in seguito con Pink Triangle o Exposure) menzionavano i vaghi parametri, ancora oggi non misurabili, relativi al PRaT, il quale ovviamente era un acronimo...
Dunque per cosa sta la "P"?
Ebbene, oggi è universalmente accettato che
P sta per PACE (passo, n.d.t.),
ma in passato alcuni dicevano che
P stava per PITCH (intonazione, n.d.t.).
Linn faceva soprattutto giradischi (allora il solo prodotto hi-fi), anche se il nostro uomo aveva parlato di un diffusore sperimentale che pareva essere l'unico in grado di mantenere inalterata l'intonazione (delle note, n.d.t.) al confronto con la concorrenza. Si riteneva che la superiorità del Linn LP12, rispetto agli altri giradischi di quell'epoca, era la sua capacità di suonare stabilmente più intonato e dinamico. Essi sostenevano che durante i passaggi più modulati, la richiesta di una maggiore deflessione dello stilo (per generare maggiore elettricità nel sistema stilo/bobina) produceva un attrito maggiore con il piatto del giradischi, il che ovviamente aveva delle conseguenze sulla sua rotazione. Quindi il cosiddetto PITCH rappresentava l'argomento in quel periodo più dibattuto in quella comunità, che più tardi sarebbe stata denominata "flat earth".
Tutti noi eravamo consapevoli dei limiti degli impianti hi-fi nel ritrarre accuratamente il timbro degli strumenti; allora nei negozi dominavano le audiocassette. Anche se io non ne avevo mai portata una fuori dall'auto, avevo sentito, nei negozi, impianti dalle grandi potenzialità mortificati dalla pessima qualità audio che usciva dai riproduttori di cassette. Nessuna piastra di registrazione inferiore alle Nakamichi TriTracer700 o TT1000 hanno mai gestito l'intonazione in maniera accettabile per chiunque, in particolar modo per coloro che hanno conosciuto il suono di un pianoforte dal vivo, specialmente quello del vecchio Steinway all'assemblea scolastica giornaliera. Pertanto, anche se il Pitch era un buon punto di partenza per il fondamento della buona riproduzione audio, oggi per tutti il suo posto è stato usurpato dal Pace.
E ora che Pace è il significato universalmente inteso per la lettera "P" dell'acronimo PRaT, cerchiamo di capire cosa significa. Esso si riferisce alla velocità alla quale un brano è suonato. Tale informazione solitamente è la prima che abbiamo a disposizione subito dopo il titolo del brano, quando leggiamo da uno spartito. In passato, quando si vendevano più spartiti che incisioni ed erano la base sulla quale si stilavano le classifiche musicali (i download sono solo gli ultimi cambiamenti dei modelli di vendita), il titolo poteva essere seguito da un indizio descrittivo riguardante il ritmo e il passo, per esempio "lento foxtrot" per indicare ai musicisti la velocità della danza e al pubblico quali passi potessero andare bene per quella data musica. La velocità era indicata prima come "lento" e il ritmo poi come "Foxtrot". Nell'esempio qui sotto il segno che mostra la semiminima=120 (1/4=120 in alcune culture) indica il moto di questo pezzo. 120 si riferisce a centoventi battiti al minuto o 120bpm. Questo è un marcatore che dice ai musicisti a quale velocità devono impostare il metronomo durante lo studio del brano. In tale grafico del tempo ci sono quattro semiminime (note dalla durata di 1/4) in ogni stanghetta, cosicché per ogni minuto troviamo trenta stanghette; le quali rappresentano la suddivisione verticale del pentagramma.
La "R" in PRaT sembra essere l'unica lettera non ambigua in questo acronimo. Da sempre essa ha rappresentato il termine "Rhythm" (ritmo, n.d.t.), e allora la cosa è abbastanza semplice no?
Beh, purtroppo non è tanto semplice.
Il ritmo è l'elemento costitutivo della musica, esso è la relazione temporale che rende questa forma d'arte diversa dalla pittura o dalla scultura. Il ritmo non riguarda la velocità né l'avanzamento del pezzo; si riferisce, invece, a una relazione che intercorre tra le note e ha a che fare con l'enfasi del movimento.
L'estratto da una trascrizione della parte di contrabbasso di "Stand By Me" - un classico di Ben E King's (che dovrebbe essere noto più o meno a tutti gli abitanti dell'emisfero nord del mondo, per questo lo prendiamo in esame qui) - mostra chiaramente questo. Salvo indicazioni differenti, la prima nota di ogni metro, nel nostro caso quaternario (4/4) è il movimento accentato, il cosiddetto battere (il direttore d'orchestra spesso porterà giù la bacchetta sul battere), nel rock la grancassa spesso suonerà proprio su questo movimento. In Stand by Me la semiminima puntata che apre ogni misura (il La nella prima misura) è accentata. Siccome essa dura un movimento e mezzo (il punto che segue una nota, infatti, allunga la sua durata del 50% qualunque sia la quantità della nota), la nota successiva deve durare mezzo movimento (in questo caso sarà una croma che dura 1/8), essa, legata a una semiminima, fa sì che la durata eguagli quella della nota d'apertura. Questa seconda nota nella misura non cade sul battere, per questo motivo, quando è suonata sembra quasi che esiti. Il ritmo è mutuato dalla Rumba Cubana. Il movimento di chiusura di ogni metro è diviso in due crome che preparano al movimento accentato della misura successiva. Chiedete a chi non è musicista di cantare il riff di basso di Stand by Me; egli comincerà a cantare sul Mi che è la prima croma della battuta conclusiva della prima misura, ma se spostiamo l'accento in tale posizione tutta la vitalità della Rumba cade.
Certi individui sono come insensibili al ritmo come alcuni lo sono all'intonazione. La percezione del ritmo si può apprendere, perciò gli insegnanti di musica incitano i loro studenti a battere le mani a tempo mentre seguono la musica. Nel 1998 ho subito un trauma cranico grave a causa del quale ho perso completamente la percezione del tempo e il senso del ritmo; non riuscivo a distinguere un lettore CD dal mio Linn Sondek se non per la voce. In quel periodo avevo problemi economici dovuti alla mia inabilità al lavoro, e quindi ho dovuto vendere molti dei miei beni compreso il mio giradischi Linn, che per le mie orecchie aveva perso la sua caratteristica fondamentale. A causa di ciò, ho cominciato a capire coloro che non ritengono importante il parametro del ritmo e, in tali circostanze, la correttezza tonale e l'assenza di colorazioni hanno acquisito un'importanza ben maggiore anche per me. L'ascolto di musica a me familiare senza avere un senso del tempo ben sviluppato faceva sì che certe incisioni diventassero le mie preferite. Ho cominciato a studiare il basso per cercare di riacquistare un po' del mio senso del ritmo, sincronia e coordinazione sinistra-destra. Con mia grande gioia, ho avuto successo nel recupero del senso del ritmo e del tempo anche se non sono riuscito a imparare il basso, ma adesso oltre al PRaT pretendo anche la correttezza timbrica e tonale assieme a una bassa colorazione. La ricerca di un giradischi che possieda tutte queste caratteristiche è ancora in corso.
Un negoziante - che oggi si direbbe un membro della comunità del "flat earth" poiché nel suo negozio vendeva principalmente amplificatori Naim ed Exposure con giradischi Linn e Rega - una volta mi disse che la "T" stava per "Tune" (accordatura, n.d.t.. Quel negoziante continuava affermando che si trattava della capacità di separare uno strumento da un ensemble e di seguire solo la sua voce. Egli riteneva che, in tale abilità, gli apparecchi britannici del suo negozio fossero superiori rispetto alla costosa concorrenza d'importazione americana, ma ciò sembrava più importante come bandiera da sventolare piuttosto che un buon consiglio finalizzato a una migliore qualità dell'ascolto. I concessionari Naim - quando fecero il loro ingresso sulla scena dei prodotti audio - insistettero molto su questo punto: i loro impianti permettevano all'ascoltatore di isolare la voce di qualunque strumento in un'orchestra e seguirne la melodia.
Tuttavia, oggi quasi tutti gli altri intendono la T dell'acronimo con il significato di "Timing" (sincronia, n.d.t.). Il Timing ovviamente non è il passo né il ritmo, ma vi ha a che fare: si tratta, infatti, dell'accuratezza con la quale viene riprodotta una forma d'onda che comprende diverse frequenze. Quindi, a chi sta ascoltando musica dall'impianto stereo dovrebbero giungere simultaneamente l'attacco della bacchetta sul piatto della batteria e l'attacco di quella che perquote il timpano; in altre parole, non dovrebbe esserci differenza tra l'ascolto di fronte alla batteria e l'ascolto di fronte ai diffusori. Uno sguardo al grafico di un diffusore monovia dovrebbe rivelare quanto tutto ciò sia complicato già per un singolo trasduttore. Mettere assieme due driver diversi e aggiungere un filtro crossover complica il problema della fase a tal punto, che la riproduzione musicale domestica diventa davvero un compito arduo.
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All'inizio di ogni partitura musicale noi troviamo dei segni che indicano il moto e il ritmo del brano. Tali informazioni sono così importanti per i musicisti, che i compositori le inseriscono proprio subito dopo il titolo del brano e il nome del compositore stesso.
Solo dopo che il senso della velocità (semiminima=120 per esempio) e del ritmo (quattro semiminime, per ogni misura, ritmo standardizzato solo perché è semplice camminare su questo ritmo dondolando le braccia a tempo) si sono fissati nella mente degli esecutori, essi possono imparare la struttura ritmica del brano e quindi il modo in cui, assieme, potrebbero rendere il suo carattere. L'esempio mostrato qui sotto è stato scelto poiché mi è familiare grazie alle assemblee scolastiche, dove ho imparato per la prima volta come suonava veramente la musica, il circolo di Parry per la chiamata di Blake alle rotazioni, forse le rotazioni dei giradischi. Il timing può essere stravolto dalle sorgenti (in particolar modo a causa del jitter di cui soffrono i lettori CD o dalle rotazioni di fase che affliggono le testine), dagli amplificatori (specialmente agli estremi della banda audio), ma soprattutto dai diffusori. Immagino che gran parte del fascino di molti diffusori planari stia proprio nelle superiori prestazioni che essi hanno nel parametro della sincronia. Tale parametro ha effetti, in particolare, sulla capacità di un impianto di ricreare l'illusione di un sound stage convincente impiegando una sola coppia di diffusori. Il termine Stereo, tradotto dal greco, significa "solido"; e la solidità dell'immagine stereofonica dipende dall'accuratezza della sincronia: dai microfoni fino ai diffusori. Quanti ascoltatori hanno notato che molti impianti riproducono i piatti della batteria ben più vicino all'ascoltatore rispetto al resto della stessa batteria? E quanto sarebbero lunghe le braccia del batterista? Questo problema di solito è causato dall'errore di sincronia proprio dei filtri crossover posti tra i trasduttori dei medi (o dei medio-bassi) e i tweeter, ancorché già i trasduttori stessi non possono evitare totalmente tale sfasamento.
Gli elementi del PRaT rappresentano le fondamenta dell'esecuzione musicale. Nella hi-fi domestica essi sono essenziali per apprezzare e godere pienamente della riproduzione audio. Se il vostro impianto domestico è dedicato al home cinema, allora probabilmente per voi non sarànno importanti, tuttavia, TNT-audio.com è una rivista dedicata all'alta fedeltà stereofonica.
Per gli spartiti musicali questi elementi sono semplicemente vitali per ovvi motivi, senza di essi non c'è musica.
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