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Autore: David Hoehl - TNT USA
Pubblicato: Settembre, 2022
Traduttore: Roberto Felletti
With a tone control, at a single touch, Bel canto sounds like Donald Dutch.... --Michael Flanders & Donald Swann, A Song of Reproduction
[La scena: una casa solidamente rispettabile in un sobborgo solidamente rispettabile della classe media, fornito di un impianto stereo solidamente rispettabile nel solidamente rispettabile soggiorno di famiglia, dove al (non necessariamente rispettabile, ma musicalmente onnivoro) figlio della famiglia piace poltrire ascoltando LP che spaziano da Frankie Avalon a Zoink Gang.]
Audiofilo in erba: «Ehi mamma, senti qua! Questo vecchio disco in vinile suona molto meglio se giri in basso la manopola degli alti!»
Mamma (sbigottita): «Cosa? Hai appena detto che hai regolato un controllo di tono?!?!?»
Audiofilo in erba (perplesso): «Uh, beh, sì...?»
Mamma (isterica): «Oh, mio Dio! Come hai potuto?!? Dove abbiamo sbagliato? Pensavo che ti avessimo cresciuto meglio di così!»
Audiofilo in erba (sulla difensiva): «Ma, mamma, così suona meglio.»
Mamma, scandalizzata (ansima, poi severamente): «Giovanotto, aspetta solo che tuo padre torni a casa! Adesso vai in camera tua -- i tuoi privilegi per lo stereo sono revocati, sei in punizione per le prossime due settimane e se scopro che fai streaming di qualcosa sul telefono, sarà meglio che sia porno, non musica!»
[L'audiofilo in erba se la svigna con fare indisponente in camera sua mentre la mamma scoppia in singhiozzi, mortificata.]
Per decenni, le apparecchiature audio hanno sistematicamente incluso mezzi per regolare i bassi e gli alti. Il fondo del fondo del barile è stato raggiunto con un unico controllo etichettato “tono” che enfatizzava la gamma alta tagliando la gamma bassa se mosso in una direzione, e tagliava la gamma alta enfatizzando quella bassa se mosso nell'altra direzione. Più genericamente, erano forniti due controlli, uno per i bassi e uno per gli alti, ciascuno dei quali enfatizzava se mosso in un senso e tagliava se mosso nell'altro. Raramente, poteva esserci un terzo controllo per la gamma media o un piccolo set di cursori a slitta per l'equalizzazione. In ogni caso, il controllo era in posizione neutra (almeno apparentemente), senza alcun effetto, quando veniva posizionato a metà corsa, al centro se a slitta oppure a ore 12 se a manopola. Dall'inizio, gli ascoltatori di musica hanno mostrato una singolare tendenza a lasciarli parcheggiati lì. Appena mezza dozzina d'anni dopo il debutto sul mercato degli LP, l'illustre critico musicale Harold Schonberg disse questo nel suo libro The Guide to Long Playing Records: Chamber and Solo Instrumental Music (New York: Alfred A. Knopf, 1955):
Sorprendentemente, pochi possessori di apparecchi ad alta fedeltà sanno come usarli. Essi insistono, ad esempio, a tenere il controllo degli alti in posizione “neutra”; quello che viene fuori è un suono stridulo che farebbe fremere un tricheco. La posizione “neutra” è un mito. Può andar bene per alcuni dischi, ma per la maggior parte è inutile. I controlli sono fatti per essere usati. Usateli, e non esitate ad armeggiare con i bassi e gli alti per ottenere un suono decente. Molti dischi nuovi sono tagliati troppo in alto, e l'unico modo per controllarli è portarli in basso. Così possono essere gestiti, spesso con risultati sensazionali.
In anni più recenti, tuttavia, queste regolazioni casalinghe hanno goduto di una certa cattiva reputazione. Per qualcuno restano utili aggiunte alla riproduzione sonora. Altri, tuttavia, sono arrivati al punto da credere che anche solo avere le parole “controlli di tono” scritte su un pezzo di carta, nella stessa stanza, colori irrimediabilmente il suono di un amplificatore. Le obiezioni tipicamente avanzate sono due: 1) qualsiasi dispositivo di controllo del tono nella catena del segnale audio ne degrada inevitabilmente la qualità e 2) “voglio ascoltare la musica nel modo in cui l'ha intesa il tecnico di mastering che l'ha prodotta.” E così, oggi molti impianti omettono del tutto qualsiasi funzione di regolazione dell'equilibrio tonale. Non so dire se questa linea di pensiero abbia origine dai produttori di apparecchiature, ma sicuramente fa comodo ai loro interessi: omettere opportunamente i controlli di tono, in nome della purezza dell'audio, riduce anche i costi di produzione.
La fazione anti-controlli ha un argomento a proprio favore: nel mondo dei dispositivi di controllo del tono, se un equalizzatore è come una collezione di bisturi, i tipici controlli su bassi e alti sono strumenti spuntati. Li ho visti descritti come “filtri a scaffale”: il controllo sugli alti non fa nulla al di sotto di un certo punto, ma eleva o taglia tutto al di sopra e viceversa per il controllo sui bassi. Non sono strumenti per una regolazione precisa. Tuttavia, quella medaglia ha il suo rovescio. Per quanto possano essere approssimativi, i controlli di tono sono comodi, veloci da impostare, facili da variare a seconda della registrazione, e possono facilmente essere riportati in posizione neutra quando non si desiderano. In breve, essi sono idealmente adatti per regolazioni casuali volte a risolvere problemi generici. Per quanto riguarda il fatto che la loro sola presenza sia sufficiente per colorare il suono di un amplificatore, se qualcuno è preoccupato da questa possibilità può sempre cercare un modello che includa l'impostazione di esclusione. Tenete presente, comunque, che nel corso degli anni miriadi di amplificatori assai blasonati hanno incluso i controlli di tono senza ulteriori ornamenti.
I problemi non sono per nulla rari. I pre-phono moderni in genere partono dal presupposto che ogni disco sia conforme allo standard RIAA per l'enfatizzazione dei bassi e l'attenuazione degli alti, ma quel presupposto non vale per i dischi più vecchi. Come ho fatto notare più di una volta altrove, i 78 giri non hanno una curva di equalizzazione standard, e per molti di essi la RIAA non ci si avvicina nemmeno. Gli ascoltatori con un interesse occasionale nel formato possono risolvere il problema, imprecisamente ma abbastanza sufficientemente, con i normali controlli su bassi e alti. Passando agli LP, circa nel decennio dopo la loro comparsa sul mercato, anziché i -13,7 dB di attenuazione RIAA, alcune etichette ne applicarono di meno, altre di più -- la Remington, per fare un esempio, chiese -16 dB, presumibilmente per far fronte alla qualità generalmente ruvida delle sue superfici, e riprodurre un disco simile con un'impostazione RIAA più moderata porterebbe -- beh, a un «un suono stridulo che farebbe fremere un tricheco.» Alcuni pre-amplificatori più vecchi, tipo il MacIntosh C-20, e alcuni modelli moderni pensati per il collezionista specializzato, tipo lo Graham Slee Jazz Club nel mio impianto, offrono la possibilità di selezionare differenti curve di compensazione, ma i più generici controlli su bassi e alti sono un sostituto ragionevole per chi non colleziona attivamente vecchi dischi e ha soltanto bisogno di correggere la singolare anomalia ogni tanto.
Inoltre, i controlli di tono possono essere applicati a segnali provenienti da sorgenti diverse dal giradischi. Quante volte avete sentito la lamentela che i primi CD erano striduli e iper-brillanti? E che dire dei CD con pre-enfasi? Se avete qualche edizione da collezione di quei CD tendenti al brillante dei primi anni '80, oppure siete abbastanza sfortunati da avere un lettore CD moderno che non compensa la pre-enfasi, senza regolazione essi possono suonare brillanti. Beh, pensate un po' -- almeno potete grossolanamente compensare simili difetti ruotando verso il basso, di poco, il controllo sugli alti, se ne avete uno. Oppure diciamo che avete delle vecchie cassette con l'estremo alto affievolito. Un po' di enfatizzazione in alto può aiutare a ripristinare un po' di vita in esse, sebbene al costo di un maggiore fruscio del nastro. Una soluzione perfetta? No. Meglio di niente? Probabile. E sicuramente, se avete i controlli sentitevi liberi di sperimentare anziché lasciarli ostinatamente inutilizzati in posizione neutra.
E le intenzioni del tecnico del mastering? Tralasciando il fatto che non tutti i tecnici sono, beh, maestri, dobbiamo tenere a mente che ciò che loro intendono, o almeno ciò che loro ottengono, può o non può sempre essere “puro” come qualcuno vorrebbe credere. L'operazione di mastering dei dischi per lungo tempo è stata un atto di equilibrio tra il buon suono con impianti eccelsi e l'ascoltabilità con prodotti di fascia bassa. Ho sentito dire che, almeno una volta, le strutture per il mastering dei dischi utilizzavano anche un set di altoparlanti per auto montato su una tavola come parte della loro routine di test; ci si aspettava che un disco fosse bilanciato in modo tale da suonare bene con un'autoradio, non solo con l'hi-fi di un intenditore. Inoltre, anche la realizzazione del tecnico più coscienzioso può finire compromessa se qualcuno in giacca e cravatta, su in direzione, privo di orecchio musicale, o qualcuno del marketing, mette le mani sulla registrazione prima che questa vada alla fabbrica per la stampa. Ho sentito dire, al riguardo, di come alcune etichette trattassero il lavoro di esperti in ristampe storiche, per esempio. Infine, tenete presente che, anche se è un prodotto di profonda competenza e anche se non subisce compromessi da influenze esterne, un mastering rispecchia i migliori risultati del tecnico con un impianto nello studio di mastering. Il vostro impianto nel vostro spazio d'ascolto difficilmente suonerà uguale. Applicati con giudizio, i controlli di tono possono compensare, seppur in maniera imprecisa, le differenze.
Harold Schonberg aveva ragione nel sottolineare che non tutti i dischi sono perfetti e i controlli di tono non sono semplici decorazioni da lasciare in posizione mediana. Piuttosto, alcuni dischi hanno problemi e i controlli di tono sono strumenti utili per migliorare il suono di tali registrazioni meno-che-perfette. Nessuno dovrebbe avere la minima esitazione a regolarli quando le circostanze lo richiedono. Solo qualche parola di attenzione, però: i controlli di tono devono la loro brutta reputazione in parte all'errore di non osservare che laddove sia necessaria una regolazione tonale, meno è meglio è. C'è un mondo di differenza tra l'applicare piccoli aggiustamenti per compensare le carenze, di un tipo o dell'altro, e regolare a manetta i controlli nel tentativo di ottenere il famigerato “equalizzatore sorridente” (vedere foto sotto). Proprio come nello studio di mastering, impostare questi controlli è tanto arte quanto scienza. Tenetelo a mente, e non vi sbaglierete molto.
Papà (raggiante, essendo appena tornato a casa): «Ciao, tesoro! Com'è andata la tua giornata?»
Mamma (tristemente): «Abbiamo un problema.»
Papà (confuso): «Oh Dio, ho dimenticato di nuovo il nostro anniversario? Uh, voglio dire, ehi cara, certo che mi sono ricordato del nostro giorno speciale! Che ne dici se andiamo fuori a cena, stasera?»
Mamma: «No, no, no! È quella disgrazia di figlio che abbiamo -- lui -- lui -- oh, non riesco a dirlo....»
Papà (perplesso): «Lui cosa? Spaccia droga? Ha messo incinta qualche ragazza?»
Mamma (con rabbia): «Pensi che sarei così turbata da qualcosa di irrilevante?!? No! Lui -- oggi ha regolato un controllo di tono. E ne andava fiero.»
Papà: «Lui cosa??? Lo hai fermato, vero?»
Mamma: «Oh sì, non appena me l'ha detto l'ho messo in punizione.»
Papà: «Bene, così almeno non avrà il ronzio a 60 cicli. Cioè, speriamo che sia solo un divertimento giovanile. Tienilo per te, comunque; se si viene a sapere, non potremo mai più farci vedere in pubblico!»
[Si sente bussare alla porta. Papà va ad aprire.]
Uomo alla porta: «Buonasera, sono dell'Evening Scandal. Abbiamo ricevuto una segnalazione secondo la quale un ragazzo, in questa casa, oggi ha regolato un controllo di tono, e stiamo pensando di inserirla in una storia sui vizi giovanili. Ha qualche commento da fare?»
[Papà emette un lamento. Mamma crolla a terra, svenuta.]
Non perdete il nostro articolo sulla posizione del controllo di volume a ore 12, nella stessa serie Non mi spezzo ma mi (s)piego.
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