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Prodotto: Argon Audio SA1 - amplificatore integrato
Costruttore: Argon Audio - Danimarca
Prezzo appross.: 370€
Distribuito in Italia da: LP Audio
Recensore: Lucio Cadeddu - TNT Italia
Recensito: Marzo, 2023
Ho già recensito qualcosa della danese Argon Audio, precisamente le casse Alto55 mkII, che mi lasciarono veramente senza parole per il rapporto qualità/prezzo stellare. È ora la volta dell'ampli integrato di casa Argon, il modello SA1, un entry-level intorno ai 350€ che offre molte caratteristiche interessanti e difficili da trovare tutte insieme in un'unica macchia dal prezzo terreno.
Si tratta di un amplificatore compatto in Classe D dato per 40+40 watt per canale, con ingressi analogici e digitali: uno linea, un phono MM, due digitali Toslink (fino a 24-bit/192kHz tramite un DAC 32-bit ESS Sabre), e persino connettività Bluetooth 4.2 (aptX HD e AAC). Come se non bastasse, questo SA1 offre anche un'uscita pre (per utilizzare un finale esterno o un sub attivo/diffusori attivi) e un completo telecomando. Non fatevi ingannare dalla porta USB, serve soltanto per dare alimentazione a dispositivi esterni.
Consentitemi un commento sulla potenza d'uscita: sul retro dell'apparecchio è riportata, come d'obbligo, la potenza max assorbita dal dispositivo, che è dichiarata in 70 watt. Ora, è vero che la Classe D è efficiente e trasforma oltre il 90% dell'energia in potenza reale disponibile sugli altoparlanti, ma non riesco a capire come si possa arrivare a 40+40 watt continui, come dichiarato. Delle due l'una: o la potenza assorbita è maggiore, o la potenza d'uscita è inferiore, e non di poco. Ammetto di essere un po' stanco di vedere caratteristiche tecniche dichiarate con così tanta disinvoltura.
Questo SA1 è un oggetto molto leggero e compatto, con una bellissima finitura, disponibile nella livrea total black, come questo in prova e, udite udite, anche total white, per la gioia di consorti e maniaci dell'arredamento moderno. Finalmente un apparecchio HiFi completamente bianco, che sparisce alla vista se inserito in mobili dalle tinte moderne.
Questi due amplificatori sono, sostanzialmente, lo stesso oggetto. Il NAD offre in più una porta Ethernet e Chromecast, e questo è tutto. Perciò, mi sono chiesto chi abbia realizzato cosa e chi invece abbia rimarchiato. Ebbene, la risposta arriva dal manuale utente del NAD AMP1 che contiene parti non tradotte in inglese (si veda sotto) o tradotte male, più un'obbligatoria, anche se scritta piccolissima, dichiarazione di provenienza: Designed and Engineered in Denmark. Insomma, Argon l'ha progettato (la realizzazione è cinese) e NAD ci ha messo il marchietto sopra. Probabilmente il cabinet utilizza metallo e non plastica, perché il peso è diverso, ma i due circuiti sono identici. Ah, l'altra differenza è il prezzo. Dai 350/370€ dell'Argon si arriva facilmente ai 600€ del NAD. In ogni caso, l'AMP1 non è disponibile su tutti i mercati ma solo in Danimarca, Norvegia, Svezia, Olanda, Belgio, Polonia e Germania. Confesso la delusione nel vedere un nome glorioso come NAD, che ha costruito la sua storia sulle amplificazioni, rimarchiare, con poche modifiche, un prodotto progettato da altri. La pagina di presentazione del NAD AMP1, alla luce di questo, contiene dei passaggi francamente imbarazzanti.
Mentre questo Argon Audio SA1 era a casa, avevo a disposizione ancora sia il Rega Io (si veda recensione) che l'Aiyima T9 (recensione a breve) quindi, in pratica, questa è la seconda puntata di una prova in batteria di tre amplificatori piccoli e poco costosi.
Con ancora vivo il ricordo dello stupore generato dall'ascolto delle Alto55, le mie aspettative su questo piccolo amplificatore Argon erano molto alte. Sfortunatamente, la magia non si è ripetuta, perché questo SA1 suona bene, ma non stupisce come avevavo fatto le torri da pavimento. Si tratta di un apparecchio che offre molto, sia dal punto di visto della connettività, che della praticità d'uso che, perché no, dell'estetica, tenuto conto della finitura total white. Ha un suono chiaro, aperto e vivace, corredato di un buon basso e una convincente dinamica.
Il bilanciamento timbrico sembra favorire leggermente la gamma medio-alta, iniettando una certa dose di energia extra nelle voci (specie femminili) e negli strumenti a corda, acustici e non. La presentazione è chiara e precisa ma, di tanto in tanto, si sente la mancanza di quella fluidità naturale che inganna l'ascoltatore, facendogli credere di non assistere a un evento “riprodotto”. Di sicuro, tenuto conto di questa caratteristica della gamma medio-alta, non consiglierei questo amplificatore agli amanti del metal, perché le chitarre distorte potrebbero facilmente diventare un po' troppo aggressive.
La gamma bassa, per fortuna, ha peso, estensione e corpo, sebbene la prima ottava sia un pochino leggera, qualcosa che tuttavia è inudibile in diffusori che realisticamente saranno abbinati a questo amplificatore. Il punch c'è, ma manca un po' di quello che in termini anglosassoni si esprime con PRaT (Pace, Rhythm and Timing). Non che faccia qualcosa di particolarmente sbagliato, ma in un confronto diretto col Rega Io è perdente. Forse è meno dettagliato e trasparente, ma di sicuro il Rega è più coinvolgente. L'Argon SA1 sembra più a suo agio con il jazz tranquillo, la classica (purché non ci sia una grande orchestra con parti rilevanti destinate agli ottoni) e con la musica vocale in generale. Col rock, l'hard rock e l'elettronica segna un po' il passo. Sembra quasi che in certe condizioni manchi un po' di respiro, abbia il fiato corto. Non si tratta di vero e proprio clipping, ma comunque il suono si fa affannoso, a tratti stridulo, confuso. È l'alimentazione a essere sottodimensionata o il circuito/chip in Classe D che è arrivato a dare tutto ciò che poteva?
Questo suono con una gamma medio-alta bella vivace condiziona leggermente anche la performance prospettica, coi piani sonori tutti un po' spostati in avanti. Anche la profondità della scena non fa gridare al miracolo. Questo suono un po' in faccia non è sgradevole, ma manca il respiro di un'elettronica di più alto livello. Il Rega, di nuovo, fa un po' meglio anche in quest'area.
Globalmente questo SA1 è un amplificatore dal buon suono, globalmente corretto, preciso e chiaro, con tante virtù e poche mancanze, che vengono messe in evidenza solo a confronto diretto col Rega Io. La mia preferenza personale, in termini di suono, va all'inglese, ma il danesino si prende la rivincita perché offre molto di più in termini di connettività e praticità d'uso, senza dimenticare che costa anche un po' meno (360€ contro 550€, parlo di prezzi di listino, al netto di offerte, anno 2023).
Non va dimenticato, tra l'altro, che l'Argon ha un buon DAC (che il Rega non ha) e che offre anche un'uscita pre out, che potrebbe tornare utilissima nel collegamento con diffusori attivi (es. proprio Argon Audio) e subwoofer.
N.B. Le differenze tra i due sono state messe in evidenza in un impianto (e un ambiente) di altissimo livello, è plausibile che in condizioni normali queste siano del tutto inudibili.
L'Argon SA1 è un'ottima alternativa ai soliti amplificatori primo prezzo delle grandi case, ma offre in più tanta connettività e un'estetica imbattibile, rispetto alle solite orrende scatole nere o silver da 43 cm. Un audiofilo che desidera collegare tante sorgenti diverse (digitali, mobili, analogiche) è l'acquirente ideale di questo SA1. Se, invece, la priorità è solo quella della qualità sonora, limitatamente a una o due sorgenti, l'acquisto va valutato attentamente a seconda dei partner in uso, onde evitare che il suono possa diventare asciutto, eccessivamente brillante e poco coinvolgente.
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