[ Home | Redazione | FAQ | HiFi Shows | Ampli | Diffusori | Sorgenti | Tweakings | Inter.Viste ]

Audiosophia I40R - ampli integrato

Entry-level all'italiana

[Audiosophia I40R]
[English version]

Prodotto: Audiosophia I40R - amplificatore integrato 60 watt per canale
Costruttore: Audiosophia - Italia
Prezzo di listino: 640 €
Recensore: Lucio Cadeddu - TNT Italia
Recensito: Novembre 2007

Premessa

Ci siamo già occupati di questo marchio italiano, Audiosophia, in occasione della prova d'ascolto dell'integrato I50 jm nel Gennaio del 2005. Si trattava di un integrato di classe media, molto ben costruito, dall'estetica elegante e dal suono estremamente raffinato.
In quel di Casalserugo (PD) hanno pensato di "aprire" il catalogo Audiosophia verso la fascia entry-level del mercato, proponendo una serie di diffusori e due integrati dal prezzo decisamente più accessibile. La decisione è quantomeno coraggiosa, visti i tempi e la concorrenza spietata. Il mio interesse verso questo tipo di operazioni è sempre stato elevato, mi piacerebbe infatti che l'appassionato avesse a disposizione altre scelte (oltre alle solite NAD, Rotel, Arcam, Cambridge, H/K ecc.) quando ha intenzione di comporre una catena HiFi seria ma non troppo costosa. E se l'alternativa fosse italiana, ancora meglio.

Insieme all'integrato ho scelto di farmi spedire anche una coppia di piccoli diffusori (modello J1, da 400 € la coppia) che si presentavano estremamente interessanti. Esiste anche un fratello maggiore denominato I100R, da 100 watt per canale e 900 € di costo di listino.

Descrizione e caratteristiche tecniche

L'amplificatore I40R si presenta con una livrea silver del tipo total body, cioé frontale e chassis hanno lo stesso colore e ricorda un po' lo stile dei fratelli maggiori. Quattro bei piedoni danno una certa importanza all'amplificatore, mentre le manopole e la loro disposizione mi hanno ricordato certe produzioni giapponesi di qualche decennio fa. Presenti anche gli ormai introvabili controlli di tono, escludibili tramite pulsante e persino il controllo di bilanciamento tra i canali. Nel retro la consueta batteria di ingressi linea (4) stavolta realizzata con RCA non dorati, le uscite per i diffusori (in grado di accettare anche banane) ed il cavo d'alimentazione fisso ma di buona qualità, già schermato. Le uscite per i diffusori indicano un carico consigliato di 8 Ohm, forse un po' troppo prudenziale. Tra le caratteristiche tecniche particolari la differenziazione dell'ingresso CD dagli altri 3 ingressi linea: sia la sensibilità che il carico sono differenti (2V-20kOhm per il CD, 0.5V - 47 kOhm per gli altri ingressi). Questa scelta, vista anche su altri integrati, dovrebbe rispondere all'esigenza di offrire un accoppiamento migliore coi lettori CD a bassa impedenza d'uscita.
Un mistero fitto avvolge invece il numero di ingressi realmente disponibili: sul frontale se ne possono selezionare 4 (CD, tuner, tape, aux) mentre sul retro spunta anche un quinto AUX2 che non risulta selezionabile frontalmente. Anche l'uscita REC OUT non sembra essere asservita ad uno switch. L'Azienda mi ha risposto dicendo che trattavasi di esemplare "pre-serie".
Più in dettaglio ecco i dati dichiarati, curiosamente manca la potenza dinamica e quella su 4 Ohm.

Gli sforzi per garantire la migliore qualità possibile in rapporto al prezzo hanno sacrificato la possibilità di disporre di telecomando, anche se sono convinto che alla Audiosophia possa essere richiesta una versione "custom" dotata di questo comodo - e per molti irrinunciabile - accessorio.
All'accensione si illuminano tre led rossi, uno immediatamente sopra al pulsante on/off, gli altri due sopra il logo Audiosophia, ad indicare - immagino - la buona funzionalità di entrambi i canali. Un relais inserisce in maniera ritardata gli altoparlanti in maniera da evitare rumori all'accensione, che infatti sono assenti.
All'interno trova ampio spazio un toroidale della cinese EagleRise Electric mentre lo stadio di potenza è realizzato con quattro dispositivi Toshiba. L'alimentazione fa uso di 4 condensatori, ancora cinesi, da 10.000uF l'uno. Tutta la componentistica, a dire il vero, è di provenienza cinese, segno che il prodotto è presumibilmente realizzato là. D'altra parte non è presente, sull'amplificatore, alcuna scritta che attesti il "Made in Italy". Le schede presentano diversi fori inutilizzati, segno che il progetto è adattabile a configurazioni diverse per realizzare prodotti differenti. Sono presenti anche diversi fori con il simbolo della vite al di sotto dei quali però non è presente alcun invito per la vite stessa. Questo significa che, probabilmente, le schede erano state disegnate per un cabinet diverso (o per un "qualunque" cabinet). La mia sensazione è che si tratti di un amplificatore realizzato da qualche terzista cinese, forse su indicazioni del Costruttore italiano, sul quale è stato poi montato il pannello frontale AudioSophia. Niente di scandaloso in tutto ciò, ormai molta produzione, soprattutto entry-level, si basa su apparecchi cinesi. L'importante è che poi non si sostenga che la produzione cinese faccia tutta piangere, visto che noi occidentali la usiamo e la rimarchiamo allegramente senza porci troppi problemi, magari moltiplicando il prezzo per un fattore 3X o 4X.

[AudioSophia I40R inside]
AudioSophia I40R - vista interna

Disponibilità

La diffusione dei prodotti Audiosophia, trattandosi di una realtà aziendale ancora piccola, è limitata sul territorio. Tuttavia, esiste qualche negozio che vende questi apparecchi nella zona di Padova, mentre per altre zone è sufficiente prenotare una prova presso la sede dell'Azienda e/o acquistare direttamente. Lo svantaggio della mancanza di una distribuzione capillare (impossibile per un piccolo e giovane marchio) è bilanciato dal vantaggio di poter sempre contare sul supporto diretto dell'Azienda, per eventuale assistenza, upgrade, consulenze e quant'altro. Audiosophia è inoltre presente alle mostre del settore, dove si possono ascoltare i prodotti.

Entry-level all'italiana

Questo I40R è un integrato con, immagino, un target di pubblico più "ampio" di quello tipicamente audiophile. I controlli di tono, la potenza abbastanza elevata ed un prezzo distante da certe follie ingiustificate dell'HiFi più oltranzista ne fanno il prodotto tipico per l'ascoltatore di musica nell'accezione più generica del termine.
L'equilibrio timbrico rispecchia, in qualche maniera, questo "target", quindi abbiamo basse e medio-basse frequenze abbastanza presenti per conferire "corpo" e calore al suono riprodotto. La gamma media e medio-alta appaiono un po' indietro rispetto al resto, forse per controbilanciare l'impostazione leggermente e tipicamente "brillante" di eventuali diffusori di classe budget cui verrà realisticamente affiancato.
Scendendo più in dettaglio, la gamma bassa appare più potente che estesa e si nota un certo alleggerimento della prima ottava rispetto a quelle superiori. A dirla tutta, forse sono le ottave immediatamente superiori ad essere un po' in avanti, così da far apparire la prima ottava un po' attenuata. L'impressione, grazie anche alla buona potenza e capacità di erogare corrente, è quella di un suono piuttosto "sostanzioso" che ad un primo ascolto può facilmente trarre in inganno. Se si ascolta con più attenzione si nota che, oltre a questa non perfetta linearità tra le prime ottave, fa capolino, di tanto in tanto, una certa qual confusione nei passaggi più energetici e difficili, quando servono allo stesso momento estensione, articolazione e potenza. Peccati veniali, comunque, considerando la classe di prezzo dell'amplificatore in questione.
La gamma media, dicevo, appare un po' timida, manca di quella verve che potrebbe rendere più incisivi i pizzicati dele chitarre, il percussivo del pianoforte e determinate inflessioni vocali. A questa mancanza di coraggio si abbina qualche traccia di impastamento sulle trame vocali più complesse e, quando il compito di fa arduo, anche le sibilanti iniziano a comparire in maniera non troppo gradevole.
La gamma alta, più che un po' arrotondata, è un po' carente nel reparto ricchezza armonica. La nota fondamentale c'è, ma lo sviluppo armonico che contribuisce alla creazione del timbro non è preciso né completo. In altri tempi queste piccole pecche non sarebbero state evidenti ma da quando sul mercato ci sono bestioline come il Trends Audio TA 10.1 che eccelle proprio in questi parametri, la vita per le amplificazioni tradizionali economiche si fa molto dura. Fatti tutti i dovuti distinguo e posti gli amplificatori in condizioni più o meno ideali, il confronto con la trasparenza di un TA 10.1 è invero piuttosto imbarazzante. Bastano pochi minuti del "piccoletto" per rendere periglioso il ritorno all'amplificazione tradizionale. Troppi sono i dettagli che mancano, troppo evidente l'impastamento tra gli strumenti e le voci, troppa la confusione tra le varie porzioni dello spettro sonoro.
Tuttavia, non occorre essere così severi con un'onesta amplificazione tradizionale che offre, per contro, grande flessibilità operativa, tanta potenza ed ottime capacità di pilotaggio.

Dinamica

La potenza a disposizione, a tratti, sembra persino superiore al dato dichiarato. Con questo amplificatore si possono sonorizzare ambienti di dimensioni anche importanti, con diffusori di sensibilità media. La "riserva" di potenza per i salti dinamici è considerevole, tenendo conto che si tratta di un apparecchio di classe medio-bassa.
Purtroppo, a rovinare la festa, interviene di nuovo quella certa tendenza all'impastamento che fa capolino nei dischi più difficili ed a volumi d'ascolto neppure tanto elevati. La prova del nove l'ho avuta con un disco molto poco audiophile, ma che conosco abbastanza bene e che uso quando mi serve capire alcune cose inerenti la capacità di un apparecchio HiFi di "coinvolgere" l'ascoltatore. Si tratta di AC/DC "Live". Buon hard-rock senza tanti manierismi e pretese. Incisione live un po' grezza ed essenziale ma molto vitale ed efficace (come tutte le incisioni degli AC/DC, peraltro). Se l'impianto riesce a ricreare impatto e, soprattutto, se ha buone capacità di "seguire il tempo" allora inizia il divertimento, a volumi, ovviamente, non condominiali. Una sera ho messo su questo CD ed a fornire "voce" era il piccolo ampli Trends Audio TA 10.1. Che volete, la potenza è quel che è e se si vuole un po' di effetto "air guitar" servono o diffusori MOLTO sensibili oppure....ci si accontenta. E devo dire che mi stavo accontentando (come diceva il grande Totò: "Un dito, ma che sia VINO!"). Non ho però resistito alla tentazione di collegare questo I40R, per via della maggior potenza a disposizione. Ebbene, nonostante il livello sonoro un po' superiore, il risultato finale era decisamente meno coinvolgente per via di un generale impastamento di chitarre, basso e batteria. Alzare ulteriormente il volume non è servito, visto che la confusione aumentava. E' stata l'ulteriore conferma che, talvolta, la potenza "bruta" non è sufficiente neppure coi generi meno "raffinati" dal punto di vista audiophile. In altre parole, ho avuto la netta sensazione di non poter sfruttare tutta la potenza a disposizione. In queste condizioni è chiaro che si finisce col preferire un ampli meno potente, ma più trasparente.
Comunque, stando lontani da casi "limite" come questi, le capacità dinamiche e di analisi delle variazioni musicali di questo I40R sono assolutamente adeguate. Con programmi musicali più semplici e "puliti" la potenza è tanta e completamente sfruttabile (adesso sta suonando "Still life (talking)" di Pat Metheny).

Immagine 3D e soundstage

Da un integrato tutto sommato poco più che entry level non è che si possano aspettare grandi performance in questo reparto. Tuttavia l'immagine riproposta è proporzionalmente corretta nelle tre dimensioni, forse non amplissima e non perfettamente a fuoco, ma del tutto apprezzabile. La dislocazione spaziale dei vari esecutori e strumenti è sufficientemente identificabile, anche se i contorni appaiono un po' sfuocati. Il senso della profondità è buono in relazione alla classe di appartenenza. Il confronto con il soundstage enorme e perfettamente a fuoco del Trends Audio (o di ampli di simile tecnologia) è semplicemente improponibile ma non dimentichiamo che in quest'ambito la performance del piccoletto impensierisce amplificazioni di ben altro livello di costo.
Non dimentichiamo neppure che l'acquirente "tipo" di questa amplificazione probabilmente non ha la creazione di un'immagine "perfetta" tra le sue priorità, perché magari può tenere i diffusori su uno scaffale o ai bordi di una parete attrezzata. O perché magari i diffusori stessi ai quali abbinerà questo I40R non sono in grado di creare una scena tridimensionale ampia e realistica.
Diciamo che, in sintesi, i "fondamentali" ci sono e questo è più che sufficiente per gli scopi per i quali questo ampli è stato probabilmente progettato.

Qualche consiglio

[AudioSophia I40R - vista posteriore]
AudioSophia I40R - vista posteriore

L'amplificatore Audiosophia I40R è un oggetto versatile ma semplice da utilizzare. Il peso non trascurabile ed una moderata quantità di calore prodotta durante il funzionamento consigliano l'appoggio su un ripiano solido e con un po' di aria intorno. I piedoni di serie sembrano svolgere anche una funzione smorzante, oltre che "estetica". Qualche esperimento con piedini alternativi può essere fatto. Il cavo d'alimentazione è fisso ma è apparentemente di qualità superiore rispetto al solito cordone da PC, un suo upgrade potrebbe non essere strettamente necessario.
Come partners ideali - posto che non ha problemi di pilotaggio di carichi anche abbastanza complessi - ci vedrei bene dei diffusori piccoli con limitazioni agli estremi gamma, in particolare lato basse frequenze. Con la sua impostazione leggermente "loudness" questo ampli può riequilibrare facilmente il carattere eventualmente troppo "strillone" di certi diffusori vuoti in basso. Questo non significa che con diffusori lineari si abbia un abbinamento sbagliato. Tutt'altro. Semplicemente, eviterei partnership con diffusori di caratteristiche timbriche simili, onde evitare un risultato globalmente squilibrato.
Si è trovato a suo agio coi diffusori "di casa" ovvero i piccoli Audiosophia J1, dei minimonitor economici ma molto interessanti, coi quali la sinergia si è dimostrata vincente: le due impostazioni complementari fanno sì che il risultato dell'accoppiata sia molto equilibrato dal punto di vista timbrico. Permane tuttavia la sensazione di una gamma media un po' "timida" specie su chitarre e piano, cosa che appare ancora più evidente passando al confronto diretto con un integrato a valvole (Obsession AP30 mkII, push-pull parallelo di EL34, presto in prova) più o meno nella stessa fascia di prezzo.

Lamentele

[AudioSophia I40R - vista frontale-interna]
AudioSophia I40R

Costruzione e finitura. Il contenimento dei costi, rispetto alle versioni più lussuose, è evidente. Tenuto conto del prezzo e di ciò che spesso offre la concorrenza (frontali in plastica) questo I40R è da considerarsi una buona realizzazione, con un'estetica vagamente retrò e buone finiture. Avrei forse sacrificato i bei piedoni massicci per far posto a degli RCA d'ingresso che fossero almeno dorati, non tanto perché suonino meglio ma perché si ossidano meno col tempo e perché, comunque, ormai sono dotazione "standard" che ogni audiofilo si aspetta, su qualunque prodotto, anche il più economico. Mancano l'uscita cuffia ed un eventuale ingresso phono (avrei gradito fosse disponibile come optional).
I controlli di tono mancano di un comodo scatto centrale per la posizione 0, presente invece nel balance. Tra l'altro i controlli non sono posizionati in maniera perfettamente simmetrica per cui quella che sembrerebbe essere la posizione "centrale" in realtà non lo è perchè i due fine corsa non sono equidistanti da tale "centro" ideale. Anche il centro geometrico del balance non corrisponde alla posizione dello scatto centrale.
In definitiva, per un ascolto "neutro" bisogna tenere esclusi i controlli di tono tramite apposito tastino. Purtroppo tale tastino reca solo l'indicazione "TONE" senza specificare in alcun modo quale delle due posizioni sia quella che esclude i controlli suddetti. Per capirlo è necessario mettere i toni bassi al massimo e provare ad azionare il tasto: la posizione che fornisce il suono più "neutro" (privo cioé dell'eccessiva enfasi di bassi) è quella che esclude il controllo. Anche i due led rossi sul frontale non hanno alcuna indicazione circa la natura del loro utilizzo. Ho immaginato che fossero dei led che segnalano l'effettiva funzionalità di entrambi i canali.
Inoltre, sempre come gusto personale, avrei preferito un telecomando, anche semplice, al posto del balance e dei controlli di tono. In questa fascia di prezzo il telecomando è ormai un must. Per fare un confronto, anche se impari visti i numeri e le realtà industriali in gioco, per la stessa cifra si trova il NAD C352, un 80 watt per canale con telecomando, 7 ingressi, uscita cuffie e separazione pre/finale. O, ancora, c'è il Rotel RA 05 da 40 watt per canale, sempre con telecomando, uscita cuffia ed ingresso phono MM. Se, come immagino, si tratta di un amplificatore interamente realizzato in Cina, forse il prezzo dovrebbe essere più basso.
Trattandosi di un esemplare pre-serie (così mi è stato detto) era del tutto assente un manuale d'istruzioni e l'imballo era una semplice scatola di cartone ondulato senza scritte, con all'interno due piccoli gusci in polistirolo da infilare nei fianchi dell'apparecchio.

Suono. Sulla mia personale wish list leggo che avrei gradito una maggiore incisività della gamma media, specie su pianoforte, chitarre e voci, ed un pizzico di verve sulla gamma altissima che, talvolta, pare mancare di completezza armonica nella porzione più estrema. Se state pensando ad un I50 jm in versione economica...avete sbagliato strada, i due amplificatori hanno davvero molto poco in comune. Neppure il family feeling.

Conclusioni

Realizzare buoni prodotti economici non è semplice ed in genere le piccole Aziende preferiscono albergare nella fascia media o alta del mercato dove il problema del rapporto qualità/prezzo non è particolarmente significativo.
Il risultato del tentativo, questo integrato I40R, è promettente ed offre all'audiofilo più esperto una valida alternativa ai soliti noti. Ha dalla sua un'estetica sufficientemente curata ed un suono che, pur coi suoi difettucci, si lascia apprezzare nel lungo termine. Manca della raffinatezza, della precisione e del carattere deciso del fratello maggiore I50 jm - come è ovvio - ma ha una capacità di pilotaggio molto buona, con delle basse frequenze - seppur non esattamente lineari - invero notevoli per la classe di prezzo.
Se fossi a caccia di un integrato e fossi stanco dei "soliti noti" un'occhiata ed un ascolto attento a questo I40R lo darei senz'altro.
Se solo costasse un po' meno...

Copyright © 2007 Lucio Cadeddu - www.tnt-audio.com

[ Home | Redazione | FAQ | HiFi Shows | Ampli | Diffusori | Sorgenti | Tweakings | Inter.Viste ]