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Pre phono Lehmann Audio Black Cube
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La Lehmann Audio è un'Azienda HiFi tedesca che si è proposta un obiettivo molto ambizioso: costruire apparecchi di basso costo che potessero rivaleggiare per prestazioni e qualità intrinseca col top della produzione mondiale.
Norbert Lehmann, questo il nome del personaggio dietro al progetto Lehmann Audio, non è tuttavia un pazzo furioso ma un ingegnere elettronico che sa il fatto suo, conosce molto bene il suo mestiere ed ha individuato un settore del mercato piuttosto trascurato dai grandi nomi dell'Hi-end mondiale: quello dei prodotti di livello top in quanto a prestazioni ma costruiti risparmiando tutto il possibile sul piano estetico, sulle finiture e sul design.
In pratica il concetto che anima i grandi Costruttori tipo NAD e Rotel portato alle estreme conseguenze. Un po' quello che faceva la Audio Alchemy.
Testimone degli intenti della Lehmann Audio è il Black Cube in prova, un pre fono MM/MC customizzabile dall'utente, che altro non è, come dice il nome, che un bruttissimo scatolotto nero di metallo (11 x 10 x 4 cm, poco meno di tre CD sovrapposti), con scarne serigrafie bianche, senza pulsanti, abbellimenti, cromature, dorature, niente di niente. Fuori.
Perchè all'interno si tratta di un apparecchio di livello elevato, costruito senza compromessi coi migliori componenti esistenti e con un'attenzione ai particolari che lascia letteralmente di stucco.
Il progetto, relativamente alla parte dell'equalizzazione RIAA, è basato sull'articolo di Stanley P. Lipschitz On RIAA Equalization networks pubblicato dalla rivista dell'AES.
Appena aperta la scatola sono rimasto un po' deluso, in foto non avevo capito che l'aspetto (e le dimensioni) fossero così...poco attraenti, abituato dai prodotti hi-end luccicanti, cromati e sovradimensionati oltre ogni ragionevolezza.
Mi chiedevo come potesse un aggeggio così brutto ed anonimo aver conquistato i cuori degli appassionati di giradischi in tutto il mondo. Pare che dopo alcune recensioni sulla migliore stampa statunitense la Lehmann Audio non sia neppure riuscita a soddisfare tutte le richieste pervenute letteralmente a valanga.
Il Black Cube dispone di un'alimentazione separata che a prima vista sembra un trasformatore per calcolatrice o modem, solo un po' più grosso.
Mi son detto: sicuramente ci sarà da sostituire il cavo che va dall'alimentazione al pre...chissà che porcheria ci hanno messo.
Poi, toccandolo, mi sono accorto che trattavasi di un cavo tutt'altro che improvvisato e che anzi era (come lessi poi nelle istruzioni) di un cavo di alta qualità, schermato contro le interferenze e di una lunghezza tale da consentire il posizionamento del trasformatore il più lontano possibile dal pre vero e proprio.
Cominciai a ricredermi sul vero valore dell'oggetto in prova.
D'altra parte il prezzo lasciava sospettare che la sostanza, se non la forma, doveva essere davvero tanta.
Il suo costo infatti è di 695 $ (circa un milione e 200 mila lire), una cifra non bassa in assoluto, ma ben lontana dai costi iperbolici di apparecchi analoghi di livello top coi quali il brutto anatroccolo Black Cube vuole immodestamente confrontarsi.
Alcuni dati tecnici
Il Black Cube è un pre fono adatto sia per testine MM che MC e a tal proposito degli switch interni, configurabili anche dall'utente, permettono l'adattamento alle varie testine in commercio.
E' inoltre possibile customizzare resistenza e capacità degli ingressi, per un'interfacciabilità pressochè universale.
Io l'ho provato in configurazione MM, per la Grado Signature del mio sistema analogico di riferimento.
Il guadagno in questa configurazione è di 40 dB mentre passa a 60 dB per l'ingresso MC. 220 pF di capacità, impedenza d'uscita inferiore a 100 Ohms e separazione dei canali superiore a 85 dB su tutto lo spettro audio.
La curva della risposta in frequenza RIAA è semplicemente impressionante: i due canali, riportati nello stesso tracciato con una scala ampliata in modo esagerato per far notare le differenze, sono praticamente indistinguibili l'uno dall'altro.
E' questo uno dei punti di forza del progetto Black Cube: costruire un pre fono di altissima precisione con componenti di livello assoluto.
L'equalizzazione RIAA è completamente passiva e fa uso di condensatori WIMA MKS al 5% e le resistenze sono a strato metallico a basso rumore.
Il circuito stampato, per la gioia di un nostro lettore che ne auspicava l'utilizzo in HiFi, è a doppia faccia e l'equalizzazione RIAA è preceduta e seguita da uno stadio attivo di amplificazione che fa uso di operazionali di altissimo livello della Analog Devices.
Gli RCA di ingresso e uscita sono dorati.
Poi viene la parte dell'alimentazione, alla quale è stata dedicata un'attenzione ancor più maniacale.
Il trasformatore esterno contiene al suo interno vari filtri anti disturbo (anti RFI e anti-spikes). Attraverso un cavo schermato di qualità la corrente arriva dentro il pre vero e proprio, dove viene sottoposta ad altri due filtraggi, uno prima dello stadio d'uscita ed uno prima di quello d'ingresso.
Il progettista ammette che buona parte del risultato sonoro del Black Cube deriva da questa attenzione nel fornire ai circuiti che trattano il segnale la tensione più stabile e pulita possibile.
Il Black Cube va tenuto permanentemente acceso e consuma appena 0,7 VA.
La timbrica
E' un pre a stato solido ma niente nel suo suono ricorda certe asprezze che hanno contribuito a diffondere la locuzione *suona transistorizzato*. D'altra parte non è neppure *valvolare* nell'accezione più comune (e peggiore) del termine (morbido e poco controllato).
Il Black Cube è ciò che deve essere un apparecchio HiFi: assolutamente non caratterizzato ed anzi la sua personalità è una somma dei pregi dei valvolari e dei pregi dei transistors.
Comincio la descrizione delle sue caratteristiche timbriche partendo dal basso, stavolta.
La risposta in frequenza si estende in basso quanto mai vi aspettereste ed evidentemente il filtro subsonico utilizzato non ha interferenze in gamma audio, come invece talvolta capita di sentire.
E' un basso da eccellente transistor, veloce, velocissimo ma estremamente controllato ed esteso. Del valvolare ha quel respiro particolare che vi consente di sentire le note più gravi come se si potessero toccare con le dita, concrete, sospese nell'ambiente d'ascolto con una piacevole sensazione tattile.
Non sto parlando di code ma di respiro naturale del contrabbasso e delle note più gravi del pianoforte, tenute quanto basta senza esagerazioni o slabbrature di sorta.
Ascoltare poi pezzi con basso elettrico è persino emozionante: riuscite a seguire senza alcuna fatica il giro di basso durante tutto il brano, che non si confonde mai con la grancassa della batteria, come succede negli stadi fono economici che tendono a mescolare un po' tutto.
Col Black Cube, anche quando basso e cassa battono all'unisono, riuscite sempre a sentire la nota metallica della corda del basso ed il suono della pelle tesa della grancassa.
E veniamo alla gamma media: difficile, davvero difficile fare un appunto alla performance del Black Cube. A voler essere ipercritico direi che forse la gamma media è un pelino indietro rispetto al resto ma più che altro è una sensazione causata dall'estrema pulizia di questo registro.
E lo si capisce dalle voci, calde e suadenti, lucide o roche, ognuna con la propria caratterizzazione naturale.
Lo si capisce anche dalla veridicità dei colpi di rullante o di cassa, distinguibilissimi anche in mezzo ad un messaggio sonoro complesso, segno della grande capacità analitica e della grande pulizia di cui questo pre è capace.
Passando al pianoforte, colpisce la consistenza metallica dell'effetto percussivo dei martelletti sulle corde, piena di una ricchezza armonica molto, molto realistica.
Questo comportamento in gamma media è coadiuvato da una gamma alta di altrettanta pulizia e splendida coesione, grazie alla quale ogni piatto della batteria ha un suo suono caratteristico e riconoscibile in mezzo al resto, mai una sbavatura, un eccesso, una confusione.
Ma non si tratta di precisione chirurgica: anche qui rispunta l'anima valvolare, quel delicato e sapiente cocktail fatto di nuances, di precisione e di rigore timbrico che è comune a molti valvolari ed ai migliori apparecchi a stato solido.
Infine la coesione tra le varie gamme di frequenza è esemplare, mai uno scollamento, la tendenza di una porzione di frequenze a sopravanzare le altre, se fosse un diffusore direi che l'incrocio tra woofer e tweeter è praticamente inesistente.
La dinamica
Qui spunta l'anima a stato solido del Black Cube: un suono veloce, vigoroso, teso allo spasimo, qualcosa che si avvicina davvero ad una idea della dinamica degli strumenti dal vivo.
Non crederete a quanta dinamica c'è nascosta nei vostri beneamati LP finchè non proverete un pre phono con la P maiuscola.
Ed il Black Cube è uno di questi, senza alcun dubbio.
Molto spesso la dinamica del vinile era semplicemente limitata da stadi phono assolutamente non all'altezza, messi lì giusto perchè devono esserci e niente più.
Un pre phono separato, con stadio d'alimentazione curatissimo ad esso completamente dedicato, è in grado di esaltare la dinamica degli LP, non importa se audiophile o no.
Mi sono divertito ad ascoltare un po' di tutto e da tutti i dischi, anche i peggiori, il Black Cube ha saputo tirar fuori il meglio, in termini di velocità, senso del ritmo e dinamica, sia micro che macro.
Questa impressionante velocità non sconfina, tuttavia, nella fretta. Il Black Cube sa quando fermarsi e rallentare, sa quando la Musica richiede un trattamento dolce, vellutato e rilassato.
L'immagine
Uno dei punti di forza del Black Cube. La cosa che impressiona di più è la profondità della scena acustica, anche con dischi incisi in studio con poche informazioni ambientali.
In pratica la parete di fondo non esiste più, letteralmente sfondata da un palcoscenico di profondità notevolissima, popolato da tanti soggetti *sonori* ognuno con la propria precisa e puntuale dislocazione, sia in profondità che in larghezza ed altezza.
Uno strumento di analisi del soundstage virtuale che ha del chirurgico (adesso si) per precisione e capacità di analisi.
In pratica uno strumento professionale per valutare la qualità del lavoro fatto in sala d'incisione...le magagne e gli errori, se ce ne sono stati, col Black Cube verranno impietosamente fuori: cantanti più bassi di puffi o che cantano dentro la grancassa o in braccio al bassista (magari era davvero così ;-) ).
Ma quando il lavoro in sala d'incisione è di quelli seri il Black Cube gli rende giustizia, esaltando e mettendo in evidenza la tecnica e la capacità del tecnico di registrazione.
E l'idea di Norbert Lehmann, il progettista, era proprio questa: proporre al pubblico hi-end un prodotto con qualità da studio di registrazione (di quelli seri, obviously) e direi che l'obiettivo è stato centrato in pieno.
Anzi direi che se molti tecnici di registrazione avessero avuto la possibilità di riascoltare i loro lavori con apparecchi della precisione di questo Black Cube, ci avrebbero pensato due volte prima di mettere in commercio certe porcherie discografiche.
Non so dirvi se il soundstage ricreato dal Black Cube è da ricondurre al suo carattere valvolare o alla sua personalità a stato solido.
Per la precisione sarei tentato di dire *stato solido* e per l'estensione direi invece *valvolare* ma cadrei in una generalizzazione un po' pericolosa. Ed allora diciamo che le due anime convivono in perfetta armonia nel Black Cube, prendendo il meglio dell'una e dell'altra.
Consigli d'uso
Il Black Cube è un oggetto semplice da usare: basta collegare i due cavi in ingresso ed in uscita ed attaccare il trasformatore alla più lontana presa di corrente.
Lasciatelo lì, acceso (non c'è interruttore, un piccolo e discreto led rosso segnala che il circuito ` sotto tensione) per almeno una settimana e poi godetevi la sua Musica.
Di preferenza, come già detto, andrebbe lasciato sempre acceso.
Per come configurare carico e sensibilità basta far riferimento all'esauriente manuale in inglese.
Posizionato vicinissimo al giradischi vi permette di eliminare uno dei cavi di segnale che altrimenti dovreste usare. Addirittura è disponibile una versione senza cabinet che può essere installata direttamente all'interno di alcuni giradischi....quando si dice attenzione al dettaglio!!!
In alternativa dategli un ripiano stabile ed esente da vibrazioni (non, non sul subwoofer!!! :-)) e lui non vi deluderà con comportamenti isterici o da prima donna tipici di molti prodotti hi-end.
L'ho provato su vari ripiani ed il suo carattere è rimasto piacevolmente inalterato, segno di una costruzione meccanica solo apparentemente spartana.
Ovviamente, come tutti i pre phono, la sua uscita va collegata ad un ingresso ad alto livello (tipo CD, tuner, aux) del vostro pre o del vostro integrato, non direttamente al finale in quanto il Black Cube è sprovvisto di controllo di volume.
Conclusioni
Il META titolo di quest'articolo è: quando l'Hi-end diventa intelligente.
E non potevo sceglierne uno migliore. Il Black Cube è un prodotto con prestazioni Hi-end ma prezzo ancora alla portata di molti audiofili. Questo grazie al risparmio effettuato sull'estetica e sulla finitura dell'apparecchio che davvero niente, ma proprio niente, concede all'aspetto esteriore.
Se volete anche l'HiFi che faccia la sua bella figura di soprammobile in sala d'ascolto, il Black Cube non fa per voi. Se però amate i vostri LP e volete che i vostri soldi siano spesi solo per pagare la sostanza delle cose e non l'apparenza, beh, questo Black Cube è l'oggetto pensato apposta per voi.
No, non entusiasmerà i vostri amici...fino a quando non lo farete suonare. Allora capirete e capiranno che non tutta l'hi-end è fatta per abbagliare...gli occhi ma anche, come auspico che accada più spesso, per far innamorare le orecchie ed il cuore.
Grazie a Norbert Lehmann per avermi inviato il Black Cube in prova.
I prodotti Lehmann non sono ancora distribuiti in Italia ma possono essere acquistati direttamente via Internet.
Per maggiori informazioni sul Black Cube e sui prodotti Lehmann Audio vi consiglio di visitare il sito ufficiale di
Lehmann Audio. Distribuito in Italia da The Analogue World.
Leggete la recensione della Nuova versione del Black Cube
Copyright © 1998 Lucio
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