Se c'è un nome nell'alta fedeltà che è sinonimo di suono eccellente e nello
stesso tempo di prezzi competitivi, questo nome è Dynaco. Tra tutti i produttori sia presenti che passati, risulta essere il mio favorito.
La circuitazione è semplice e pulita, e il risultato di ciò è un suono speciale. Inoltre ritengo che essa meriti tutta la fiducia a fronte di una costruzione a norme militari.
La Dynaco nacque a Philadelphia in Pennsylvania, e costruì diversi prodotti
audio tra il 1950 e il 1970. Gli apparecchi erano disponibili sia in kit che
già montati. Il prodotto più famoso risulta essere l'ST70, che ha toccato quota 300.000 esemplari tra kit e apparecchi già montati.
Successivamente, negli anni ottanta, la Sound Valves con sede a Columbus nell'Ohio acquistò l'intero stock dei componenti originali Dynaco rimasti, e ancora
oggi è possibile trovarli in vendita in Internet.
La Pan Orient Co. (Panor) di Happauge, New York negli anni Novanta acquistò il
marchio Dynaco, e propone oggi la sua linea di apparecchiature.
Varie versioni dell'ST70 sono state realizzate durante i diversi decenni della
sua produzione, e tutte, ad eccezione della serie II, hanno la stessa circuitazione, mentre per quanto riguarda i componenti utilizzati, il telaio e la griglia esterna di protezione ci sono state continue evoluzioni.
La primissima serie dell'ST70 si distingueva per il telaio trattato in bagno di nickel, per la griglia di color marrone e per i trasformatori di uscita con piastre di piombo di protezione.
La versione successiva ebbe il telaio cromato, mentre un'altra versione si presentava con la piastre di protezione dei trasformatori A470 in materiale plastico. I primi trasformatori erano avvolti a mano negli Stati Uniti, e in seguito subirono una variazione di numero di particolare (454326) e vennero mandati
in Giappone per l'assemblaggio. Anche successive versioni dei trasformatori di
uscita ebbero una variazione del numero di disegno in Z-326.
I trasformatori di uscita originali (Dynaco A470 con coperchi in plastica) sono
fantastici. Tutt'oggi è difficile trovare qualcosa di meglio anche se sono trascorsi circa 40 anni dalla loro progettazione (vedete, certe cose proprio non
possono essere migliorate!).
Le versioni successive, prodotte in Giappone, probabilmente erano di altrettanto buona qualità anche se non erano più assemblate a mano (alcuni sostengono
che non suonano bene come le versioni precedenti. Io ritengo che siano comunque dignitosi).
Anche la griglia, al pari del mobile, subì nel corso degli anni numerose modifiche. Passò dal marrone al grigio arrivando, infine, al nero. Anche il logo Dynaco subì delle evoluzioni. Il primo logo che accompagnava le apparecchiature Dynaco riportava la dicitura "Dynakit Stereo 70" sia sulla griglia esterna di protezione che sul mobile. Le versioni successive, in particolare quelle di colore nero avevano un semplice logo "Dynaco".
Per aumentare ulteriormente la confusione anche il trasformatore di alimentazione
cambiò nel corso degli anni. Le prime versioni avevano numero di disegno PA 060.
Successivamente venne montato un trasformatore più grande. Le prime versioni erano prodotte negli Stati Uniti, mentre le ultime in Giappone.
Come potete vedere, rispetto alle prime versioni originariamente prodotte a Philadelphia, l'ST70 fu commercializzato in numerose varianti. Tra differenti telai, griglie, trasformatori di alimentazione e d'uscita, i modelli in circolazione sono davvero numerosi.
La serie II commercializzata successivamente dalla Panor, pur assomigliando molto
alla serie precedente presentava numerore differenze. Il mobile aveva una stupenda
finitura cromata, ancora più brillante rispetto alla prima versione, mentre la griglia esterna era diventata di colore nero, e non presentava più il logo della casa, rimasto solo sul telaio in un corsivo molto elegante.
I trasformatori di uscita erano i 454326 di produzione giapponese, mentre quelli di
alimentazione si presentavano con una costruzione più robusta.
La serie II è attualmente realizzata dalla Sound Valves su licenza Panor, e la circuitazione è protetta da brevetto Sound Valves. Quest'ultima ha una sua linea di amplificatori a valvole e il loro VTA70i pur risultando esteticamente molto simile all'originale, se ne differenzia per il circuito impiegato.
E' mia intenzione mettere a confronto la Serie II e l'originale ST70 dal punto di
vista delle caratteristiche costruttive, della circuitazione e del suono.
Mi è capitato di avere entrambi i modelli tra le mani e ciò porta a una bella sfida
tra i due.
La differenza principale tra i due modelli dal punto di vista circuitale
risulta essere l'alimentazione. La Serie II utilizza raddrizzatori a stato solido,
(diodi) mentre l'ST70 si affida a delle valvole Mullard (5AR4/GZ34).
La diatriba tra i sostenitori di queste due soluzioni continua ancora oggi e oguna
di esse presenta i suoi pro e contro. Non c'è dubbio che i raddrizzatori a stato
solido abbiano un comportamento ai transienti più pronta.
La capacità di filtro dell'ST70 originale, raggiungeva 90 mF, che diventavano il triplo nella versione II. Una buona capacità nelle sezioni di alimentazione fornisce maggiore energia durante i passaggi musicali più impegnativi.
C'è anche da considerare che la versione II aveva una sezione di alimentazione con
prestazioni migliori rispetto all'ST70 a causa appunto della maggiore capacità a disposizione, e ciò si traduceva anche in una potenza di uscita lievemente maggiore.
Entrambi gli amplificatori usavano bias di catodo. La serie II aveva il bias controllato da un circuito a stato solido che segnalava mediante l'accensione di un
led la corretta corrente di polarizzazione. Tale circuito era, a sua volta raddrizzato da un'ulteriore circuitazione anch'essa a stato solido.
Per l'ST70, invece, era previsto un semplice potenziometro collegato ad un voltmetro per il corretto settaggio della corrente. I raddrizzatori erano al silicio.
Nella seconda parte di questo articolo continuerò con la descrizione delle caratteristiche tecniche di questi due apparecchi per poi passare ad un test di ascolto. Quali differenze ci sono? Leggete il prossimo articolo per saperlo.
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Traduzione: Francesco Savarese
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