Prodotto: NuForce REF 9 - finali di potenza mono
Costruttore: NuForce - USA
Prezzo appross.: 3000 € la coppia
Disponibile in Italia presso: Mad for Music
Apparecchi in prova forniti da: NuForce - USA
Recensore: Lucio Cadeddu - TNT Italia
Recensito: Giugno, 2006
New Force o, meglio, NuForce...un po' come NuMetal. Nuova Forza, Nuovo Metallo. Chissà perché certi nomi in italiano suonano tanto buffi anziché così drammaticamente d'effetto come in inglese. Chi è NuForce è presto detto: una branca specializzata in amplificazioni high-end della più generalista NPhysics, ovvero Tranh Nguyen, un ingegnere aerospaziale che è stato responsabile per il sistema d'alimentazione dei missili Tomahawk.
L'Azienda è detentrice di diversi brevetti in campo elettronico e nella classe D in particolare.
Più di tante presentazioni, forse basterà ricordare che gli amplificatori oggetto di questa prova, i top di gamma REF 9, hanno ricevuto l'ambito award Amplifier of the Year 2005 dalla prestigiosa rivista statunitense The Absolute Sound. Mi pare un ottimo biglietto da visita.
Di che si tratta? E' una coppia di finali mono, in classe D, apparentemente innocui viste le dimensioni ed il peso, ma rivoluzionari nel vero senso del termine in quanto a prestazioni sonore.
Già, scusate se anticipo un po' le conclusioni ma questi REF 9 rappresentano, a mio parere, qualcosa che segna un passaggio, una sorta di storico Rubicone dell'Audio di qualità. In altri termini, la promessa mantenuta della "buona" Classe D.
Ho seguito l'evoluzione dei prodotti NuForce sin dagli esordi, con tutte le varie versioni dei REF 8, i primi finali da 70 e poi da 100 watt, fino ad arrivare a questi REF 9, attuale modello di punta, se si eccettua la loro versione "di lusso" denominata S.E., appena released.
Ho assistito a tutti gli upgrade, al veloce percorso che ha portato questa Azienda sulla bocca di tutti gli audiofili e sulle pagine della stampa specializzata americana, che si è prodigata in lodi sperticate come e quanto raramente era capitato in questi ultimi 10-15 anni. Alla NuForce non si può dire che riposino sugli allori e pertanto l'evoluzione del prodotto è incessante, pure troppo frenetica per i miei gusti. Alla fine ho deciso che era arrivato il momento di fare una fotografia, ben conscio che domani, forse, le cose cambieranno ancora.
La tecnologia che utilizzano, a grandi linee condivisa da UcD/Hypex e IcePower, fa riferimento alla classe D, ma alla NuForce preferiscono chiamarla Analog Switching Technology, per distinguerla da applicazioni che utilizzano la modulazione digitale (tipo Tripath). La frequenza di switching dei NuForce è, al momento, la più elevata sul mercato, circa 500 kHz (contro i 340 ed i 380 di IcePower e UcD rispettivamente). Detto in maniera estremamente semplificata, un siffatto amplificatore fa switchare gli stadi finali a mosfet tra "acceso" e "spento" circa 500.000 volte in un secondo. Il vantaggio di questo tipo di amplificazione consiste nell'elevato rendimento (80%) e quindi in bassa produzione di calore e limitati spazi necessari per l'implementazione. Per chiarire ancora meglio, visto che gli audiofili hanno bisogno sempre di punti di riferimento, NuForce e Tripath (T-Amp) hanno molto poco in comune, fatta salva la classe di funzionamento. Compararli sarebbe come dire che un Technics ed un Mark Levinson sono sostanzialmente la stessa cosa perché utilizzano la stessa classe di funzionamento.
I Ref9 sono due finali mono, molto piccoli e leggeri, accreditati di 160 watt RMS per canale su 8 Ohm che diventano 350 su 2 Ohm (sempre RMS), ma capaci di picchi di potenza impulsiva oltre i 1350 watt su 2 Ohm. Utilizzano piccole alimentazioni switching, scaldano pochissimo e gli amplificatori hanno, come detto, un'efficienza dell'80%. Questo significa che trasformano in potenza destinata ai diffusori l'80% di quella che consumano, contro il 25-30% dei ampli tradizionali in pura Classe A ed il 50% dei Classe AB.
L'alimentazione switching accetta qualunque tipo di tensione e di frequenza. Pertanto gli ampli si possono collegare indifferentemente a qualunque presa di corrente presente in ogni angolo del globo: da 84 a 264 Volts, 50 Hz, 60 Hz...non fanno alcuna differenza. Dal punto di vista della "circolazione" dei beni mi pare un fattore tutt'altro che secondario.
Hanno ingressi bilanciati o sbilanciati, commutabili con un piccolo switch nel pannello posteriore. Sempre sul pannello posteriore si trovano l'interruttore di alimentazione, sulla vaschetta IEC del cavo d'alimentazione, e gli ovvii morsetti d'uscita, invero molto comodi da usare. Sul frontale, un solo led blu segnala l'avvenuta accensione. L'interno è ordinato e la componentistica di buon livello.
Queste le principali caratteristiche tecniche dichiarate:
Ho trascorso circa un anno a contatto con diversi NuForce, dagli 8B in varie versioni ed upgrade, fino a questi 9, oggetto della prova. Li ho ascoltati in tutti i modi possibili ed immaginabili con almeno 4 impianti differenti, in casa e non. Ritengo di essermi fatto un'idea abbastanza precisa di quel che possono fare, in situazioni le più diverse.
Il pregiudizio è il nemico più feroce dell'audiofilo. Negli anni stratificano delle convinzioni difficili da rimuovere, sedimentano e poi fossilizzano. Nell'immaginario audiofilo un amplificatore ed ancor più un finale di potenza deve ESSERE espressione di potenza, quindi: dimensioni importanti, pannelli frontali da diversi cm di metallo pieno, pesi improponibili per un audiofilo solo :-) e costi, possibilmente, molto elevati. Qualunque cosa si discosti da tale immaginario audiofilo viene guardato con sospetto, spesso deriso, quasi sempre snobbato. L'HiFi ha una componente macho che è difficile da soffocare: l'impianto deve essere qualcosa di imponente da mostrare agli amici. Una sorta, se me lo consentite, di succedaneo fallico.
Un grosso amplificatore infonde sicurezza (e quanta ne serve a tanti audiofili...), fa pensare che se qualcosa non va nell'impianto...quel qualcosa non può essere l'amplificatore! Non vi sarà sfuggito, anche di recente nella nostra Rubrica della Posta, il come certi audiofili riportino con malcelato orgoglio il peso in chilogrammi del proprio amplificatore, quasi che fossero centimetri del proprio organo sessuale.
Perché questo piccolo preambolo? Perché i NuForce REF9 rinunciano a praticamente tutti i "must" di un amplificatore di potenza: sono piccoli, leggerissimi (QUATTRO CHILI L'UNO!), costano abbastanza poco rispetto alla concorrenza di pari potenza ed hanno un cabinet che non ricorda un tank pronto per la guerra in Medio Oriente. L'unico aspetto che potrebbe lasciare un dubbio anche al più snob degli audiofili è la potenza, anzi forse sarebbe meglio dire la prepotenza: 160 watt su 8 ohm, che crescono fino ad arrivare a 1350 in regime dinamico su 2 ohm. Per canale. Tutto questo, unito ad un fattore di smorzamento pazzesco (oltre 4000 su qualunque carico!) lascia intendere come questi REF 9 possano pilotare con estrema disinvoltura qualunque carico.
Tornerò su questo aspetto più avanti. Mi limito per ora a cercare di spiegarvi come suonano, dal punto di vista timbrico.
La prima cosa che viene in mente quando si collegano i REF9 e questi iniziano ad emettere le prime note è T R A S P A R E N Z A. Immaginate una fortissima lente d'ingrandimento puntata sul segnale musicale: questo sono i NuForce REF9. Analitici, al limite quasi spietati, non c'è nuance o dettaglio che non vengano messi in evidenza.
Non dovete però pensare ad un suono "appuntito" o leziosamente puntiglioso. Tutt'altro: quel che fanno (essere trasparenti) è per loro la cosa più naturale del mondo. La Musica li attraversa e loro sembrano quasi non accorgesene. Non è quell'analiticità forzata, al limite del fastidioso, fatta di gamma alta in evidenza quasi a voler sparare in faccia ogni dettaglio, quasi a voler dire "avete voluto l'HiFi? Ed ora soffrite!". No, quella dei REF9 è vera alta definizione. Dal punto di vista timbrico, infatti, sono tendenzialmente neutri, forse appena un po' chiari. Anche qui, occorre intendersi sui termini: se pensate a "chiaro" come ad un sinonimo per asciutto, vuoto in basso ed asettico...beh, siete completamente fuori strada. Infatti, i REF9 sono sì chiari, forse si potrebbe definirli persino "luminosi" ma sono anche sorretti da una gamma bassa e medio-bassa da vero applauso per potenza, peso, estensione e controllo, un controllo che arriva sino agli inferi, dove la maggior parte degli ampli tradizionali comincia ad impastare tutto, confondendo fondamentali con armoniche, attacchi con rilasci etc.
Si tratta di un basso teso, mai slabbrato, controllatissimo ma anche estremamente generoso, sia per estensione che per "peso". Personalmente, non riesco a muovere un appunto alla gamma bassa dei REF9: ha il ritmo dei migliori Naim (ad esempio), ma ha un "drive" che lascia sconcertati. A qualunque volume, qualunque frequenza, con qualunque diffusore...scuotono i woofers con vigore ma li tengono a freno in maniera esemplare, anche quando si scende sulla prima ottava. Per avere un'idea di quel che possono fare in questa porzione dello spettro sono necessari diffusori in grado di scendere in basso a sufficienza e dischi che contengano forte contenuto energetico nella prima ottava. Sto pensando, ad esempio, ai pedali d'organo di Cantate Domino (Proprius) o al basso sintetizzato e sotterraneo di Massive Attack.
Salendo in frequenza si incontrano un basso e medio basso articolatissimi e, ad esempio, la scansione del ritmo di basso elettrico e batteria invita al coinvolgimento totale. Come forse sapete già, uno dei dischi che uso spesso per valutare la prestazione su questi due strumenti, in ambito rock, è quel fulminante esordio dei Rage against the machine. Un disco semplicemente pirotecnico. Basso e batteria, suonati con tutta la cattiveria tipica del crossover, esplodono letteralmente in sala d'ascolto e creano una granitica base d'appoggio antisismica per chitarra e voce. Seguire separatamente basso e batteria è facilissimo, così come è semplice tenere d'occhio il dipanarsi della sezione ritmica all'interno di tutti i brani, anche in presenza di forti richieste energetiche in gamma media (chitarra distorta) ed alta (piatti).
Nessuno sforzo, nessuna concentrazione: si sta là davanti, quasi inebetiti, ad isolare una per una le partiture dei diversi strumenti, come se si avesse un banco di regia dove idealmente evidenziare, con uno slider, una traccia (es. il basso elettrico) rispetto al resto...con una differenza: qui non si evidenzia proprio un bel niente, ogni cosa resta al suo posto e può, a seconda del gusto dell'ascoltatore, essere seguita in maniera indipendente dal resto oppure perfettamente amalgamata nel pattern musicale degli altri strumenti.
E' un fenomeno curioso, raramente riscontrato prima in questi termini. Ecco perché parlo di "trasparenza": è come se le varie tracce dei singoli strumenti fossero là di fronte a voi e potete decidere, con facilità, se fissare l'attenzione solo su una di queste o se seguire tutto l'impasto. Un giochino facile facile...per i REF9, ma sempre molto complicato per tanti apparecchi HiFi.
Consentitemi una parentesi. L'ascoltatore abituato agli ampli tritatutto, quelli che amalgamano ogni cosa nella speranza che questo impasto venga definito "musicale" dal critico di turno, si troveranno spaesati di fronte a tanta disarmante semplicità: il commento che faranno, non riuscendo a capire cosa si siano persi sino a quel momento sarà: "c'è TROPPA informazione". E non che abbiano tutti i torti: informazione ce n'è davvero tantissima. Ma, evidentemente, non è inventata, può essere solo quella che c'era già, sepolta nei dischi e mal riproposta da ampli meno trasparenti.
Abbiamo discusso a lungo, io e Giorgio, su questo particolare aspetto della riproduzione dei NuForce: il fatto è che la loro analisi del messaggio sonoro è così particolareggiata che lascia, talvolta, interdetti. Si può discutere a lungo sulla opportunità di rivelare tutto ciò che c'è nei dischi, qualcuno potrebbe dire che certe cose sarebbe meglio non si sentissero affatto, che non fossero rivelate. Penso che se un apparecchio voglia essere considerato "ad alta fedeltà" ebbene, allora debba essere fedele a ciò che arriva ai suoi ingressi, senza trucchi e senza inganni. Anche quando questo dovesse essere spiacevole. La mia esperienza, tuttavia, mi conforta: tutte le volte che un apparecchio ha estratto più informazioni dal software ha prodotto, comunque, un suono sostanzialmente più musicale. E' vero che ci sono i difetti dei dischi incisi male ma la mia sensazione, corroborata dall'esperienza, è che il bilancio sia sempre e comunque positivo.
Detesto gli impianti HiFi che omogeneizzano tutto e fanno suonare tutti i dischi uguali. Le differenze da disco a disco sono enormi e come tali devono essere presentate. Chiusa parentesi.
Ho lasciato non a caso per ultima la disamina delle prestazioni in gamma media. E' in questa porzione dello spettro, infatti, che i NuForce REF9 danno il meglio di sè, donando alle voci, ad esempio, una dimensione straordinaria, fatta di inflessioni, sottolineature, respiri e "umanità" come non è facile ascoltare da un amplificatore HiFi, indipendentemente dal prezzo. E' come se fossero aumentate le nostre capacità di comprendere i testi del cantato, le singole voci di un coro, i momenti nei quali il cantante prende fiato e, ovviamente, tutte le dannatissime manipolazioni elettroniche che vengono applicate in fase di registrazione. Tra le voci femminili più effettate in assoluto ci sono certamente quella di Celine Dion e quella di Mariah Carey. Se avete mai ascoltato un disco di una di queste due interpreti, sapete a cosa mi riferisco. Ebbene, coi REF9 gli effetti vengono messi in evidenza in maniera spietata ma accade un fatto curioso: mentre con altre amplificazioni tali effetti si mescolano alla voce "pulita" creando una spiacevole sensazione di impasto e, talvolta, di distorsione vera e propria, coi NuForce è come se il voice engineer ci prendesse per mano e ci dicesse: "Ecco, a questo punto ho applicato un certo effetto, poi un leggero eco, giusto un pizzico di riverbero etc etc." Improvvisamente, tutto il lavoro di manipolazione della voce viene svelato in ogni particolare. Non più un'amalgama informe di echi, riverberi, suoni, doppie voci...semplicemente è come stare dietro al banco di regia e rendersi conto, per la prima volta, di cosa viene applicato, quanto e come (e magari perché). La sensazione finale è decisamente meno spiacevole di quanto si pensi. Anzi, devo dire che alcune incisioni sono diventate tollerabili una volta passate al setaccio NuForce. Come dico sempre: meglio un'informazione in più che una in meno :-)
Una nota a parte la merita la riproduzione della voce maschile. Abituati a certi ruffiani rigonfiamenti in gamma medio-bassa (messi ad hoc per far suonare "caldo" un amplificatore) si potrebbe etichettare "leggera" la voce maschile coi NuForce. A mio parere, è semplicemente "ripulita" da quell'alone morbidoso che piace tanto e che fa vendere tanti amplificatori...come se la realtà fosse sempre e comunque fatta di voci "calde". Esistono timbri graffianti, nasali, acuti, talvolta gutturali...questi devono essere riprodotti così come sono, senza caratterizzazioni più o meno piacevoli. Se poi preferiamo pensare che TUTTI i nostri cantanti abbiano una voce calda...beh, è un altro problema che però con l'HiFi ha poco a che spartire.
Passando agli strumenti a corda non posso non sottolineare quanto contenuto armonico venga preservato con questi amplificatori. Chi ha sostenuto (o sostiene) che la Classe D sia "armonicamente povera" forse dovrebbe ascoltare con attenzione cosa sono in grado di svelare questi piccoli amplificatori. A meno che uno non preferisca le armoniche artificialmente aggiunte da tanti ampli a valvole, ad esempio...non è escluso che qualcuno, alla fin dei conti, preferisca la distorsione alla realtà. Ci può stare bene qualunque considerazione o preferenza, basta non confondere le armoniche vere degli strumenti reali da quelle aggiunte dai circuiti, sotto forma di distorsione...magari piacevole, ma pur sempre distorsione è!
Il contenuto armonico, dicevo, è ricchissimo e così il timbro di ogni strumento è perfettamente rispettato. Dal pianoforte ai violini, dal contrabbasso agli ottoni...tutto assume il suo "colore" caratteristico fatto di legno, metallo e pelle.
Come si evince dai dati (potenza continua e dinamica + damping factor impressionante) questi amplificatori sono delle mini-centrali elettriche, hanno una riserva di potenza semplicemente spaventosa. In termini di capacità di pilotaggio non hanno alcun problema, neppure coi carichi più ostici. Con qualunque diffusore, e limitatamente alla capacità degli altoparlanti, esibiscono una dinamica irriverente, oserei dire esplosiva. Ammetto candidamente di non essere MAI riuscito a metterli in crisi, neppure coi dischi più cattivi. Prendono possesso dei woofers e li fanno danzare, letteralmente. Se avete problemi con woofers un po' lenti o riottosi nel tornare al proprio posto una volta cessato l'impulso, una bella cura ricostituente a base di REF9 non potrà che far loro del bene. Gli attacchi sono fulminei ed i rilasci privi di code aggiuntive dovute all'oscillazione non frenata delle membrane.
Ho tirato fuori dagli scaffali Just like you di Keb'mo ed ho alzato il volume a livelli semplicemente indecorosi. L'impatto, la vitalità ed in controllo sono rimasti dello stesso, altissimo livello, anche quando la pressione sonora nel punto di ascolto superava picchi di 110 dB...praticamente "just like live!" ma senza le distorsioni, spesso frequenti, dei sistemi PA da concerto. I REF9 non si scompongono, mai e se provate a metterli in crsi, la partita è persa in partenza: o saranno i vostri diffusori a crollare, o l'ambiente o...le vostre orecchie. Questi nanetti non vanno mai in affanno e, quel che è persino più seccante è che nonostante si abusi di loro, la temperatura d'esercizio rimane sempre bassa (miracoli della Classe D).
Tanto per non lasciare niente di intentato, ho rispolverato lo Sheffield Drum and Track Record, vero campo di tortura sono le due tracce di sola batteria. Ho sempre avuto delle riserve sul suono della grancassa dell'ultima traccia. L'ho sempre trovata precisissima e veloce, certamente, ma anche un filino "magra" nelle frequenze più basse. Non so più quante centinaia di volte avrò ascoltato questo brano, a casa con tutti gli apparecchi provati in questi anni, a casa di amici, nei negozi, alle mostre HiFi. La sensazione è sempre rimasta quella. Ebbene, velocità ed impatto sono sempre quelli...ma coi REF9 si aggiunge un bel po' di peso nella porzione più bassa dello spettro e la grancassa riacquista una "dimensione" ed una solidità, devo confessarlo, mai sentite prima. Aumenta, in pratica, la vibrazione della pelle immediatamente dopo che il pedale la colpisce. L'impressione è che finalmente le dimensioni fisiche di questa grancassa siano quelle "giuste".
Nel campo della microdinamica, manco a dirlo, l'enorme trasparenza aiuta moltissimo. Non c'è transiente, per quanto minuto, che passi inosservato. Tutto questo, lo ribadisco ancora, senza che l'impressione sia quella di un suono "puntiglioso" fine a se stesso. La naturalezza è davvero disarmante.
La buona ricostruzione di una corretta e proporzionata immagine tridimensionale dell'evento sonoro dipende da molti fattori, non ultimo la capacità dell'apparecchio di riprodurre tutte le informazioni ambientali (spesso di altissima frequenza) che aiutano il cervello nell'illusione di trovarsi di fronte ad un evento reale. Ora, immaginate un potente faro puntato sullo stage: ogni interprete, ogni strumento, ogni posizione o movimento vengono messi in evidenza, grazie ad un'introspezione e ad una capacità di messa a fuoco straordinarie.
Il palcoscenico virtuale è grande, luminoso, graniticamente stabile. Le proporzioni tra le varie dimensioni sono rispettate con rigore geometrico e la delineazione dei diversi piani sonori orizzontali non richiede grandi sforzi di immaginazione: essi sono là, scolpiti nello spazio di fronte a voi, dietro i diffusori ed intorno ad essi. Ancora una volta, questa puntigliosa ricostruzione dell'evento sonoro non appare forzata o artificiale...è semplicemente priva di zone d'ombra o di luci ambrate che fanno tanto atmosfera da jazz-club. E' un palcoscenico luminoso (quando l'incisione lo consente, ovvio), perfettamente a fuoco dove ogni cosa è al suo posto, con precisione millimetrica. Non solo, ma le variazioni di livello d'ascolto, ancora una volta, non sembrano inficiare la stabilità o la messa a fuoco.
Ho avuto modo di confrontare diverse versioni dei REF8 coi REF9 e credo di essere stato in grado di capirne le principali differenze. I REF8 che ho avuto in prova erano tutti modelli da 100 watt per canale, ora non più in produzione, soppiantati dagli 8.5 che sono, comunque, piuttosto simili. Le differenze ci sono e non sono piccole. Intanto la dinamica complessiva, nettamente più evidente coi REF9, che sembrano non esaurire mai le energie. I REF8, a confronto, sembrano un po' più "trattenuti", specie nella prima ottava, dove evidentemente la richiesta energetica è più forte.
Poi viene il timbro. Fatta salva la caratteristica di famiglia, ovvero una innata e naturalissima trasparenza, i REF8 appaiono un pelino più morbidi e tendenti al caldo, rispetto ai 9. Per questa ragione, la loro applicazione potrebbe essere persino più "universale", creando minori problemi di interfacciamento. Infatti, perdonano anche di più i partners, rispetto ai 9, che sono davvero senza pietà. Così, mentre gli 8 potrebbero incontrare i favori di un pubblico più vasto, i 9 richiedono audiofili senza paura e desiderosi soltanto di scoprire tutto quello che c'è nascosto dentro ai loro dischi e per questo disposti anche a correre qualche rischio (ad esempio, nel cercare partners ideali).
Dal punto di vista dell'immagine non ho notato sostanziali differenze nelle dimensioni e proporzioni, semplicemente i REF9, grazie ad una migliore trasparenza e luminosità possono far "vedere" più particolari all'interno del soundstage.
In definitiva: se avete ascoltato gli 8 e vi sono piaciuti, non esitate a valutare l'upgrade verso i 9. Il passo è sostanziale. Se, invece, siete un po' scettici sulle possibilità della Classe D e volete andare un po' più sul sicuro, così da cominciare a prendere confidenza con questo nuovo modo di intendere l'amplificazione HiFi, beh allora forse i REF8 sono il passo più sicuro da fare.
Costruzione e finitura. Nella loro essenzialità, i REF 9 sono ben costruiti. Niente di particolarmente lussuoso ma neppure approssimativo. C'è quel che serve e niente di più. L'aspetto è il massimo dell'understatement. Pertanto, sono assolutamente sconsigliati agli audiofili che valutano gli apparecchi a peso o a metro cubo di metallo utilizzato. Decisamente non per esibizionisti. Gli ingressi bilanciati e sbilanciati soddisfano tutte le esigenze, mentre i morsetti d'uscita sono piuttosto comodi e pratici, contrariamente ai Cardas utilizzati negli 8, che NON accettavano banane.
Può essere fastidioso il problema delle interferenze ad altissima frequenza che questi REF 9 causano intorno ad essi. Un sintonizzatore digitale dotato di antenna a dipolo si è semplicemente rifiutato di sintonizzare una che sia una stazione. E' un problema che alla NuForce stanno affrontando, per quanto ne so. Ogni sintonizzatore, comunque, potrebbe essere un caso a parte. In generale, ho notato che questi amplificatori non sono sempre silenziosissimi. Collegamenti di massa sbagliati o interferenze in altri apparecchi a monte possono causare un certo "rumore" in assenza di Musica. In generale, mi sento di sconsigliarli a quegli audiofili che si deliziano ad incollare l'orecchio sul tweeter per capire se si sente ronzio oppure no. Il fatto che si senta un po' di rumore in assenza di Musica è da considerarsi normale perché fa parte delle caratteristiche della particolare tecnologia applicata (si veda il sito della NuForce per chiarimenti proprio su questo punto).
Imballo e manuale d'uso sono essenziali ma funzionali. E' prevista, oltre alla consueta garanzia, anche una "Money back guarantee" ("soldi indietro") nel caso l'apparecchio non dovesse piacere durante un periodo di prova di 30 giorni (vedasi sito per dettagli).
Suono. Qui arrivano le note dolenti. E già, perché parlar male di questi gioielli è compito davvero improbo. L'unica cosa che mi sento di dire è che non si tratta di un'amplificazione per tutti. Vanno capiti e studiati a lungo. Qualcuno entra in sintonia subito, qualche altro resta così disorientato che necessita di mesi per capire la rivoluzione che si trova di fronte. Non è affatto escluso che l'audiofilo "un tanto al chilo" si rifiuti di capire, consciamente od inconsciamente. Per lui gli ampli devono essere grossi, pesanti e lussuosi. Possibilmente molto cari. Devono scaldare come un termocamino. E la Classe D gli fa ribrezzo solo per principio.
Il grande pregio di queste amplificazioni potrebbe pertanto rivelarsi il loro più grande difetto: la straordinaria, offensiva ed irriverente trasparenza metterà in seria difficoltà impianti costruiti ed ottimizzati intorno ad amplificatori caratterizzati. Potrebbe accadere che l'inserimento di un elemento così trasparente e rivelatore porti ad una perdita d'equilibrio in impianti pensati per altri scopi, diversi da quello di trasferire il segnale dalla sorgente ai diffusori con la minor contaminazione possibile.
Le pecche di ciò che c'è a monte dei REF 9 vengono messe in evidenza senza pietà alcuna. Se il vostro impianto è un collage di rattoppi (cavo caldo per smussare quel tweeter, cavo asciutto per controllare il basso dell'ampli, sorgente aperta per controbilanciare il suono caldo del pre e così via) state alla larga da questi finali. A volte essere messi di fronte alla realtà nuda e cruda può essere imbarazzante e spiacevole. Soprattutto per i pregiudizi.
Per gli abbinamenti, posto che si tratta di macchine estremamente rivelatrici, bisogna far attenzione a non "provocarli" con sorgenti o preamplificatori non all'altezza. I difetti sarebbero messi in evidenza in maniera spietata. Lato diffusori, dal punto di vista del pilotaggio, non c'è restrizione alcuna. Pilotano con disinvoltura qualunque carico, senza che il suono ne venga in qualche modo alterato (fattore di smorzamento superiore a 4000). Anche i cavi non sono critici.
Scaldano pochissimo, sono leggeri e possono essere messi ovunque. Utilizzerei dei piedoni morbidi tipo BrightStar Isonodes, per isolarli meglio dalle vibrazioni. Meglio non usare stabilizzatori di rete a monte di essi, l'alimentazione switching potrebbe non gradire. Ovviamente, dei buoni cavi d'alimentazione sarebbero benvenuti. Quelli forniti di serie, già di buon diametro e dotati di ferriti, non sono affatto male, comunque, almeno non sono i soliti cavetti da PC.
Data l'elevatissima potenza impulsiva, collegare e scollegare cavi (di segnale o di potenza) ad ampli accesi è fortemente sconsigliato.
Il rodaggio, almeno 100 ore, è necessario. Suonano bene anche da appena collegati, ma i margini di miglioramento nel tempo sono ampi. Per quanto riguarda il tempo di riscaldamento, direi che non c'è da preoccuparsi troppo. Niente rituale da "accendo l'impianto il giorno prima, così lo trovo pronto quando rientro a casa l'indomani". Power on e via alle danze. Qualcosina migliora col riscaldamento, ma si tratta di quisquilie.
I REF 9 sono la prova più evidente del livello di maturità ormai raggiunto dalla tecnologia in classe D. Sono certo che il partito dei tradizionalisti continuerà a storcere il naso, ma personalmente questi amplificatori segnano un punto di non ritorno sia per quanto riguarda valori assoluti di trasparenza, controllo e potenza della gamma bassa, sia perché riscrivono il concetto stesso di rapporto qualità/prezzo. Anzi, introducono questo concetto in una fascia di mercato, quella dell'high-end, che ne è da sempre stata priva.
Non mi aspetto che tutti siano in grado di accogliere con mente aperta questo segno dei tempi. Quel che mi aspetto, da persone intelligenti e con spirito investigativo, è che provino ad ascoltare sgombrando la mente dai pregiudizi. Lo so benissimo che non è facile, non lo è stato neppure per me.
Provate a conviverci per un po' di tempo, sono certo che alla fine capirete quanto più vicino alla Musica vi possano portare questi due piccoli, ma preziosissimi capolavori della riproduzione audio. Un vero Rubicone.
Consentitemi, in chiusura, di riportare integralmente il testo della canzone cui il sottotitolo di questo articolo fa riferimento ("Rubicon", dei Kllling Joke). Oltre che di una singolare bellezza di per sè (infatti mi guardo bene dal tradurlo, rovinandolo) il testo si attaglia perfettamente alla recensione. Il brano, una delle mie canzoni preferite di sempre (insieme all'indimenticabile Love like Blood), fa parte dell'album "Brigther than 10.000 suns" ed è un piccolo capolavoro oscuro a cavallo tra elettronica, decadenza dark e post-punk.
Copyright © 2006 Lucio Cadeddu - www.tnt-audio.com
Now that I've found God on every side - and in every legion
Revolution
Points of no return
Evolution
We cross the rubicon
The shipyards blaze, vibrant arsenals wait their turn
Idols of rational worlds to worship power, to worship strength
Great crowds excited by riot, pleasure, work
Insane crusades, destructive gesture of the freedom bringers
And all the bells shall toll, as holy banners fly
And all with talk of freedom
Chorus
Let rage and hate of races run from Adam down
The magic of our science shines brighter than a thousand suns
Liberty in new dimensions ruthless and spectacular
Obliteration shall be poetry of 'Golden Dwans'
And as the people thrill, I stand and comprehend upon the threshold.
Chorus