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Opera Audio Consonance 8.8 Ref CONTRO J500 Plus

Push pull contro Single Ended

[English version]

Prodotti: Amplificatore integrato Consonance 8.8R e J500 Plus
Distributore: CometAudio - Italia
Produttore: Opera Audio Co., Ltd - Beijing, CHINA
Prezzo di listino: J500 Plus: 2600 €, 8.8 Ref: 2800 €
Recensore: Lucio Cadeddu - TNT Italia
Recensito: Gennaio, 2004

[Opera Audio Consonance 8.8R][Opera Audio J500 Plus]

I due contendenti Opera Audio uno contro l'altro

Dopo la prova dell'integrato con le KT 66, l'Opera Consonance 6.6 torniamo sul luogo del delitto per proporre una prova incrociata tra due modelli di amplificatori a valvole, dello stesso Costruttore, prezzo simile, ma caratteristiche profondamente differenti. In pratica, si tratta di un ampli con un push-pull di valvole 6550 (Consonance 8.8) e di un single ended di 300B (J500 Plus). Grande potenza per il primo (50 watt per canale in classe AB), bassa potenza (9 watt in classe A) per il secondo.
Il confronto è stimolante perchè si tratta delle due tipologie più diffuse di amplificazioni a valvole, più "concreta" la prima, più "alla moda" e snob la seconda.

Opera Audio, che non ha niente a che vedere con la nostra Opera, casa costruttrice di diffusori, è un'Azienda cinese che esporta in tutto il mondo e vanta un catalogo estremamente ricco e variegato che spazia dallo stato solido alle valvole, dalle sorgenti alle amplificazioni.
La produzione cinese consente, grazie al basso costo della manodopera e delle materie prime, di contenere i costi finali.
Entrambi gli amplificatori utilizzano valvole russe ElectroHarmonix e/o cinesi.

Il Consonance 8.8 è - come detto - un push-pull di valvole 6550 (disponibili anche delle KT88, eventualmente) dichiarato operante in classe A a bassa controreazione totale. Secondo la mia esperienza, 50 watt in VERA classe A, per giunta a valvole, sviluppano un calore molto elevato, cosa non riscontrata nel funzionamento del modello 8.8. La Opera Audio dichiara dichiara un "biased voltage" di -35 V ed una corrente (Ip) di 40 mA. Lo stadio di ingresso è costituito da 2 doppi triodi 12AT7 mentre lo stadio driver ricorre a due 12BH7. Le 4 6550 sono coppie selezionate. Questi i dati tecnici salienti (dichiarati):

Il modello J500 Plus, invece, è un classico schema Single Ended privo di controreazione totale. Lo stadio d'ingresso è costituito da 2 valvole 12AX7. In pratica, il segnale in ingresso arriva alla griglia della 12AX7 e poi va a pilotare, amplificato in tensione, la 300B di uscita che riesce ad erogare un massimo di 9 watt per canale RMS ad 1 kHz.
Questi i dati tecnici salienti (dichiarati):

I due amplificatori hanno stazionato in sala d'ascolto per lungo tempo e sono stati confrontati sia tra loro che con altri apparecchi, sia a stato solido che a valvole o ibridi. Li ho utilizzati per pilotare tipologie molto differenti di diffusori, da quelle più tradizionali fino al monovia largabanda. Questa varietà di interfacciamenti, ovviamente molto dispendiosa in termini di tempo (e me ne scuso col distributore), mi ha consentito di valutare le prestazioni di questi amplificatori in maniera il più possibile oggettiva, tenendo conto di quei parametri che rimanevano immutati al cambio dei "partners".

Push pull contro Single Ended

E' chiaro che questi due apparecchi si rivolgono a due fasce di pubblico piuttosto diverse. Il primo, disponendo di una buona potenza, si propone come alternativa "a valvole" rispetto ad una classica amplificazione a stato solido di media potenza. Chi avesse voglia di provare le "valvole" ma necessitasse di potenze da "stato solido" potrebbe trovare interessante la proposta del modello 8.8R.
Viceversa, il single-ended di 300B si rivolge ad un pubblico già più "tube-oriented", disposto a sacrificare la potenza in nome di una maggiore trasparenza e musicalità, ben conscio del fatto che per ottenere pressioni sonore significative occorra disporre di diffusori di buona sensibilità.
Il confronto non è così insensato come potrebbe apparire: in HiFi ogni scelta è sempre un compromesso ed in questo caso una tipologia sacrifica certi aspetti a favore di altri e viceversa. Sta all'utente finale decidere la strada migliore per il suo gusto.
Io cercherò soltanto di descrivervi le due impostazioni sonore per tentare di darvi un'idea almeno vaga del cosa aspettarsi dai due apparecchi. Non si tratta di una prova "push-pull" contro "single-ended" generica. Si parla e ci si riferisce SOLTANTO ai due apparecchi in prova. Nessuna generalizzazione, please.

Il push-pull di 6550 è dotato di "occhio magico", come le radio di una volta, solo che in questo caso ad essere "visualizzata" non è la sintonia più o meno precisa di una stazione radio quanto piuttosto la potenza d'uscita. I watt dichiarati (una cinquantina) ad orecchio ci sono tutti e certamente questo amplificatore non ha nulla da invidiare rispetto agli avversari a stato solido, almeno dal punto di vista "elettrico".
La sua impostazione timbrica è tendente al caldo, con una gamma media piuttosto arretrata rispetto al resto dello spettro audio e con un medio-basso abbastanza pronunciato, a tratti gonfio. Se è questo che uno si aspetta dal suono "valvolare" ebbene, questo amplificatore non deluderà. C'è qualcosa di affascinante nella timbrica di questo Opera 8.8R, qualcosa che consente di tenerlo in funzione per ore ed ore senza che si avverta fatica d'ascolto. Non fa NULLA per essere neutro anzi, pare che si diverta ad infondere (e talvolta imporre) ad ogni diffusore la sua personale interpretazione del messaggio sonoro in transito.
Il livello di distorsione è molto basso, anche ad alti volumi d'ascolto, ma l'equilibrio timbrico è un po' ballerino, nel senso che si modifica, anche se non radicalmente, a basso e ad alto volume. Più suadente e mellifluo nella prima situazione, tende ad aggredire un po' di più nella seconda. Le voci sono trattate con grazia e quel tocco di velluto che sta sempre lì a ricordarci che stiamo ascoltando tubi termoionici.
Il problema è che alle volte troppo velluto fa caldo e fa sudare...pertanto qualche cantante si infastidisce e comincia a perdere la pazienza :-) Fuori di metafora, mi va benissimo il tocco vellutato, purchè non si esageri e si tenda a togliere grinta quando questa è richiesta.
Nel nostro caso, quella depressione in gamma media aiuta certo a stemperare alcune asprezze sulle voci che registrazioni un po' audaci possono proporre ma deprime anche ugole meritevoli di più "presenza" e grinta.
Trattamento analogo per le chitarre, sempre tendenzialmente morbide anche quando non dovrebbero e per le percussioni, con le quali però subentra un piccolo problema di "tempo musicale". Lo dico subito chiaro, così sgombriamo il campo da tanti giri di parole: l'Opera 8.8 è tendenzialmente LENTO, non rispetta i giusti tempi musicali ed impone un ritmo tutto suo che può essere pure piacevole con certi generi musicali ma invita allo sbadiglio leonesco con quelli più movimentati.
Ascoltare cose tipo Prodigy e compagnia martellante è un'esperienza quasi mistica, visto che l'Opera 8.8 riesce nel difficile compito di sottrarre la principale caratteristica di questi generi musicali: la violenza e la pulsione ritmica incessante. Suona tutto molto rilassato, ed è vero che alla lunga ci si abitua a tutto, però davvero mi pare un comportamento eccessivo.
Difficile capire a cosa sia dovuto, visto che si è presentato sempre e comunque con tutti i dischi e tutti i diffusori provati. Curiosamente, l'uscita a 8 ohm suonava, da questo punto di vista (ma non solo), sempre nettamente peggio di quella a 4, anche con diffusori di impedenza assolutamente tranquilla.
Se state pensando che questa pigrizia sia un connotato "di famiglia" siete fuori strada perchè il single ended di 300B va nettamente più veloce, come spiegherò meglio tra un attimo.

Dal punto di vista della dinamica, dunque, questo 8.8 non eccelle, mostrandosi sempre sornione ed in ritardo rispetto alle richieste della sorgente. La pressione sonora generata, anche con diffusori ostici (in ballo anche una coppia di Thiel dall'impedenza assassina e sensibilità bassissima) è sempre stata notevole, segno che i 50 watt ci sono davvero tutti. A chi crede nella favola che 50 watt a valvole valgono come 100 a stato solido consiglio una rapida rilettura di tutta la letteratura Grimm, magari trovate qualche fiaba a lieto fine che vi farà credere che anche gli asini volano :-)
Infatti, in più di una occasione il pur generoso 8.8 è stato messo alle corde, con l'occhio magico a segnalare disperatamente il fine corsa, anche con diffusori piuttosto sensibili (es. Embryo di The Sound of the Valve).
Il fatto è che agli altoparlanti non gliene importa un fico secco delle mode del momento e delle dichiarazioni mirabolanti dei progettisti di amplificatori a valvole. Per loro i watt restano watt, sia che ad erogarli sia una valvola, un transistor, un tostapane o una fantasiosa combinazione di questi tre dispositivi.

Infine, due parole sull'immagine tridimensionale. Anche qui, cerchiamo di sfatare un altro mito che vorrebbe le valvole le uniche artefici di illusorie ricostruzioni in 4D popolate da ectoplasmi svolazzanti all'interno di palcoscenici che si estendono per ettari al di fuori della sala d'ascolto, costringendo l'ufficio tecnico del vostro Comune di residenza a rivedere la destinazione d'uso dei terreni circostanti la vostra abitazione.
Un buon amplificatore è in grado di ricreare una buona immagine, sic et simpliciter. Se non lo fa è perchè magari il costruttore non ha ritenuto importante tale parametro (e rientriamo a pieno titolo in territorio "Flat Earth") oppure semplicemente non è abbastanza trasparente e rivelatore.
Il nostro Opera 8.8 se la cava egregiamente da questo punto di vista e propone un palcoscenico ampio, piuttosto "plastico" e stabile.

Affinità e divergenze col compagno....single ended :-)

Collegando il modello J500 Plus, single-ended di nobili 300B che producono appena 9 watt in classe A e nient'altro :-) ci si accorge subito che alcune cose restano (poche, in verità) e molte altre cambiano.
Intanto l'equilibrio timbrico, che stavolta possiamo davvero definire....equilibrato, con un'impostazione generale tendenzialmente neutra, mai gonfia o slabbrata. Nessuna gamma di frequenze è privilegiata e tutte appaiono riprodotte con ugual dignità.
Permane quella nota affascinante già trovata nel compagno in push-pull, quella pulizia generale che rende l'ascolto mai affaticante o fastidioso, a patto di non chiedere l'impossibile, sia chiaro.
Quindi: ottimo trattamento delle voci, nettamente superiore al compagno di scuderia, voci che appaiono più lineari, pulite e meno "interpretate" se mi si passa il termine un po' forte. Manca, quindi, quella "depressione" in gamma media che caratterizza l'altro amplificatore e se a primo impatto tutto può sembrare più "clinico" e freddo bastano pochi minuti per rendersi conto che è semplicemente tutto più "fedele". Anche le chitarre sembrano guadagnare un po' di corpo e di "metallo", apparendo infine più vere e meno riprodotte.

I problemi vengono fuori quando si fanno i conti con la riserva dinamica e con la potenza massima erogabile. Anche qui, i discorsi stanno a zero. 9 watt, anche a rivoltarli come un calzino, restano   N O V E   miseri watt, largamente insufficienti a generare pressioni sonore accettabili con diffusori di media efficienza (facciamo sotto i 93 dB/w/m?) in un ambiente di media cubatura (60 mc?).
Non c'è niente da fare, il clipping è là, dietro l'angolo, in agguato e pronto a scattare come una tagliola sui vostri timpani e sulla vostra manina fatata che regola il volume. Ha clippato il poverino? O si, ed alla stragrande. Chi aveva detto che le valvole clippano tutte in modo dolce ed eufonico? Un altro seguace dei fratelli Grimm? Può essere, perchè o non ha sentito come clippava questo single-ended (e non è il primo che sento) oppure il suo pusher di fiducia spaccia materiale di qualità superiore.
Clippa, clippa. Distorce in modo indecoroso, ma non tanto in regime continuo...per quello ci vuole proprio tanta cattiveria, ma anche in regime dinamico. Voi siete lì che ascoltate ad un volume di apparente tranquillità e tutto fila via liscio come l'olio....entra il fortissimo dell'orchestra o il "chorus" della band...e .....shreeeeeek.....ecco le povere 300B che chiedono pietà.
Normale, certo, ma bisogna RICORDARLO e non prendere per il naso le persone che si portano a casa l'amplificatorino-ino da un paio di watt, convinti di aver fatto l'affare del secolo, e poi si accorgono che l'ampli giapponese da 50 watt - meno pulito, meno aggraziato - gli consentiva di sentire i timpani della Sinfonia Fantastica di Berlioz ad un volume non dico realistico ma almeno accettabile. Per non parlare del rock, dell'hip-hop o del trip-hop, territori insidiosi e pieni di trappole per amplificatori senza le "spalle grosse"..
Quindi: sappiate quel che state acquistando. O possedete dei diffusori di sensibilità alta (dai 93-95 dB/w/m in su), o una stanza MOLTO piccola o ascoltate generi musicali molto tranquilli a volumi da cornetto acustico.
Se non rientrate in almeno UNA di queste situazioni, forse è meglio pensare a prodotti diversi. Non è uno scandalo, è la logica delle cose. E non si potrebbe fare un torto più grande ad un prodotto BUONO come questo che metterlo in mano ad utenti sbagliati, per necessità o vocazione.
Quindi: ACQUISTI CONSAPEVOLI, prima di tutto.
Fatta salva questa raccomandazione di massima, vado oltre e vi parlo della velocità e della dinamica (nei limiti elettrici consentiti). Rispetto al push-pull di 6550, il single-ended di 300B ha una marcia in più...anzi, in meno! E già, se volete un paragone automobilistico, il push-pull di 6550 ha una sesta marcia lunghissima, per lunghe cavalcate autostradali con profilo altimetrico piatto. Viaggia sornione...ma non chiedetegli un sorpasso o una salitella. Dovrete avvertirlo con almeno una settimana di anticipo. Il single-ended di 300B ha invece una quinta "di potenza", come si dice, e spinge bene, "in coppia" in qualunque situazione. Riprende bene, se c'è da fare un sorpasso lo fa (almeno fintanto che non esaurisce i cavalli...ehm...i watt a disposizione) e non si spaventa davanti ai cambi di "ritmo". E' veloce, repentino, sempre all'erta. No, non è un Naim NAP 250 ma si difende con onore. Con grande onore!
La Musica riacquista coesione ritmica, tempi giusti e swing. Tenuto conto delle caratteristiche elettriche e, forse, della sua destinazione d'uso, direi che è da applauso. Purtroppo non ho potuto provarlo con diffusori in grado di rendergli davvero giustizia (parlo di casse da 98-100 dB/w/m) ma prevedo/presumo grandi cose.

Dal punto di vista dell'immagine tridimensionale se la gioca ad armi pari con il push-pull di 6550, e forse fa qualcosa pure meglio: più aria, più trasparenza, forse anche un po' di tridimensionalità in più (mezzo ettaro, via!).
Una prestazione convincente anche da questo punto di vista.

Lamentele

Dal punto di vista costruttivo i due amplificatori non mostrano il fianco a critiche particolari. Sono solidi, realizzati con materiali di buona qualità e ben assemblati. Sono grandi, questo si, ingombranti e richiedono quasi obbligatoriamente il ripiano superiore del vostro tavolinetto HiFi.
Il modello 8.8 R non dispone di telecomando e ha le valvole NON protette...potrebbe essere un problema - quest'ultimo - in presenza di bambini. Il Silvia-test è stato comunque superato, ma giusto perchè mia figlia sa cosa può e cosa non può toccare (lunghi corsi di catechesi audiofila hanno influito profondamente sulla sua psiche). Senza gli avvertimenti e gli indottrinamenti giusti la scottatura è assicurata.
Non così il single-ended, che cela le bollenti 300B dietro ad una griglia metallica abbastanza sicura, se non fosse per due incavi sprotetti - laterali - attraverso i quali ci passa tranquillamente anche la mano di un adulto.
Il telecomando regola solo il volume ma è abbastanza comodo da usare, seppur di foggia inusuale e non esattamente intuitivo. Ingressi ed uscite, in entrambi gli ampli, sono più che sufficienti e comunque implementati con connettori di prim'ordine (vedasi foto). Cavo d'alimentazione staccabile e trafo d'alimentazione e d'uscita ben protetti completano la dotazione.
Durante l'uso il single-ended di 300B ha manifestato un ronzio lievissimo ad alta frequenza, niente di fastidioso, comunque. Il push-pull di 6550 rimaneva invece chiuso in un omertoso ed ostinato mutismo.
Manuale d'uso completissimo (compresi anche i rudimenti sulle circuitazioni a valvole più diffuse), tradotto in un inglese (quasi) accettabile. Gli imballi, importanti, contengono un set di guanti bianchi in cotone per maneggiare le valvole senza lasciare dannose impronte di grasso sulla superficie. Il problema è che i guanti sono sì bellissimi, ma di dimensione extra-small. Non ho le mani grandi, accidenti, ma ho fatto moltissima fatica ad infilarli.

Due parole sul prezzo. Inutile nascondersi dietro un dito, in Internet le voci ed i link corrono veloci come il vento. Ebbene, non faccio mistero che questi due ampli si possano acquistare direttamente in Cina a circa 800 dollari l'uno, cioè meno di 800 Euro. Da qui ad arrivare ai 2600-2800 € richiesti dal listino dell'importatore italiano ce ne passa, direte voi. E lo dico anch'io.
Però mi preme fare alcune precisazioni: ognuno è libero di fare quel che preferisce, affidarsi ad un distributore locale che garantisce assistenza, ricambi, possibilità di ascolti e ritiro dell'usato oppure rischiare e prendere tutto nel Paese d'origine. Se appartenete a questa seconda schiera di audiofili senza macchia e senza paura sappiate che il prezzo in Cina è solo una parte del costo reale che vi verrà addebitato.
Infatti, dovete aggiungere il trasporto (e circa 40 kg dalla Cina tramite corriere vi COSTANO non poco), l'IVA e le tasse di sdoganamento (+ l'IVA sul trasporto!). Poi c'è il costo del money transfer, irrisorio, ma va calcolato tenendo conto del cambio di valuta.
A questo punto il margine di convenienza si è ridotto di un po' ma siamo ancora lontani dal prezzo richiesto in Italia. Scandalo? Non direi. Chi distribuisce investe il proprio denaro in un'attività che deve generare profitto non solo a se stesso ma anche ai dettaglianti finali.
Poi ci sono da gestire i "problemi" (ricambi in garanzia, riparazioni, spedizioni interne etc.) e c'è da organizzare la promozione (affittare sale alle mostre HiFi, pagare Hotel e così via). Se fate la somma di tutte queste voci e di altre che ho certamente dimenticato, capite che il margine si riduce ancor di più.
Tuttavia, qualora crediate si tratti ancora di "furto" provate a fare altrettanto, mettete in piedi una società di distribuzione di questi apparecchi (o di altri made in China) e vendeteli a meno del prezzo oggi richiesto. Se avete ragione, voi diventerete d'oro ed il distributore ufficiale chiuderà i battenti se, come penso invece, i "soldi facili" sono solo una vostra pia illusione...riparliamone quando volete :-)

Sul suono credo di aver esposto tutto con sufficiente chiarezza. Caldo, sornione e lento il push-pull, più frizzante e veloce il single-ended. Al primo manca la velocità, al secondo la potenza (elettrica). Si potrebbe desiderare un misto tra i due, ma sarebbe ridicolo.
Tirando le somme, e potendo disporre di diffusori abbastanza sensibili, direi che il single-ended di 300B stravince (e costa pure 200 € in meno, il prezzo di un ottimo cavo di segnale, di qualche buon disco o di un'ottima cenetta per due in un onesto ristorante).

Conclusioni

Meglio il push-pull o meglio il single-ended? Tra i due amplificatori in prova (ed è l'unica conclusione sensata che posso trarre) la mia preferenza va nettamente al single-ended che tuttavia paga FORTE lo scotto della bassa potenza continua...e dinamica. Un diffusore ad alta sensibilità (facciamo almeno oltre 95dB) è praticamente obbligatorio, specie se si ascolta Musica con salti dinamici impegnativi, ricca di basse frequenze e/o in ambienti molto grandi.
Per contro, il push-pull 8.8R si riscatta per una prestazione energetica migliore, pur se non supportata da altrettanta velocità. Il suo carattere un po' "tubey" dei bei tempi andati potrà affascinare molti ascoltatori alla ricerca di sonorità calde, rilassate e musicali.

© Copyright 2004 Lucio Cadeddu - www.tnt-audio.com

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