Prodotto: Diffusori Duevel Enterprise
Costruttore: Duevel - Germania
Distributore per l'Italia: MondoAudio
Prezzo di listino: 2250€/coppia (2490 €/coppia per la versione Rosso Ferrari laccato)
Recensore: Lucio Cadeddu - TNT Italia
Data recensione: Gennaio 2013
A marzo dello scorso anno ho avuto il piacere di recensire i piccoli diffusori da pavimento di Duevel, i sorprendenti Planets, delle piccole torri a emissione omnidirezionale al di sotto dei 1000€ la coppia. Mi perdonerete se vi rimando a quell'articolo per tutti i dettagli relativi all'Azienda, alla filosofia costruttiva e ai progettisti.
Gli Enterprise che abbiamo ricevuto in prova, in esclusiva mondiale, accettano il testimone dai campioncini Planets e cercano di fare ancora qualcosa di meglio.
Gli Enterprise sono i fratelli maggiori dei Planets, ne condividono gli aspetti più generali ma sono più grandi e, ovviamente, costosi (più del doppio). Il cabinet è dunque molto simile a quello dei piccoli (in MDF, 83 x 30 x 20 cm) e gli altoparlanti sono situati sulla faccia superiore e sormontati, stavolta, anziché dalle belle sfere di metallo cromato, da due diffusori omnidirezionali di colore nero che somigliano moltissimo alle forme dell'astronave Enterprise della famosa saga di Star Trek. Gli altoparlanti diffondono il suono contro questi ostacoli i quali hanno il compito di aprire il fronte sonoro riprodotto su 360°.
Gli Enterprise sono equipaggiati con un woofer da 17 cm di diametro (contro i 15 del modello più piccolo), membrana in carta (anziché in kevlar), sospensione in gomma e un complesso magnetico di notevoli proporzioni (10 cm!), con cestello pressofuso. Si tratta del modello SB17NRXC35-4 della SB Acoustics, in versione da 4 Ohm. Il tweeter è ancora l'unità già vista sui Planets, un driver a tromba da 1", della tailandese P Audio, precisamente il modello PHT 407 (per una foto si veda la recensione dei Planets).
Il carico del woofer è in bass reflex, con sbocco sulla base del diffusore, verso il pavimento, esattamente come accadeva sui Planets. Per questa ragione quattro tacchi cromati sollevano il fondo del diffusore dal pavimento. Sempre sulla faccia inferiore si trovano i morsetti per i cavi (rigoroso monowiring).
Il crossover è raccolto dietro la vaschetta che ospita i morsetti di connessione, ed è dichiarato anche questo essere a fase lineare, il taglio non è specificato ma immagino sia ancora intorno ai 4000 Hz, visto che il tweeter è lo stesso - e arriva a stento a 2000 Hz - e il midwoofer mostra una risposta lineare fino a quasi 5000 Hz.
Tutta la componentistica passiva mi è parsa di provenienza Intertechnik, come nel caso dei Planets. La sensibilità è bassa (87 dB) ma superiore di 2 dB rispetto a quella dei Planets e sempre bassa è l'impedenza (4 Ohm). La risposta in frequenza non è dichiarata, ma, ad orecchio, appare anche stavolta incredibilmente estesa in basso, se si tiene conto delle dimensioni del cabinet e del midwoofer.
Il mobile in MDF di buon spessore è robusto e provvisto di rinforzi interni rivestiti di materiale fonoassorbente di vario tipo. Il cablaggio interno è realizzato con del doppino rosso-nero di 2 mmq fissato agli altoparlanti tramite connettori fast-on (sul tweeter) e saldato (sul woofer).
Il cabinet ha un livello di finitura molto buono, la verniciatura è molto accurata ed è disponibile in laccato nero, bianco e questo rosso Ferrari che ho in prova. A dire il vero sembra più un bordeaux che un rosso corsa, ma è molto bello comunque. Non è prevista griglia parapolvere per gli altoparlanti. La garanzia è quella classica di 2 anni. Il manuale d'uso è completo e ricco di preziosi suggerimenti per il posizionamento.
L'impressione generale è di nuovo quella di un progetto ben studiato, per certi versi coraggioso e decisamente insolito.
Svanito l'effetto sorpresa che avevano generato in me i più piccoli Planets, sapevo già cosa aspettarmi da questi Enterprise e le aspettative sono state confermate in pieno. Il volume maggiore a disposizione del woofer e le dimensioni stesse di questo hanno permesso agli Enterprise di esibire una performance molto simile a quella dei Planets, dal punto di vista dell'equilibrio timbrico, ma arricchita da una gamma bassa più piena e profonda, più sicura di sè, più da grande diffusore. La risposta si estende, a orecchio, di una manciata di Hz in basso, così che anche il basso profondissimo di Angel (Massive Attack "Mezzanine") viene riprodotto con una migliore approssimazione.
Ricordo che i Planets erano stati misurati coi 30 Hz a -6dB!!!
Poiché il woofer non è solo più grande ma molto diverso (membrana in carta anziché in kevlar) e poiché la sua azione si estende per una buona parte della gamma media le differenze non si fermano alla sola gamma bassa. Il registro medio-basso è più pieno, con certe incisioni persino un po' in evidenza, e la gamma media ha un colore diverso. Sulle voci sento un briciolo di naturalezza in più che non so se sia merito della carta o del fatto che il midwoofer non è costretto a fare gli straordinari come sui Planets. Le voci, specie nei cori, mi sembrano più pulite e naturali, anche se forse leggermente più indietro. Resta, come sui Planets, quell'assenza di cattiveria in gamma media che sembra - a questo punto - che sia frutto dell'emissione omnidirezionale. Insomma, cambiano il midwoofer, il crossover, la forma del diffusore omnidirezionale ma quella caratteristica resta immutata...direi che è figlia dell'emissione a 360° e di come questa interagisce con il mio ambiente d'ascolto.
In ambienti diversi, più riflettenti, potrebbe darsi che l'equilibrio cambi in maniera significativa.
Il trucco dell'emissione omnidirezionale funziona a meraviglia anche con questi Enterprise, seppure il sistema adottato sia differente. Il suono non proviene dai diffusori ma da tutto lo spazio intorno ad essi e anche significativi spostamenti dalla giusta posizione d'ascolto non comportano grandi variazioni di equilibrio. Pertanto la ricerca di quel dannato punto ideale nel quale restare cristallizzati quando si ascolta non è più un problema. Anche due persone (o tre) possono godere di una riproduzione ancora equilibrata e credibile. Certo, spostamenti a destra o a sinistra faranno alterare il centro dell'immagine (si sentirà più un diffusore che l'altro) ma in una maniera decisamente meno fastidiosa che con diffusori a emissione frontale tradizionale. E anche alzarsi o sedersi non produrrà grandi modifiche nella timbrica percepita dall'ascoltatore. Inoltre, come nel caso dei Planets, non pensiate che il suono sia una sorta di nuvola indefinita della quale non si percepiscono bene i contorni! Il fronte sonoro è là, ben solido di fronte all'ascoltatore...
Più dettagli su questo aspetto nel paragrafo dedicato all'immagine 3D.
Gli Enterprise condividono coi Planets una certa impostazione tendenzialmente eufonica, nonostante il tweeter a tromba il suono non è MAI affaticante, spigoloso o graffiante...a meno che non lo debba essere per forza. Ad esempio, una bella incisione di archi ("Le Quattro stagioni" di Vivaldi di Nicholas Chumachenco per l'etichetta Edelweiss) graffia sui suoni più strappati del violino solista, così come deve essere. In sostanza, non crediate che questi Enterprise siano dei frullatori che trasformano tutto in una melassa dolciastra e informe. Tutt'altro. Hanno certo una personalità tendenzialmente morbida ma sono perfettamente in grado di farvi sentire tutte le differenze tra un'incisione e l'altra, senza omogeneizzare tutto. Così, i dischi incisi male (es. gli ultimi dei Coldplay, sic) vengono spietatamente messi alla sbarra per colpa della loro ignobile compressione dinamica.
Gli Enterprise sono pertanto in grado di estrarre un'ottima quantità di informazioni dai dischi e di riproporvela con garbo e senza eccessivi protagonismi. Come i più piccoli Planets, sono diffusori per ascolti prolungati, non affaticanti, anche ad alto volume.
Il limite grosso del modello più piccolo, come evidenziato dalla precedente recensione, era dato dalla tenuta in potenza del woofer che faceva miracoli in termini di estensione ma sembrava sempre un po' tirato per il collo. In questo caso il driver da 17 cm fa sentire il suo maggior peso e i limiti dinamici sono spostati decisamente più avanti. Bisogna dar sfogo a tutta la cattiveria di certe incisioni per mettere davvero in crisi questi diffusori. Il basso resta potente e dinamico anche a livelli d'ascolto molto, molto elevati.
La velocità di esecuzione e la scansione dei vari tempi musicali è sostanzialmente corretta, solo a momenti una certa lentezza in gamma medio-bassa ci mette lo zampino a guastare la festa. Quando portati al limite restano sostanzialmente corretti, ma i rumori d'aria espulsa con violenza dal condotto reflex suggeriscono di non esagerare troppo.
Come coi Planets, i woofers si muovono tanto ma l'escursione massima è buona e non ho mai assistito a un vero fondo corsa.
Possono riempire spazi ampi con un suono dinamico e corposo, persino violento, se richiesto. Coi generi più scatenati distanziano nettamente la più tranquilla performance dei Planets, che dovevano arrendersi ai limiti dinamici del loro piccolo seppur generoso woofer. Anche i Rage against the machine riconquistano un po' della loro violenza bruta, ad esempio.
Tuttavia, non si tratta certo di diffusori nati per impressionare l'ascoltatore coi fuochi artificiali: per una performance più spumeggiante, specie in gamma medio-bassa e media, occorre guardare altrove.
Per la performance prospettica vi invito a leggere ciò che scrissi nella recensione dei Planets. In questa sede mi limito a evidenziare le piccole differenze tra i due modelli. Il tweeter è lo stesso, ma il crossover e il sistema di diffusione omnidirezionale sono diversi, quindi qualcosa cambia rispetto a prima. L'immagine appare leggermente più grande ma soprattutto più stabile ed a fuoco. Restano confermate tutte le qualità patrimonio dei piccoli Planets, in particolare l'altezza della scena, davvero convincente.
Non dovete aspettarvi quell'immagine marmorea che alcuni diffusori tradizionali riescono a scolpire (ma il prezzo da pagare è una posizione d'ascolto millimetricamente precisa) perché questi Enterprise preferiscono regalare uno stage tridimensionale meno artificiale e più attinente con la realta della musica dal vivo. Come già detto in occasione della prova dei Planets, non è che in una sala da concerto si riescano a percepire distintamente le posizioni dei singoli strumentisti in un'orchestra! Tutto viene rispettato, posizioni reciproche, piani orizzontali e verticali, ma semplicemente non c'è quella precisione chirurgica - e un po' innaturale - cui ci hanno abituato certi diffusori high-end (specie minidiffusori di lusso).
Ancora una volta, la parola d'ordine sembra essere naturalezza: niente effetti speciali da diffusore high-end un po' schizzinoso, solo tanta, tanta musica riprodotta con garbo, precisione, calore, umanità.
Costruzione e finitura.
Questi Enterprise sono ottimamente progettati e realizzati e non ho critiche particolari da muovere se non una, personalissima, sull'aspetto estetico. Tanto mi era piaciuta la soluzione delle sfere cromate dei Planets, tanto mi ha lasciato interdetto la soluzione diffondente di questi Enterprise. Sarà anche vero che il tutto ricorda l'astronave Enterprise ma purtroppo il colore e la forma mi ricordano troppo, invece, quella di un fornellino da campeggio con vicino un sottobicchiere! Avrei preferito di gran lunga la soluzione simil-Planets, se tecnicamente compatibile. L'abbinamento del nero antracite con il rosso laccato, poi, non aiuta di certo. Alla fine la soluzione cromatica migliore, seppur funerea, mi pare quella nero su nero. A seguire la bianca laccata. Questione di gusti, ovviamente.
Per tutto il resto (posizione degli altoparlanti, cablaggio, posizionamento etc.) fate riferimento alle (poche) osservazioni critiche che feci durante la prova dei Planets.
Suono.
Il suono è, come coi Planets, piuttosto diverso da ciò che si è abituati ad ascoltare. La diffusione omnidirezionale che offrono questi Enterprise è qualcosa di così naturale che ci si abitua all'istante. Tuttavia, non tutti gli ascoltatori potrebbero gradire questo drastico cambio di prospettiva. Una valutazione diretta è obbligatoria.
Dal punto di vista timbrico non soddisfano certamente gli appassionati dell'iperdettaglio e della vivacità in gamma medio-alta. Adatti per musica acustica, jazz, pop leggero e classica riescono a superare alcuni limiti dei piccoli Planets coi generi più movimentati e cattivi che però restano, a mio parere, ancora lontani dal loro DNA.
Gli Enterprise, così come i Planets, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, sono estremamente semplici da posizionare, l'emissione omnidirezionale consente spazi di manovra inimmaginabili con diffusori tradizionali.
Le pareti vicine influenzano un po' la gamma bassa ma, a mio parere, l'effetto è meno evidente rispetto a diffusori dall'emissione tradizionale. Il manuale raccomanda pari distanza tra diffusori e tra questi e il punto d'ascolto; inoltre suggerisce una distanza dalla parete posteriore variabile tra 50 cm e 100 cm. I tweeter dovrebbero essere i più distanti possibile l'uno dall'altro. Ovviamente sentitevi liberi di sperimentare altre soluzioni.
Il carico visto dall'amplificatore non è facile neppure stavolta (4 Ohm nominali) e la sensibilità non è alta (87 dB): questo significa che piccoli amplificatori da pochi watt sarebbero fuori gioco, a meno che l'ambiente non fosse veramente di ridotte dimensioni. Secondo me il minimo possibile potrebbe essere un amplificatore da almeno 20-25 watt VERI per canale e stavolta si può osare anche un po' di più con la potenza, visto che il woofer più generoso digerisce sollecitazioni maggiori senza scomporsi troppo. In questo senso gli Enterprise riescono a colmare una piccola lacuna di tenuta in potenza che avevo segnalato per i Planets. Il solito rodaggio aiuta gli altoparlanti ad aprirsi un po'.
Rispetto ai Planets questi Enterprise utilizzano un woofer più grande, un diverso crossover, leggermente più complesso, e un mobile appena più largo e profondo (l'altezza è praticamente identica). Il sistema di diffusione omnidirezionale è equivalente, forse è appena più costoso quello dei Planets, almeno a giudicare dai materiali utilizzati. Il livello di finitura è lo stesso. Purtroppo non sono stato in grado di rilevare marca e modello del woofer in kevlar che equipaggia i Planets ma dubito che la differenza di costo coi woofer delle Enterprise possa essere significativa, visto che questi ultimi si trovano sul mercato, prezzo al pubblico, per 60 € cadauno IVA inclusa, presso lo stesso fornitore di Duevel (Intertechnik). Anche supponendo che i woofer dei Planets costino la metà (e sto esagerando) stiamo parlando di una differenza di 60 € a coppia. Aggiungiamo qualche decina di euro per i componenti in più nel crossover.
Il mobile ha una pianta di 30x20 anziché 26x15, e internamente mi è sembrato presentasse qualche rinforzo in più.
Tirando le somme confesso di fare molta fatica a giustificare i 1250 € richiesti in più. In pratica costerebbe di più realizzare una sola coppia di Enterprise che DUE coppie di Planets!!! Non ci credo ;-)
D'altra parte questo nuovo diffusore non avrebbe potuto essere commercializzato a un prezzo troppo vicino a quello del modello entry-level, uno dei due sarebbe rimasto invenduto. Posso dunque solo sottolineare che mentre i Planets hanno dalla loro un rapporto qualità/prezzo molto buono, questi Enterprise sono, a mio parere, troppo costosi, se confrontati direttamente con i piccoli.
In estrema sintesi posso dire che questi Enterprise siano dei Planets un po' dopati, aggiungono un bel po' di peso e di sostanza in basso, pur conservando le caratteristiche peculiari che tanto apprezzai nel modello più piccolo. Non è solo il basso a migliorare un bel po', ma anche la gamma media e la precisione dell'immagine. Nonostante ciò, il rapporto qualità/prezzo, purtroppo, non è lo stesso, strepitoso dei Planets. Certo, gli Enterprise suonano significativamente meglio, però sta alle esigenze dell'acquirente valutare se è disposto a pagare 1250€ in più per questa differenza (1500 se si sceglie la versione rossa).
Come i Planets, i Duevel Enterprise sono diffusori per grandi ascoltatori di musica (e non di casse!) vista la facilità con la quale svolgono il loro compito, senza protagonismi eccessivi e con tanta naturalezza. Non piaceranno agli amanti dell'iperdettaglio ma a mio parere hanno tutte le caratteristiche per conquistare il cuore di tanti appassionati.
Non abbiamo alcun problema a spiegare il prezzo più elevato delle Enterprise! Il tweeter utiizzato in questo modello non è lo stesso montato sulle Planets, ha una membrana in titanio, un magnete più grande, costa il doppio e suona molto meglio (modello PHT-406T).
Inoltre, realizziamo una costruzione speciale per la tromba associata a questo tweeter per garantire le migliori prestazioni sonore dal punto di vista omnidirezionale.
L'Enterprise utilizza una tromba speciale fatta con un polimero rinforzato con vetroresina e tutti sanno quanto sia costoso produrre un oggetto del genere tramite uno stampo a fusione, oltre al costo dei macchinari necessari.
Infine, dichiari che "...la risposta del woofer si estende fino a 5 kHz.", ma non è così, in realtà si ferma un'ottava più in basso.
Markus Duevel
Quando ho smontato gli altoparlanti delle Enterprise per fotografarli mi sono appuntato le sigle dei componenti. Avendo notato che la sigla del tweeter era la stessa di quello delle Planets non mi sono curato di fare foto dettagliate e pubblicarle, avevo già quelle della recensione precedente. È tuttavia possibile che io abbia letto male (la vista non è più quella di un tempo, specie sulle scritte a caratteri microscopici :-)). Probabilmente è un mio errore. In ogni caso, ho cercato nel catalogo del costruttore P-Audio e presso vari rivenditori di altoparlanti il tweeter PHT406T ma non l'ho trovato, son riuscito a reperire solo il PHT406 che utilizza un diaframma in resina fenolica e non in titanio. Il costo del tweeter delle Planets è 24€/cadauno, quello dei PHT406 è di circa 35&euro/cadauno.
Grazie per le preziose informazioni circa il materiale e il processo costruttivo del diffusore omnidirezionale installato sulle Enterprise.
Infine, per quanto riguarda la mia affermazione sulla risposta in frequenza del woofer, probabilmente mi sono spiegato male. Ci riprovo. Quando scrivo che la sua risposta si estende fino a 5 kHz mi riferisco all'altoparlante non filtrato, senza crossover. Infatti preciso che probabilmente il crossover taglia molto più in basso (4 kHz). Che la risposta in frequenza sia quella da me riportata è evidente dal grafico pubblicato sul sito del costruttore dell'altoparlante, grafico che riporto qui sotto per completezza di informazione. La linea blu, quella della risposta in asse, mostra come il woofer salga anche ben oltre i 5 kHz, anzi è proprio là che la sua risposta guadagna un bel po' di dB.
Comunque sia, congratulazioni per un altro progetto davvero ben suonante e chiedo scusa per essere così pignolo ;-)
Qualcuno lo deve pur fare.
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