Prodotto: Diffusore acustico Diapason Prelude III
Costruttore: Diapason - Italia
Prezzo al pubblico: 1480 €
Recensore: Lucio Cadeddu - TNT Italy
Data recensione: Settembre, 2003
A 4 anni di distanza dalla nostra prova delle Diapason Prelude VS torniamo a parlare di un classico internazionale dei minidiffusori di lusso, la Diapason Prelude, ormai giunta alla sua terza edizione. Diverse cose sono cambiate sia rispetto alla vecchia Prelude che alla VS (Video Series), la più evidente delle quali è senz'altro la forma del mobile, ora decisamente meno squadrato, ingentilito da dei fianchi "bombati" molto eleganti. In pratica i pannelli laterali hanno uno spessore maggiore e sono "stondati", rendendo la cassa più panciuta.
Questa modifica al cabinet ha obbligato il progettista a rivedere il filtro crossover, che pertanto è diverso da quello della serie II e da quello della VS.
Gli altoparlanti, diversamente dalla VS, non sono più schermati e più precisiamente si tratta di un woofer Seas P14 in edizione speciale e di un tweeter sempre Seas con cupola in seta da 25 mm. costruito su specifiche Diapason.
Il woofer non è del tipo Direct Drive, quindi risulta filtrato, con pendenza dolce del primo ordine (6 dB/oct) mentre il ramo del tweeter è del secondo ordine (12 dB/oct). La componentistica utilizzata nel filtro crossover comprende induttanze costruite dalla Diapason stessa, condensatori e resistenze anti-induttive costruite da terzi su specifiche Diapason. I valori di tolleranza sono dell' 1%.
Il cablaggio interno è realizzato con cavi per diffusori VdH CS 122 mentre la morsettiera d'ingresso è costruita dalla Diapason stessa in ottone dorato 24 kt.
Il cabinet è il consueto prezioso massello lavorato con maestria mentre a protezione degli altoparlanti c'è la altrettanto consueta griglia metallica inamovibile (se non tramite chiavi a brugola) trattata in maniera tale da non risuonare e non influenzare in alcun modo l'emissione degli altoparlanti.
Secondo il progettista, l'intento di questa serie III è quello di accentuare le caratteristiche "monitor" della Prelude, con un suono maggiormente dettagliato ed ancora più preciso.
Non è certo una novità, per chi segue da tempo questo sito e le mie recensioni, che io non sia esattamente un amante sfegatato dei diffusori "mini". Ora, forse i Prelude non sono precisamente classificabili come tali ma certamente non possono essere considerati "grandi": un woofer da 13 cm in un piccolo volume fa quello che fisicamente può fare.
Possono invece essere considerati a tutti gli effetti dei piccoli "monitor", una volta che riusciamo a metterci d'accordo su questo termine. Nella mia idea personale di "monitor" c'è un diffusore estremamente trasparente e fortemente rivelatore. Una specie di lente d'ingrandimento del messaggio musicale, sempre pronta a metterne in evidenza pregi ed anche inevitabili difetti. Tale diffusore deve, appunto, monitorare quel che accade durante una registrazione.
La nuova Prelude III si avvicina molto a questa categoria ideale addomesticando il tutto con una gamma alta dorata e giustamente trasparente, capace di rendere tollerabile una impostazione tendente allo spietato.
Prendiamo le voci, ad esempio: hanno un senso di presenza e di realismo da lasciare sconcertati. Loreena McKennit risplende in tutto il suo fascino, la potete sentire prender fiato, dischiudere le labbra per cantare...insomma sembrerà di averla lì di fronte a voi (magari! :-)).
Per noi italiani è sempre una fatica seguire parola per parola i testi delle canzoni in inglese. Anche conoscendolo bene, c'è sempre qualcosa che sfugge. Ebbene, pensate alle Prelude III come ad uno strumento che vi fa lo spelling automatico di ogni parola. La comprensione dei testi è davvero notevole, segnale evidente di precisione e trasparenza a livelli elevati.
Le voci maschili, complice una gamma medio-bassa piuttosto asciutta, appaiono un po' più "magre" del dovuto. Gli echi naturali ed artificiali sulle voci e sui cori vengono resi con grande precisione e pignoleria. In pratica, si può capire quanto bravo (o scarso) sia stato chi ha registrato il disco ed a quali "manufatti sonori" sia ricorso per abbellire una voce non esattamente dotata dal punto di vista tecnico. Ci sono tante di quelle "porcherie" elettroniche aggiunte alle voci, specie nei dischi di Musica commeciale (pop), che vien da chiedersi cosa abbiano nelle orecchie certi ingegneri del suono.
Con le Prelude state pur certi che riuscierete a mettere in luce la maggior parte delle malefatte :-)
Tornando al discorso del suono "monitor"...ecco, forse è proprio questa una delle caratteristiche salienti: quella di sottolineare ogni particolare presente nella registrazione.
Gli strumenti acustici, particolarmente ricchi di armoniche (pianoforte e strumenti a corda), vengono riprodotti con una notevole dose di realismo e di "effetto presenza". Un po' "smagrito" nella parte destra della tastiera appare il pianoforte, altrimenti ben lucido, percussivo e violento quando necessario.
Avrete notato che ho lasciato per ultimi i commenti sulla gamma bassa. Il fatto è che la Prelude ha un comportamento bizzarro in questa porzione dello spettro audio: l'estensione è notevole, considerato il litraggio e la dimensione del woofer, ma la "presenza" non lo è altrettanto. Sembra quasi che si sia tirato per i capelli il povero woofer, onde fargli riprodurre frequenze molto basse, penalizzando quindi la potenza nelle ottave superiori (vige la legge della coperta corta). Si assiste quindi ad uno strano passaggio di consegne: da una parte si sente il basso più profondo che scende anche con un discreto "corpo", dall'altra ci si accorge che manca qualcosa nella porzione immediatamente superiore, diciamo sopra i 100-150 Hz.
Per capirci ancora meglio, si percepisce abbastanza chiaramente la vibrazione della pelle della grancassa una volta che è stata colpita ma non appare altrettanto vigoroso il colpo stesso del pedale sulla pelle.
Per questa caratteristica, vedrei bene la Prelude con musica classica e jazz leggero, un po' meno bene con Musica moderna, elettrificata e richiedente elevate dosi di energia in gamma bassa. Mi riferisco a generi che hanno fatto delle "bass lines" la struttura portante, l'ossatura stessa della Musica: drum'n'bass, trip-hop, techno, electro-pop ma anche reggae e hip-hop. Non mi sentirei di consigliare a cuor leggero questi diffusori per amanti dell'impatto in gamma bassa a meno che non siano disposti a sacrificare un po' di sensazione "fisica" in favore di una precisione assolutamente impeccabile.
Da quanto detto, emerge chiaramente una propensione a suoni veloci e ben ritmati, territorio dove le Prelude cavalcano al galoppo sulle orme dei "grandi" (inteso come qualità) diffusori: la capacità di seguire una linea di basso o il tempo della batteria è notevole...il battere il piede a tempo è una caratteristica evidente evocata da un diffusore capace di scandire i tempi giusti, gamma bassa profonda a parte che ho trovato, seppur estesa, sempre un po' fuori tempo rispetto al resto dell'emissione. Niente di particolarmente grave, ma ancora piuttosto sensibile per chi ha un orecchio attento alla corretta riproduzione "temporale".
Le Prelude possono suonare anche forte, se richiesto e se l'ampli ce la fa a spingerle a dovere. Tuttavia, le ho trovate più a loro agio su livelli d'ascolto medio-bassi dove forse quel leggero disallineamento temporale della gamma bassa più profonda si fa sentire meno.
Non è sorprendente, poi, accorgersi di come riescano a suonare equilibrate, timbricamente e dinamicamente, anche a volumi molto bassi, regalando un suono piuttosto completo e mai troppo alleggerito (compensazione fisiologica dell'orecchio umano a parte).
Per questa ragione si comportano benissimo nel reparto microdinamica dove, grazie alla naturale trasparenza della quale sono dotate, possono davvero seguire ogni variazione nel programma musicale, con destrezza ed apparente facilità.
Diapason gode di una lunga e meritata tradizione nel riuscire a progettare diffusori capaci di ricostruire un'immagine tridimensionale olografica e queste nuove Prelude non fanno eccezione alla "regola". Aiutate da una precisione notevole, ricreano un palcoscenico ampio, molto luminoso, inondato da una luce che fa brillare i particolari, i contorni e le rispettive posizioni prospettiche.
Non è facilissimo ottenere il massimo da questo punto di vista e non sono neppure sicuro di esserci riuscito visto che ho un ricrdo persino migliore delle piccole Micra che provai qualche anno fa qui su TNT-Audio. Una buona dose di toe-in (angolazione verso il punto d'ascolto) è necessaria o almeno lo è stata nel mio caso.
Anche la distanza dalla pareti vicine gioca un ruolo chiave, ma mi pare meno critica del solito. Piuttosto, l'angolazione (anche forte) aiuta a stemperare una certa predisposizione naturale a suonare un po' "avanti", complice forse l'attitudine "monitor" del diffusore.
Una volta trovato il loro "sweet spot" le Prelude vi consentiranno di scoprire l'immagine sonora anche in incisioni che credevate piatte e bi-dimensionali. Ovviamente, manco a dirlo, tutto dipende anche dai partners a monte. Non sperate di mettere le Prelude in una catena non alla loro altezza e sperare che riescano nel miracolo di cavar sangue dalle rape. Equilibrio e sinergia sono le parole chiave, sempre, ed in particolare in questo caso.
La Diapason raccomanda almeno 100 ore di rodaggio....francamente credo sia necessario ed appena sufficiente. Complice una prima coppia giunta in condizioni operative non ottimali (pare che uno dei woofer sia stato danneggiato durante il trasporto) ho pazientato non poco nell'attesa che il benedetto rodaggio si completasse. Le Prelude miglioravano giorno dopo giorno ma non arrivavano mai ad una performance accettabile in gamma bassa. Dopo N tentativi falliti, ho deciso di chiedere una seconda coppia che, per fortuna della mia stabilità mentale, è arrivata già rodata. A casa hanno continuato a suonare per un po' senza "impegno" migliorando ancora, fino a quando ho deciso che i tempi erano maturi per un ascolto serio.
Tutto questo giro di parole per dirvi di non commettere l'errore di valutarle appena estratte dagli imballi, potrebbero essere una delusione. Dategli tempo e capirete di che pasta sono fatte.
I supporti hanno la loro importanza e, sebbene non strettamente obbligatori, non riesco ad immaginare niente di meglio di quelli "dedicati", che hanno i punti di appoggio nei posti "giusti", in corrispondenza con i piedini dei diffusori. Gli stand, a mio avviso, suonano meglio se la grossa colonna metallica portante è stata riempita di sabbia o altro materiale analogo. è sufficiente che cada un oggetto metallico sul pavimento nelle vicinanze dello stand per sentirlo risuonare come una tubular bell :-) Va bene che ci piace Mike Oldfield ma non mi pare il caso di emularlo in casa.
L'argomento punte-non punte preferisco lasciarlo al vostro orecchio ed al vostro gusto personale.
La posizione in ambiente è piuttosto critica, non pensate minimamente di buttarle lì dove capita e sentirle suonare a dovere. O siete molto fortunati o gli esperimenti da fare saranno tantissimi, prima di trovare l'optimum. Nel mio ambiente B, quello piccolo, ho trovato una buona soluzione, per coerenza e profondità d'immagine, angolando fortemente i diffusori verso il punto d'ascolto (pratica nota come toe-in).
In gamma bassa, la presenza del foro reflex posteriore impone qualche sforzo in più per trovare il giusto compromesso tra pulizia, velocità ed estensione.
Per quanto riguarda il pilotaggio, non lesinate sulla qualità perchè le Prelude III non perdonano molto. Anche se Diapason sta proponendo piccole amplificazioni a valvole in abbinamento ai suoi diffusori, io continuo a ritenere un buon stato solido, con grandi capacità di pilotaggio, il partner ideale per queste Prelude. Voi, magari, tentate qualche esperimento, molto dipende da ciò che si pretende dal suono del proprio impianto.
Costruzione e finitura
Abbandonati - deo gratias - i connettori Speakon, che obbligavano a contorsionismi per l'utilizzo dei cavi di potenza di buona sezione, le Prelude sono diventate assolutamente user-friendly. I morsetti, predisposti per un facile biwiring, sono comodi ed universali. La costruzione è su livelli di eccellenza, come tradizione Diapason, difficile trovare difetti nel mobile o nell'assemblaggio dei componenti.
La griglia metallica a protezione degli altoparlanti, come da norme CE, continua a non piacermi perchè cozza con le morbide sinuosità del massello. Oltrettutto non è neppure una vera griglia parapolvere, nel senso che la polvere entra eccome! Quindi: va bene il rispetto delle normative...però....dateci ancora la possibilità di scegliere :-)
L'unico lato positivo di questa griglia metallica è la protezione offerta agli altoparlanti nei confronti di piccole ditina esploratrici e distruttive. Se avete bambini piccoli o amici ficcanaso (di questi ultimi, chi non ne ha?), i vostri altoparlanti saranno al sicuro: per togliere le griglie occorre armarsi di chiavi a brugola. A meno che i vostri figli non siano stati cresciuti dentro ad un negozio di ferramenta, il vostro prezioso investimento sonoro dovrebbe essere al sicuro.
Piuttosto, per rendere child-proof al 100% le casse...perchè non prevedere anche una griglia metallica sul foro del reflex? La possibilità che l'interno della cassa diventi ripostiglio segreto di macchinine, Pokemon, Hamtaro ed altri mostriciattoli è piuttosto alta :-)
Suono
C'è poco da aggiungere rispetto a quanto già esposto nell'analisi delle caratteristiche sonore di questi diffusori. Personalmente, preferisco l'equilibrio timbrico delle vecchie Micra. Queste Prelude, di tanto in tanto, mi sono sembrate un po' troppo leggere ed avare in basso. Sono pure abbastanza spietate e questo, se per certi versi è testimone di una trasparenza elevatissima, per contro può rivelarsi un'arma a doppio taglio, visto che non sempre chi ascolta Musica ha voglia di concentrarsi sui difetti delle incisioni piuttosto che sui pregi. Non si tratta di diffusori easy going ma di strumenti piuttosto rivelatori ed esigenti. Potrebbero fare la felicità di una certa tipologia di audiofili e la dannazione di un'altra.
A bottle of red, a bottle of white
it all depends on your appetite
I'll meet you anytime you want
in our Italian restaurant
[Excerpt tratto da "Scenes from an Italian restaurant" di Billy Joel "The Stranger" 1977 - Sony-Columbia 450914 2]
Il brano qui sopra, tratto da un bellissimo album del mio amato Billy Joel, dipinge a chiare tinte tutto quello che si può dire su queste nuove Prelude. A seconda della vostra inclinazione e del vostro umore, esse sapranno darvi ciò che cercate, basta scegliere il "vino" giusto a seconda del vostro appetito. Vi faranno sentire esattamente ciò che c'è inciso nei vostri dischi, nel bene e ...nel male.
Richiedono partners senza macchia e senza paura, altrimenti vi ringrazieranno a modo loro, con un suono a tratti urlato e spigoloso. Non trattatele in questo modo...come donne di classe, le Prelude hanno solo bisogno del meglio.
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