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Subwoofer RCF Teens 3/1: un Velodyne a costo zero?

Il successo dell'Home Theater ha rivitalizzato la produzione di subwoofers ed ormai molte Case ne hanno in catalogo almeno un paio di modelli.
Il subwoofer non ha mai goduto, in Italia ma non solo, di grande popolarità a causa dei grossi problemi di interfacciabilità con catene audio preesistenti e di collocazione in ambiente.
Molti dei nuovi subwoofers nati per l'impiego HT sono attivi cioè incorporano al loro interno un amplificatore dedicato e spesso un filtro elettronico a frequenza di taglio regolabile.

Nell'accingermi a comporre il mio sistema HT ho optato per alcune soluzioni un po' controcorrente, una delle quali è quella del sub passivo con amplificatore dedicato esterno.
Il mio processore Dolby ProLogic NAD 910 dispone infatti di uscita linea per il subwoofer filtrata elettronicamente alla fatidica frequenza (specifiche THX) di 80 Hz. Niente di meglio quindi che collegarci un amplificatore piuttosto potente da dedicare interamente al sub passivo.
La scelta del sub è stata piuttosto facile: lo volevo di ingombro ragionevole, esteticamente accettabile, con buoni altoparlanti e dal prezzo umano.
Tra l'Indiana Line 026 e l'RCF Teens 3/1 la scelta è caduta su quest'ultimo che all'ascolto mi ha convinto di più del concorrente col quale condivide peraltro diversi aspetti: stesso prezzo, stesse dimensioni, stesso principio di funzionamento (woofer da 25 cm a doppia bobina in cassa chiusa).
Conoscevo l'Indiana Line per averlo avuto in casa diversi anni con risultati a volte buoni altre volte discutibili. Lo so cosa potrebbero pensare coloro che predicano che a meno di un milione il sub è una fregatura...i sub economici hanno un suono gommoso e legnoso, mancano di articolazione e sono più i danni che arrecano che gli eventuali benefici.
Ed infatti, portato a casa il sub RCF, devo dire che l'impressione non è stata delle migliori. D'altra parte per 200.000 mi ero appena portato a casa un sub il cui solo altoparlante costa 150.000.
Armatomi di Santa Pazienza, una dote immancabile in ogni buon audiofilo, ho smontato il tutto ed ho cominciato con l'eliminare un passaggio inutile e dannoso per il segnale: il crossover passivo (taglio 200 Hz), che data la filtratura elettronica a monte ad 80 Hz rappesentava sicuramente un ostacolo elettrico al buon pilotaggio dell'altoparlante.
Poi ho sostituito i cavettini che collegavano l'altoparlante (invero sottilissimi) con degli spezzoni di Supra 2.5, bypassando interamente il crossover interno e dunque anche la economicissima morsettiera a molla, sostituita per l'occasione con dei bei connettori da pannello dorati ed in grado di accettare banane (Del Monte...) e cavo spellato di grossa sezione.
Avendo anche constatato che il cestello dell'altoparlante tendeva a risuonare (lamiera stampata) l'ho interamente smorzato mediante l'applicazione di plastilina, blue-tac o pasta per lavelli che dir si voglia. Ora il cestello è sordo ad ogni sollecitazione. Questo materiale ha del miracoloso e funziona a meraviglia ovunque ci siano vibrazioni dannose da smorzare in modo semplice ed economico.
Come ultima cosa ho sistemato il sub con l'altoparlante verso il pavimento (si, a testa in giù) avendo cura di distanziarlo dallo stesso mediante tre punte coniche da tre cm. In questo modo l'aria tra l'altoparlante ed il pavimento funziona da ulteriore carico per l'altoparlante stesso, limitando una certa sua tendenza a strafare in presenza di segnali piuttosto impegnativi (ricordo che il famoso bass-boom delle buone colonne sonore surround è centrato a 40 Hz).

Per l'amplificazione ho inizialmente utilizzato la sezione finale del mio glorioso Galactron MK10B (90 + 90 watts su 4 Ohms) ma ho capito subito che c'era bisogno di qualcosa di più consistente. Optai così per la sezione finale di un Sansui AU11000, un mostro da 22 chili famoso per la sua esagerata predilezione per le basse frequenze, che eroga sui 4+4 Ohms dell'RCF (puri perchè...senza filtro) qualcosina come 200 watts per canale.

I risultati di tanto lavoro non si sono fatti attendere ed il sub, profondamente modificato, suona ora come un prodotto di ben altra classe di prezzo, facendo tremare i vetri del salone ed il pavimento, rovesciando i bicchieri all'interno della cristalliera ogni qual volta nel programma musicale ci sono bordate a bassa frequenza di una certa intensità.
La sua tendenza a distorcere nei passaggi più impegnativi è del tutto scomparsa (ma forse era il Galactron ad andare in clipping) e, finalmente, il basso profondo ha acquistato un'articolazione invidiabile, senza andare a sporcare il resto della gamma bassa come avveniva in precedenza.
Come cavi di potenza sto usando dei Monster Powerline 3 Plus, ben noti per il loro carattere pieno e pastoso proprio in gamma bassa.
Sottolineo che, comunque, il sub viene utilizzato solo con l'impianto HT, e mai quando ascolto musica. D'altra parte ciņ sarebbe impossibile senza far passare il segnale audio attraverso il processore surround, cosa che è sempre meglio evitare.

Il mio sistema di subwoofer semi-attivo come amo definirlo puņ rappresentare una soluzione economica alla marea di sub attivi con altoparlantini da 15 cm ed amplificatorini interni da 70 watts che si vedono in giro. Certo, il sub attivo risolve tanti problemi in un colpo solo e basta collegarci i cavi di segnale che è pronto per suonare.
La mia soluzione è più complicata ed ingombrante e puņ diventare costosa se si deve acquistare un bel finalone da dedicare al solo sub.
Fortunatamente nel mercato dell'usato si trovano sempre delle buone occasioni ed anche grossi integrati (come il mio Sansui) con la separazione pre-finale svolgono egregiamente il loro dovere.
Certo, sono sicuro che con un bel finale moderno ad alta corrente le prestazioni potrebbero migliorare ma, dato il prezzo del sub (lo ricordo: 200.000) non ne vale decisamente la pena.
La spesa aggiuntiva per il più che necessario tweaking del sub si aggira sulle 40.000, compreso il ricablaggio interno ed i nuovi connettori. Un ampli che faccia al caso si trova usato per cifre intorno alle 300/400.000. Tutto compreso siamo ancora sotto il prezzo dei più economici sub attivi che trovate sul mercato, con qualche piccola differenza: col mio sistema ho un bell'altoparlante di qualità pilotato da 400 watts e filtrato elettronicamente ad 80 Hz.

Consiglio senz'altro di provare questa soluzione (anche un qualsiasi altro sub passivo tipo l'Indiana Line 026 puņ andar bene) a chi abbia voglia di provare sensazioni forti senza spendere un capitale per un Velodyne e togliendosi il gusto di vedere migliorare il suono del sub modifica dopo modifica.
Non aspettatevi comunque il bel basso profondo di un buon sub Velodyne o simili. Quel genere di qualità si paga e non è pensabile di ottenerla spendendo poco...niente illusioni dunque.
La mia è una alternativa alla marea di sub asfitici con altoparlantini che non fanno paura neanche a mia nonna ed ai loro amplificatorini interni che non userei neanche per l'audio del PC.

© Copyright 1996 Lucio Cadeddu - http://www.tnt-audio.com

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