Gli audiofili più esperti e stagionati sanno quanto sia importante combattere, cercando di controllarle, le risonanze e le vibrazioni negli apparecchi HiFi. Tutto ciò che risuona sporca il segnale originale, che invece deve transitare il più fedele e pulito possibile. Il mercato offre una tale quantità di prodotti che orientarsi nella scelta è praticamente impossibile. TNT-Audio ha dedicato una lunga serie di articoli, a cura del nostro instancabile e pignolissimo Mark Wheeler, dedicata a confronti tra molti di questi dispositivi commerciali: piedini smorzanti di ogni forma, punte, sottopunte, basi isolanti, accordanti etc.
Tuttavia, esiste un tweak molto famoso e ben conosciuto, che sembra resistere agli assalti delle soluzioni commerciali più attraenti e fantasiose e questo è il Blu-Tack. Si tratta di una pasta modellabile, adesiva ma riposizionabile e riutilizzabile infinite volte, sensibile alla pressione, che ha delle straordinarie proprietà smorzanti. Inizialmente prodotta nel colore bianco, ora è disponibile in un bel blu/azzurrino delicato e viene commercializzata dalla Bostik. È nata come pasta per fissare poster o cartelloni sui muri o su altre superfici. Per questa ragione è facile reperirla sia nelle cartolerie che nei centri di bricolage o ferramenta.
Così come accadde per i famosi Post-It e altre invenzioni dal grande successo commerciale, anche il Blu-Tack è nato per errore: l'inventore, tal Alan Holloway, stava tentando di realizzare un buon prodotto sigillante. Nel tentativo riuscì a creare invece una pasta morbida e appiccicosa che divenne ben presto un enorme successo commerciale. Questo accadeva nel lontano 1970! Dopo breve tempo la pasta magica fu colorata di azzurro perché i bambini potevano scambiarla, essendo bianca, per una golosa gomma da masticare. Ne fu realizzata anche una versione rosa, nel marzo del 2008, per raccogliere fondi per la Ricerca contro il tumore alla mammella.
Gli audiofili scoprirono il vantaggioso utilizzo di questa pasta adesiva abbastanza presto, usandola per fissare, inizialmente, i diffusori bookshelf ai loro supporti, realizzando al tempo stesso un insieme solido e sicuro ma anche smorzante nei confronti delle vibrazioni che il cabinet del diffusore poteva trasmettere al supporto. Potevano gli audiofili limitarsi a questo utilizzo così banale? Evidentemente no. E infatti...
Anche se gli amplificatori sono forse i componenti della catena audio
meno sensibili alle vibrazioni (endogene ed esogene) un trattamento col magico
materiale può rivelarsi molto utile. In particolare, ove si possa, non è
una cattiva idea trattare col blu-tack la scheda fono, che è la parte più
sensibile a eventuali microfonicità. Io ho rivestito la scatolina metallica
al cui interno era alloggiata la scheda fono e i benefici sono stati immediati
in termini di pulizia ed estensione alle alte frequenze. Anche l'immagine ne ha
tratto grande giovamento.
Altra possibilità è quella di posizionare delle striscioline di blu-tack
all'interno del telaio metallico (meglio ancora se trattasi del coperchio
superiore). Provare a battere con una moneta o anche solo con le nocche il
telaio prima e dopo il trattamento per verificare l'efficacia dell'intervento. Se è vero che i dispositivi a stato solido raramente sono microfonici, i cabinet metallici, specie i coperchi superiori di questi, in lamiera a forma di C, risuonano a certe frequenze proprio come dei diapason: se investiti da una forte pressione sonora possono mettersi a risuonare, aggiungendo rumore alla musica riprodotta.
Ancora, nel caso il vostro ampli (o pre) sia dotato di alimentatore esterno racchiuso
in una scatola metallica è buona cosa pensare di trattare anche questa col
nostro magico materiale. Anche la parte superiore dei condensatori d'alimentazione può trarre beneficio da dall'applicazione di un po' di materiale smorzante.
La quantità e il posizionamento vanno valutati a orecchio ossia
scegliendo la soluzione che rende più sordo il tutto.
Occhio a non esagerare però: il blu-tack ha proprietà di isolante
termico oltre che vibrazionale. Non foderate quindi apparati che dissipano
calore onde evitare surriscaldamenti poco opportuni.
In questi casi pochi dischetti (stile monetine da 10 o 20 centesimi) posizionati strategicamente svolgeranno il loro dovere smorzante senza pregiudicare l'equilibrio termico dell'apparecchio.
Altra possibilità d'utilizzo è quella di frapporre dei dischetti di blu-tack tra ampli e tavolinetto: questa soluzione è da valutare caso per caso poiché, a seconda dell'apparecchio, possono rivelarsi più efficaci le punte coniche o altre soluzioni intermedie.
Per i valvolari valgono le stesse osservazioni fatte sopra con un occhio di riguardo ai problemi termici decisamente più rilevanti che in apparecchi a transistor. È chiaro che gli apparecchi a valvole siano ben più sensibili alle vibrazioni di quelli a transistor, perché i tubi termonionici sono spesso altamente microfonici, cioè si comportano come veri e propri microfoni quando sollecitati dalle onde sonore.
Ricordo inoltre che il blu-tack resiste alle alte temperature senza problemi (fino a +100C).
Il discorso qui si fa decisamente più complicato e ogni giradischi
(analogico o digitale) fa praticamente storia a sè. Impossibile quindi
proporre una ricetta che fornisca risultati attendibili in ogni situazione.
Valgono ovviamente i discorsi fatti sopra per gli amplificatori ma l'entità dell'intervento sarà da valutare caso per caso. In certe situazioni potrebbero non aversi miglioramenti e addirittura si potrebbe incorrere
in un degrado delle prestazioni musicali.
Cito un esempio illuminante: è piuttosto di moda porre un dischetto di
blu-tack sullo shell del braccio del giradischi o sul muso della testina.
Bene, ricordo che provai un simile inervento sulla coppia Linn Basik Plus + Grado Signature JR. ma non ci fu verso di
ottenere i risultati sperati e ogni intervento col materiale magico si rivelò semplicemente disastroso: il suono si incupì e si chiuse sul medio-alto in modo inaccettabile. La dinamica collassò e l'immagine si richiuse.
Sono a conoscenza, tuttavia, di casi in cui la modifica sortisce effetti positivi. Ricordo, per scrupolo, che dopo un intervento di questo tipo, cioè l'aggiunta di materiale sul braccio e/o sul pick-up, è necessario ritarare l'insieme a causa dell'aumento della massa del sistema. Lo so, può sembrare un'avvertenza stupida, ma, a volte, si capisce tutto tranne ciò che è completamente ovvio.
Un utilizzo privo di controindicazioni è il trattamento della eventuale termination box per gli RCA phono.
Per i lettori CD è ormai risaputo che un loro punto debole sia il pannello
superiore del telaio, spesso di lamiera sottilissima e a forma di C ovvero
quanto di meglio esista in natura per sensibilità alle vibrazioni. Molti costruttori (es. YBA)
hanno provveduto a sostituire il famigerato coperchio con un telaietto in legno e tela fonotrasparente (tipo griglia per diffusori), altri hanno fatto uso di blu-tack (tra gli altri, Marantz).
A noi non resta altro che provare disponendo i soliti dischetti o striscioline e valutare poi il risultato sonoro.
Per onor di cronaca riferisco che alcune prove effettuate su un lettore CD economico sono state disastrose, altre decisamente più convincenti.
Ancora, si può provare a spalmare un po' di blu-tack sui chipset (DAC e altri), sempre facendo attenzione a non comprometterne la dissipazione termica.
I cestelli degli altoparlanti, specie dei woofer di grandi dimensioni, magari realizzati in sottile lamiera stampata, sono tra gli elementi che più traggono beneficio da un trattamento smorzante a base di blu-tack: essendo metallici e direttamente collegati alla sorgente primaria delle vibrazioni (l'altoparlante!) essi sono estremamente sollecitati: un trattamento smorzante a base di blu-tack sortisce spesso effetti sorprendenti. Chiaramente va applicato sulla faccia esterna del cestello e non dalla parte interna, così da non interferire con il libero movimento della membrana dell'altoparlante.
Per il cabinet del diffusore invece si può procedere in maniera più scientifica, monitorando le aree più sottoposte a vibrazione e risonanza tramite uno stetoscopio. Assicuratevi che non ci sia qualcuno in casa mentre fate questi esperimenti e chiudete bene le tende per evitare imbarazzanti sguardi indiscreti :-)
I pannelli laterali sono ovviamente i più soggetti a vibrazioni, ma anche la zona dei morsetti degli altoparlanti è spesso un punto debole. Applicate, sempre dal lato interno, modeste quantità di blu-tack rincarando eventualmente la dose dopo un attento ascolto. Anche in questo caso fate attenzione a non
stravolgere i parametri di funzionamento dei vostri diffusori.
Alcuni costruttori tengono conto delle risonanze proprie del mobile per ottimizzare il suono dei propri diffusori.
Un'altra possibilità d'intervento è rappresentata dal trattamento del contatto cassa-stand (o cassa-pavimento) anche in presenza di punte coniche. Alcuni interpongono del blu-tack tra punte e diffusore, altri tra punta e
stand, altri ancora semplicemente lo adoperano a contatto diretto diffusore-stand.
Anche in questo caso l'orecchio e il buon senso dovranno essere i giudici migliori.
Dalle mie prove non sono emersi elementi sufficienti a farmi propendere verso l'una o l'altra delle possibilità.
Siamo ormai alla follia. Il blu-tack inserito all'interno dei connettori dei
cavi di segnale, spalmato sulle saldature, porterebbe (ed il condizionale
è davvero d'obbligo) dei miglioramenti sostanziali. La teoria che sta alla
base di questa affermazione apparentemente così astrusa è da ricercarsi
nella sensibilità dei cavi di segnale (ma anche di quelli di potenza) ai fenomeni di microfonicità quando sollecitati da onde sonore.
Il solito YBA ne faceva ampio uso nella sua produzione e ormai anche questo tweaking è entrato a far parte del bagaglio dell'audiofilo più attento (patologico in stadio terminale?).
Non ho molto da aggiungere se non riferirvi che le mie prove non hanno dimostrato l'efficacia (ma neppure l'inefficacia) di un simile intervento. Ciò ovviamente non significa assolutamente nulla e può essere che in casi particolari e/o con impianti iper-rivelatori le differenze a favore del cavo trattato siano sensibili.
Non esiste alcuna ragione per intestardirsi a utilizzare il blu-tack originale perché esistono oggi validissime alternative. La più economica è senz'altro rappresentata dalla pasta per lavelli, una sorta di mastice adesivo riposizionabile, di colore grigio chiaro o bianco, che si trova facilmente in strisce avvolte in carta plastificata od oleata presso i negozi di forniture idrauliche. Costa pochissimo, molto meno del blu-tack originale, e funziona altrettanto bene. È ideale se si devono trattare tanti apparecchi o grandi superfici. Altrimenti in cartoleria o in ferramenta si trovano tanti cloni, altrettanto efficaci, del prodotto originale, di seguito una breve e non esaustiva carrellata:
UHU-Tac della UHU/Patafix/Bostik (disponibile bianco e giallo), il Prestik, identico all'originale, commercializzato dalla Bostik in SudAfrica, lo Sticky Stuff, Sticky Fix o Multi-Tack della Pritt, il Tack-It della Faber-Castell (disponibile in tanti colori diversi), il Duck Brand Poster Putty, il Fun-Tack della LePage, gli Adhesive-Putty o Mounting-Putty della Scotch, il Tac'N Stik della Ross, i Tak Tabs della Elmer's, lo Sticky Tack della AMscan e tanti altri ancora.
Scegliete quello che preferite, sono tutti poco costosi e rappresentano uno dei tweak più efficaci ed economici che potete applicare ai vostri componenti HiFi. Ricordate soltanto che, in caso di rimozione, occorre procedere con molta cautela, specie se il prodotto è stato in posizione a lungo. Essendo abbastanza adesivo, una rimozione brutale potrebbe rovinare la finitura delle superfici con le quali era a contatto. Consiglio l'uso di una lametta da barba o di un cutter ben affilato e di procedere, se possibile, con movimenti di torsione successiva anziché di distacco vero e proprio.
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