Le Wharfedale Diamond 7.2 sono dei piccoli diffusori bass-reflex due vie
da stand (29 x 19 x 23) di classe economica, costando di listino meno di
450.000 lire.
Modello intermedio della nuova serie 7 dovrebbero prendere il posto,
nell'immaginario audiofilo, del mitico Diamond, un piccolo diffusore che
per anni è stato tra gli acquisti più economici di HiFi seria che si
potessero fare.
Il frontale ed il posteriore sono in plastica mentre il resto è in
truciolare. L'apparenza è un po' dimessa ma queste scelte hanno
consentito di contenere notevolmente i costi.
La timbrica e la dinamica
Le piccole Wharfedale hanno un'impostazione timbrica molto brillante come
era lecito aspettarsi per diffusori che devono impressionare in confronti
rapidi nei negozi che usano far ascoltare le casse con quelle stramaledette
centraline di commutazione e pareti di diffusori.
Questo non significa però che le 7.2 siano scorrette.
Hanno il medio-alto piuttosto in evidenza ma questa caratteristica,
grazie alle buone doti del tweeter, è tutt'altro che sgradevole.
Anzi, dona un senso di ariosità e di luminosità al
registro alto senza risultare peraltro invadente o artificioso.
Dimenticatevi quel tipo di casse tizz-tizz (termine onomatopeico, spero
di aver reso l'idea) che tanto affaticano l'ascolto: le Wharfedale non
appartengono a questa categoria.
Esse sono brillanti ma con classe, senza essere sguaiate.
Il registro medio-alto mi ricorda a tratti quello delle mie vecchie Linn,
e scusate se è poco. Le voci, sia femminili che maschili, sono
leggermente spostate in alto così come le percussioni, in
particolare il rullante.
Il lavoro dei piatti è frizzante, metallico quanto basta e piuttosto
rifinito.
Ogni tanto fa capolino un accenno di nasalità e, con programmi
musicali molto impegnativi, l'impastamento di questa gamma di frequenze
è sempre in agguato, costringendo ad un ritocco verso il basso
della manopola del volume.
Il mio test sull'articolazione e la dinamica del registro medio-alto,
una mostruosa Fuga per organo di Schumann, dove l'esecutore dà
fondo a tutti i registri possibili ed immaginabili con escursioni
dinamiche da mandare in clipping più di un amplificatore,
è stato superato con onore ma in più di un'occasione le
piccoline hanno strillato più del dovuto.
Questo perchè la dinamica in questa zona dello spettro è
decisamente buona per cui le Wharfedale cercano di non arrendersi mai,
capitolando così inevitabilmente su programmi musicali
particolarmente cattivi.
Invece, nel solito Sheffield Drum Record, i colpi di rullante sono
sferzate velocissime, frenatissime e dai tempi di attacco e rilascio
davvero notevoli, senza code né incertezze.
Il volume si può tenere piuttosto alto ma senza esagerare:
invece che comprimere la dinamica le 7.2 induriscono il medio-alto,
creando una sensazione all'ascolto tutt'altro che piacevole, quasi
come quella di un cattivo ampli a transistors in clipping.
E veniamo alla gamma bassa: sostanzialmente corretta fa quel che deve
senza inganni, nel senso che fin dove fisicamente arriva lo fa con
velocità e decisione, dove proprio non ce la fa non maschera
con code e rimbombi che spesso si vogliono far passare per Musica...
Un comportamento onesto, coraggioso ed intelligente.
Si è evidentemente cercato di conservare il carattere veloce
del diffusore anche sulle basse frequenze, senza artifici o imbrogli.
Non hanno quel basso bum-bum monocorde di altri diffusori economici
che cercano di mascherare i loro limiti caricando a sproposito certe
frequenze (normalmente intorno ai 100 Hz).
Le Wharfedale si comportano come un diffusore serio in scala,
suonano bene fin dove possono e non vanno oltre.
Questo in particolare significa che non dovrete aspettarvi il basso
profondo perchè non c'è e non ci può essere,
soprattutto a questo prezzo.
I pedali dell'organo, almeno le armoniche superiori, ci sono anche se
l'articolazione non è entusiasmante. Il basso elettrico invece
si trova più a suo agio, lucido, articolato e parecchio
convincente.
In sostanza: timbrica brillante ma non fastidiosa, a patto di non
esagerare col controllo del volume, bassi da diffusore serio senza dare mai
l'impressione di voler strafare e velocità a livelli
elevatissimi, complice anche un fenomeno psicoacustico che ci fa
associare ad un suono con bassi molto in evidenza una sensazione di
lentezza e viceversa.
L'immagine
Sono diffusori piccoli ed economici, non ci si può aspettare una
ricostruzione scenica spettacolarmente ampia e dilatata, tuttavia questi
nanerottoli si permettono anche una buona profondità della scena,
a patto di tenerli ben lontani dalla parete posteriore (sbocco reflex
posteriore).
La dimensione meno convincente è l'altezza, mentre la focalizzazione
del centro della scena è davvero molto buona.
Con programmi musicali complessi o a volumi molto alti l'immagine si
richiude al centro, come è naturale aspettarsi.
Data l'impostazione timbrica e, forse, le caratteristiche di
dispersione del tweeter, a volte si ha la sensazione che il suono
provenga dalle casse e non dall'ambiente intorno a loro. Forse si
potrebbe tentare con il solito feltro (ma anche un tappetino per il
mouse va benissimo) incollato intorno al tweeter.
Sono diffusori da stand, per cui, please, posizionateli su stand e non
sulla libreria della nonna a fianco degli zoccoli olandesi e del
carrettino siciliano.
Lasciategli tanta aria intorno e abbinategli un buon
amplificatore in grado di pilotare anche carichi bassi, essendo le
7.2 più da 4 Ohms che da 8. Infatti, a fronte di una efficienza
non elevatissima (88 dB), le piccoline suonano forte, molto forte anche
col volume in posizioni più basse del solito.
Quindi o sono molto efficienti (ma il dato dichiarato è,
appunto, medio) o hanno un'impedenza bassa che, con amplificatori ben
dotati in termini di erogazione di corrente, si traduce in un suono
più forte del solito a parità di efficienza e di
posizione della manopola del volume.
Io le ho pilotate anche col piccolo di casa Rotel, quel
920 AX che trovate recensito
nell'apposita rubrica di TNT.
è un 20 watts con buone capacità di pilotaggio ed un
buon punch che ben si adatta al carattere delle Wharfedale.
Certo che con ampli di altro calibro le nostre si esaltano maggiormente
ma non è il caso di esagerare, stando sotto il milione si
acquista un ampli sovrabbondante (come qualità sonora) alle
7.2.
Consiglierei invece di spendere quel milione per farci rientrare ampli,
casse e cavi, costituendo così un impiantino di tutto rispetto,
eventualmente upgradabile col tempo.
La sorgente non dovrà essere troppo brillante, pena possibili
squilibri nel sistema.
Se volete sentire come suonano davvero ascoltatele solo dopo un buon
rodaggio.
Da nuove il basso è latitante ed il medio-alto un po'
pungente.
Non fidatevi degli ascolti in negozio!
Se le casse sono nuove da imballo potete stare
certi che non suoneranno neppure al 50% delle loro capacità e,
sceglierle o scartarle in queste condizioni, è un'ingiustizia
che le piccole Wharfedale non meritano. E non si può neanche
dire che tutte le casse hanno bisogno di rodaggio perchè il
numero di ore ed il tipo di miglioramento variano enormemente da cassa
a cassa.
Infine le 7.2 danno il meglio di sè in ambienti medio-piccoli,
chieder loro di sonorizzare grandi saloni è fuori luogo.
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