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The TNT Akropolis: stands per diffusori
[English version]
In un Tempio del Tweaking potevano mancare le colonne?
:-)
Come promesso qualche tempo fa, ecco infatti a voi i TNT Akropolis, stands per diffusori dall'estetica e dalle prestazioni molto, molto particolari.
Li vedete dalla foto e forse avete già capito di che si tratta: sono quelle colonne in polvere di marmo + cemento che si usano per arredare i giardini, disponibili in varie forme, altezze e...spessori.
Il problema
Quali siano i motivi che mi hanno spinto a cercare una soluzione così RADICALE eppure così SEMPLICE ed ECONOMICA sono molteplici.
Il compito di uno stand è quello di sostenere il diffusore e di farlo suonare nel migliore dei modi, impedendogli di oscillare (quindi l'appoggio deve essere rigidissimo) e evitando di ri-suonare a sua volta quando eccitato dall'energia sonora prodotta dal diffusore stesso.
Per risolvere questo problema si sono studiate varie strategie, principalmente si è cercato di ridurre la massa e di costruire una struttura il più sorda possibile (tubi scatolati in acciaio riempiti di sabbia, di lana di vetro o di piombo).
Poi si è ricorso all'uso delle punte per rendere l'accoppiamento col pavimento il più stabile possibile. Tutte queste attenzioni progettuali hanno portato ad un costo del prodotto finito che spesso si avvicinava al valore dei diffusori stessi, e spesso l'estetica è passata in secondo piano rispetto alla funzionalità...questi trampoli di ferro nero non sono mai stati ben accetti in alcun soggiorno.
E questo è infatti l'altro motivo: proporre qualcosa che potesse essere diverso dal solito accrocco di tubi in ferro, possibilmente ad un prezzo umano.
Ancora, gli stands per diffusori sono quanto di più pericolosamente instabile ci sia per casa ed il rischio che animali domestici o (peggio) bambini facciano rovesciare tutto è altissimo, con le immaginabili conseguenze per il diffusore e, quel che è peggio, per l'incauto *rovesciatore*. Gli stands in metallo infatti sono normalmente piuttosto leggeri, poggiati magari su tre sole punte e con sopra un diffusore che normalmente pesa molto di più del supporto.
In pratica si realizza una condizione meccanica di equilibrio instabile, una sorta di pendolo capovolto (massa in alto soggetta alla forza di gravità), pronto a rovesciarsi dopo un urto anche di piccola entità.
La soluzione Akropolis
Da qui la soluzione. Per quanto riguarda il problema funzionale è presto detto: queste colonne, disponibili davvero in una gran varietà di dimensioni e di forme - ve ne sono anche di molto sobrie ed essenziali, qualora non vi dovesse piacere il gusto *ellenico* di quelle qui fotografate - sono innanzitutto quanto di più sordo ed antirisonante possiate immaginare.
Tenete conto che esse non sono cave all'interno ma *piene* e che sia la natura del materiale (impasto di polvere di marmo con cemento) sia il peso (oltre 30 kg l'uno quelli fotografati, altezza 80 cm) assimilano gli Akropolis ad un prolungamento ideale del pavimento. In pratica fanno diventare i vostri bookshelf dei veri e propri diffusori da pavimento.
L'enorme peso li rende virtualmente *inaffondabili* cioè molto stabili e difficili da rovesciare anche perchè dal punto di vista fisico non siamo più nella situazione del pendolo rovesciato, visto che i supporti stavolta pesano molto di più dei diffusori. Io ho provato a farli oscillare, assestando dei colpi piuttosto forti ma l'unico risultato è stato quello di procurarmi un dolore semprevivo o alla mano o al piede utilizzato per tale idiota esperimento scientifico :-)
Però attenzione perchè non è tutto così semplice: questi oggetti non sono estremamente precisi, specie il basamento, per cui per avere una perfetta messa in piano occorrono degli accorgimenti.
Io ho fissato, con del blue-tac (si, plastilina, insomma!), tre dadi ciechi in ottone tra lo stand ed il pavimento, mentre tra diffusore e stand ho ancora usato un po' di blue-tac per assicurare il diffusore al suo supporto e per dissipare in energia termica (anzichè meccanica) le vibrazioni prodotte dal diffusore. Bastano quattro (non tre) cubetti per rendere il tutto solidale. Dico quattro cubetti anzichè tre perchè il nostro scopo qui è quello di rendere il più possibile *sicuro* il contatto tra stand e diffusore.
In questo modo diffusore e stand diventano una entità unica e le vibrazioni del diffusore vengono smorzate dalla presenza del provvidenziale blue-tac.
Se la non-planarità fosse ancora eccessiva consiglio di praticare tre fori sul basamento ed avvitarci tre punte regolabili...mi raccomando, non troppo acuminate se non volete sfondare il pavimento...
Volendo si possono sistemare le punte anche tra diffusore e stand però bisogna che il contatto sia reso solidale, magari ancora col blue-tac.
A questo punto i vostri stands Akropolis sono pronti per funzionare.
Reperibilità e costi
Queste colonne si acquistano presso i negozi di arredi per giardino e costano, a seconda delle dimensioni, dalle 100 alle 200 mila lire la coppia, sempre molto meno di una coppia di stands in metallo.
Fate un giro presso vari rivenditori (ma non chiedetemi quali sono quelli nella vostra zona!!!) e visionate almeno un paio di modelli. Scegliete in anticipo l'altezza giusta e le dimensioni del ripiano superiore (il capitello).
Non abbiate timore a chiedere sconti sul listino, questo tipo di cose si vendono in grosse quantità e non è strano che sia il venditore stesso a dirvi quale sconto può applicarvi.
Ma funzionano?
Non nascondo che inizialmente ero anch'io un po' scettico, nonostante in via del tutto teorica avrebbero dovuto funzionare bene...poi li ho provati, prima sotto un ampli e poi finalmente sotto dei minidiffusori.
Volete sentire come suonano per davvero le vostre casse invece di *ascoltare* gli stands e tutti i loro rumorini? Provate una coppia di Akropolis, i vantaggi rispetto a stands tradizionali sono evidentissimi.
Il suono acquista corpo ed è come se si liberasse da vincoli invisibili diventando più grande e più autorevole. La stabilità della scena poi è imbattibile. Se userete gli accorgimenti che vi ho consigliato sarà difficile ottenere una scena più plastica e graniticamente stabile come quella che consentono gli Akropolis.
Non ci sono risonanze, ne' metallicità. Il suono sgorga fluido dagli altoparlanti e ciò che sentirete è nient'altro che quello che esce dal diffusore, non mediato da una furba alchimia di pregi e difetti del supporto.
Avrete infatti sentito parlare di stands che aumentano il corpo, altri che sottolineano la dinamica o il medio-alto etc.
Tutto vero. Quel che non si dice però è che gli stands, quando va bene, sottraggono qualcosa al suono del diffusore (ci sono più medio-alti? Significa che sono diminuiti i bassi...), nel caso peggiore aggiungono colorazioni, risonanze e chissà quante altre porcherie, vibrando insieme al diffusore, rendendo instabile la scena tridimensionale e peggiorando la dinamica.
Sapete che mi sbilancio raramente, specie se si tratta di idee semplici come questa. Però gli Akropolis fanno egregiamente il loro dovere e si permettono il lusso di costare anche dannatamente poco. Se vi piace lo stile poi, vi arrederanno la casa meglio di qualsiasi altro pezzo del vostro impianto HiFi.
A mio parere stanno benissimo in un ambiente classico ma anche in uno moderno, come elemento di constrasto (vedasi le tendenze dell'arredare per contrasti).
Nella foto potete osservare che offrono il loro supporto a due diffusori dal mobile in marmo (?) e che tra questi e lo stand c'è un po' di plastilina verde. A me l'insieme piace molto ed è certamente più elegante di uno stand in metallo nero, sgraziato e davvero bruttino a vedersi. Dei diffusori è inutile che chiediate ulteriori informazioni. Non parlerò neppure sotto tortura :-)
Conclusioni
Voi mi direte: ma se funzionano così bene perchè i costruttori di stands continuano a realizzare supporti in metallo? La risposta è semplice: i costi.
In parte quelli di realizzazione per costruire delle colonne che siano perfette (basi perfettamente lisce ed in piano etc) e poi quelli di trasporto. Questi aggeggi pesano un'enormità ed una spedizione di pochi pezzi (come quelli destinati ad un mercato piccolo come quello dell'HiFi) incide mostruosamente sulla convenienza di tutta l'operazione, mancando quella che gli esperti chiamano economia di scala.
Altra possibile risposta è che nessuno ci aveva mai pensato seriamente :-)
Il nome Akropolis deriva evidentemente dal fatto che queste colonne sono di ispirazione greca, anche se i capitelli non rispecchiano sempre i canoni dell'architettura del tempo.
Il nome, bello e perfettamente adatto a descrivere l'oggetto, è merito di Ivana, una carissima amica letteralmente innamorata di questi stands.
Tra l'altro se non vi dovessero piacere come supporti per le vostre casse li potrete riciclare facilmente come eleganti portavasi da terrazzo o da giardino :-)
Prossimamente saranno pubblicate delle foto un po' migliori che rendano piena giustizia agli Akropolis.
© Copyright 1998 Lucio Cadeddu
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