Un certo scetticismo quando si parla di differenze udibili tra cavi per HiFi è ancora piuttosto diffuso, figlio in parte delle poche esperienze fatte e delle condizioni stesse nella quali tali prove vengono svolte.
Chi ha avuto modo di eseguire delle esperienze d'ascolto su impianti ben ottimizzati, sapendo anche cosa ascoltare e come rilevare le differenze non ha più dubbi sul miglioramento che un buon cavo può apportare ad un sistema HiFi.
Ultimamente, durante la prova del lettore CD Linn Mimik II, mi è successa una singolare esperienza che illumina di nuova luce l'argomento così tanto dibattuto.
Se avete già letto quella prova d'ascolto saprete che il lettore CD in questione ha ben due uscite analogiche, l'ideale se uno vuole eseguire dei confronti rapidi (addirittura in commutazione) tra due cavi di segnale diversi.
E' sufficiente collegare i due cavi alle rispettive uscite e poi connetterli al pre o all'ampli utilizzando due ingressi che si possono selezionare facilmente tramite una manopla (che so, CD e AUX).
Ed è ciò che ho fatto, anzi, che credevo di aver fatto. In realtà avevo connesso un cavo all'ingresso TAPE IN e l'altro all'ingresso CD. Il tape monitor è selezionato da un pulsante, che evidentemente bypassa la manopola del selettore degli ingressi. Così, dimenticatomi di aver lasciato il tape monitor inserito, credevo di ascoltare in commutazione, con la manopla, l'ingresso CD e l'ingresso AUX.
In realtà invece stavo sempre ascoltando lo stesso ingresso (e quindi lo stesso cavo), il TAPE, nonostante io mi alzassi, spostassi il selettore sull'ingresso AUX e corressi nuovamente a sedermi in posizione d'ascolto...e così per un numero imprecisato di volte.
Ovviamente, essendo i cavi utlizzati ben noti per caratteristiche sonore, io ero portato, forse inconsciamente, ad aspettarmi tali note differenze. Lo scopo non era infatti verificare le differenze tra i cavi, che conoscevo bene, ma di trovare quello che meglio si adattasse al lettore in prova.
Così rimasi piuttosto interdetto quando ad una nuova selezione dell'ingresso il suono riprodotto restava maledettamente uguale a prima...ammetto di aver cominciato a dubitare delle differenze sentite in altre occasioni con gli stessi cavi. Ho persino pensato che forse il Linn Mimik, per caratteristiche sonore o per ragioni elettriche, era in grado di mascherare le differenze tra i due conduttori.
Avevo voglia di smanettare col selettore e col provare dischi diversi...il suono dei due cavi rimaneva tristemente e dannatamente immutato.
Poi ho dato un'occhiata alle connessioni ed il mistero è stato risolto...in realtà continuavo ad ascoltare esattamente lo stesso cavo!!!!!!
Spostato questo dal TAPE all'AUX le differenze sono ricomparse evidentissime ed inequivocabili, come lo erano sempre state.
Questa esperienza mi è servita di lezione: per quanto il mio cervello mi dicesse che la differenza ci doveva pur essere (ricordo, non stavo provando i cavi ma il lettore), le mie orecchie continuavano a dirmi che i due cavi suonavano esattamente uguali. A chi credere allora, ai propri pre-condizionamenti o alle proprie orecchie? Ovvio, SOLO alle proprie orecchie!!!!
Quando vi accingete ad un ascolto critico, liberatevi dai pregiudizi, dai preconcetti, dalla suggestione generata dall'aspetto o dal costo di un componente, solo così sarete in grado di far fare alle vostre orecchie il loro lavoro, quello di ascoltare.
E' ciò che cerco di fare sempre: non voglio sapere nulla del suono di un componente, ne' nulla dico ad una seconda persona che lo volesse ascoltare.
Non vado neppure a rileggermi eventuali recensioni già pubblicate dalla stampa, proprio per tenere la mente sgombra da condizionamenti che spesso sono pure assolutamente inconsci.
Per questo motivo anche voi, mentre vi accingete ad ascoltare qualcosa, dimenticatevi ciò che avete letto (qui o altrove) e fidatevi solo delle vostre orecchie, non vi tradiranno se darete loro fiducia.
Il problema è che l'uomo comune non è abituato ad ascoltare in modo critico e spesso cade vittima dei pregiudizi: un cavo grosso avrà dei buoni bassi, un diffusore piccolo produce meno bassi di uno più grande, se costa di più suonerà di sicuro meglio e così via.
Se, per certi versi, alcune di queste affermazioni possono trovare un certo riscontro statistico esse sono fuorvianti nel momento in cui ci si trova davanti ai famosi controesempi: un piccolo diffusore che ha più bassi di uno grosso, un apparecchio economico che suona meglio di uno più costoso etc. Rari, ma possibili. E noi dobbiamo essere in grado di valutarli allo stesso modo.
© Copyright 1998 Lucio Cadeddu