Prodotto: lo spazio attorno ai vostri diffusori e alle vostre orecchie
Prezzo: La vostra comodità e il vostro piacere dell'ascolto musicale in casa
Scocciatore: Mark Wheeler - TNT UK
Redatto: primavera 2009
Traduzione: Roberto Di Paola
La maggior parte di ciò che vi capiterà di leggere sui giornalini del settore e on line circa l'acustica delle stanze dedicate alla hi-fi è solo robaccia. Scemenze.
Cose del genere non sono degne del tempo che serve per portare a termine quelle letture, per non parlare del tempo e del denaro necessari a mettere in pratica quei consigli.
"Ecco che ricomincia", insorge la plebe, alla sinistra del palco, "Ecco che ricomincia a scagliarsi contro le consuetudini!"
Niente paura miei cari lettori, risponde il vecchio scriba, non sfido la consuetudine e le sue attuazioni, solo alcune mancate applicazioni della scienza alla pratica, è questo che aborro.
Le teorie dubbie e i suggerimenti idioti circa le sale d'ascolto - nella letteratura specializzata - sono più o meno tanti quanti quelli sui cavi.
Molto di ciò che si è scritto sull'argomento è basato sulle ricerche condotte allo scopo di trovare soluzioni per l'audio in locali commerciali, in più, è raro che a fondamento di tutto questo vi siano studi accademici, teorie verificate.
Esempi di locali commerciali sono le sale da concerto, gli studi di registrazione, le sale per la post-produzione,
le sale conferenze e altri luoghi dove l'obiettivo da raggiungere è uno solo.
Tale obiettivo costituisce la ragion d'essere di un dato locale, e ovviamente esso risulta determinante per la scelta delle dimensioni e dei materiali usati per la sua costruzione; una sala da concerto dovrebbe poter ospitare un numero variabile di spettatori seduti, diciamo da 800 a 4.000, e garantire a ognuno dei paganti, qualunque posto essi occupino, un suono accettabile proveniente dal palco e al tempo stesso bisogna che tutti possano accedere e defluire comodamente e con sufficiente rapidità dai loro posti.
Nelle sale per la post-produzione invece sarà sufficiente ospitare meno di 12 individui, ma tale ambiente deve consentire di operare efficaciemente per molte ore e valutare suoni che devono essere riprodotti (e quindi ascoltati dal pubblico pagante) in numerosi ambienti tutti diversi.
Le sale d'ascolto domestiche, solitamente, sono realizzate in ambienti che nascono già con la struttura dell'abitazione, e servono da soggiorno, sala tv o sala da pranzo. In tutti questi casi, non è l'alta fedeltà audio a determinare le dimensioni di tali ambienti. In tutte le strutture già esistenti, inoltre, spesso i materiali per il pavimento, le pareti e il soffitto sono già dettati, mentre le aperture di porte e finestre determinano la disposizione e le dimensioni di questi locali.
Nell'Europa occidentale e in nord America (USA e Canada) le tipologie di case e appartamenti variano di molto all'interno della stessa città, per non parlare delle differenze negli altri continenti e zone del mondo. Immaginiamo un guru dell'audio, che chiameremo Guru San senza alcun rispetto per la sua saggezza; un saggio la cui saggezza è disponibile per noi in un giornalino o su di una pagina web. Guru San potrebbe aver installato il suo impianto in una stanza fondamentalmente diversa, per tecniche di costruzione, dalla nostra. Sul sito web o rivista potrebbero aver aggiunto degli schizzi della pianta o una fotografia di quell'ambiente, che a loro potrà sembrare superficialmente simile ai nostri a causa di immagini a bassa risoluzione corredate da qualche misura. Le differenze potrebbero essere tali per cui due stanze abbiano problemi acustici opposti. Per amore di brevità, chiarezza e carisma, l'autore, Guru San potrebbe non aver detto che quella sua sala d'ascolto è realizzata con un pavimento in pietra, pareti in muratura, soffitto in lath & lime-plaster, (sottili tavole in legno e un tipo di stucco, n.d.t.) con finestrelle alte. La sala di Guru San, le cui dimensioni sono 4 x 3,5 x 2,5 metri, avrà un'acustica completamente differente rispetto alla sala, delle stesse dimensioni, di uno dei suoi lettori, perché quest'ultima ha un pavimento sospeso in legno, pareti divisorie e controsoffitto realizzati con pannelli intelaiati, e porte scorrevoli con vetro a tutt'altezza che coprono interamente una delle pareti da 3,5 metri. I requisiti per il trattamento acustico delle due stanze ovviamente saranno molto diversi, anche se esse fossero arredate allo stesso modo (fin nei minimi dettagli), e anche se ospitassero impianti identici e identiche collezioni di dischi. Pertanto, quando si legge di un autore che ha chiaramente profuso sforzi considerevoli nell'accordatura fine del proprio ambiente d'ascolto e provato trattamenti commerciali e autocostruiti, ogni lettore dovrebbe ricordare che quegli stessi risultati non saranno ottenuti nella propria sala d'ascolto, anche se condividesse con l'autore lo stesso amore sviscerato per la musica di Jimi Hendrix.
Il vostro umile scriba ha messo a punto solo tre salette dedicate alla hi-fi nelle sue tre case indipendenti (per cui aveva l'opportunità di modificare o ricostruire la struttura degli edifici), e ciò è stato fatto seguendo i consigli delle proprie orecchie più che la saggezza sofisticamente trasmessagli. Ho anche consigliato, contribuito a, o configurato diversi altri impianti in differenti ambienti imparando più di quanto abbia dato in ogni situazione.
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Cosa consiglierà Guru San?
Guru San è obbligato a dare una risposta circa alcuni trattamenti acustici perché è questo che vuole l'appassionato.
Se Guru San fallisse, se il suo consiglio risultasse errato, il suo appassionato lettore molto probabilmente sarà deluso; tutti noi vorremmo offrire alla gente quel che la renderà felice (a meno
che non siamo affetti da un disturbo di personalità anti-sociale o psicopatica), perciò tutti tendiamo a soddisfare queste richieste, anche i saggi come Guru San.
Tuttavia, Guru San non ha avuto informazioni sufficienti per consigliare la cosa giusta con sicurezza. Nella sua saggezza pressoché infinita, Guru San propone l'installazione di alcune trappole per i bassi nei pressi degli angoli più vicini ai diffusori.
"Perché?"
chiede la plebe adirata, con mutato spirito, "
Perché Guru San consiglia delle trappole per i bassi negli angoli se il nostro amico vecchio e scemo dice che non ci sono informazioni sufficienti per affrontare il problema? Figuriamoci se si possono suggerire soluzioni!"
Perché, risponde paziente il vecchio scriba, che il basso sia eccessivo, o carente, o ancora che la cosa sia da definire,
in una stanza rettangolare, i nodi e gli antinodi generati dalle onde stazionarie sono risolti abbastanza bene mediante il posizionamento di strutture che assorbono e diffondono i bassi. Il posizionamento agli angoli serve soltanto a rendere la presenza di queste strutture più accettabile in casa, anche se un posizionamento più centrale o a soffitto è maggiormente efficace per lo scopo. Perciò, il guru ha dato un suggerimento sicuro, che probabilmente non farà molti danni; ma più probabilmente non è il miglior suggerimento, quello che egli avrebbe potuto dare se fosse sceso dal suo cocuzzolo per ispezionare da sé la stanza del suo lettore.
Risolvendo il problema delle riflessioni primarie migliora anche l'immagine stereofonica come voleva l'appassionato di prima. Però, egli ha dimenticato di precisare cosa intende dire con l'espressione "immagine stereofonica". Se volesse indicare (molti di solito vogliono dire proprio questo) cose come la localizzazione esatta di ogni singola sorgente sonora all'interno del palco virtuale, quella che potremmo chiamare una "immagine tagliata col bisturi", allora egli sarebbe un perfetto Don Chisciotte.
Tali fenomeni sono creazioni artificialmente predeterminate mediante due canali audio trasmittenti ascoltati tramite due canali riceventi. La realtà della musica (come un'orchestra, una scena di strada o un gruppo che suona strumenti amplificati singolarmente) non può ricreare un'illusione di quel genere. Perciò, porsi obiettivi simili è follia pura.
In tutti i casi, se il nostro appassionato, parlando di "immagine stereofonica" intendesse un posizionamento e dimensionamento credibile e stabile delle sorgenti sonore virtuali, uno spazio che si può immaginare benissimo "abitato" dai musicisti con i loro strumenti, il guru saprà che le riflessioni primarie (in particolare
quelle tra gli oggetti piccoli che diffondono solo alte frequenze) potranno far sì che il cervello dell'ascoltatore identifichi un messaggio sonoro dove la proiezione delle sorgenti risulta distorta: i piatti starebbero molto avanzati rispetto ai tamburi, li potrebbe suonare solo Animal dei
Muppets... E il triangolo starebbe di fronte l'orchestra piuttosto che dietro di essa
vicino ai timpani.
Il nostro guru sa che l'unica soluzione consiste in qualcosa che assorba e ridiffonda le riflessioni provenienti dai diffusori.
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È probabile che la sala d'ascolto in questione sia acusticamente molto inerte. La struttura dell'ambiente d'ascolto del lettore assorbirà precocemente le basse frequenze per mezzo di tutte le superfici (il pavimento sospeso, l'isolamento delle vetrate, le pareti e il soffitto a bassa massa e isolati termicamente). Il tappeto e gli oggetti morbidi assorbiranno anche le frequenze medie e alte in modo efficace. Tuttavia, i fissanti e gli spaziatori delle assicelle che reggono i materiali delle pareti (diciamo dei pannelli in cartongesso da 12 mm sostenuti da un isolante in foam dello spessore di 25 mm) avranno influenze sulle frequenze assorbite e su quelle rinforzate, poiché la massa del gesso risuonerà contro l'elasticità del foam e con la massa delle assicelle. Quella che inizialmente poteva apparire come una sala acusticamente inerte potrebbe avere un'acustica problematica dipendente da frequenze specifiche.
Ironia della sorte, nonostante ciò che potreste aver letto altrove, l'ampia vetrata potrebbe non causare problemi. Il vetro installato al di sotto degli 800 mm, nel Regno Unito, dev'essere temperato per legge e questo tipo di vetro tende a risuonare come una campana, ma nel nostro caso il problema potrebbe essere meno effettivo se le cornici fossero solide e in legno, se le unità a vetri fossero ben incollate e trattenute con un silicone flessibile; in più, il riempimento all'argon impone un carico diseguale su ognuna delle facce del vetro per il fatto che si muove data la sua densità variabile. Il vetro installato al di sopra degli 800 mm rappresenta un problema anche minore. Però è probabile che la vetrata a tutt'altezza sia tenuta assieme con vecchie cornici in alluminio o le più moderne in alluminio ricoperto in UPVC ed abbia ampie aree in sottile vetro temprato non supportato, che potrebbe risuonare come un gong e tanto forte quanto l'emissione diretta della sorgente. Com'è evidente, il problema non è il vetro in sé, piuttosto dipende da com'è impiegato.
Probabilmente il guru avrà lottato per domare le onde stazionarie, le riflessioni, i rimbombi e un basso grasso nella sua saletta dagli elementi strutturali ad alta massa, con pareti parallele e finestrelle. Egli potrebbe aver imparato molto nel suo viaggio verso il nirvana audiofilo in quella saletta, ma la lezione potrebbe essere completamente inutile nell'ambiente d'ascolto del suo lettore. Anche in abitazioni identiche, come potrebbe essere quella di un vicino in un appartamento dello stesso tipo in un palazzo moderno, avremo stanze dall'acustica molto diversa poiché è differente l'arredamento e la sua disposizione; ciò a partire dalle dimensioni delle tende e dal peso dei loro tessuti, passando attraverso i quadri appesi alle pareti per finire con il rivestimento della pavimentazione.
Descrizione dell'ambiente mostrato sopra:
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In questa stanza ho riportato un successo sorprendente. Essa infrangeva molte delle regole fissate dagli esperti dell'audio e tuttavia la sua acustica era veramente buona. Eppure, si trattava di una saletta in cui il posizionamento dei diffusori era critico. Un arretramento di 5 cm dei diffusori faceva collassare il soundstage a causa delle riflessioni primarie (il test LEDR è uno strumento eccellente per identificare rapidamente questo tipo di problema evitando di suonare l'intera collezione di dischi dopo ogni aggiustamento dei diffusori in ambiente). I diffusori dovevano occupare una posizione in linea parallela rispetto alla parete di fondo, le alternative parallele alle altre tre pareti risultavano spiacevoli all'ascolto. Non era possibile inoltre posizionare i diffusori equidistanti dalle pareti laterali senza che si manifestassero serie cancellazioni dei bassi lungo la stanza.
L'esperienza di questa saletta mi ha insegnato che nonostante fosse stata progettata con cura, sia per costruzione sia per trattamenti a partire dalla pianta, progettata per ottenere con lo spazio a disposizione la migliore acustica possibile, installando e provando l'impianto in varie posizioni, la situazione poteva essere migliorata. La prima ipotesi prendeva in considerazione, per l'ottenimento dei migliori risultati, un orientamento diagonale della stanza. Ciò permetteva di collocare i diffusori in un ambiente simile per entrambi (una distanza uguale rispetto alle pareti più vicine e alle riflessioni primarie) e gli ascoltatori potevano prendere posto al vertice di un triangolo ideale. Nessuna disposizione poteva essere modellata esattamente in CAD a causa delle ampie aperture che immettono negli ambienti limitrofi, ma la disposizione diagonale è stata ben modellata rispetto alla pianta centrale. Ma nella pratica, tutto ciò non funzionava.
La linea elettrica è stata installata in modo da facilitare tale disposizione nell'alveo formato tra il caminetto e l'angolo. Le pareti stuccate erano sufficientemente "accidentate" da minimizzare le onde stazionarie. I pannelli al di sotto delle finiture erano giustamente sordi al test delle nocche (essendo le assi sostenute dal multistrato di betulla e dall'isolante), in più v'erano 50 mm di vuoto tra i pannelli e il plastico, che riducevano ulteriormente il numero delle distanze coincidenti. Contro ogni logica, il miglior posizionamento dei diffusori era quello che li vedeva allineati lungo la trave visibile nella figura qui sopra, ma con i baffle frontali interamente davanti alla faccia più prossima della trave.
I gradini immediatamente dietro il diffusore di sinistra potrebbero essere causa di riflessioni primarie e quindi potrebbe verificarsi il collasso del palco virtuale. È stato condotto un test coprendo quei gradini con coperte spesse e assorbenti, e trapunte in poliestere, ma con o senza i "riempimenti", identici per massa e superficie, posti a 1,5 metri dietro i diffusori, il risultato acustico, virtualmente, non cambiava. Non c'era differenza né con la musica incisa in un'acustica convincente, né con il test LEDR. Però, arretrando i diffusori di 20 cm verso la parete, cosicché i baffle frontali si trovassero direttamente sotto la superficie inferiore della trave, il sound stage collassava in tutte e tre le dimensioni.
La base in cemento del pavimento era piastrellata con mattonelle Platt in ceramica da 11 mm di spessore.
Questa è un'altra violazione dei dictat del giornalismo hi-fi. Un tappeto spesso steso su di uno strato di feltro sembra essere la soluzione universalmente accettata come saggia. Ancora una volta, tale soluzione sembra scaturire da ragionamenti di questo tipo:
Appassionato, "Avrei bisogno di minimizzare le riflessioni e le onde stazionarie nella mia sala d'ascolto"
Plebe, "Devi caricare il pavimento di fonoassorbenti e poi anche le pareti e il soffitto!"
Appassionato, "Non posso, sembrerebbe brutto come salotto, alla mia partner non piacerebbe, e i miei amici penserebbero che io sia un povero geek"
Plebe, "allora devi assorbire quelle onde in qualche altro modo..."
Appassionato, "Lo so, metterò tutto sul pavimento, così tutte le riflessioni secondarie e terziarie verranno assorbite. E la mia partner sarà sorpresa dalla mia disponibilità a spendere tanto denaro in un bell'arredamento morbido piuttosto che in cavi più costosi."
La plebe pensa che tutti abbiano letto qualcosa circa l'acustica degli ambienti domestici e probabilmente anchhe il nostro appassionato ha letto degli articoli condensati e iper-semplificati tratti da certi manuali di acustica, nei quali sembra si sostenga che non conta veramente dove sono assorbite le riflessioni, purché siano assorbite correttamente. Ragionando in termini di tempo di riverbero totale in un ambiente rettangolare vuoto, tutto ciò è, nella migliore delle ipotesi, una iper-semplificazione; i manuali tendono spesso a confrontare la superficie totale e la profondità del trattamento fonoassorbente in un dato volume e a tracciare il grafico del tempo di riverbero a una frequenza specifica. Tutto ciò è utile al fine di ridurre le variabili in gioco, ma non significa affatto che non sia importante la posizione, il dove devono essere assorbite tali onde. Certe soluzioni pragmatiche ci vengono consigliate per i nostri salotti solo perché è molto più facile controllare le onde stazionarie dei diffusori con un riempimento centrale piuttosto che tramite il rivestimento delle pareti, eppure è più facile rivestire le pareti piuttosto che realizzare un riempimento centrale.
Nonostante ci sia una pletora di scritti che pretendono di affermare il contrario, non ho mai avuto esperienza di un salotto ben accordato per la musica in cui non si stia bene anche a parlare a impianto spento. Una tipica stanza britannica a pianterreno in stile edoardiano, con soffitto alto (tipicamente oltre i 2,5 metri), con pareti parallele, spesso a pianta pressocché quadrata ad eccezione di due profonde alcove ai lati di un caminetto, il più delle volte è un ambiente poco confortevole in cui tenere una conversazione. Ciò perché in una stanza simile si verificano problemi con frequenze specifiche nell'intervallo dello spettro udibile. Si manifestano onde stazionarie, echi intermittenti, curiosi filtri-a-pettine e rimbombi causati dalle alcove; in un ambiente simile i parlanti si ritrovano ad applicare il loro feedback per modificare i loro modelli del parlato per minimizzare l'effetto dell'ambiente che impedisce oltremodo la comprensione. Lo so per esperienza, avendo faticato molto a condurre delle sedute di terapia di famiglia in tali stanze. Ho faticato altrettanto per tentare di far suonare un impianto in tali stanze.
Allo stesso modo, i salotti moderni iper-arredati, pesantemente isolati, con soffitti bassi (spesso si tratta di 'ambiente unico cucina-soggiorno') vampirizzano completamente la ricchezza timbrica delle voci umane e naturalmente anche di quella dei diffusori. In questi ambienti spesso le persone si trovano (seppur inconsciamente) a compensare enfatizzando ed esagerando le risonanze della loro voce; allo stesso modo, chi abita in ambienti di questo genere tende a esagerare ben oltre il "naturale" la vitalità degli impianti audio nel tentativo di compensare l'inerzia dell'ambiente.
Una stanza ove sia confortevole sedere e parlare per ore, a tutto vantaggio per le relazioni interpersonali, rappresenta già un luogo con le carte in regola per installare con successo un impianto hi-fi. Questa stanza probabilmente avrà le tre dimensioni non esattamente proporzionate tra loro (un ambiente 5 m x 5 m x 2.5 m è esattamente l'opposto di quel che servirebbe). Gli elementi morbidi probabilmente saranno distribuiti uniformemente, con i quadri e i mobili più alti disposti probabilmente in modo da interrompere le riflessioni superiori al metro d'altezza.
Ma c'è un aspetto ancora più importante da sottolineare. I tipici soggiorni inglesi solitamente sono un po' più assorbenti di quanto servirebbe per un'acustica ideale. In Gran Bretagna sono ancora di moda i grandi divani molto imbottiti, come è di moda spargere molti cuscini in giro, e così pure i tappeti spessi distesi su pavimenti sospesi in legno e le tende pesanti che arrivano fino al pavimento. Quando si danno consigli agli audiofili inglesi bisognerebbe tenere in mente tutto questo. La stanza, meno tipica, descritta sopra era arredata con un divano in futon, un tappeto da 3 m x 3 m (in lana annodata spesso 50 mm) posto di fronte ai diffusori, un tavolino (1 m x 1 m) dietro il diffusore di destra, due sedie comode e i supporti per l'impianto. Le tende che coprivano le aperture sugli altri ambienti al pianterreno miglioravano il suono quando erano chiuse. Se si aggiungevano altri materiali fonoassorbenti il suono perdeva vita e la stanza diventava acusticamente morta. Sono state provate tende lunghe in varie quantità, ma il suono si deteriorava se ne aggiungevamo più di quelle attualmente impiegate. Abbiamo provato trattamenti tubolari in varie posizioni, ma non hanno prodotto alcuna differenza udibile, probabilmente per il fatto che le pareti irregolari e il soffitto con le travi svolgevano già bene il loro lavoro.
Le teorie irrilevanti come la cosiddetta Live End Dead End (LEDE) non hanno niente a che spartire con ciò che concerne l'acustica degli ambienti domestici. I prodotti audio speciali specificatamente realizzati per gli ambienti domestici trovano la loro ragion d'essere là dove le limitazioni della stanza sono fisse e insopportabili.
La riproduzione musicale casalinga è pensata perché sia goduta in ambienti casalinghi. Una stanza dove sia confortevole sedere e tenere una conversazione facilmente intelligibile, molto probabilmente, sarà migliore anche ai fini dell'installazione dell'impianto hi-fi rispetto a una stanza progettata applicando teorie specificatamente pensate per le sale da concerto, le sale conferenze e gli studi di registrazione. Nei salotti europei ci sono già abbastanza materiali fonoassorbenti come divani, poltrone e altri tessuti; l'audiofilo deve solo fare molta attenzione a disporre tali elementi affinché possano esprimere al meglio le loro potenzialità. In un articolo futuro ci occuperemo di come migliorare una stanza dall'acustica pessima con un esborso economico minimo e con un po' di abilità nel lavorare il legno.
[Parte II: come addomesticare la gamma bassa]
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