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Editoriale di Giugno 2000

La legge dei piccoli passi

Ultimamente riflettevo sulla necessità di focalizzare maggiormente la propria attenzione sul software anzichè sull'hardware. Lo spunto mi è stato fornito ancora una volta dalla Rubrica della Posta dove spesso capita di leggere di audiofili che inseguono un miglioramento dietro l'altro, all'affannosa ricerca di ciò che non avranno mai, ovvero il completo appagamento dell'udito.
Non deve perciò suonare strano il consiglio che spesso ho fornito su quella stessa rubrica e cioè di dedicare il budget stanziato all'acquisto di dischi anzichè di un nuovo amplificatore/cavo/lettore CD.
Raramente credo che tale consiglio venga seguito o accolto di buon grado, chi scrive si aspetta sempre il suggerimento del tal apparecchio che dovrebbe fornire chissà quale paradiso artificiale (già, artificiale) almeno fino al prossimo innamoramento per un altro componente.
Non che ci sia qualcosa di profondamente sbagliato in tutto ciò, è solo che l'amore per la Musica mi pare, almeno da alcuni, relegato in secondo piano rispetto alla ricerca dell'assoluto sonoro.
E mi scopro a pensare quanto deve essere triste ascoltare un impianto senza sentire davvero la Musica, ridotta a strumento passivo di un mezzo, anzichè fine essa stessa.
Ho cercato quindi di fare un po' di autocritica, indagando nei meandri più reconditi della mia memoria e cercando di ricordare come tutto questo cominciò, almeno per me.
I miei ricordi si fermano all'anno 1975 (avevo 10 anni) quando mi capitò tra le mani, per caso, una rivista che parlava di HiFi. Fu subito folgorazione, non so perchè, ma quegli oggetti mi attraevano più di qualunque altra cosa.
La Musica, allora, mi interessava relativamente, e posso confessare che l'HiFi è stato il "mezzo" per scoprirla ed amarla sempre più.
Però, non appena ho avuto la possibilità economica, ho cominciato ad acquistare HiFi e dischi, contemporaneamente, ma ormai la mia Passione per la Musica aveva preso decisamente il sopravvento sui mezzi per riprodurla.
Così, anche oggi, a distanza di 20 anni ormai, gli acquisti che mi entusiasmano di più (e quelli nettamente più frequenti) riguardano i dischi, nuovi o vecchi che siano, l'importante è che siano emozionanti.
Gli apparecchi, freddi interpreti od esecutori a seconda dei punti di vista, non causano in me nessuna particolare emozione, salvo casi rari di oggetti atipici e fortemente caratterizzati in un senso o nell'altro. Ed è giusto che sia così, gli apparecchi HiFi devono trasmettere l'emozione della Musica, non essere essi stessi fonte di emozione.
E così mi piacerebbe cominciassero a pensarla tutti quei lettori che cercano instancabilmente l'apparecchio migliore, dimenticandosi del fine e concentrandosi solo sul mezzo. Si tratta di pochi casi, per fortuna, ma purtroppo sono anche quelli più patologici e visibili all'esterno ed il nostro ambiente di tutto ha bisogno tranne che venga visto come un microcosmo di esaltati che cercano a tutti costi quello che non si potrà mai avere.

Io forse sono un audiofilo un po' atipico - o forse non lo sono per nulla (audiofilo, dico) - ma francamente non ho alcuna difficoltà ad ammettere che, dei due impianti in mio possesso, quello che uso di più è quello più economico.
Oh certo, non suona neppure lontamente come quello di riferimento, però è sufficiente - ecco un aggettivo che bisognerebbe usare più spesso!!! - a creare l'emozione della Musica dentro le pareti domestiche. Ed è pure facile da usare: power on (CD e ampli oppure giradischi e ampli) e via, già pronto a dare il massimo o quasi, al contrario di quello "grande" che abbisogna di un buon periodo di preriscaldamento ed dell'accensione di numerosi apparecchi in una ben predeterminata sequenza :-)
Ottimo per lunghi ascolti pomeridiani di ore ed ore, un disastro per sentire Musica senza impegno. Allora mi chiedo: se, pur potendo ascoltare un impianto di alto livello, alla fine mi accontento anche di molto meno...qual'è la morale di tutta questa storia?
Semplice: innanzittutto bisogna amare la Musica. Quando la si ama per davvero e l'impianto riesce a trasmetterne l'emozione, non serve molto altro di più.
Seconda cosa, l'importante è riuscire a mettere insieme un impianto equilibrato, forse senza grandi pretese, ma godibile, fruibile con tutti i generi musicali, facile da usare, rilassante.
Sembra facile, ma non lo è affatto. Ma una volta trovato un certo equilibrio, meglio mollare tutto e comprare dischi, aiuteranno a vivere senz'altro meglio.
Oltretutto è perfettamente inutile perseguire la via dei frequenti cambi di componente magari di classe di prezzo neppure troppo dissimile. Quando si cambia, il cambiamento deve essere piuttosto radicale, in modo che la differenza valga davvero la pena di essere pagata.
Per capirci meglio, non ha molto senso sostituire un lettore CD da 1 milione con uno che costa 1 milione e mezzo, sarà difficile riuscire a sentire un qualche benificio sensibile.
Meglio aspettare e fare un salto più consistente, magari rivolgendosi al mercato dell'usato. Nel frattempo però, non dimenticare mai le scorte di software, che vanno costantemente rifornite ed aggiornate. È vero, i dischi sono cari - ma anche l'HiFi non scherza!!! - ma grazie alle offerte, ai mid price, all'usato (coi CD conviene!) si riesce oggi a costruire una discoteca ben fornita con cifre anche modeste, con la legge (adesso si) dei piccoli passi.

Infine, una cura per questa febbre da upgrade sfrenato esiste e si chiama tweaking: impegnativo dal punto di vista intellettivo, molto appagante e poco dispendioso. In questo caso la legge dei piccoli passi assume un significato diverso anche perchè con spese modeste - talvolta ridicole - si riesce ad ottenere molto.
Ma deve essere il tweaking inteso in questo senso e non quello che talvolta viene erroneamente indicato come tale ovvero l'acquisto di componenti separati aggiuntivi (dal costo spesso folle) e/o sostituzioni in toto della componentistica con altra di livello assoluto.
Spesso, con spese analoghe, si riesce ad acquistare apparecchi di ben altra classe e pregio che niente hanno a che vedere con costosi tentativi di cavare il sangue dalle rape.
E allora che tweaking sia, ma che non costi quanto o più di un cambio di componente di altra classe. Una A112 Abarth difficilmente diventerà una Ferrari, neppure se doveste spenderci l'equivalente in modifiche :-)

© Copyright 2000 Lucio Cadeddu - http://www.tnt-audio.com

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