La raccolta firme da me organizzata continua a pieno ritmo ed anzi più
passa il tempo e maggiore e' il numero di persone che ne vengono a conoscenza
grazie a quel tam-tam straordinario che e' Internet ed anche grazie al supporto
della prima rivista ufficiale che ha avuto il coraggio di sostenere e dar
voce a questa campagna di protesta (grazie ancora, FdS!).
Un sincero ringraziamento va anche agli amici di
The Music Engine, rivista musicale
on-line, per aver appoggiato la mia protesta pubblicando per intero il mio
Editoriale di Dicembre.
Vorrei segnalare anche la forte protesta portata avanti dall'amico
Alessandro Mallozzi, Presidente
dell'Italian Fan Club dei REM, che si e' dato da fare a tutto campo per
far sentire il proprio dissenso, in particolare chiedendo che ai dischi venga applicata la
stessa aliquota IVA che grava sui libri. (4% in luogo dell'esagerato 19%).
Alla luce di alcuni fatti nuovi mi preme fare diverse considerazioni riguardanti il prezzo dei dischi e la piaga detta pirateria.
Vorrei in questa sede precisare meglio la mia posizione per evitare fraintendimenti
o equivoci: questa non e' una semplice guerra dei poveri,
e' una protesta contro chi vuole distruggere la Cultura Musicale in Italia.
Il fatto importante non e' che non possiamo permetterci di pagare le cifre
richieste per un CD e che di conseguenza protestiamo.
Personalmente, in pochi anni, ho messo su una collezione di oltre 200 CD ed
altrettanti LP e se si fanno quattro conti si vede che trattasi di un
investimento piuttosto rilevante.
Tuttavia ritengo profondamente ingiusto, aberrante ed assurdo pretendere che un
operaio o uno studente, sempre alle prese con problemi finanziari seri
sui quali non si può tacere, si veda precluso l'accesso al mondo
della Cultura Musicale perchè fuori dalle proprie possibilità
economiche.
A che serve, e mi rivolgo ai tanti cantori nostrani, scrivere canzoni di protesta,
socialmente impegnate come si sarebbe detto una volta, se poi l'accesso al
patrimonio musicale, dischi e concerti, e' riservato ad una elite
sempre più ristretta ?
Credete davvero che un operaio con 1 milione e mezzo al mese, moglie e figli da
mantenere, possa permettersi il lusso di spendere 40.000 lire per un pezzo di
plastica con mezz'ora di musica dentro?
Volete seriamente impegnarvi, più coi fatti e meno con le parole?
Premete verso i discografici per far calare i prezzi dei dischi, sic et
simpliciter.
La Cultura non e' un bene voluttuario come le auto di lusso o i vestiti
firmati.
E' il patrimonio di un popolo che va salvaguardato, protetto e
coltivato.
O forse si vuole che solo un numero ristretto di persone possa
accedervi così che il resto della gente sia costretta a farsi
riprogrammare dalla televisione e dalla sua spazzatura ?
Prima ci si renderà conto che continuando così non solo si va
verso una società sempre più ignorante ed incapace di apprezzare
le cose belle della vita ma si decreta, ipso facto, la morte di tutto quel
mondo, commerciale, che di Cultura (Musicale e non) vive e lavora.
Quindi, cari discografici ed Autori, se non per un moto interno di amore per
la Musica, pensateci per la vostra stessa sopravvivenza.
Chiarito questo punto andiamo ad esaminare alcune recenti iniziative contro
la pirateria.
Alcuni artisti italiani hanno pubblicamente distrutto, mediante l'uso di rulli
compressori, migliaia di CD e cassette pirata.
Questa e' stata un'azione dimostrativa per richiamare l'attenzione
dell'opinione pubblica verso il problema che, come dicevo, ha assunto proporzioni
decisamente allarmanti.
Fonti ufficiali (SIAE al TG3) assicurano che il 22% delle
vendite di materiale discografico e' di provenienza illegale contro il 6% di
altri Paesi Europei
Il Presidente della SIAE riconosce (fonte: TG3 del 15/4/97) che questo problema e' in parte
dovuto all'alto prezzo del materiale originale anche se fa comunque osservare
che se tutti acquistassero dischi ufficiali il prezzo sarebbe più
basso.
Questo e' un punto sul quale sono estremamente critico: non si combatte un calo di vendite
con un aumento dei prezzi, mai.
E' la più semplice legge di mercato che ci insegnano
sin da bambini, quella della domanda-offerta.
Consentitemi però di fare una ulteriore osservazione:
quando il CD non esisteva, il problema degli LP pirata era pressochè
sconosciuto, questo a causa degli alti costi di produzione del disco in vinile
(macchine per la stampa, scarti, trasporto etc.).
Oggi, con l'avvento del digitale, e' estremamente facile ed economico stampare
copie perfette di CD audio e si parla di un costo di circa 1000 lire a copia
(fonte: TG3). In pratica l'arrivo della tecnologia digitale ha consentito da
un lato di aumentare a sproposito e senza ragione i prezzi dei dischi (leggetevi
l'Editoriale di Dicembre) dall'altro il proliferare
di attività illecite come era facilmente prevedibile.
In sostanza il trucco del supporto digitale che con un'abile mossa di marketing
ha permesso alle Case Discografiche di arricchirsi alle spalle degli ormai inebetiti
e digitalizzati acquirenti si e' rivoltato loro contro, favorendo il fenomeno della
pirateria.
Vi ricordate quanto erano più costosi i CD rispetto ai
dischi LP nel breve periodo nel quale sono coesistiti?
Verrebbe da dire: avete voluto la bicicletta *digitale*?...E adesso...
Proprio queste ultime dovrebbero avere un sussulto di dignità e
mostrarsi una volta tanto meno asservite e schiave della pubblicità
con la quale le Case Discografiche intelligentemente riempiono pagine e
pagine.
Cari colleghi (e scusate il termine), questo sarebbe un atto di coraggio che i
vostri lettori apprezzerebbero molto: ricordatevi che questi, e non gli
inserzionisti, sono la vostra unica forza.
Una rivista con pochi lettori e' una vetrina commerciale poco appetibile per
gli stessi inserzionisti. Pensateci.
Voi lettori, d'altra parte, avete in mano un'arma potentissima: manifestate
il vostro scontento, scrivete alle redazioni dei giornali musicali esprimendo
il vostro disagio nel non vedervi tutelati nel vostro diritto fondamentale:
quello di poter accedere alla Cultura.
Nel caso non riceviate segnali rassicuranti non esitate a lasciare in edicola
quella stessa rivista.
Se davvero vogliono fare da catalogo patinato per i discografici o i loro inserzionisti
che facciano pure: e' un gioco al suicidio.
La rivista esiste finchè ci siete voi, persi i lettori si chiude
baracca e, ed e' proprio il caso di dirlo, burattini.
E' vero, ognuno di noi e' solo ma tutti insieme abbiamo la forza di far cambiare le cose. Questa e' una piccola battaglia, ci sono situazioni ben più gravi contro le quali bisognerebbe protestare ma il diritto alla Cultura, dopo quello al lavoro, rimane per me una delle cose per le quali vale ancora la pena combattere.
Non e' vero che *tanto non serve a niente*, come da più parti ho
sentito dire.
Serve per farci sentire, per non continuare ad assistere inermi ed inebetiti
alla distruzione della Cultura in Italia, per poter dire di averci *almeno
provato* a cambiare le cose che non ci vanno bene.
Oggi e' il momento della Musica, poi comincerà a mancare tutto il resto, i libri, il cinema, il teatro e tutto quello che non e' strettamente necessario, lasciandoci gli ipermercati, le discoteche a 150 dB, le partite di calcio e la televisione.
Se questo e' tutto quello che volete dalla vita, staccate la spina e tornate pure a dormire.
Se siete d'accordo invece fatevi voi stessi portavoce di questa protesta, diffondendola
presso amici e conoscenti, ripeto, non come guerra dei poveri, che sarebbe
comunque più che giustificata,
quanto per difendere noi ed il nostro Paese dall'abbruttimento più
devastante: la perdita della Cultura e del desiderio di apprezzare
le poche cose belle rimaste nella vita.
© Copyright 1997 Lucio Cadeddu