Come l'anno scorso, eccomi a fare il punto della situazione dell'attuale mercato discografico, utilizzando i dati ufficiali pubblicati dalla RIAA (Recording Industry Association of America) e dalla IFPI - International Federation of the Phonographic Industry. Si veda il YearEnd Report 2005 della RIAA per tutti i dettagli (il link apre un'altra finestra con il file PDF).
Vi ricordo che i dati ufficiali vengono pubblicati sempre con 6 mesi di ritardo rispetto all'anno al quale si riferiscono, quindi stiamo parlando delle vendite nell'anno 2005 appena trascorso.
Qualcosa, rispetto ai dati 2004, è cambiato ed è indice di un trend che pare ormai non più invertibile. Le vendite dei supporti "fisici" (CD, DVD, etc) sono in netto calo, a favore dei supporti "digitali" (download e musica per cellulari). Un netto -7.6% di calo di vendite dei supporti fisici va a scontrarsi con un +166% (avete letto bene) della musica "digitale", tanto che alla fine il bilancio, in termini di ricavi dalle vendite, è praticamente in pareggio. More solito, il pianto greco dei discografici va a scontrarsi coi freddi numeri che, se da una parte non descrivono un mercato globalmente in crescita, dall'altra fanno capire che i consumatori si stanno spostando dal supporto "fisico" a quello "digitale", pure in massa, direi.
Per noi appassionati di Musica "fisica" c'è poco di che stare allegri...o forse sì. La speranza è che col progredire della tecnologia ed il miglioramento della banda disponibile si riesca ad avere a disposizione download di musica non compressa nel prossimo futuro. Continueremo a preferire il supporto fisico, è ovvio, e c'è da sperare che almeno un piccolo mercato di "nicchia" possa sopravvivere per noi amanti delle copertine e del rituale dell'acquisto dei dischi.
Diamo uno sguardo alla guerra dei supporti...
Non credo ci sia molto da aggiungere, i freddi numeri parlano abbastanza chiaro e fotografano un mondo discografico in continua evoluzione. Uso questo termine perché nutro delle speranze per il futuro, quando si capirà che il formato compresso non ha motivo di esistere in un mondo dove capacità di immagazzinamento dei dati e velocità di trasmissione sono in crescita vertiginosa.
Sulla "guerra dei formati" che tanto scalda gli animi degli appassionati nei vari Forum su Internet c'è ben poco da dire. In attesa di capire che farà il DVD-Audio (non sono ottimista) c'è da dire soltanto che la grande "promessa" (il SACD) sia soltanto rimasto tale, una promessa. I motivi della debacle li avevo già evidenziati l'anno scorso, in un editoriale analogo. Mi spiace sottolineare in maniera antipatica (chiedo venia) il fatto che "ve l'avevamo detto", ma è da anni che lo scriviamo, da soli in un panorama (delle riviste specializzate) completamente e militarmente schierato a favore del nuovo supporto.
Da semplice spettatore questo fatto mi induce più di un pensiero ma preferisco lasciare a voi le riflessioni del caso. Quel che mi incuriosisce è cosa scriveranno e risponderanno a tutti quegli appassionati che, fidandosi delle raccomandazioni ricevute, hanno acquistato lettori SACD e/o multiformato. Conosciamo bene la psicologia dell'audiofilo e certo non farà piacere vedere sul proprio impianto una sorgente preposta alla lettura di un formato che è diventato obsoleto prima ancora di prender piede.
E' vero, si obietterà, che i lettori SACD leggono bene anche i CD ma, se conosco appena appena i percorsi mentali degli audiofili, credo che il tarlo del dubbio inizierà a rodere ben presto, con domande del tipo Ma siamo sicuri che il formato CD venga letto altrettanto bene rispetto ad una macchina "dedicata"? O ancora Dovessi aver bisogno di assistenza, negli anni a venire, sono sicuro che troverò ricambi? Oppure ...riuscirò mai a rivenderlo, nel caso volessi fare un upgrade?
E' soprattutto questo ultimo aspetto a preoccuparmi. Dopo aver speso diverse migliaia di euro in una buona macchina multiformato, quando dovesse venire la voglia di upgrade (e, prima o poi, viene, lo sapete...) chi sarà disposto ad acquistarla usata? Ed a quale prezzo? E' anche questa la ragione che ci ha indotto al nostro atteggiamento attendista: prima di consigliare acquisti dal futuro incerto forse sarebbe stato meglio aspettare. Coi soldi degli altri (spesso messi da parte con grande fatica) non ci si dovrebbe mai scherzare troppo.
La posizione da opinion leader è troppo delicata per essere presa così alla leggera.
Per altre analisi ed osservazioni si legga la Parte II di questo editoriale.
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