Nell'editoriale di Aprile vi ho messi al corrente del progetto Pleasurize Music!, frutto dell'idea di un gruppo di lavoro di stimati professionisti nel mondo dell'audio "pro" che intendono proporre uno standard di misura del reale contenuto dinamico dei dischi. Poiché è fondamentale che venga ascoltata anche la voce audiofila il Direttivo di tale fondazione non-profit (che, lo ricordo, include anche il direttore del Fraunhofer Institute, dove è nato lo standard MP3, e scusate se è poco) include anche il sottoscritto come umile referente internazionale della stampa del settore.
Cosa possa essere fatto da parte di noi semplici "fruitori" del prodotto musicale l'ho spiegato la volta scorsa, ora vorrei proporvi qualcosa di ancora più specifico. Intanto vorrei spendere due parole per spiegare come funziona il software free che si può scaricare dal sito di Pleasurize Music.
Intanto occorre e basta possedere un PC dotato di lettore CD. Non servono schede audio, microfoni o altro. In attesa che vengano rilasciate le licenze per un apposito driver ATAPI per ora non è possibile dare direttamente in pasto al software il CD letto dal nostro computer. E' pertanto necessario un passaggio intermedio che consiste nell'estrazione delle tracce del CD in formato .wav, operazione che un qualunque software di "ripping" consente di fare agevolmente (ad esempio Exact Audio Copy).
Una volta fatta l'estrazione si dà in pasto la sequenza di files .wav al software e questo sputa fuori, per ogni traccia, il livello massimo della registrazione, quello medio ed il valore numerico della gamma dinamica, ossia DR + numero intero. Risultati superiori a DR10 sono accettabili ma le incisioni più dinamiche stanno tranquillamente sopra DR14.
Evitiamo di cadere in facili generalizzazioni e fraintendimenti: questo numeretto misura soltanto la gamma dinamica "media" presente nei dischi, non la qualità della registrazione in quanto tale. Mi spiego meglio: un disco di musica molto tranquilla, priva di forti salti dinamici potrà avere un valore di DR molto basso ma allo stesso tempo potrebbe essere una eccellente registrazione.
D'altra parte, anche un disco di musica nata per essere aggressiva potrebbe avere un DR basso. Sto pensando, ad esempio, alle incisioni di musica punk che, per esigenze "artistiche" di genere, DEVE suonare sempre "tutto forte", generando una sorta di suono compatto che tende a colpire fisicamente l'ascoltatore. Era il genere musicale nato in contrapposizione alla tradizione baroccheggiante della musica progressive degli stessi anni, quindi era un momento di rottura totale: tanto chiasso, molta distorsione nelle chitarre, voci urlate dentro i microfoni. Pertanto, per queste ragioni, non sarà facile trovare un disco punk d'annata con un DR molto alto.
L'heavy metal merita un discorso a parte. Nell'immaginario collettivo la musica heavy metal è stretta parente del "chiassoso" punk ma non è esattamente così. Non è un caso che uno dei dischi più citati come cattivo esempio di compressione è proprio "Death magnetic", ultimo lavoro dei Metallica. I fan della band hanno presto scoperto che le stesse musiche, utilizzate all'interno di un videogioco ("Guitar hero III") suonavano molto meglio che sul disco originale, segno evidente che il master per il disco era stato pesantemente compresso e che la registrazione primigenia, invece, era di tutt'altra caratura.
La cosa ha tanto infastidito i fan da creare una petizione online - tutt'ora aperta - che chiede la riedizione dell'album con una masterizzazione meno compressa. Tale petizione ha raccolto, da settembre 2008 ad oggi, quasi 21.000 firme. E stiamo parlando di un album di heavy metal non delle Quattro Stagioni di Vivaldi. E' vero che Death magnetic avrà venduto milioni di copie, di fronte alle quali 20.000 firme sono un numero molto relativo, però è un segnale, a mio parere molto forte, che certe esigenze iniziano a sentirle in tanti, anche semplici utenti con orecchie di metallo, e non d'oro zecchino come le nostre.
Poi, basta scorrere gli esempi citati su Wikipedia alla voce Loudness war per notare come quelli di rock e hard rock siano in maggioranza: si citano gli Alice in chains, i Soundgarden, di nuovo i Metallica, Red Hot Chili Peppers e tanti altri. Non mi sembra materiale che giri tipicamente sugli impianti di "snob" audiofili.
Questi esempi mi permettono di chiarire quindi un punto che mi sembra FONDAMENTALE: si può obbiettare che questa faccenda della dinamica reale dei dischi interessi solo noi quattro gatti audiofili. Ebbene, i casi citati dimostrano inequivocabilmente come non siano certo stati gli audiofili ad aver sollevato per primi il problema! Noi eravamo troppo impegnati ad ascoltare le nostre belle incisioni audiophile rinchiusi nelle nostre torri d'avorio!
In sintesi: la compressione dinamica infastidisce, e molto, anche i comuni mortali, persino quelli che si perforano i timpani con l'heavy metal a 120 dB ;-)
Mi sembra un FATTO difficile da non prendere in considerazione e che pesa come un macigno. Chi pensa che la gamma dinamica interessi solo gli audiofili - e forse neppure quelli - o non ha capito niente o è in evidente malafede. Gli audiofili sono stati gli ULTIMI ad accorgersi del problema della "loudness war"!!!
Consentitemi di aggiungere un'altra informazione che ritengo piuttosto rilevante. Sapete chi è l'EBU? E' l'European Broadcasting Union, ovvero la più grande organizzazione mondiale che raccoglie tutti gli operatori di broadcast del Vecchio Continente (radio e televisioni, per capirci) e di altri continenti. Più precisamente:
The European Broadcasting Union is the largest association of national broadcasters in the world. We promote cooperation between broadcasters and facilitate the exchange of audiovisual content. The EBU works to ensure that the crucial role of public service broadcasters is recognised and taken into consideration by decision-makers.
Membri dell'EBU sono la RAI e tutte le maggiori emittenti europee mentre membri associati sono le principali reti americane (ABC, NBC, CBS etc.). Qui trovate l'elenco completo.
Ebbene, nella direttiva EBU Technical Recommendation R68-2000: "Alignment level in digital audio production equipment and in digital audio recorders" ovvero "raccomandazioni per l'allineamento dei segnali digitali" si legge:
The EBU recommends that, in digital audio equipment, its Members should use coding levels for digital audio signals which correspond to an alignment level which is 18 dB below the maximum possible coding level of the digital system, irrespective of the total number of bits available.
Quanto sopra, tradotto, significa che: i membri dell'EBU dovrebbero attenersi a livelli che stanno 18 dB sotto il livello teorico massimo consentito dal mezzo digitale, indipendentemente dal numero di bit usati! Per i meno tecnici, ciò significa che i segnali digitali dovrebbero avere a loro disposizione una gamma dinamica di almeno 18 dB (!!!).
Se persino l'EBU, notoriamente non proprio un'associazione di audiofili, si preoccupa di garantire un livello dinamico minimo, significa che il problema sta a cuore a tante persone estranee al nostro mondo.
Se volete divertirvi, poi, sul sito dell'EBU si trovano tanti altri "technical papers" dove, ad esempio, si spiega quanto distorcano i lettori CD quando forzati a riprodurre dischi con segnali al di sopra dello 0 dB digitale massimo teorico. Si veda il paragrafo "Distortion in CD players" nell'articolo Level and distortion in digital broadcasting di T. Lund. Tra le altre cosette interessanti si legge:
There is a good reason why music lovers favour original CD
releases rather than re-mastered ones. The recent detrimental
use of limiting, clipping and loudness optimization on
CD re-releases outweigh the positive effect of all our better
converters and high-resolution processors combined.
In sintesi: "c'è una buona ragione del perché gli amanti della musica preferiscano i CD originali alle edizioni rimasterizzate. Il recente utilizzo dannoso di compressioni ed allineamento dei livelli dinamici utilizzato sulle rimasterizzazioni supera di gran lunga i benefici consentiti dall'utilizzo di convertitori D/A moderni e dai processori ad alta risoluzione che si usano oggi". Come dire: se ne sono accorti TUTTI, ma proprio tutti! Altro che "nicchia di audiofili"!
A questo punto azzardo una ulteriore proposta operativa: visto che l'utilizzo del software è alla portata di tutti, perché non proviamo a costruire un database di dischi che garantiscono una gamma dinamica almeno accettabile? Non sarà indice di qualità assoluta ma da qualche parte occorre pur cominciare! Anche una lista di "potenziali" cattivi non sarebbe male, coi distinguo che facevo in apertura di articolo (musica relaxed, priva di spunti dinamici per scelta artistica).
Ad esempio, una cosa che salta immediatamente agli occhi è il confronto tra le edizioni originali e le recenti rimasterizzazioni: spesso si ha un appiattimento della dinamica di 5-6 dB rispetto alla edizione originale...il che è pazzesco, se ci pensate, perché l'edizione rimasterizzata dovrebbe suonare meglio di quella originale!
Ecco, si potrebbe fare una lista di confronti tra originale e rimasterizzato, ma anche tra vinile e CD equivalente, sono convinto che se ne scoprirebbero delle belle. Per "misurare" il vinile ovviamente bisogna registrarlo in wav con un giradischi ed una scheda audio al di sopra di ogni sospetto!
Da parte nostra siamo disponibili a coordinare l'iniziativa (urgono volontari) e a darne ampia visibilità sul sito. Non solo, ma cercheremo di citare il valore in DR dei dischi che usiamo nelle nostre prove.
Siamo ben consci che il sistema possa anche fornire dei "falsi positivi" (incisioni dinamiche ma sgradevoli) e dei falsi negativi (incisioni poco dinamiche ma gradevoli) ma, ripeto, è un buon modo per cominciare a sollevare il problema e portarlo al di fuori delle "sensazioni d'ascolto" che lasciano sempre il tempo che trovano, essendo troppo dipendenti dal contesto, dai gusti e dall'esperienza di chi realizza la prova.
Con l'analisi via software, almeno, quando si dirà che un disco è ad alta dinamica, l'affermazione potrà essere messa in relazione coi fatti. La dinamica, infatti, per sua natura e definizione, è un parametro misurabile matematicamente e non sfuggente come la timbrica e l'immagine.
Ripeto, non è la soluzione per tutti i mali che affliggono l'industria discografica però è un buon inizio. Il fatto che il software sia stato pensato e messo a punto da professionisti dell'audio di altissimo livello internazionale e non da "audiofili" è, a mio parere, un grande punto di forza.
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