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Pochi giorni fa ho ricevuto questa e-mail da un nostro lettore:
Ilustrissimo direttore di TNT-Audio mi chiamo Leonardo e sono grato al vostro sito per avermi chiarito le poche idee per altro confuse sul mondo del Hi-Fi, da quando leggo i vostri articoli da voi pubblicati su internet mi sento più preparato e non mi faccio più fregare da qualche commesso di negozi di Hi-fi pronti a rifilarti prodotti costossisimi solo perchè capisce che non hai le idee chiare e sei pronto a bere tutte le fesserie che ti vengono dette.
Ma passo subito al dunque. Osservando le varie compilation nei negozi di dischi mi è sorto un dubbio! Voi avete sempre affermato che l'LP è superiore al CD ma a che prezzo?
Essendo un appassionato di musica Jazz guardando e curiosando tra gli scaffali di dischi ho notato con molto scandalo che i prezzi delle stesse riedizioni masterizzate ci sia una differenza notevole tra un LP al costo di circa 18 EUR e lo stesso autore dico lo stesso sul CD a 4,90 EUR. Non vi sembra il caso che le case discografiche abbiano fiutato l'affare e vogliono prenderci per l'ennesima volta per i fondelli? Visto che l'audiofilo è spesso vittima di speculazioni da parte del mondo discografico considerando che anche se il CD non arriverà alla qualità del LP, ma da 18 EUR a 4.90 EUR la differenza è notevole per una riedizione ri-masterizzata. Sono interessato al vostro parere grazie!
Leonardo - E-mail: leonardoaltamura (at) alice.it
Caro Leonardo, il quesito è interessante perché cade a proposito in un argomento che ho affrontato queste settimane sulla Rubrica della Posta e che avevo giusto intenzione di ampliare un po'.
Partiamo da un presupposto, che talvolta ci sfugge: il mercato discografico è, appunto, un mercato ed ha le sue leggi, che - in prima approssimazione - si basano su quelle della domanda e dell'offerta. Più un prodotto è richiesto (anche solo potenzialmente) più il prezzo sale. Non si vende? Il prezzo deve scendere. Poi esistono fenomeni di ricollocazione del prodotto su un target più alto, spesso lo si fa semplicemente aumentando il prezzo, lasciando inalterato il prodotto e modificando la comunicazione pubblicitaria.
È sostanzialmente vero che il vinile stia vivendo un momento buono, sia di vendite che, soprattutto, d'immagine. E' l'effetto nostalgia, la contrapposizione tra l'etereità dell'iPod, invisibile, leggero, facile da usare e la consistenza fisica di un LP, ingombrante, pesante, ma bello da vedere e maneggiare, è la voglia di tornare ad ascoltare vecchie collezioni di dischi, perché di musica buona non ne fanno più (consunto cliché), l'esibizione del feticcio anti-tecnologico e chissà cos'altro ancora. Tutto questo rende l'LP estremamente attraente.
Poi si dice che suoni meglio. Lo diciamo noi audiofili ma, purtroppo, lo dicono anche tutti gli altri esseri normali che un LP come si deve non lo hanno mai sentito suonare. E allora via coi luoghi comuni, con il suono caldo e morbido (ma che è, un maglione di cachemire?), coi suoni di una volta, il fascino del fruscio ed altre sciocchezze del genere.
Come stanno in realtà le cose? Noi crediamo che un buon LP, su un buon giradischi settato alla perfezione, le suoni di santa ragione al corrispondente dischetto digitale su un lettore di classe equivalente. E, tuttavia, crediamo anche che la maggior parte delle persone che si sta buttando oggi sul vinile lo suoni né più né meno come si faceva 30 o 40 anni fa, cioè male, su giradischi improbabili, recuperati da ammuffite cantine, con testine dai circuiti ossidati e puntine che somigliano ormai a chiodi o, peggio, su innominabili cosi che poi convertono in MP3. Quello che sentono è certamente qualcosa di molto diverso dal CD, non v'è dubbio: in primo luogo mancano tutte le alte frequenze (ecco perché il suono caldo), la dinamica è appiattita (ecco il suono morbido) e tutto diventa una melassa sonora solo apparentemente gradevole, rispetto ai suoni più precisi ed algidi del CD.
Purtroppo, la verità è un'altra: il suono del vero vinile è dinamico, esplosivo, non necessariamente carezzevole né caldo.
Ha dunque senso acquistare un LP al triplo del prezzo del corrispondente CD? Per come la vedo io, no. Prima di tutto, specie se si tratta di vinili stampati di recente, occorre verificare che il suono abbia qualcosa di interessante: talvolta i master sono stati realizzati direttamente dai CD (!!!) e non dai master originali in studio. In secondo luogo bisogna essere certi della qualità della stampa: se realizzata in tutta fretta, senza più il know-how di una volta, fruscii e rumoracci sono assicurati. Terzo, preferisco di gran lunga poter acquistare, allo stesso prezzo, tre dischi anziché uno solo (lo so, sono banale). E questo ci riporta immediatamente al discorso iniziale: queste sono le leggi di mercato, ma non siamo obbligati a seguirle, non abbiamo la pistola puntata alla tempia che ci dice compra l'LP! anche quando costa il triplo.
Se non ci conviene, lasciamolo nello scaffale, accidenti! E' l'unica arma che abbiamo per calmierare i prezzi, per non farci fregare una seconda volta. Vi ricordo che la prima fu l'avvento del CD, venduto a prezzi di molto superiori a quelli del corrispondente LP, quando non esisteva alcuna ragione tecnica che ne giusitificasse un costo così alto. Non è che adesso ci facciamo fregare di nuovo, eh, la lezione dovremmo averla imparata, ormai. Io, da anni, nell'acquisto dei miei dischi, mi regolo così: se di un titolo esistono due versioni, LP e CD, acquisto quella che costa meno. Se si tratta di incisione di buona qualità tecnica, posso essere disposto a pagare un paio di euro in più per il vinile, ma niente oltre questo. Di certi titoli di scarso livello tecnico e che so che magari finiranno in auto, scelgo la più comoda versione in CD. Un disco nato male suonerà disastroso sia in CD che in LP.
Infine, per quanto riguarda le rimasterizzazioni, ne abbiamo parlato più volte: nella maggior parte dei casi suonano peggio delle versioni originali, specie se si tratta di operazioni fatte dalla metà degli anni '90 in poi, quando il mercato discografico si è fatto prendere dalla febbre della compressione dinamica a tutti i costi. L'operazione di remaster oggi consiste, nella stragrande maggioranza dei casi, in un aumento generale del livello d'incisione di tutti gli strumenti, così da farli suonare tutti forte allo stesso modo: si appiattisce la dinamica, così il disco suona più forte (anche se male).
Anche in questo caso faccio osservare che non siamo mica obbligati all'acquisto! Si possono cercare le edizioni originali (NOS o usate) al posto di quelle più recenti rimasterizzate, ad esempio. Oppure ci si può accontentare di possedere un'unica edizione di un certo album, non ho mai capito questa rincorsa alle N edizioni sempre dello stesso disco.
In conclusione, sono d'accordo nell'osservare che un certo tentativo (maldestro) di speculazione sia già in atto, sta quindi a noi stare attenti e comprare sempre quello che conviene di più. Talvolta il mercato si inventa le esigenze, crea i bisogni e poi i mezzi per soddisfarli, altre volte ha gioco più facile e fa leva sulle nostre debolezze (in questo caso, il feticismo discografico) per proporci continuamente la solita minestra riscaldata a prezzi sempre più alti. Cerchiamo di essere consumatori (anche se appassionati) consapevoli, non delle marionette in mano ai signori della stanza dei bottoni. Abbiamo buone orecchie, ma anche un cervello là in mezzo, da qualche parte!
Ricordiamoci che è sempre e soltanto Business as usual, ve lo ripeto in Musica, grazie a questa stupenda e struggente ballata di Gary Moore, 11 splendidi minuti live at Montreaux, anno 1997. Buon ascolto!
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