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Editoriale di Marzo 2010

Parola d'ordine: diversificare! Parte II

[Sorpresa!]
Urca...ancora un'altra mostra!!!

Nell'editoriale di Febbraio avevo trattato il problema dei cambiamenti in atto nel mondo dell'HiFi, dal punto di vista delle attività commerciali: negozianti che diventano distributori, distributori che diventano negozianti, appassionati che diventano importatori, negozianti che diventano appassionati, riviste che diventano negozi e...chiunque che diventa organizzatore di mostre ed eventi HiFi.
Credo che il fenomeno sia ormai davanti agli occhi di tutti, io ho provato a fare un conto grossolano, sicuro di aver dimenticato qualcosa per strada: quante mostre/eventi HiFi si organizzano in un anno in Italia? Tantissime.
Partendo dal consueto Top Audio di Milano organizzato dall'APAF (un'associazione di distributori/operatori del settore) ci sono le tre mostre organizzate da The sound of the valve (un costruttore/distributore) a Roma, Milano ed in Sicilia. Poi abbiamo Sintonie a Lanciano (organizzata da un negozio, Angelucci HiFi), abbiamo i Gran Galà dell'Alta Fedeltà a Roma, Livorno ed a Padova, organizzati da Foné (un discografico), Percorsi Sonori a Terni organizzata da FdS (una rivista), Bari HighEnd a Bari, organizzata da una società di servizi (ProBox), il Bottom Audio, rassegna di autocostruttori (organizzata da Audiofaidate.it), Esperienze d'ascolto a Napoli, organizzata da Concerto srl (società di organizzazione di eventi) e 3D Audio (rivenditore HiFi). Poi ci sono state in passato altre mostre che non hanno avuto una significativa costanza di date ad esempio un Roma Audio Show organizzato da un gruppo di rivenditori della capitale, gli eventi di Audion/Luciano Macrì e chissà quanti altri ne sto dimenticando.
A conti fatti, comunque, stiamo parlando di almeno 12 eventi all'anno, una media di uno al mese. Siccome nei mesi estivi, periodo dell'anno particolarmente stagnante dal punto di vista dell'interesse per l'audio, non si organizza alcun evento, capite bene che ci sono mesi nei quali si ha a disposizione più di una mostra in diverse parti d'Italia.
Non so a voi, ma a me questo fa venire in mente più di una riflessione.

La prima, evidente, è che questo delle mostre è un gran bel bisiniss come direbbe il principe De Curtis. Se così tante realtà commerciali, anche molto diverse le une dalle altre, ci si buttano a pesce significa che l'attività rende e probabilmente rende molto di più che vendere o distribuire prodotti HiFi. Si tratta, senza voler sminuire il gran lavoro che c'è dietro, di una versione audiophile del lavoro dell'affittacamere: si prenotano (e si pagano in anticipo, immagino) un certo numero di camere d'albergo o di altra location e si rivendono a prezzo maggiorato.
Che l'interesse sia alto lo testimoniano i frequenti battibecchi (sui vari forum) tra organizzatori, specie se qualcuno va a rompere le uova nel paniere dell'altro (date concomitanti o vicine, ad esempio). Non solo, ma nel sottobosco cresce una certa mafietta de' noartri con tanto di codici d'onore e tutto il resto: "se vuoi esporre alla mia mostra non puoi andare a quella di quello là" e così via.
La torta è piccola e difficilmente masticabile, le bocche pure un po' sdentate, ci si azzanna come si può. Sì, lo so, non è uno spettacolo edificante.
Ancora, il moltiplicarsi degli eventi ed il costo di partecipazione ad ognuno di questi (affitto sale, albergo, personale etc.) rendono difficilissimo, per un piccolo operatore, l'essere presente ovunque. Si devono fare delle scelte strategiche sperando di investire bene il proprio tempo e denaro.

L'altra riflessione da fare è che in una mostra non si espone per il solo gusto di esporre o per pura filantropia audiofila ma, logicamente, per vendere. E più la mostra è frequentata, più affari si concludono, più l'organizzatore avrà ragionevole certezza di vedersi confermate le prenotazioni delle salette o degli spazi espositivi l'anno successivo. Questo, naturalmente, fa immediatamente pensare al perché sia necessario vendere ad una mostra. La risposta è meno ovvia di quanto possa sembrare.
La realtà è che si vende sempre meno HiFi nei luoghi preposti (i negozi) e sempre di più attraverso il contatto diretto con il pubblico. I negozi sono pochi e neppure equamente distribuiti sul territorio. Per questa ragione esistono intere legioni di audiofili che affollano le mostre per poter ascoltare ciò che non potrebbero (perché dove abitano non ci sono più negozi) e, perché no, per acquistare dischi, accessori ma anche apparecchi, nuovi, usati o ex-demo. Spesso si attende la chiusura della mostra per approfittare di svendite di apparecchi ex-mostra che, ovviamente, gli espositori potrebbero trovare seccante riportarsi indietro. E talvolta sono gli stessi distributori a vendere direttamente al pubblico saltando la mediazione del negoziante.

Tutto questo commercio, dunque, da una parte aiuta gli audiofili e le Aziende, dall'altra colpisce ancor di più il risicato fatturato dei negozi tradizionali. D'altra parte i negozi soffrono moltissimo anche della concorrenza della rete e della globalizzazione, per cui è naturale che le modalità di acquisto e soprattutto di vendita pian piano evolvano in altre direzioni.

Non sono sicurissimo si tratti di vera evoluzione, arriveremo al paradosso di 20, 30 mostre all'anno che, di fatto, soppianteranno gran parte dei negozi tradizionali? Può essere! Se da una parte è un bene portare l'HiFi verso gli audiofili (con piccole mostre regionali) dall'altra temo che questa sia la mazzata definitiva ad un sistema di vendita tradizionale che è già in debito d'ossigeno. E' chiaro che quindi chi non vuole soccombere è obbligato ad adeguarsi, consociarsi in una sorta di banco di mutuo soccorso tra negozianti ed operatori che possa far fronte ai tempi nuovi imposti dal mercato.

Quello che non capisco e, in tutta sincerità, non gradisco molto è che in questo modo la professionalità (forse rara, ma esiste) del venditore di prodotti HiFi, l'esperto tradizionale che sa consigliare gli abbinamenti, capire il cliente, guidarlo verso le soluzioni più idonee, seguirlo nel percorso post-vendita, riparazione ed eventuale permuta, andrà pian piano perdendosi perché chiaramente il rapporto che si può instaurare in un ambito fieristico è del tutto spersonalizzato, fa parte della modalità visto e piaciuto mentre tutti quanti sappiamo bene quanto sia importante accompagnare gli appassionati, specie quelli alle prime armi, in un percorso di crescita e maturazione.
Per quanto possano essere i negozianti stessi ad organizzare gli eventi, è difficile che riescano a dedicare la stessa attenzione, la stessa cura e lo stesso approccio uno-a-uno che si crea naturalmente all'interno di un negozio tradizionale. L'acquisto in fiera può andar bene per un prosciutto, un tappeto o un oggetto di artigianato tibetano, ma va malissimo per quanto riguarda la scelta di un apparecchio HiFi in un contesto completamente svincolato dalla realtà e dalle esigenze del singolo acquirente.

Quel che mi piacerebbe vedere - pur con tutte le limitazioni appena esposte - è sempre più mostre organizzate da consorzi di negozianti tradizionali, in fondo questo è il loro mestiere. Riviste, costruttori, discografici e quant'altro forse farebbero meglio a fare i loro rispettivi mestieri. A dire il vero mi piacerebbe vedere negozi tradizionali che resistono a quest'ondata di smantellamento progressivo ma sono ben conscio che con l'idealismo non si porti a casa il necessario per vivere. Il mercato sta cambiando, adeguarsi è una buona strategia per non affondare.
A volte bisogna semplicemente sfruttare ciò che il nuovo ci offre per fare meglio ciò che sappiamo già fare. Ad esempio, è grazie a YouTube che possiamo gustare simili capolavori del passato: ho parlato di Banco del mutuo soccorso, ebbene eccoveli (il BMS, storica band progressive italiana) in una bellissima versione in bianco e nero di 750.000 anni fa l'amore, 7 minuti di capolavoro assoluto senza tempo. Buon ascolto!

© Copyright 2010 Lucio Cadeddu - www.tnt-audio.com

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