Una delle lamentele più tipiche che si sente fare in questo nostro micro-settore è quella relativa alla nostra - vera o presunta - invisibilità. Gli audiofili sarebbero invisibili. Così, a fronte di riviste HiFi e siti web del settore che strillano posizioni di leadership tutte da dimostrare coi fatti, mirabolanti affermazioni "Noi siamo i numeri uno e forse anche i numeri due virgola cinque" o "Noi sì che siamo popolari, mica quegli altri ad equo canone..." che a malapena riescono a strappare un sorriso di commiserazione, per il mondo esterno siamo di fatto piuttosto invisibili. Una nicchia della nicchia, si potrebbe dire. Già sono pochissimi quelli che continuano ad acquistare dischi, figuriamoci quanti sono coloro che non solo acquistano dischi ma li ascoltano pure in maniera qualitativamente accurata su apparati ad hoc.
Talvolta, questo nostro piccolo mondo è uscito fuori dall'uscio, ha messo il suo pur timido nasino al di fuori. Qualche servizio TV in occasione delle mostre (della serie dagli dagli allo sprecone!), qualche breve di cronaca sulla stampa locale e poco altro...fatti salvi gli exploit del T-Amp che si è guadagnato gli onori della rivista Forbes grazie al "rumore" internazionale generato dalla nostra recensione. Poi, in questi ultimi anni, grazie al ritorno di fiamma nei confronti del vinile (occhio che il vinile è infiammabile), qualche emittente radiofonica si è interessata, parlo ad esempio di RADIO2 RAI che ci ha intervistato due volte sull'argomento.
In quest'ultimo mese, grazie alla pubblicazione del nostro Decalogo di comportamento per l'audiofilo in società abbiamo ricevuto diverse richieste di approfondimento, segno che l'articolo è piaciuto davvero molto. Più precisamente, due emittenti radiofoniche, prendendo spunto da questo articolo, ci hanno contattato per un'intervista "intorno" a questo strano mondo degli appassionati dell'audio.
La prima intervista l'abbiamo concessa il 30 Ottobre a Radio Etna Espresso, una emittente siciliana che, all'interno del programma Grandi magazzini di Mirko Chiaramonte e Maurizio di Stefano, ha voluto conoscere un po' meglio questo strano mondo degli audiofili, scoprendone le particolarità, le manie e, ovviamente, le passioni che lo animano. E' stata un'intervista piuttosto scherzosa, un'occasione ottima per mettere in mostra il lato giocoso (e non bilioso...) del nostro hobby.
La seconda intervista è stata con l'emittente Radio Rock, all'interno del programma di Prince Faster, che più che un'intervista si è trasformata in una maratona di oltre un'ora, praticamente non-stop, tra domande del conduttore ed interventi via SMS (numerosissimi!) da parte degli ascoltatori. Si è parlato un po' di tutto, dalle cose serie a quelle meno serie, dalle domande di una vita ("Vinile o CD?" "Valvole o stato solido?") a quelle ultra-precise ("ho tal giradischi, che ampli ci metto?"), in un clima assolutamente rilassato ed informale. Ammetto di essermi divertito non poco, entrambe le volte. Colgo l'occasione per ringraziare tutti coloro che, durante la diretta, hanno manifestato il loro apprezzamento sincero per TNT-Audio e per quel che facciamo. Su questo link potete scaricare i file MP3 dell'intervista su RadioRock.
Ovviamente, non posso far altro che ringraziare di cuore i conduttori e le rispettive emittenti per lo spazio gentilmente concesso alla nostra piccola pubblicazione, che pian piano si sta conquistando spazi sempre più importanti anche negli altri media, persino, udite udite!, senza parlare del T-Amp o di altri "fenomeni" mediatici. Chi l'avrebbe mai detto?
In un certo senso, questo è una misura indiretta del livello di apprezzamento e di popolarità. Al di là dei numeri e dei proclami auto-incensanti, riuscire a "bucare" la cortina di indifferenza che circonda il nostro hobby è, di per sé, un risultato tutt'altro che trascurabile. Ho sempre pensato che, quando qualcuno lavora con passione e con coraggio, prima o poi, anche senza far tanto rumore urlando ai quattro venti "ma come siamo bravi noartri", viene notato - e conseguentemente apprezzato - anche da chi lavora in campi completamente diversi.
Perdere tempo ad autoproclamarsi "I più popolari", "I più autorevoli", "I più professionali" o altre sciocchezze del genere non aiuta certamente a creare un'immagine credibile. A me, in tutta sincerità, tutto questo ricorda molto le bancarelle del mercato ortofrutticolo dove i venditori fanno a gara a chi strilla più forte di avere la frutta migliore. Dico, manco la dovessero vendere quella frutta...o no...forse già lo fanno?
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