Autore: Aldo Polettini
Perchè esiste la Musica? E a che cosa serve?
Penso che i lettori di TNT-Audio, e più in generale tutti coloro che alla Musica attribuiscono una certa importanza, si siano posti almeno una volta domande simili a queste.
Chi crede in un'Entità Superiore potrebbe rispondere che la Musica rientra in quella categoria di fenomeni il cui impatto estetico è talmente intenso da avere necessariamente un significato trascendentale.
Se invece scendiamo su un piano più razionale dobbiamo considerare che la Musica è una manifestazione biologica e, dunque, la risposta a queste domande può essere trovata nella biologia.
Il lavoro degli evoluzionisti, che non sono una categoria particolare di artisti del circo, ma gli studiosi dell'evoluzione biologica delle specie, è proprio quello di cercare di spiegare le origini e le funzioni delle strutture e delle manifestazioni biologiche. In altre parole, per un evoluzionista chiedersi perchè i cervi hanno corna così ingombranti, o perchè il pavone ha una coda così vistosa, o che significato ha il canto delle balene è sostanzialmente la stessa cosa che chiedersi perchè esiste la Musica.
La teoria dell'evoluzione proposta da Charles Darwin, tuttora pienamente attuale nei suoi presupposti, afferma che qualsiasi carattere o una sua modificazione, una volta comparsi casualmente in un individuo (attraverso le mutazioni genetiche), ha la possibilità di propagarsi e di affermarsi nelle generazioni future solo se determina un vantaggio in termini di sopravvivenza e di riproduzione, secondo un processo definito "selezione naturale".
Ad esempio, è fuori di dubbio che lo sviluppo di forme di linguaggio complesse come quelle umane abbia offerto un importante vantaggio alla nostra specie. Pensate a che differenza può avere in termini di sopravvivenza una frase del tipo "Attento, dietro di te c'è un leone che sta per saltarti addosso!" da un semplice ed inarticolato suono gutturale.
Se tuttavia proviamo ad applicare il concetto di selezione naturale, di sopravvivenza del più adatto, alle origini della Musica le cose si fanno più difficili. Provate a mettervi nei panni dell'ominide che per primo ha acquisito la capacità di fare Musica: a parte il tempo e l'energia che ha dovuto spendere, tempo ed energia che non ha potuto utilizzare per svolgere altre funzioni importanti per la sopravvivenza, come ad esempio cercare cibo, il fatto stesso di produrre Musica ha reso questo ominide più facilmente individuabile dai predatori rispetto ai suoi consimili più "silenziosi". In altre parole, se ragioniamo in questi termini, non solo la Musica non offre alcun vantaggio ma anzi è più probabile il contrario.
Beninteso, non è detto che la Musica abbia necessariamente una funzione biologica. Alcuni studiosi ritengono che essa sia piuttosto una sorta di effetto collaterale del possedere un cervello molto sviluppato ed una elevata predisposizione all'apprendimento. Spiegazione questa che, oltre ad essere per nulla affascinante, è anche poco convincente.
Vi sono infatti numerose evidenze che la Musica sia invece una forma di adattamento biologico complesso. Una su tutte: l'esistenza di aree del cervello specificamente dedicate alle capacità Musicali ed alla elaborazione degli stimoli Musicali.
L'unica possibilità di spiegare le origini della Musica attraverso la selezione naturale è quella di invocare un vantaggio biologico non per l'individuo, ma piuttosto per il gruppo. La funzione biologica della Musica potrebbe cioè essere quella di elemento aggregante che, favorendo la vita di gruppo, faciliterebbe la sopravvivenza degli individui che vivono, appunto, in gruppo rispetto a quelli che vivono invece isolati. Spiegazione plausibile, nonostante la clamorosa smentita della saggezza popolare ("dagli amici mi guardi Iddio, che dai nemici mi guardo io"), anche se "suona" quanto meno riduttiva.
Credo che sia fuori discussione, infatti, che la Musica è anche un'esperienza individuale: chi suona e chi ascolta Musica lo fa anche, se non soprattutto, per il piacere e la soddisfazione personali che tali attività producono.
E allora, come è possibile dare una risposta in termini biologici alle domande poste all'inizio di questo articolo? In realtà una spiegazione c'è e, a mio parere, è anche piuttosto convincente. L'aveva trovata quel geniaccio di Darwin quasi un secolo e mezzo fa, ma le sue idee in proposito erano inspiegabilmente cadute nel dimenticatoio. Solo recentemente sono state "rispolverate" e giustamente valorizzate da un autorevole evoluzionista, Geoffrey F. Miller.
Per comprendere appieno la teoria di Darwin sulla funzione biologica della Musica, così come di altre manifestazioni biologiche difficilmente spiegabili attraverso la selezione naturale, occorre fare una semplice considerazione preliminare.
Se l'evoluzione biologica opera attraverso la propagazione dei caratteri (in ultima analisi, dei geni) alle generazioni future, ciò che conta per un individuo non è la sopravvivenza ma la possibilità di riprodursi. Da un punto di vista biologico (attenzione: biologico, non culturale), non serve che un individuo sopravviva oltre l'età riproduttiva ma soltanto che arrivi a diffondere il più possibile i propri geni. Sono in realtà i geni, e non l'individuo che li "contiene", l'unità su cui opera l'evoluzione biologica (a chi fosse interessato a questi aspetti consiglio la lettura dell'ottimo Il gene egoista di Richard Dawkins, Mondadori 1994).
Per spiegare come questo concetto si possa applicare alla Musica Miller ricorre ad un esempio molto efficace: Jimi Hendrix, che morì a soli 27 anni, ebbe in realtà innumerevoli possibilità di diffondere i propri geni, possibilità che si sono solo minimamente concretizzate (3 figli "ufficiali") grazie all'intervento dei metodi contraccettivi. Ed è superfluo dire a voi chi era Jimi Hendrix.
Ebbene sì, Darwin e il suo "riscopritore" Miller (Evolution of human music through sexual selection) sostengono che la Musica, come del resto il canto delle balene e quello degli uccelli, e come anche la coda del pavone e le corna del cervo (tutti caratteri troppo evidenti ed ingombranti per offrire vantaggi in termini di sopravvivenza), si sono sviluppati come forme di attrazione del partner sessuale.
Nel caso della coda del pavone, ad esempio, quello che secondo Darwin sarebbe successo è che ad un certo punto nelle femmine si è sviluppata una preferenza per i maschi portatori di code vistose (in realtà, tra gli animali vi sono anche esempi di preferenze sessuali sviluppate dagli individui di sesso maschile o da entrambi i sessi, come potrebbe essere il caso della Musica). In tal caso i maschi dotati di tale carattere avrebbero avuto maggiori probabilità di accoppiarsi e quindi di disseminare i propri geni, tra cui anche quelli della coda vistosa, secondo un processo che viene definito "selezione sessuale".
E perchè questo sarebbe avvenuto? Bè, la coda del pavone maschio, se ci pensate, è un'ottima forma di pubblicità "genetica". Indica alla femmina che ha di fronte un individuo in buona salute ed in buona forma fisica perchè, se così non fosse, con una coda così vistosa avrebbe scarse possibilità di sopravvivere ai predatori. In altre parole, dal momento che è in grado di sopravvivere nonostante la sua coda, quel pavone maschio deve essere un portatore di ottimi geni e, dunque, un ottimo partner sessuale con cui "condividere" i propri geni. Ed infatti esiste una correlazione statisticamente significativa tra le dimensioni della coda e l'età, lo stato di salute e il potenziale riproduttivo dei pavoni maschi.
Le stesse considerazioni potrebbero valere, più o meno, per la Musica. Tornando all'ominide che per primo sviluppo' capacità Musicali, egli in realtà aveva un grosso vantaggio rispetto agli altri individui del suo sesso perchè era preferito come partner sessuale dall'altro sesso (maschi o femmine che fossero) e dunque poteva più facilmente diffondere i propri geni, anche se probabilmente sopravvisse meno dei suoi consimili. Miller indica molte caratteristiche biologiche legate alle capacità Musicali che potrebbero costituire degli ottimi indicatori di un buon partner sessuale: ad esempio la capacità di eccellere in uno strumento Musicale indica in chi la possiede notevole coordinazione motoria, capacità di apprendere e di automatizzare comportamenti complessi, avere molto tempo a disposizione per esercitarsi (il che generalmente implica anche il non avere pesanti responsabilità familiari e quindi essere sessualmente disponibili).
Una conferma dell'esistenza di una connessione biologica tra Musica e sesso viene anche dalla recente scoperta che la Musica può attivare il "sistema della gratificazione", vale a dire il circuito cerebrale legato tra l'altro al piacere sessuale (Vedi l'articolo Sesso, droga e rock'n'roll).
Naturalmente, il fatto che la Musica si sia evoluta nella specie umana come strumento di attrazione sessuale non significa che tutte le volte che qualcuno compone, esegue o ascolta della Musica lo fa in preda ad una pulsione sessuale freudiana sublimata. Se così fosse, gli amanti della Musica sarebbero da considerare dei malati di sesso.
Invece, per fortuna, non è così: un carattere modellato dalla selezione sessuale non deve necessariamente esprimere la sua funzione nella forma di motivazione sessuale, consapevole od inconscia, di chi lo possiede. La barba, tanto per prendere un altro carattere con ogni probabilità modellato dalla selezione sessuale, cresce naturalmente nell'età puberale senza implicare nascoste e torbide motivazioni sessuali da parte del suo possessore ma indicando semplicemente che egli è un maschio sessualmente maturo.
Anche per la Musica la cosa potrebbe funzionare in modo del tutto simile: l'amore per la Musica può benissimo svilupparsi in un individuo senza che egli abbia la minima consapevolezza del perchè egli si senta ispirato ad imparare a suonare uno strumento Musicale, o a preferire l'ascolto di un particolare genere Musicale, o anche a spendere tempo e soldi nella vana ricerca dell'impianto audio "definitivo".
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