Ieri pomeriggio il corriere SDA mi ha recapitato un pacco che stavo ansiosamente aspettando da circa una settimana. Ho pagato 47 euro di oneri doganali ed IVA ed ho messo le mani sul prezioso plico, proveniente da Boulder, Colorado (USA), una bella cittadina ai piedi delle Rocky Mountains, 35 km da Denver. Il plico era partito da Boulder il 4 Ottobre, è arrivato al cancello di casa alle 16:00 del 12 Ottobre.
Contenuto? Pezzi di ricambio per la mia GTV6 d'epoca, niente a che vedere con l'HiFi. Anzi sì, se non fosse per "alta fedeltà" alla vettura l'avrei abbandonata al suo destino da tempo. Queste auto più invecchiano e più diventano bambine, bizzose e bisognose di cure, ma in grado di far fiorire un sorriso ebete ogni volta che ci si esce insieme.
Perché vi racconto questo?
E' semplice: ho acquistato pezzi di ricambio nuovi per un'auto italiana di 25 anni fa, pezzi introvabili in Italia ma assolutamente disponibili in stock ai piedi delle Montagne Rocciose. Non solo, ma l'unico pezzo disponibile in Italia (le fasce elastiche) costava qui 280 € + IVA...negli USA, seduto comodamente a casa (unico sforzo, il dito indice per il mouse), le ho pagate circa 100 € tutto compreso (IVA, dogana, trasporto). Ed erano a casa in un tempo simile a quello che avrebbero impiegato se fossero state spedite da un'altra regione italiana. Potrei rivenderle ancora impacchettate, ad un prezzo più basso di quello italiano e guadagnarci ancora il 100%. Non solo, ma non stiamo parlando di materiale "made in China" ma di "Made in USA al 100%" e della massima qualità disponibile sul mercato: il Costruttore, Hastings, produce 100 milioni di pezzi all'anno nei suoi stabilimenti del Michigan, realizzando anche materiale per competizioni.
Non so a voi, ma la cosa mi fa un certo effetto e mi induce più di una riflessione.
Pur essendo "online" sin dal primo momento, quando addirittura in Italia non esistevano Internet providers commerciali, mi stupisco sempre della smisurata "potenza" della rete, di quante possibilità ci ha offerto e ci sta offrendo, ogni giorno di più. E di quanto tutto questo abbia irrimediabilmente cambiato il modo di acquistare beni. E' una realtà con la quale confrontarsi che sta lentamente cambiando anche il piccolo mondo dell'alta fedeltà. Chi si adegua alla rivoluzione, senza opporre resistenza, non potrà che trarne giovamento, chi testardamente si oppone ne resterà travolto.
Se posso acquistare un apparecchio HiFi ovunque, magari pure godendo della garanzia europea se acquisto all'interno dell'UE, risparmiando circa il 30-40% del prezzo italiano...alcune osservazioni diventano d'obbligo. E' vero che l'HiFi andrebbe acquistato previo ascolto e, quindi, utilizzando logistica, disponibilità ed esperienza di un rivendtore locale ma sempre più spesso ricevo lettere di persone che, pur provandoci, non riescono ad effettuare prove d'ascolto ragionevolmente sensate o per mancanza di negozi o per scarsa disponibilità del negoziante.
Forse è un gatto che si morde la coda...i negozi chiudono perché la gente compra altrove o si compra altrove perché non ci sono alternative? E se il risparmio è CONSISTENTE (40% su cifre elevate sono tanti bei soldini) non è che possiamo decidere di correre il rischio di acquistare "al buio" perché nella peggiore delle ipotesi possiamo rivendere subito senza perderci un centesimo? Se parliamo di usato, poi, l'argomento è ancora più convincente.
Proprio questa settimana pubblico sulla nostra rubrica Lettere alla Redazione la risposta di un distributore HiFi che ci spiega come nasce il prezzo di un prodotto HiFi importato, almeno nel suo caso. Ho esteso l'invito a tutti coloro avessero qualcosa da dire su questo argomento o sul fatto che nonostante l'euro sia cresciuto a dismisura sul dollaro, dal 1999 ad oggi, gli effetti sui listini HiFi non si siano mai visti. O, forse, i benefici sono stati semplicemente "incamerati" dagli operatori.
Questa politica dei "pochi (ma sono molti), dannati ma subito" funziona sul breve periodo, ma in prospettiva non paga. Sempre più persone stanno scoprendo la Rete ed il modo facile per acquistare, risparmiando tempo e denaro. Sempre più persone cominciano a capire quanto costino in realtà gli apparecchi "da sogno" nel Paese del Costruttore. Sempre più apparecchi stanno utilizzando le alimentazioni universali che funzionano con tutti i voltaggi possibili, rendendole di fatto universali ed acquistabili senza problemi da ogni angolo del Pianeta. Lo spauracchio del dover usare un adattatore di voltaggio per apparecchi made in USA o made in Japan sta iniziando a far meno paura.
Volutamente, non sto neppure citando gli apparecchi cinesi che da tempo hanno smesso di essere "cloni" di apparecchi occidentali per diventare, tecnicamente e dal punto di vista del design, assolutamente originali e, tristemente, fonte di ispirazione per qualche Costruttore occidentale (si pensi al lettore CD Shanling, alla serie Forbidden City di Opera/Consonance ecc.).
La mia sensazione è che acquistare HiFi di buona qualità non sia mai stato così conveniente, in special modo se si è bravi nell'acquistare all'estero.
Questo processo è partito ed è inarrestabile. Gli effetti collaterali non tarderanno a diventare gravi e pericolosi: se sempre meno appassionati acquisteranno in negozio il numero di questi diminuirà drasticamente, al punto che eseguire prove d'ascolto sarà sempre più difficile. E questo certamente non è un bene. La rete, tuttavia, crea problemi e talvolta trova anche le soluzioni: grazie ai Forum di discussione gli appassionati si incontrano, si conoscono e mai come in questi anni la possibilità di ascoltare apparecchi in casa di altri audiofili è stato facile. Nascono associazioni e circoli, una sorta di "società di mutuo soccorso" per ascoltare di più e quindi acquistare con maggior coscienza.... a prezzi più bassi.
Chi continua in maniera miope a gonfiare a dismisura i listini, prima o poi, dovrà fare i conti con questa realtà. E non è vero che "tanto ci sono i ricchi che spendono comunque" perché anche gli appassionati più facoltosi non disdegnano di poter risparmiare 30-40 o 50% su apparecchi da decine di migliaia di euro. Ricchi sì, cretini no.
Allo stesso modo, non paga la politica dello spostare in alto il gradino d'ingresso nell'HiFi, con la speranza di farla diventare una nicchia sempre più esclusiva e simultaneamente pararsi il didietro dagli attacchi della produzione low-cost. Mai come in questo periodo, ripeto, ci sono a disposizione degli appassionati prodotti buoni a prezzi estremamente contenuti. Negare l'evidenza, alla lunga, non porta molto lontano, se non a perdere credibilità e consensi.
Basti pensare al mercato dei voli aerei. Una volta chi volava in aereo erano solo i ricchi, i poveracci si sobbarcavano ore nelle carrozze letto come bestiame al macello o traversate perigliose in condizioni igieniche che definire precarie è dire poco. Poi, piano piano sono arrivate le Compagnie low-cost...si è tentato di tutto per bloccarle ma le persone hanno comunque iniziato a volare con 20-30 euro in ogni Paese europeo. Di fronte a questo risparmio (per un servizio analogo) era chiaro che le compagnie tradizionali avrebbero incontrato notevoli difficoltà. Chi si è adeguata è sopravvissuta, qualche altra è andata in crisi. Eppure viaggiare in aereo era un "bene di lusso" una volta!!! Già, una volta...
Per curiosità e per non parlare senza fornire numeri, ho fatto una ricerca in rete su qualche prodotto americano e su quanto varino i prezzi a seconda del paese europeo dove si acquista. Una coppia di diffusori Klipsch Heresy III costano, nel primo negozio USA che ho trovato facendo una ricerca online, meno di 1500 dollari la coppia (al cambio attuale 1050 €). Con una ricerca un po' più attenta si prendono su PriceGrabber per meno di 1160 dollari (818 €) la coppia.
Può essere che questi negozi non possano vendere all'estero (non ho indagato) ma resta il fatto che negli USA, chi volesse acquistare una coppia di Heresy III se le porterebbe a casa con queste cifre (prezzo al pubblico incluso di tutto, più 50$ di trasporto con Fedex).
In Europa la situazione è diversa. C'è da pagare il trasporto dagli USA, le tasse, i costi di magazzino, i middle-men ecc. ma non si può scordare che chi importa un prodotto americano non lo paga quanto lo pagherebbe un consumatore. Quindi, se un consumatore finale acquista in negozio (e c'è incluso il guadagno del negoziante!) a meno di 1000 € la coppia, possiamo immaginare che il prezzo per l'importatore europeo sia nettamente più basso (temo sui 500 €).
Con una breve indagine, ho trovato le seguenti situazioni: in Germania, da HiFi Profis si trovano le Heresy per 1600 € la coppia, incluse le tasse. In Francia si comprano da HiFi-Prestige per 1848 € la coppia. In Italia costano 2800 € di listino (+180% rispetto allo street price USA) e si trovano nel negozio Ebay HiFi Prestige per 2239 € (stesso prezzo di Videosell.it), esattamente il 40% in più del negozio tedesco ed il 25% in più del corrispondente negozio Ebay francese. Il prezzo più basso che ho visto in Italia (ma potrei sbagliarmi) è di 2100 € da MagicSound (che è comunque il 15% in più del primo negozio francese che ho trovato).
Sono tutti negozi online, senza servizi aggiuntivi al cliente (tipo l'ascolto). Si potrà obiettare che in Italia gli operatori sono massacrati dalle tasse...ma non è che tutte le colpe di tutto il malcostume italiano possano essere ricondotte ad un unico fattore. Anche perché se così fosse non si spiegherebbero gli strani casi di importatori che riescono a tenere i prezzi allineati col Paese d'origine. Vorrei anche ricordare che dall'ultima indagine OCSE è risultato che i salari medi italiani sono il 25% più bassi di quelli tedeschi (in altre parole, i dipendenti degli importatori costano il 25% in meno, mediamente)..
Sono sicuro che con un'indagine più accurata si sarebbero potuti scovare prezzi ancora diversi (e casi ben più eclatanti, appena ho un po' tempo ci provo :-)) ma credo che l'idea sia abbastanza chiara. Vorrei precisare che ho scelto le Klipsch Heresy III giusto come un esempio casuale, tanti altri prodotti di altri distributori seguono la stessa "filosofia".
Mi sono dilungato anche troppo, torno a respirare un po' di sana aria delle Montagne Rocciose, proveniente dall'interno della scatola speditami da Boulder, Colorado. Poi mi affaccio alla finestra per una boccata d'aria del Mediterraneo. E' davvero un mondo piccolo piccolo.
Continuiamo il discorso nell'Editoriale di Ottobre.
It's a world of laughter A world of tears It's a world of hopes And a world of fears There's so much that we share That it's time we're aware It's a small world after all There is just one moon And one golden sun And a smile means Friendship to ev'ryone Though the mountains divide And the oceans are wide It's a small world after all It's a small world after all It's a small world after all It's a small world after all It's a small, small world (lyrics by Richard M. Sherman and Robert B. Sherman)
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