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Sicuramente avete già letto l'articolo scritto da Kostas Metaxas in persona per TNT sul suo punto vista circa il futuro della sorgente per l'Hi-end.
Se non l'avete ancora fatto vi consiglio di darci un'occhiata.
Per farla breve, il progettista Hi-end australiano ritiene che il computer sarà il futuro centro di smistamento delle diverse sorgenti digitali, che verranno interpretate nient'altro che come dei plug-ins.
Per fare questo è necessario che l'oggetto "computer" sia reintepretato e riprogettato in chiave HiFi, con scheda audio di alta qualità ed alimentazione di livello adeguato.
In attesa dei futuri sviluppi delle sorgenti per HiFi (il DVD, pricipalmente) si può già pensare di ovviare al problema della lettura dei CD (e conseguenti inevitabili errori) trasformando il dato digitale audio in un file da leggere tramite Hard Disk e/o scaricare direttamente da un server Web.
Si rende necessaria però una codifica, ovvero una compressione del dato audio. Una delle più in voga al momento è l'MPEG3. L'MPEG2, obsoleto e stava per essere imposto come standard per il DVD audio, è stato per nostra fortuna abbandonato.
Il CD comparativo realizzato dalla Metaxas Audio ha attraversato l'oceano ed ora è qui in prova su queste pagine.
Si tratta di un CD registrabile, realizzato solo per scopi dimostrativi, tramite un normale Pentium ed un masterizzatore.
Il CD, con una elegante label bianca firmata Metaxas, contiene quattro tracce diverse e per ognuna di esse è disponibile, in successione, la versione chiamata raw, ovvero il dato digitale non compresso, quella compressa MPEG3 con rapporto 10:1 (!!!) e quella compressa con rapporto 5:1.
Le tracce sono state prese da due famosi dischi audiophile: "Harry Belafonte at Carnegie Hall" and "The Cowboy Junkies".
Nessun apparecchio HEPC è stato utilizzato per la produzione di questo CD dimostrativo.
Le tracce compresse sono ovviamente leggibili come un normale CD-audio.
Bisogna ammettere che la compressione MPEG3 è piuttosto furba ed intelligente. La bontà della performance dipende ovviamente dal rapporto di compressione che si vuole utilizzare: più alto il rapporto, meno spazio occupa il dato, peggiore sarà il risultato finale.
La compressione 10:1 è decisamente eccessiva, si nota una evidente diminuzione della dinamica e sembra di ascoltare una registrazione su una cassetta di qualità scadente.
Tuttavia, va tenuto ben chiaro in mente che stiamo parlando di un rapporto di compressione di 10:1, altissimo, e che, in ogni caso, la qualità finale può essere tranquillamente accettata dal popolo dei compattoni e dei walkman.
Credo che pochi si accorgerebbbero della differenza, purtroppo.
La compressione 5:1 è molto più intelligente e, sebbene sempre piuttosto riconoscibile anche alla cieca (premendo un tasto qualsiasi del telecomando del CD, senza guardare quale) essa, ascoltata senza il confronto dell'originale compresso, fornisce una riproduzione godibile, con buona dinamica, timbrica sana e naturale e pure una discreta immagine.
Si perde un po' ovunque: ariosità, tridimensionalità e respiro.
L''algoritmo cerca di tagliar via ciò non strettamente necessario e quindi, inevitabilmente, il suono si impoverisce, diventa più compatto ed il ritmo si fa più frettoloso, mancando una parte di frequenze bassissime che servono a dare drammaticità e peso alla riproduzione.
Però, ripeto, senza ascoltare il dato non compresso, la versione 5:1 può passare tranquillamente per una incisione commerciale delle tante che ci sono in giro, con poca immagine e basso realismo.
Ciò significa, tristemente, che dare in pasto al pubblico un prodotto compresso potrebbe anche passare del tutto inosservato. I bassi ci sono, gli alti ci sono, quindi tutto OK :-(
Ed è così che molta gente ascolta la Musica, purtroppo anche diversi presunti audiofili.
La compressione è quasi un male inevitabile, da quando è stato introdotto l'audio digitale.
Ci siamo già abituati ad immagini compresse (senza scomodare il video digitale, pensiamo semplicemente alle immagini GIF o JPG), prima o poi ci abitueremo all'audio compresso.
Il vantaggio è evidente: a fronte di una certa perdita di qualità, ininfluente per il grande pubblico, si risparmia tantissimo spazio e, quindi, denaro.
Certamente l'MPEG3 non è l'algoritmo perfetto ma sicuramente è molto ben progettato, soprattutto se si usano bassi fattori di compressione.
Pensate che già 5:1 significa un quinto dello spazio necessario per il dato non compresso. Un'enormità.
La strada della compressione è sicuramente l'ideale per Music Web Servers, cioè siti Internet che permettono il download di excerpts di opere musicali da acquistare se il campione è stato soddisfacente.
La qualità è accettabile, il download veloce ed il portafoglio è contento.
Però, forse, non si stava meglio quando si stava peggio (col giradischi analogico, intendo)?
Per maggiori informazioni potete visitare il sito della Metaxas Audio Systems
Copyright © 1998 Lucio Cadeddu