[ Home | Redazione | FAQ | HiFi Shows | Ampli | Diffusori | Sorgenti | Tweakings | Inter.Viste ]
Prodotto: Reson Etile
Produttore: Reson - Svizzera
Prezzo: 950 euro - (il prezzo può variare)
Recensore: Graeme Budd - TNT Francia
Data della recensione: Novembre, 2015
Traduttore: Roberto Felletti
Va detto che il mercato delle testine è immenso per coloro i quali vi abbiano interesse. Ben lungi dall'essere defunto (come sostiene il pubblico generico), probabilmente non c'è mai stata una scelta migliore di testine di qualità a disposizione, da quelle molto economiche ai modelli decisamente al limite del ridicolo; entrambi gli estremi sono stati recensiti proprio su questa rivista.
La Reson Etile si colloca nella terra di mezzo delle testine MC ad alte prestazioni. A un prezzo simile, ci si aspettano tutti gli ovvi compromessi del caso, vale a dire la scomparsa delle caratteristiche dei modelli economici e la comparsa di un significativo assaggio di suono high-end. Quindi, cosa ci si porta a casa con 950 euro e, inoltre, il prezzo è giustificato?
Prima di tutto, alcune informazioni di contorno: la famiglia Reson comprende cinque testine basate su progetti Goldring. Le MM sono basate sulla serie 1000, con puntina estraibile; il modello Mica è dotato di puntina vdH 2 e il più costoso Reca è equipaggiato con una puntina Gyger, profilo a S.
Anche le MC sono (logicamente) basate sulle MC Goldring e quelli tra voi che hanno dimestichezza con questa famiglia di prodotti, e che sono anche giocatori di Scrabble (gioco da tavolo la cui variante italiana si chiama Scarabeo - NdT), avranno notato che i nomi delle testine MC Reson corrispondono, letti al contrario, a quelli delle testine Goldring di riferimento. La Etile è il modello intermedio fra i tre ed è basato sulla testina Goldring Elite.
Come per la maggior parte delle testine MC, la puntina non è sostituibile, per cui, in caso di usura, è necessario ricostruirla; l'operazione vi costerà 800 euro.
Il corpo della testina è in resina Pocan® (altro nome del polibutilentereftalato, PBT) ed è abbastanza piccola ma solida, sia come aspetto che come sensazione. L'unica lamentela che devo fare riguarda i fori di montaggio, che non sono filettati; nelle più economiche MM lo sono e, di conseguenza, l'installazione è molto più facile, in quanto è possibile accedervi, dall'alto, con una chiave a brugola. Detto ciò, e malgrado mani leggermente tremolanti, sono riuscito a montare la Etile sul braccio Linn Akito del mio giradischi Linn Axis senza grossi problemi, grazie anche al cantilever che, essendo scanalato (come vedete nell'immagine sottostante), rende l'allineamento un gioco da ragazzi.
La puntina è una Gyger S, come per il modello Reca. Il livello di uscita è un buon 0,5 V e il carico consigliato è pari a 100 Ω, per cui ho impostato opportunamente il mio stadio phono CEC PH53. Il peso di lettura consigliato è 1,7 g, impostato tramite il regolatore del braccio.
Il resto dell'impianto è composto da un amplificatore Canary Audio 608LV che pilota diffusori Linn Index II, da cavi di segnale Oyaide (tra il CEC e il Canary) e da cavi di potenza Hitachi LC-OFC; il tutto è sistemato su un mobile porta-elettroniche Lavardin K-Rak.
Essendo stato per lungo tempo un utilizzatore della testina Reson Reca (recensita da Thorsten alcuni anni fa), ero interessato a scoprire di cosa fosse capace la sorella maggiore.
L'impressione iniziale è stata buona, per non dire sbalorditiva; ritengo che mi aspettassi un balzo notevole, simile a quello sperimentato passando da una Linn K18MkII alla Reca. Anziché impressionare con prestazioni strabilianti, la Etile si fa strada in modo insidioso e solo dopo un lungo periodo di ascolto ci si rende conto di cosa è capace.
Questo approccio è molto evidente nei giri di basso, dove sono presenti una velocità e una leggerezza nel tocco che la Reca non riesce a gestire. Improvvisamente, il basso diventa più armonioso e i giri che, all'apparenza, sembravano semplici si rivelano un qualcosa di molto più complesso; ciò è messo ben in evidenza nell'album Space Cowboy dei Jamiroquai. Anche la grancassa è riprodotta chiaramente, aspetto che mi è piaciuto in modo particolare, poiché ammetto che non riuscire ad ascoltarla mi manda in bestia oltre misura!
La velocità è presente in tutto lo spettro audio; la Reca, in confronto, sembra che, in un modo o nell'altro, arranchi. Se non fossi stato sicuro che la velocità del giradischi non era stata modificata in alcun modo, avrei provato a verificarla; il primo album dei Friendly Fires è caratterizzato da un grande ritmo e la Etile ha gestito due tra i brani più difficili, riuscendo a collocare tutto al posto giusto e con il giusto tempo, il che non succede sempre, con questo disco.
Ciò che è un po' strano, con questa testina, è che la velocità è mantenuta pur dando l'impressione che la musica debba dipanarsi in un arco temporale maggiore. Tutto inizia e finisce correttamente, ma c'è una minore incisività, che posso definire solo come una spalmatura, degli attacchi e delle code delle note, rispetto alla Reca.
Per scoprire le potenzialità dell'Etile dal punto di vista del dettaglio, ho tirato fuori quel campionario che è You can't do that on Stage Anymore di Frank Zappa. Nel brano Sharleena, alla chitarra solista c'è Dweezil, il figlio di Frank, con Frank e Ray White, anch'essi alle chitarre, oltre alla presenza di tastiere e batteria. Precedentemente, l'uso di tre chitarre soliste simultanee era sempre stato considerato un po' caotico, per cui ero curioso di ascoltare cosa avrebbe combinato l'Etile.
Di primo acchito, la testina ha ripulito la batteria, posizionandola accuratamente sul palco, e ha messo in evidenza alcuni commenti vocali in secondo piano, precedentemente nascosti, oltre a variazioni (probabilmente estemporanee) dei membri del gruppo (spesso piuttosto divertenti). Anche le tastiere si sono rivelate nettamente distinte dai tre chitarristi e lottavano per farsi sentire.
Quando Dweezil inizia il suo assolo, si può davvero apprezzarne la bravura (considerate che, all'epoca della registrazione, aveva circa 12 anni). Quando Frank e Ray White si uniscono a lui per un assolo multichitarristico sullo stile degli Allman Brothers (una specie!), tutto è come lo si desidera. Si può ascoltare una sola chitarra (una qualunque) o tutte e tre insieme. Nel complesso, l'esperienza è stata estremamente piacevole, anche se non sono riuscito ancora a capire il riferimento a Battlestar Galactica (serie tv di genere fantascientifico, di fine anni '70/inizio '80, rifatta in anni più recenti - NdT), all'inizio del brano...
In base a quello che ho scritto finora, potreste ritenere l'Etile una testina tutta velocità e dettaglio, carente dal punto di vista della sostanza; fortunatamente, non è così. C'è consistenza, e anche gli strumenti presentano una loro struttura. Ascoltando l'album Post di Bjork, nel brano Possibly Maybe i sintetizzatori danno la sensazione di un suono analogico più naturale, rispetto alla Reca, mentre la batteria suona tale e quale e non potrebbe mai essere confusa con lo strumento reale, pur sfoggiando una grancassa dal battito sordo molto soddisfacente e un rullante, strano ma efficace, dal suono secco.
Anche il brano It's oh so quiet viene riprodotto ottimamente, con l'intero gruppo caratterizzato da attacco, dinamica e consistenza realistici. Inoltre, in alcune occasioni la Etile sembra essere migliore della sorella minore; la differenza tra piano e forte è maggiore, il che può sorprendere se il livello del volume è stato impostato sulla base di esperienze precedenti. Per quanto riguarda Bjork, la sua natura espressiva, caratterizzata da toni alti, era la solita ma senza tracce evidenti di asprezza nei registri superiori, aspetto che potrebbe costituire un problema se si dispone di una stanza arredata in stile moderno, con tante superfici ruvide.
Come ultima prova di ascolto, ho usato Thank You di Jamelia, su singolo 12". La Etile ha ricostruito il palcoscenico più ampio che abbia mai sperimentato finora, con il mio impianto, posizionando e proiettando le voci corali ben oltre i confini dei diffusori, mantenendo al contempo la voce solista saldamente ancorata al centro. Questo, insieme con una certa significativa corposità del basso profondo, è ascoltabile nel remix di Club Hoppin, che si trova sul lato B del disco.
Potrei continuare a citare esempi di ascolto, ma, in base a quanto sopra descritto, avrete probabilmente intuito che questa testina mi piace molto. Tuttavia, mi rendo conto che 950 euro siano una grossa cifra, per le tasche di molte persone, e sono anche più di quanto il pubblico generico ritenga lecito sborsare per qualcosa che viene trascinato sopra un pezzo di plastica allo scopo di riprodurre suoni. A ciò, dovete aggiungere uno stadio phono a basso rumore, adeguatamente discreto, se volete avere qualche possibilità di ottenere il meglio da questa testina; e non trascurate l'importanza del braccio e del piatto su cui verrà montata.
E infine, non posso non pensare che la Etile vale ogni singolo euro. Vi permette di comprendere meglio la musica, cosa gli artisti suonano e cosa vogliono comunicare. Sicuramente, se questa testina ne sostituisce un'altra nella fascia dei 400 euro, allora probabilmente avrete una nuova collezione di dischi da scoprire e io sono abbastanza certo che pioveranno i “Non pensavo che i giri di aggiungete uno strumento a piacere fossero così”; il tutto accompagnato da abbondanti sorrisi.
Dunque, per me un grosso “in alto i pollici”; mi domando cosa riesca a fare la più costosa Lexe...
© Copyright 2015 Graeme Budd - Graeme@tnt-audio.com - www.tnt-audio.com
[ Home | Redazione | FAQ | HiFi Shows | Ampli | Diffusori | Sorgenti | Tweakings | Inter.Viste ]