La Psicologia e la Filosofia dell'Hi-Fi: parte 2
Un'Odissea audio

[Parete di diffusori]
[English version here]

Autore: Mark Wheeler - TNT UK
Traduttore: Matteo Vigiani
Pubblicato: novembre, 2024

Può una filosofia audio farci risparmiare tempo e denaro?

Nella prima parte abbiamo notato come ognuno di noi viva le esperienze in modo diverso in momenti diversi della propria vita. La psicoacustica è lo studio dei nostri meccanismi percettivi uditivi. Ciò include il nostro meccanismo di sopravvivenza primario, che deve essere in grado di attivarsi più rapidamente rispetto agli aspetti razionali del pensiero in modo da poter così reagire abbastanza velocemente per trovare cibo mentre scappiamo dal diventare cibo per qualcos'altro. L'istinto di riprodurre i nostri geni e di mantenere al sicuro la prole coesiste in parallelo con il nostro istinto di sopravvivenza e risulta spesso il fattore scatenante delle nostre risposte emotive. Siamo tutti il prodotto di un programma di selezione che garantisce che queste siano le priorità principali della nostra mente-cervello.

Quando siamo sopraffatti da un'emozione durante una meravigliosa performance musicale, è in parte perché, in qualche misura, questo sistema inconscio di sopravvivenza/riproduzione si attiva in modo inconsapevole. Questo è un processo secondario rispetto alla psicoacustica di base. Esiste un'ipotesi (Ehrenzweig, 1971; Maclagan, 2002) secondo cui la grande arte comunica, nella sua forma implicita e inarticolata (non le note o le rappresentazioni di base esplicite), lo stato d'animo del creatore o dell'interprete al momento dell'esecuzione.

Hiroyasu Kondo, designer dell'originale Audio Note (Giappone), spiega come abbia lasciato la Sony per perseguire un diverso approccio all'audio domestico. Hiroyasu Kondo crebbe in un monastero buddista ascoltando i canti e desiderava riprodurre la profondità dell'esperienza di sentire i canti che influenzavano il suo intero essere. Per questo ha coniato l'idea di "suono obbediente", che significa una particolare qualità di trasparenza. Il suo approccio implica che, anche quando pilotati da un livello di segnale molto basso, i suoi amplificatori dovrebbero mantenere intatte la loro chiarezza e trasparenza. Potrebbe essere proprio la concentrazione sul segnale molto basso la spiegazione di come la sua filosofia di ascolto si differenzi da un'idea più generale di accuratezza.

Potremmo seguire questo percorso se ciò che ci colpisce maggiormente è la larghezza di banda e la gamma dinamica?

In un'intervista a Stereophile (Scull, 1997, 2007), Hiroyasu Kondo dichiara un punto chiave circa la sua filosofia audio durante una discussione sulle limitazioni della tecnologia digitale degli anni '90: "Quando ascolti uno strumento a corda colpito da un martello avvolto in un cuscinetto di feltro, ad esempio, questo può essere riprodotto "obbedientemente" in analogico, ma non in digitale. Il suono dei martelli avvolti nel feltro... puoi quasi sentire il suono della corda e toccarlo. Il suono è molto, molto delicato. Quando lo stesso strumento viene suonato attraverso componenti digitali, gli ascoltatori possono percepire che suona come se la corda fosse stata colpita da un martello di ferro. Ecco perché il single-ended è migliore, perché può esprimere queste differenze di suono molto delicate."

Hiroyasu Kondo descrive le sottili sfumature del suono che trasmettono le delizie di una performance, distinguendola da qualsiasi altra performance simile. La nostra capacità di interpolare, di colmare quei dettagli sottili, può superare le limitazioni del sistema? È questo il motivo per cui alcuni perseguono la riproduzione esplicita delle informazioni più sottili (cosiddetta "dettaglio interno" e "aria" nella nomenclatura distorta dell'audiofilia) a scapito delle macro-dinamiche e della larghezza di banda? Un mio amico musicoterapeuta, che è anche un musicista orchestrale, accetta felicemente il mid-fi perché il suo cervello colma il resto basandosi sulle performance dal vivo ricordate. L'interpolazione dei dati uditivi in arrivo fa una stima ragionevole dei dati mancanti basandosi sulle esperienze passate. La memoria (sia consapevole che inconscia) funziona per ripetizione (quell'ispessimento dei percorsi neurali descritta nella Parte 1), quindi un musicista avrà inevitabilmente una capacità maggiore di godere dell'ascolto mediante questa funzione cognitiva.

Dopo aver iniziato costruendo un leggendario amplificatore push-pull basato su triodi 211, Hiroyasu Kondo ha portato queste idee oltre sviluppando amplificatori a triodo single-ended. Kondo "sentiva" che il single-ended si avvicina maggiormente alla musica. Kondo sosteneva di poter percepire il tocco o il respiro di una performance, o dei musicisti o del direttore d'orchestra. Affermava di poter effettivamente sentire il movimento del suono e che i suoi progetti single-ended gli permettevano di "sentire lo stato d'animo del musicista". Lo stato d'animo del musicista è incorporato nella performance. Kondo sosteneva che "possiamo indovinare che un violinista abbia litigato con sua moglie la notte precedente!" Questo si allinea con le idee di Anton Ehrenzweig secondo cui la creatività richiede una visione olistica che colleghi i frammenti d'informazioni che penetrano la mente, il che può attivare comprensioni sincretiche (infantili) e intuizioni creative. "Tutta la struttura artistica è essenzialmente 'polifonica'; evolve non in una linea di pensiero univoca ma in diversi fili sovrapposti contemporaneamente. Pertanto, la creatività richiede un tipo di attenzione diffusa che contraddice le nostre normali abitudini logiche di pensiero."

Hiroyasu Kondo ha notato che le sue idee hanno trovato inizialmente accettazione in Francia. Forse la Francia ha sviluppato un maggiore interesse pubblico nei confronti della filosofia, anche tra gli audiofili. Il tuo vecchio scriba ricorda, da ragazzo, di aver letto articoli di Jean Hiraga tradotti da la Nouvelle Revue du Son e Revue de l'Audiophile che hanno capovolto le pratiche audio consolidate. Jean Hiraga potrebbe aver introdotto da solo il revival del single-ended in Occidente. Durante lo stesso periodo, il tuo vecchio scriba leggeva anche riviste di audio professionale che sostenevano che non ci fosse niente di meglio di un sistema di riproduzione di qualità di riferimento attivo, a gamma completa, ad alta potenza, a bassa distorsione e risposta piatta. Durante l'atmosfera febbrile dell'audio degli anni '70, un altro gruppo stava cominciando a emergere, iscrivendosi alla filosofia del GIGO (garbage in, garbage out) che rifiutava entrambi gli approcci precedenti.

Che tutti questi argomenti abbiano una certa logica interna è forse una delle ragioni per cui così tanti audiofili spendono tanto tempo e denaro cercando di raggiungere qualcosa che funzioni per loro. Questo mentre cercano di minimizzare qualsiasi sensazione di FOMO [acronimo per "fear of missing out", forma di ansia sociale caratterizzata dalla paura di essere esclusi da esperienze o fenomeni sociali gratificanti Ndt] che qualcos'altro potrebbe essere migliore, sia all'interno della loro stessa cerchia filosofica, sia, nella peggiore delle ipotesi, in tutt'altra fede audio. Dato che la nostra percezione visiva e uditiva si modifica nel corso della vita, anche le nostre priorità hi-fi possono cambiare. Nella Parte 1 è stato notato che il godimento dei sistemi audio è soggettivo, quindi concetti come accuratezza o obbedienza assumono significati diversi per ascoltatori diversi. Le caratteristiche che risultano appaganti all'ascolto di un impianto sono opinabili e il tuo stesso viaggio in questa ricerca potrebbe cambiare nel tempo.

Quindi un amore adolescenziale per i bassi bombastici evolve.

Ho notato che a un audio show la sala di AudioNote UK stava riproducendo una canzone techno potente attraverso uno dei loro delicati amplificatori a triodo single-ended e diffusori derivati dalla Snell, che raramente vengono acquistati per i loro bassi che fanno vibrare il petto. Suonava molto meglio di qualsiasi altro sistema nelle stanze dell'albergo. Quindi potremmo argomentare che non ci sia nemmeno una correlazione tra la filosofia audio e genere musicale preferito.

Risparmiare soldi nel viaggio audio

Per qualsiasi viaggio abbiamo una scelta tra viaggi a basso costo, viaggi mainstream o viaggi di lusso. I viaggi a basso costo, che comprendono orari diversi per ottenere i prezzi più bassi, potrebbero anche comportare una coincidenza persa. Il costo aggiuntivo per recuperare il viaggio (una notte in ostello prima della prossima coincidenza) supera il risparmio ottenuto sul biglietto?

Sviluppare una chiara filosofia all'inizio del nostro viaggio verso il Nirvana audio (non un insieme di molle Linn Sondek degli anni '70) potrebbe risparmiarci alcune costose deviazioni in cul-de-sac irrilevanti. Praticare un ascolto attivo aumenterà il nostro piacere e anche le nostre capacità percettive. L'esercizio fisico regolare (per la neurogenesi) e l'esposizione ad attività ed esperienze nuove generano più reti neurali per elaborare queste esperienze. L'esposizione ripetuta a diversi sistemi audio rinforzerà quelle reti neurali che ci aiutano a sviluppare competenze. Fidarsi della propria percezione anziché essere preda del bias di conferma farà risparmiare costosi acquisti di elefanti bianchi. All'inizio della nostra curva di apprendimento audio, attenerci a prodotti classici usati ci aiuterà a sviluppare questa competenza. Inoltre, si rivendono facilmente e con la minima perdita economica, o addirittura con profitto se siamo astuti.

Conclusione

Impara cosa ti piace nell'audio attraverso ascolti ripetuti e prolungati di quanti più sistemi possibile. All'inizio del viaggio audio, acquista classici audio di cui si scrive ampiamente, così potrai calibrare le tue capacità di lettura critica in base alla tua esperienza.

Riferimenti

Ehrenzweig, A. (1971) The Hidden Order of Art: A Study in the Psychology of Artistic Perception.

D. Maclagan, D. (2002) Psychological Aesthetics: Painting, Feeling and Making Sense. Jessica Kinksley

Scull, J (1997, 2007) Hiroyasu Kondo: Audio Notes, Mar 8, 1997 online July 2007, Stereophile.

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