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E' molto difficile per tutti noi ricordare i suoni.
I suoni sono fenomeni transienti.
Appena accadono...
...sono storia.
La memoria umana funziona provando e riprovando, il che spiega perché per suonare bene occorra un continuo esercizio, e un ripasso continuo assicura il successo agli esami. I nostri occhi sono effettivamente un'estensione del cervello, a differenza delle orecchie, che vanno considerati trasduttori separati.
Questa reiterazione di operazioni ha una speciale efficacia se viene condotta su diversi livelli (di dettagli, ecc.), in quanto aiuta a creare le connessioni fra molti percorsi neurali che creano le correlazioni fra le singole informazioni. Si tratta, ovviamente, di una rozza ipersemplificazione, ma vi siete fatti un quadro. Vedete come l'analogia visuale domina anche l'espressione linguistica?
La nostra evoluzione ha reso dominante la memoria visiva, e, infatti, gli stimoli visivi sono prevalenti in ogni istante, almeno finché la natura dei dati forniti da uno degli altri sensi non presenti una diversa urgenza. Per esempio, se ci scottiamo toccando qualcosa di caldo, tendiamo a non notare, in quel momento, il colore delle tende. La vista spesso ci offre più di ogni altro senso l'opportunità di fissare i dati in memoria, proprio in ragione della possibilità di esposizione reiterata e di ripetizione a comando dell'operazione di memorizzazione.
Gli stimoli uditivi non offrono l'opportunità di riprodurre ripetutamente le impressioni di breve periodo per conservarle nella memoria di lungo periodo (per mezzo della ripetizione di lavoro mnemonico). La musica funziona cambiando gli stimoli uditivi in funzione del tempo, così rendendosi ancora più difficile da ricordare rispetto ad un breve impulso sonoro regolarmente ripetuto.
Suonare ripetutamente della musica tramite un nuovo apparecchio ci permette di ripetere l'esperienza delle sue caratteristiche attraverso i vari parametri della riproduzione, così imparando le nostre impressioni che ne derivano. Ad ogni modo, la sensazione uditiva è anche autoadattante. L'udito si adatta ad un'esposizione al suono reiterata o continua, perciò gradualmente smettiamo di accorgerci dei rumori di sottofondo. E perciò l'abitudine può ridurre la capacità di distinzione quasi quanto aiuta l'apprendimento.
Un'analogia visuale (il nostro senso dominante torna imperiosamente a prendere il sopravvento in questa storia) potrebbe trovarsi nella nostra capacità di adattamento alle diverse temperature colore delle varie fonti di luce. Le tipiche lampade domestiche al tungsteno producono una luce dal colore molto diverso rispetto all'illuminazione fluorescente tipica degli ambienti di lavoro, ma noi normalmente non ci accorgiamo del diverso colore che i nostri abiti prendono in queste diverse quotidiane condizioni di illuminazione.
Inoltre, durante l'infanzia apprendiamo anche come filtrare e assegnare
priorità ai vari stimoli che ci arrivano. Gli stimoli che appaiono meno idonei ad avere
una reale utilità vengono ignorati perché viene automaticamente data priorità a quei
dati che impariamo a riconoscere come più utili. L'acustica delle sale costituisce un
ottimo esempio di questo fenomeno.
Anche gli ambienti domestici presentano un'enorme varietà delle loro caratteristiche
acustiche, ma noi impariamo bene a discernere l'informazione diretta che promana da
qualcuno che sta parlando, perché quelli sono i dati che ci sono utili; e così impariamo
ad ignorare la miriade di echi e riverberi, gli squilibri nelle frequenze ed i rumori di
sottofondo tipici della maggior parte delle stanze. E proprio in caso di particolari
condizioni mediche, come dopo danni cerebrali e ictus, emerge la rilevanza di questo
imponente sistema di selezione automatica degli stimoli, che quando viene meno può
provocare condizioni di particolare disabilità e frustrazione.
Se ci muoviamo da una stanza all'altra chiacchierando con un amico od un familiare ci rendiamo conto del contenuto della loro conversazione e dell'inflessione della loro voce ben prima di quando notiamo gli effetti dell'acustica dei vari ambienti (sempre che questi vengano proprio notati). Però, se un amico ci parla per telefono muovendosi in vari ambienti, tendiamo a notare molto di più quanto cambi il suono della sua voce.
La percezione visiva dell'ambiente genera un'aspettativa aprioristica su come quello spazio potrebbe influire sul suono; la natura adattativa dell'udito e la nostra risposta, predeterminata dall'apprendimento, ai dati non uditivi si mescolano per ridurre le capacità di effettivo discernimento fra diversi apparecchi audio.
Il raffronto diretto commutando velocemente fra due apparecchi "A" e "B" ha assunto una certa popolarità come metodo per massimizzare la differenza percepita in caso di prova di apparecchi audio.
Il venditore può dire: "sentite come X ha un basso migliore di Y", mentre commuta rapidamente fra i due prodotti: il venditore costruisce un'aspettativa predeterminata su cosa ascoltare ed il rapidissimo cambio enfatizza qualsiasi lieve differenza possa effettivamente sussistere.
Dopo una prova veloce a commutazione diretta fra A e B, il recensore può scrivere: "Y ha un palcoscenico più ampio e profondo di X".
Sia il venditore che il recensore sono probabilmente convinti che il repentino cambio di sensazione percepita sia davvero evidente. Ma questi raffronti veloci sono, a tutto concedere, superficiali e, nel peggiore dei casi, fuorvianti, come tutti noi realizziamo con l'esperienza sulla nostra pelle. Se è difficile il giudizio, sia nel lungo periodo che in quello corto, fra due apparecchi audio simili, immaginatevi quanto più problematico possa essere identificare le differenze e le similitudini fra diversi apparecchi di un impianto, e poi ricordarle a sufficienza da poterle descrivere con accuratezza.
Per questi motivi ci risulta molto difficile esprimere un giudizio confrontando più di due diversi apparecchi audio. Avendo trascorso parecchio tempo ad ascoltare grandi gruppi di diffusori (fino a quattro paia) negli anni della mia formazione audio, ho imparato presto che si tratta di un esercizio senza alcuna utilità. La soggettività della nostra esperienza e la tendenza della memoria ad essere modificata dalla nuova esperienza rende l'intero esercizio invalido sotto ogni profilo di raccolta di dati qualitativi.
In astratto si potrebbe formulare un'esposizione personale di ragionevole coerenza circa le differenze fra due apparecchi, e farlo con una profondità sufficiente a rendere le osservazioni come ripetibili e, quindi, presumibilmente affidabili. Però l'introduzione di una terza esperienza modifica il ricordo delle due precedenti, che diventano richiamabili solo come raffronto con la nuova. E' necessario del rigore accademico per una decente presentazione di dati soggettivi, cioè qualitativi. Questo è un passatempo, dovrebbe essere divertente, nel senso di divertirci, farci deviare dal tran-tran della vita quotidiana, quindi questo sforzo sembra contrario allo scopo dell'esercizio... che, poi, sarebbe l'esercizio del piacere.
Sfortunatamente, per sfuggire alle incertezze di questa complessità, molti entusiasti dell'audio si rivolgono ancora alle seducenti ma illusorie sicurezze dell'oggettivismo. Si tratta di un sottoprodotto dello scientismo, cioè la erronea applicazione di criteri scientifici a campi o parametri impropri. Una bistecca da 16 once non è buona il doppio di una da 8: il peso non ci fornisce affatto alcuna informazione su quanto sia buona. Inoltre, entrambe le informazioni non mi sono di alcuna utilità: non mangio bistecche, e da giovane del 21° secolo, per misurare la massa uso grammi e chili.
Che mi si dica che non esistono differenze di peso (sia in grammi che in Newton) fra un pezzo di bistecca ed uno di un non specificato diverso alimento non me li rende ugualmente desiderabili o non desiderabili; io non voglio la bistecca, indipendentemente da quanta me ne si offra, così come voi potreste non volere l'altro alimento. Non esistono misure utili per comunicare l'esperienza soggettiva. Leggete la tabella dei valori nutrizionali che si trova sui cibi precotti e provate ad indovinarne il gusto; andatevi, invece, a comprare gli ingredienti freschi. Lo Slow Food è come il Real Stereo. Nessuno dei due può essere misurato con dei semplici numeri. Entrambi dovrebbero essere il prodotto di abilità progettuale, capacità realizzativa e buoni ingredienti; nessuno dei due dovrebbe essere artificialmente colorato o venduto per mezzo di miti e magie.
La raccolta di dati qualitativi è difficile, ma lo è ancora di più la loro presentazione. Ecco perché molti recensori audio iniziano ad usare la prosa degli esperti di vino: il loro compito li spinge con urgenza a incrementare il ricorso alle analogie metaforiche con differenti esperienze (solitamente visive). L'idea di applicare metodi analitici qualitativi ben collaudati (come la grounded theory) a dati raccolti euristicamente non passa nemmeno per la mente ai normali recensori e riviste web audio, per fondamentali ragioni di tempo, denaro e capacità.
C'è un recensore molto rispettato nel mondo delle riviste cartacee che viene spesso ferocemente attaccato perché tenta di giudicare con voto numerico gli effetti soggettivi degli amplificatori audio. Ha più di 20 anni di esperienza sia come progettista audio ed esperto di misure oggettive, sia come valutatore soggettivo, quindi dovrebbe riuscire nel suo scopo meglio della maggior parte dei recensori. Eppoi, gli amplificatori dovrebbero essere i componenti audio più semplici da valutare con questo metodo. La sistemazione dei voti numerici fatta da quel recensore dovrebbe ricevere il riconoscimento quale (suo) ragionevole tentativo di applicare un qualche criterio numerico per la valutazione di ogni progresso nello stato dell'arte offerto da un prodotto di riferimento. Invece, la sua base soggettiva attrae gli attacchi personali di lettori che probabilmente non riescono neppure a capire il manuale di istruzioni dei normali apparecchi di misura che quello stesso recensore pure adopera per fornire un inquadramento generale dell'ingegnerizzazione del prodotto che prova. Questo cauto tentativo di quantificare un'esperienza qualitativa può apparire come una timida espressione dei problemi di trasferire su carta un'esperienza emotiva soggettiva. Il suo tentativo ha attratto attacchi provenienti da entrambe le fazioni del dibattito sulla valutazione di apparecchi audio.
Comunque, dall'altro estremo troviamo gli argomentati nonsensi con tutto il loro carico di iperboli del tipo "questa nuova spina per la corrente trasforma il più infimo degli impianti in un meraviglioso Krell'. E' roba che non è utile né a chi legge, né a chi scrive. E' utile a chi scrive solo per dare le luci della ribalta ad una breve carriera, che presto verrà vista con tutto lo scetticismo che quello scrittore merita. In realtà, è una pratica che è utile solo a chi si occupa di produrre le pubblicità, che potrà riportare brani della recensione nella pagina pubblicitaria del prossimo mese, o magari del mese in corso, così implicando qualche connessione nascosta, non proprio nell'interesse del lettore. Il prezzo di copertina della maggior parte delle riviste copre a stento i costi di distribuzione ed il profitto dei distributori. Il costo dei contenuti ed il profitto dei contenuti viene dalla pubblicità contenuta nelle pagine della rivista.
Allora, che possiamo fare? Vogliamo prendere buone informazioni prima di deciderci ai nostri (costosi) acquisti audio. I numeri sono generalmente utili per indicarci eventuali incompatibilità fra oggetti (non si può usare un T-amp per pilotare quelle IMF TLS80 che avete appena acquistato su ebay). Abbiamo bisogno di stabilire dei criteri di valutazione, e dobbiamo trovare qualche maniera per registrare quella valutazione prima che svanisca dalla nostra breve memoria di lavoro.
E' una domanda diretta, cui è facile rispondere: LA MUSICA. Possiamo iniziare a destrutturare questa risposta in una profonda e postmoderna analisi narrativa... o possiamo versarci una birra e metter su un disco. Il che mi pare meglio.
La musica si risolve interamente in variazioni che accadono lungo il tempo, quindi è importante il senso del tempo [l'albionico "Time", n.d.t.], cioè la coerenza dei tempi fra le note alte e quelle basse, gli strumenti della gamma bassa e quelli della gamma alta, e tutte le componenti dell'attacco transiente di ogni singola nota.
Il tempo musicale ha anche a che vedere col ritmo [ovviamente, "Rhytm", n.d.t.]. La struttura ritmica di un brano musicale e la convincente riproduzione ritmica fra un momento e l'altro sono il carburante della musica. Il tempo musicale ha anche a che vedere con la cadenza ["Pace", n.d.t.]. Non quell'infaticabile scatto in avanti dei Linn, ma l'accuratezza della cadenza di un buon direttore d'orchestra o di un bravo batterista.
A volte, man mano che un brano va avanti, mi si rizzano i peli sulla schiena; a volte un brano mi tiene in tensione per l'aspettativa di ciò che verrà; a volte semplicemente mi perdo nella piacevolezza dell'ascolto, alienandomi da ciò che mi circonda. Questo è ciò per cui ascolto musica, ed è noto come fattore tingle.
Esistono già dei parametri essenziali o desiderabili che possiamo sottoporre a giudizio soggettivo nel corso di un lungo confronto fra due apparecchi audio simili. La mia lista personale arriva a 24 parametri audio desiderabili, che ho identificato nel corso degli anni; la vostra lista può essere più lunga, più corta o con diverse priorità. Vale la pena di farvi una lista vostra, perché potrebbe farvi desistere da acquisti di apparecchi che all'inizio vi fanno una buona impressione ma che poi non soddisfano veramente le vostre necessità, e che, di conseguenza, non si rivelano soddisfacenti sul lungo periodo. Il che, tra l'altro, aiuta a spiegare l'infinito vortice di cambi di apparecchi cui molti di noi si sottopongono.
La mia lista si è modificata solo lievemente nel corso degli anni, ma è cresciuta da 8 a 24 parametri.
Il gruppo PRaT [Pace, Rhytm and Time, che ora fanno ritorno, n.d.t.] & emozione
La gamma bassa
Il medio & la voce
La gamma alta
Attributi Hifi
Gli altri aspetti essenziali
Questi parametri cambiano da apparecchio ad apparecchio. Ciò che è utile ricordare in una prova comparativa di giradischi potrebbe esserlo di meno per un finale di potenza, e viceversa. Questi parametri, poi, cambiano a seconda della musica. Le differenze fra due finali di potenza si mostreranno in maniera diversa se si ascoltano i sei quartetti d'archi di Bartok invece di Trout Mask Replica di Captain Beefheart. Alcuni esempi vengono scelti per la loro capacità di mettere alla corda gli impianti quando emerge un parametro totalmente nuovo, o quando cambia l'importanza relativa dei parametri.
Ascoltate un po' di dischi o di CD col vostro impianto e redigete la vostra lista personale. Ascoltate della musica dal vivo, sia che si tratti di una band locale nel baretto sotto casa o di una qualche filarmonica estera in tournée, e vedete se questa esperienza vi fa cambiare la lista.
Nella parte 2 vi suggerirò uno schema per descrivere queste qualità in un modello semplice da riempire che adotta un noto metodo usato nelle ricerche ed adattato ai nostri scopi.
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Traduzione: Carlo Iaccarino