Artista: Derrin Nauendorf
Album: "New History" 2005
Genere: Solo Acoustic Blues
Etichetta: Derrin Nauendorf
Recensore: Mark Wheeler - TNT UK
Pubblicato: Marzo, 2006
Traduzione: Gianfranco Viola
Elenco dei brani
Il sito di Derrin lo pubblicizza così: "L'ultimo album di Derrin che è già un classico. È l'unico disco della sua carriera inciso completamente da solista. Fanno splendida mostra di sè il suo stile chitarristico unico, la sua voce evocativa e il suo piglio compositivo emozionante ed intenso. Ed è anche quanto di più simile si possa trovare ad uno show dal vivo restando a casa. È stato definito come il disco migliore della sua produzione. È uno splendido approccio alla musica di Derrin. Un disco stupefacente."
Chi lo ha incontrato sa che Derrin è un tipo discreto e alla mano, tanto da far sembrare questa presentazione iperbolica un po' sopra le righe. Ad Heather e me piacque così tanto il suo Live At The Boardwalk che decidemmo di andarlo a sentire dal vivo al pub The Mail Coach di Newark (quello nel Nottinghamshire, non nel New Jersey) nel dicembre 2004. Mentre facevamo due chiacchiere con lui prima dello spettacolo, fu Derrin stesso a ricordarmi che lo avevamo già visto all'Off The Tracks festival di Donnington l'estate precedente, ma evidentemente la mia memoria era un po' annebbiata per via del festival delle birre artigianali, la dimensione parallela di quella manifestazione che aveva attirato particolarmente la mia attenzione. La sua esecuzione dal vivo nell'ambientazione del pub fu perfetta e dopo ci restò la voglia di riascoltare le canzoni nuove che avevamo sentito.
Ora questa opportunità si presenta col nuovo cd di Derrin New History. Il disco è la registrazione dal vivo del primo dicembre 2004 al "Mr. Kyps" di Poole, sulla costa meridionale dell'Inghilterra. Come al Mail Coach, Derrin fa tutto da solo, tirando fuori tutta la sezione ritmica, oltre naturalmente alle percussioni, dalla sua chitarra acustica.
Il disco si apre con l'autografo Wasted In The City. Ci sono inflessioni nella voce di Derrin che fanno correre i brividi lungo la schiena. É come se non si rendesse conto di stare eseguendo l'incisione definitiva del suo prossimo disco; ci sono invece tutti i tratti distintivi dell'artista assorto nell'attimo dell'esecuzione, libero dall'inibizione della registrazione.
L'esecuzione è perfino più abile e convincente rispetto a quella di At The Boardwalk. Ci si poteva aspettare un'esecuzione meno ardita, senza il conforto di un percussionista come David Downing a far da paracadute ritmico, ma Derrin corre sul filo complesso di scambi ritmici tra voce e strumento, mantenendoli in un equilibrio di tensioni.
Sul piano della qualità sonora questo disco se la gioca su un terreno meno ostile rispetto a At The Boardwalk. La precedente registrazione dal vivo era una continua esplosione di dinamica senza catastrofe, dove risaltavano la maestria dei tecnici del suono Mark Nelson e Andy Dawson e la loro facilità nel ricreare tecnicamente le dimensioni esatte dell'ambiente di esecuzione, in modo da rendere l'impressione di un suono insolitamente terso. Descrissi quel suono come quello che ci si aspetterebbe da un sistema PA di qualità posto in un piccolo ambiente. Malgrado quel che c'è scritto nel sito, quel disco rendeva meglio l'esecuzione dal vivo rispetto a questo.
"New History" è infatti una registrazione più morbida e semplice da riprodurre. Dopo essermi goduto la musica per un paio di ascolti, il primo aspetto tecnico che noto è la docilità del suono di questa incisione, sebbene la differenza potrebbe non essere percepibile negli impianti meno trasparenti, laddove la dinamica ardente di At The Boardwalk può metterne al tappeto più di uno. Sono andato a ripescare la mia copia di At The Boardwalk per un confronto diretto, ed ho avuto la conferma che la presentazione di New History è più discreta. Non sono in grado di individuare se sia a causa della tecnica del suono o dei parametri di registrazione, o ancora dell'utilizzo di impianti diversi. Si tratta senz'altro di una registrazione effettuata con correttezza e competenza, migliore rispetto a moltissime altre, ripresa in un ambiente certamente difficile come il "Mr. Kyps", però manca di stupire con quel realismo senza compromessi che caratterizzava le registrazioni precedenti. New History ha il pregio di riassumere tutto il cammino nel senso della complessità e dell'elaborazione che Derrin ha percorso della sua produzione più recente.
Dopo aver ascoltato il CD, l'ho riversato sul disco rigido dello Zero One Ti48/Ar38. Combinando le impostazioni dello stadio di uscita del Ti48 è possibile giocare sulla frequenza di campionamento e sui livelli di dither per rendere il suono un po' più definito. Mi rendo conto che questi leggeri aggiustamenti producono gli effetti migliori sulle registrazioni di medio livello, piuttosto che su quelle di grandissima qualità. Le differenze nell'impatto di ascolto rispetto al disco precedente sono in parte spiegate dalla diversa produzione artistica, qui più sottile ed elaborata. Dopo anni di esperienza sul campo, Derrin esibisce un perfezionamento continuo della sua tecnica esecutiva, che diventa più ardita rispetto ai lavori del passato. L'esecuzione è più rarefatta, meno esibita, ma in fondo molto gradevole nell'ascolto a lungo termine.
Il pezzo Careless Hands ha un respiro largo, permette a chi ascolta di tracciare coordinate proprie, prima che l'attenzione sia ricatturata ai versi successivi dall'articolazione delle cadenze. Let it Go mette in mostra alcuni dei caratteristici preziosismi chitarristici di Derrin, che senza dubbio hanno favorito la sponsorizzazione da parte delle chitarre Yamaha, sottopostesi con coraggio ad un collaudo operativo a volte durissimo. Con If I Were A Winner si ritorna a contrasti dinamici e ritmici in grado di mettere alla prova la PRaTability (Pace Rhythm & Timing, velocità ritmo e precisione) degli impianti flat-earth più rigorosi. Nell'accordo finale la resistenza alla flessione del manico della Yamaha è messa alla prova oltre ogni aspettativa del suo costruttore.
In questa registrazione appaiono solo due cover: What I Done To Her di Ted Perkins si tuffa nella più profonda delle autocommiserazioni blues a base di testosterone, alla maniera di un John Lee Hooker degli antipodi del ventunesimo secolo. La voce di Darrin vola al culmine del blues classico, non si distingue né l'età, né il colore della pelle, ricorda un po' Tom Waits o Don van Vliet (Captain Beefheart) con un'inflessione più marcata rispetto alle vecchie incisioni, che gli deriva anche dall'aver ormai varcato la soglia della trentina. Nel solco della migliore tradizione blues, gli ascoltatori maschi sentiranno che Derrin parla ad una parte della loro esperienza, al di là delle radici e delle storie diverse, allo stesso modo in cui Muddy Waters o Bruce Springsteen hanno il dono di parlare ai ragazzi delle periferie inglesi. Malgrado l'uso arcaico che Derrin fa della parola "chick" (pupa, lo dice solo una volta), si tratta di temi universalmente comprensibili anche per il gentil sesso.
Il pezzo di Tom Waits Get Behind The Mule (da Mule Variations) chiude il disco con un'esecuzione energica e potente. Derrin si impadronisce della canzone come fece a suo tempo con Voodoo Chile. Ad un certo punto rimpiazza due versi originali con fuochi d'artificio chitarristici in controluce su un sottofondo di ronzio continuo che sembra quasi suonato con una E-BOW, mentre la percussione mette a dura prova i legni della Yamaha; la canzone chiude con versi sferrati con una veemenza all'altezza di Tom Waits:
Pin your ear to the wisdom
post
Pin your eye to the line
Never let the weeds get higher
Than the
garden
Always keep a sapphire in your mind
Always keep a diamond in your
mind
Derrin non lascia che le erbacce prendano il sopravvento, come dicono i versi, ma continua a progredire.
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