Giardini Cintati

Le mie riserve sulla musica spazializzata

[Cuffie Sony WH-1000XM2 & HifiMAN HE400i]

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Autore: Bevan Court - TNT USA
Pubblicato: Novembre, 2021
Traduttore: Roberto Felletti

Sto scrivendo un articolo e ho cominciato a partire un po' per la tangente. Ho avuto la sensazione che, in realtà, valesse la pena dare a questa tangente un suo pezzo d'opinione anziché scrivere lunghi paragrafi rendendo la recensione più lunga del necessario.

Comincerò dicendo che credo veramente che la riproduzione audio stereo, analogica e digitale, a risoluzione CD resti superiore ai formati digitali multicanale e lossy. La Campagna per la Vera Stereofonia è uno dei motivi per cui ho deciso di scrivere per TNT-Audio. I file a risoluzioni maggiori possono essere migliori, ma è difficile dire se in realtà le maggiori differenze dipendano dal mastering più che dalla profondità in bit o dalla frequenza di campionamento.

La mia riserva riguarda la musica spazializzata. Potrebbe avere un ottimo mastering ed essere ben registrata, ma anche se ottima, resta comunque un “giardino cintato” (piattaforma chiusa - NdT) che vi obbliga a utilizzare un particolare servizio o a riacquistare la vostra musica. C'è un aumento di disponibilità di brani con questa codifica da parte di aziende quali Dolby (Atmos), Apple (Spatial Audio) e Sony (360 Reality Audio).

Ho già recensito il 360 Reality Audio della Sony ed è stata la mia prima recensione veramente negativa qui, a TNT-Audio. Sono sicuro che i dirigenti della Sony non perderanno certo il sonno per la mia recensione, però ho avuto la sensazione che fosse un artificio.

In seguito ho avuto la possibilità di usare Apple Music con la sua nuova opzione lossless. In qualità CD e con i file a risoluzione maggiore, mi piace. Mi sembra che l'interfaccia non sia buona quanto quella di Spotify o Roon, ma mi rendo conto che per un maggior numero di persone questa sia un'opportunità per cominciare ad apprezzare la musica lossless invece di quella codificata in MP3, che comporta una perdita di informazioni. Inoltre, sono anche limitato sia dal DAC integrato dell'iPad sia dalla capacità di fare streaming via Airplay. Ma sicuramente è un passo in avanti nella direzione giusta per offrire musica di qualità elevata a un pubblico più ampio.

Insieme a questo, con Apple potete ascoltare musica codificata in Dolby Atmos e in Spatial Audio. Ho ascoltato alcune tracce e sono rimasto frustrato. Non ho l'AirPods Max di Apple, che aggiunge dati del giroscopio dalla cuffia per regolare la posizione della canzone con la vostra testa, però sono riuscito a usare l'iPad, che supporta lo Spatial Audio, collegato a un amplificatore per cuffia Schiit Magni 3+ con la cuffia HifiMAN HE400i.

Dirò che, rispetto ai file standard di Apple Music, e con la mia cuffia, il suono era più spazializzato. Ma sembrava inorganico e leggermente artificiale, il realismo si perdeva. In parte poteva dipendere dal DAC dell'iPad. Tuttavia, era più tollerabile di quanto avessi sperimentato con il 360 Reality Audio della Sony.

Tornando a Qobuz e usando Roon per lo streaming verso la cuffia tramite un DAC Schiit Modi 3, l'ascolto in qualità CD standard si è dimostrato superiore sia alla qualità CD dell'iPad e allo Spatial Audio, sia in termini di palcoscenico e anche in termini di sensazione di naturalezza della musica. In questo caso non ho usato la mia combinazione streamer/DAC/amplificatore più costosa, ho usato la combinazione Schiit Modius/Magni 3+ che uso dal divano.

Ora, può darsi che non avendo usato l'Apple AirPods Max, non abbia ottenuto il massimo beneficio. Tuttavia, ho l'impressione che il problema, qui, sia che la Apple non è un'azienda che si occupa di audio. È un'azienda che si occupa di computer e di software. Pertanto, nel tentativo di differenziarsi (anche con il suo marchio Beats di proprietà) da tutti gli altri, ricorre a un DSP software per ingannare l'ascoltatore inducendolo a pensare che il suono sia di qualità migliore. L'azienda non aggiunge driver extra alla cuffia, sembra un normale altoparlante dinamico, per cui è improbabile che vengano aggiunti altoparlanti extra come in un home cinema.

Ho la sensazione che qui sto rischiando di alienarmi qualcuno, ma nella mia esperienza con i DSP, avendo usato vari filtri di convoluzione sia con l'impianto principale sia con gran parte delle cuffie che ho usato, i DSP non funzionano così bene per me.

Ricordo il mio primo sinto-amplificatore Dolby Pro Logic, un Kenwood se ricordo bene. Ero così entusiasta. Potevo applicare tutti quei meravigliosi effetti. Dopo un po', però, avevo cominciato a tornare alla stereofonia, trovando tutti quegli effetti irrealistici e pura apparenza. Non molto tempo dopo, avevo comprato il mio primo, vero amplificatore, un Marantz PM66SE, e avevo venduto il Kenwood.

Siamo passati attraverso i mix surround del SACD e dell'HDCD. Nessuno di essi ha avuto alcuna penetrazione di mercato, tranne in alcune aree molto di nicchia - la stereofonia continuava a suonare meglio.

Ho provato a usare il Room EQ Wizard (REW) con Roon e sono sempre tornato a un percorso del segnale bit perfect e inalterato verso il DAC.

Ci sono casi in cui, se ben fatto, penso che il DSP possa apportare benefici. Un esempio potrebbe essere le cuffie con cancellazione del rumore, che alterano già il segnale e che di solito fanno uso di codici bluetooth che comunque sono lossy. Usare il DSP per un crossover digitale tra altoparlanti al posto di componenti analogici, come fa la KEF con i diffusori wireless LS50, ha senso e tutti i DAC hanno un certo grado di DSP nei loro filtri.

Ma per la maggior parte del tempo, quando uso il DSP per correggere i diffusori o la cuffia su un certo target, come la curva Harmon, ho l'impressione che manchi qualcosa di naturale nella musica. Forse non l'ho sperimentato ben implementato, ma ho la sensazione che modificare il suono di un diffusore o di una cuffia con il DSP sia un fallimento più spesso di quanto non si creda. Non voglio che i miei diffusori o le mie cuffie suonino tutti uguali, che percorrano lo stesso sentiero, voglio che suonino in maniera differente. Questo è anche il bello dell'hi-fi, scegliere i componenti su misura per ottenere il suono che si preferisce.

Quello che Apple, Sony e Dolby stanno cercando di fare è spingere tutti ad acquistare un numero limitato di prodotti che supportino la loro tecnologia esclusiva. Ma se tutti finissero per indossare l'ultima cuffia Apple o Sony, da dove arriverebbe l'innovazione? Ora, io uso, e ancora apprezzo, la mia cuffia Sony WH-1000XM2 - specialmente quando viaggio. Inoltre, non ho ancora provato le ultime proposte Apple. Questa non è una recensione di prodotti.

Recentemente ho scoperto le cuffie magnetiche planari, aperte dietro, nella forma della HifiMAN HE400i, e anche a volumi relativamente abbordabili, il palcoscenico con questa è enorme e molto godibile. Gli altoparlanti dinamici chiusi dietro possono avere un po' di basso in più e gli altoparlanti dinamici aperti dietro possono cedere da qualche parte in gamma media. Ma questa diversità è guidata dall'innovazione di aziende più piccole e se quei produttori non riescono a sopravvivere a causa della tecnologia del “giardino cintato”, allora mi dispiace, non sono d'accordo con quello e non lo appoggio.

Conclusioni

Questa è la mia opinione. Ogni persona è differente - forma della testa, forma delle orecchie, intervallo di frequenze che riusciamo a sentire. Io sento in maniera diversa da voi, sperimento la musica in un altro modo. Quindi, fino a che punto dobbiamo limitarci a pochi produttori per soddisfare questo bisogno? Essi punteranno a una via di mezzo perché venderanno meglio, e quella è la strada che conduce alla mediocrità.

A questo punto, vorrei domandare: dove sarebbe la musica se tutti gli artisti avessero seguito la stessa strada? I Beatles non avrebbero mai registrato Sgt Pepper's, i Beach Boys non avrebbero mai registrato Pet Sounds, non esisterebbero Dark Side of the Moon, Rumours, Nevermind, Mezzanine, A Kind of Blue o OK Computer.

Ma forse, soltanto forse, Justin Bieber suonerebbe tollerabile con lo Spatial Audio. Se riusciranno in quello, allora forse, ne varrà la pena. Il tempo lo dirà.

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