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Prodotto: Victrola IX
Produttore: Victor Talking Machine Co. - USA
Autore: David Hoehl - TNT USA
Pubblicato: novembre, 2023
Traduzione a cura di: Roberto Felletti
Nei primi tre decenni del XX secolo, l'inserzionista più prolifico negli Stati Uniti non fu altri che la Victor Talking Machine Company, l'azienda che inventò e costruì il grammofono a mobile Victrola (a quei tempi, un grammofono era un lettore di dischi, mentre un fonografo era un lettore di cilindri; Victrola non era un termine generico, bensì il nome commerciale della Victor per le sue macchine con tromba interna). A parte la celebre raffigurazione di un cane e di un lettore di dischi a tromba aperta ormai obsoleto, “La Voce del Padrone”, gli annunci pubblicitari della Victor includevano spesso un miracolo della manipolazione delle immagini pre-Photoshop, un pot-pourri di foto raffiguranti il proprio elenco di celebri stelle del Metropolitan Opera sotto contratto esclusivo, tutte insieme in costume, capitanate da Enrico Caruso, di solito come Radames nell'Aida e non di rado in pieno slancio canoro. Spesso questo caratteristico, anche se un po' improbabile, gruppo appariva come un'immagine a sé stante, anche spalmata su due pagine su diffuse riviste popolari, quali The Saturday Evening Post, ma a volte i pubblicitari dell'azienda diventavano creativi e inserivano l'immagine di un artista in una scena in cui questi non c'entrava niente. L'iconica variante mostrava queste celebrità in un salotto accanto all'albero di Natale, con un modello da pavimento Victrola in bella mostra, per far capire che un lucido, nuovo Victrola sarebbe stato il regalo ideale per tutta la famiglia a Natale, non importa quanto sarebbe stato assordante Caruso a volumi da teatro dell'opera in un tipico soggiorno e quanti piatti in più sarebbero stati necessari sul desco familiare!
Però, recentemente, una variante molto più particolare, per non dire bizzarra, ha richiamato la mia attenzione: il gruppo operistico della Victor che fa la sua comparsa, con l'immancabile Victrola (anche se, in realtà, si tratta di un modello da tavolo, non da pavimento né una console), in quello che immagino sia un quartier generale nell'accampamento di un esercito della Prima Guerra Mondiale, circondato da sacchi di sabbia e da un pubblico riconoscente di fanti attenti, con elmetto d'acciaio e fucili, alcuni dei quali fumano sigarette e uno che fuma un'elegante pipa. In aggiunta alla particolarità generale, qualcuno ha incollato il luminare del music hall inglese, Harry Lauder, alla sinistra delle stelle dell'opera. Il testo dell'annuncio pubblicitario di accompagnamento ci informa che, grazie alla Victor, la nobile “voce spirituale dell'Arte” sta visitando e arricchendo i nostri ragazzi in kaki e mollettiere.
Bene, ora. Non si può negare che quando i vari eserciti marciavano verso la Prima Guerra Mondiale, fonografi e dischi marciavano insieme a loro. In effetti, quel conflitto fu il primo in cui la musica registrata ebbe una parte nell'intrattenimento delle truppe. Edison, in realtà, si spinse fino al punto da sviluppare un modello speciale dei fonografi per diamond disc dell'azienda, chiamato “Army Navy Model”, realizzato appositamente per i militari. Ahimè, sebbene i dischi spessi e robusti di Edison avessero più probabilità di sopravvivere ai rigori del viaggio e al trasporto in condizioni di guerra rispetto alle lacche convenzionali, e lo stilo di riproduzione in diamante di Edison eliminasse qualsiasi necessità di portare con sé una scorta di puntine d'acciaio monouso, il grande e pesante meccanismo di riproduzione di Edison non era molto adatto per versioni portatili o da tavolo; la macchina “Army Navy” era una scatola approssimativamente cubica che misurava circa 60 cm di lato e pesava circa 45 kg! Sviluppando un'idea che avrebbe rivelato una notevole durata, un'alternativa che prese piede fu una macchina di fabbricazione britannica che aprì la strada a un progetto che sarebbe diventato un punto di riferimento dei picnic e delle abitazioni a corto di spazio in tutto il mondo per i decenni a venire: il portatile in stile valigetta. Anche il nome di questo piccolo modello sarebbe rimasto nell'industria discografica fino ai giorni nostri: Decca. A differenza dell'ingombrante offerta di Edison, il relativamente leggero Decca, con circa 30 cm di lato per 20 cm di altezza, era facilmente trasportabile da una sola persona e fu un successo immediato tra i ragazzi nelle trincee.
Quindi, i dischi facevano parte della vita del soldato. Pensate davvero, però, che tutti quei ragazzi di campagna trasformati in combattenti, abitualmente “miglioravano sé stessi” abbandonandosi ad arie dell'Aida o della Tosca o della Lucia di Lammermoor, con Paderewski che suonava Chopin o Heifetz che suonava Paganini? Chiamatemi scettico: forse alcuni lo hanno fatto, ma ho il forte sospetto che fosse più probabile si trattasse di una piccola minoranza di alti ranghi che non il fatto secondo cui la Prima Guerra Mondiale dovesse essere “la guerra che avrebbe posto fine a tutte le guerre”.
La realtà dietro la fantasia
La Victor potrebbe essersi prodigata per promuovere sé stessa come una Forza per l'Arte, ma lo spettacolare successo dell'azienda nell'arco di un quarto di secolo o più si basava sull'abilità commerciale: la piena consapevolezza di quale musica avrebbe venduto e l'efficienza nell'offrire quella musica, nonché strumenti ben progettati con cui suonarla, ad un pubblico ricettivo. Un catalogo di arie di alto livello artistico dei più celebri cantanti lirici e concertisti del mondo portava prestigio e notorietà, ma i one step (un tipo di foxtrot - NdT) suonati da gruppi popolari, le canzoni comiche e le ballate sentimentali (per non parlare di canzoni e monologhi politicamente scorretti dal punto di vista razziale) di celebri artisti di vaudeville/music hall portavano denaro -- e molto. Tuttavia, questo non vuol dire necessariamente che i dischi di almeno alcuni di questi artisti “dai capelli lunghi” non fossero presenti nel menu musicale del combattente medio. I cantanti famosi della Victor, come tutti i musicisti nel corso della storia, tendevano ad apprezzare il fatto di essere pagati, e se essere pagati profumatamente significava registrare alcune canzoncine popolari patriottiche, beh, che così fosse. Ripeto, registrare l'opera portava prestigio, ma cose come le ballate sentimentali e travolgenti chiamate alle armi musicali pagavano le bollette! Quindi, anche se forse apocrifa, secondo la plausibile tradizione del collezionista, il primo disco da un milione di copie vendute del catalogo di fascia alta Red Seal della Victor non fu la grande opera, né una selezione dal mondo dei virtuosistici assoli da concerto o eterea musica da camera, ma il soprano Alma Gluck (nata nel 1884 a Iasi, Romania) che cantava Carry Me Back to Old Virginny. La Victor non fu però l'unica a compiere tali stranezze; ad esempio, Edison registrò il soprano tedesco di coloratura Frieda Hempel, che vantava anche una notevole discografia con la Victor, la quale ebbe una carriera importante in Germania e al Metropolitan Opera di New York, con Dixie, My Old Kentucky Home, Kentucky Babe e Little Alabama Coon. Si noti che, a quel tempo, il muro tra la musica popolare e la musica classica era molto più permeabile di quanto non sia oggi, perché i compositori popolari adattavano regolarmente tecniche “classiche” alle loro canzoni, i cantanti popolari avevano spesso una formazione classica (e anzi, a volte incidevano anche brani classici per le serie meno costose delle etichette discografiche), e molti cantanti classici non ci pensavano su a includere alcuni pezzi favoriti dal pubblico nelle scalette dei loro concerti. Non dovrebbe sorprendere, quindi, che molti luminari dell'opera della Victor “abbiano fatto la loro parte” incidendo sulla cera canzoni di guerra di un tipo o dell'altro. A scopo illustrativo, nel video linkato qui sotto ho raccolto alcuni esempi, un piccolo recital che ricrea la scena pubblicitaria con gli artisti citati nel manifesto, come si sente sullo stesso modello di macchina lì raffigurato.
Il Victrola
A differenza di Edison, la Victor non realizzò mai una macchina specifica per l'esercito durante la Prima Guerra Mondiale. Invece, l'azienda trascorse gli anni della guerra a produrre fucili per la fanteria e ali per biplani. (In realtà, anche Edison entrò nella linea di produzione per l'aviazione, fabbricando mirini per bombe per l'Army Air Corps.) La Victor, tuttavia, spediva regolarmente in abbondanza macchine della sua linea civile alle truppe d'oltremare. La macchina parlante vista nella pubblicità e ascoltata nel video è un Victrola VV IX; a quel tempo, la Victor assegnava numeri romani come numeri di modello, e i Victrola a molla avevano VV come prefisso del numero di modello, presumibilmente per “Victor Victrola”, per distinguerli dai numeri senza prefisso dei precedenti modelli con tromba aperta. Il Victrola VV IX è stato il modello da tavolo top di gamma della Victor, dotato di motore a doppia molla, un giradischi da 12″, un coperchio per coprire le “opere” quando non in uso e sportelli per nascondere l'apertura della tromba e il controllo del volume. Commercializzato nel 1911 ad un prezzo di 50 dollari, che si dice equivalgano a circa 1.400 dollari di oggi, il VV IX rimase nel catalogo Victor fino al 1924, anche se negli anni della sua produzione subì varie modifiche e miglioramenti. Vendette molto, presumibilmente con il quarto numero più alto di vendite tra i modelli Victor, dopo due modelli da tavolo senza coperchio, a molla singola e basso prezzo (il VV IV e il VV VI, da non confondere con il Victor IV e il Victor VI, decisamente di livello superiore) e il Victrola VV XI, la più piccola macchina da pavimento della Victor, nonché indiscusso best-seller. Curiosamente, alcuni produttori esterni producevano cabinet per dischi su misura da abbinare al VV IX per trasformarlo, di fatto, in un modello da pavimento. Quindi, non è impossibile che un VV IX possa essere stato visto in circostanze simili a quelle dell'annuncio, anche se non circondato da un branco di cantanti lirici in costume! Suppongo, tuttavia, che il VV IX abbia avuto un ruolo di primo piano nelle pubblicità a tema bellico della Victor, di cui questo è solo un esempio, in primo luogo per promuovere il modello di punta sul mercato interno, mentre per i VV IV e i VV VI (più economici, più leggeri e più facilmente trasportabili) c'erano maggiori probabilità di essere visti effettivamente al fronte.
Quando furono presentate, le macchine VV IX avevano all'interno del cabinet delle tavole di legno disposte in modo piuttosto rozzo (e quindi fuori dalla vista) per dirigere il suono dall'estremità del gruppo del braccio alla griglia. Nel 1913 la Victor riprogettò il cabinet per incorporare una camera finita a forma di tromba squadrata. La macchina nel video deve risalire a subito dopo tale revisione, poiché il suo numero di serie indica il 1913 come anno di produzione. (Spero, se dovessi vivere così a lungo, di funzionare altrettanto bene quando avrò 110 anni!) Ha una base piatta; la Victor non avrebbe aggiunto i “piedini” visti sulla macchina nella pubblicità fino al 1915. Il suo riproduttore è l'Exhibition, all'epoca il modello standard della Victor in quasi tutte le sue macchine. Nel 1921, la Victor pensionò l'Exhibition su queste macchine a favore del più recente Victrola No. 2, che aveva un diaframma più grande. Di seguito sono riportate le foto dettagliate. Da notare il famoso braccio affusolato della Victor, che lo rendeva a tutti gli effetti un'estensione della tromba. Quel design era una caratteristica brevettata che la Victor difese strenuamente in tribunale e che promosse intensamente come motivazione per la presunta superiorità tonale delle sue macchine rispetto a quelle della concorrenza. [1] Da notare anche il blocco di legno nella parte posteriore, con due depressioni a forma di coppa e un'apertura rivestita in metallo. Le due coppe servivano per contenere puntine in acciaio nuove, una per il tono forte e una per il tono medio (o una per il tono medio e una per il tono debole, o una per il tono forte e una per il tono debole). Il coperchio al centro era accoppiato a un piccolo porta-pillole di metallo sottostante che serviva per depositarvi le puntine usate. Tenete presente che una puntina d'acciaio serviva per un solo ascolto, e l'utilizzatore doveva inserire una puntina nuova per ogni disco. L'utilizzo delle puntine d'acciaio monouso avrebbe resistito per decenni, fino all'era della riproduzione elettrica, anche dopo che i riproduttori acustici lasciarono il posto ai fonorilevatori elettrici. I Victrola VV IV e VV VI non avevano queste coppe, ma sebbene fossero una comodità quando la macchina era ferma, come ci si aspettava in un ambiente domestico, erano peggio che inutili quando la macchina veniva spostata, poiché nulla avrebbe impedito alle puntine di fuoriuscire e infilarsi sotto il piatto del giradischi e in ogni fessura o apertura all'interno del cabinet.
Bene, basta con la ferraglia. Passiamo alla musica del nostro concerto Victrola virtuale per le truppe.
I dischi
Apre il programma Harry Lauder, “quello scozzese robusto e combattivo”. Qualcuno del gruppo della Victor avrà potuto comprendere bene, oppure no, le scelte di intrattenimento dei ragazzi vestiti di kaki, ma Lauder senza alcun dubbio, e non solo sui dischi. All'epoca, avendo trasceso le umili origini, lavorando prima in uno stabilimento per la lavorazione del lino e poi come minatore di carbone, diventò l'artista più pagato del mondo dell'intrattenimento, ottenendo facilmente il tutto esaurito ovunque andasse: Regno Unito, Stati Uniti, persino Sudafrica. Inoltre lavorò instancabilmente per raccogliere fondi per gli Alleati e intrattenere le truppe, venendo infine nominato cavaliere per il suo impegno. Come riflesso della sua popolarità, Lauder realizzò registrazioni pubblicate su cilindri da Edison, su cilindri e dischi della Pathé e su dischi HMV (e il suo predecessore The Gramophone and Typewriter, Ltd.), Zonophone e Victor. Per la Victor, egli fu uno dei soli tre artisti ad avere pubblicato in tutte le categorie di prezzo, dalle etichette nere, viola e blu alla Red Seal. Recitò in tre film britannici e prima partecipò ad alcuni film parlati sperimentali; pubblicò una serie di libri, tra cui un'autobiografia. La pubblicità della Victor stiracchiò la verità nel descrivere Lauder come uno “scozzese combattente”; egli era un intrattenitore, non un soldato. Ciò non significa, tuttavia, che i combattimenti non lo coinvolsero direttamente: il suo unico figlio, John, fu ucciso pochi giorni dopo il Natale del 1916. Harry Lauder morì nel 1950 a 79 anni, un evento sottolineato dal grande pubblico e da persone importanti quali Winston Churchill e la regina Elisabetta II.
Il video inizia con uno dei più grandi successi di Lauder, Roamin' in the Gloamin' (Victor 70061, 18 ottobre 1911). La cronaca, ovviamente, non può dimostrare che Lauder, attingendo al proprio retaggio, avesse adottato un personaggio di scena spiccatamente scozzese, che generalmente appare in kilt, tam-o'-shanter (il tipico berretto scozzese - NdT) e bastone da passeggio storto. Per il resto, tuttavia, è una tipica esibizione di Lauder e segue lo stesso schema della maggior parte dei suoi dischi. In un dialetto scozzese da palcoscenico, sufficientemente marcato per dare colore senza però ostacolare la comprensione da parte di un pubblico non scozzese, Lauder prima canta, poi interrompe la canzone con un breve monologo comico e infine chiude cantando di nuovo; durante l'esibizione si sentono piccoli scoppi di risatine di scena un po' gratuite. La trama, se vogliamo, è casereccia e un po' sentimentale, e l'umorismo, a quanto pare azzeccato per un pubblico dei primi due decenni del XX secolo, sembra alquanto poco convincente per gli standard odierni. In effetti, cominciò ad essere poco convincente già alla fine degli anni '20, e Lauder si ritirò dalle scene perlopiù negli anni '30, solo per tornare alla carica, con rinnovata energia e popolarità, per riprendere il suo ruolo di instancabile intrattenitore e raccoglitore di fondi a sostegno degli Alleati durante la Seconda Guerra Mondiale.
Se Harry Lauder fu il volto della Scozia nelle sale da concerto, John McCormack potrebbe essere definito la voce dell'Irlanda nelle sale da concerto. McCormack si esibì effettivamente nell'opera, ma la sua più grande fama è stata quella di cantante da concerto. Come Lauder, McCormack ebbe origini relativamente umili. Nacque a Athlone, Irlanda, quarto di undici figli. I suoi genitori lavoravano entrambi in un lanificio locale, dove suo padre era caposquadra. John McCormack andò in Italia per studiare canto, e dopo gli studi con Vincenzo Sabatini (padre del romanziere Rafael Sabatini, autore di romanzi di cappa e spada quali Scaramouche e Lo sparviero del mare), nel 1906 intraprese la carriera operistica, prima in ruoli minori, sotto pseudonimo in un teatro italiano di provincia, per poi spostarsi rapidamente e diventare cantante principale al Covent Garden. Nel 1912 gli impegni concertistici arrivarono a dominare le sue attività, anche se non si ritirò dall'opera fino al 1923. La carriera discografica di McCormack iniziò nel 1904. Dapprima registrò cilindri di canzoni popolari irlandesi per Edison, Edison Bell e Sterling, un paio di lati di genere simile per la Pathé e alcuni dischi, che aggiunsero un po' di repertorio operistico alle canzoni irlandesi, per l'etichetta europea Odeon. Poi McCormack passò alla Victor e iniziò una serie di popolarissimi dischi Red Seal, più di 200 uscite nell'era acustica, con un repertorio “serio” sostanzialmente più numeroso che appare insieme a un gran numero di canzoni irlandesi e altri pezzi popolari. McCormack avrebbe continuato a registrare fino all'inizio degli anni dell'era elettrica, sia per la Victor che per la HMV, quando era uno dei cantanti che contribuirono alle pubblicazioni della Hugo Wolf Society, il primo tentativo di documentare estesamente quelle canzoni del compositore fino ad allora trascurate. Come Lauder, anche McCormack apparve in alcuni film e diede il suo sostegno contribuendo alla causa alleata in entrambe le guerre mondiali.
Nel video, lo sentiamo in It's a Long, Long Way to Tipperary, registrata il 23 novembre 1914 e pubblicata come Victor 64476. La canzone fu un grande successo l'anno prima e il disco di McCormack contribuì ad aumentarne ulteriormente la popolarità. A quanto pare, la sua fama di canzone preferita dai soldati è esagerata, ma si può tranquillamente scommettere sul fatto che un sacco di copie prese la strada per il fronte.
Dalle canzoni scozzesi e irlandesi del music hall, passiamo alla musica marziale/patriottica statunitense. John Philip Sousa è noto come “Il Re delle Marce”, poiché fu compositore di molte marce militari ampiamente utilizzate e accettate ancora oggi. Ciò che è meno noto è che scrisse anche una serie di operette, valzer, ouverture e opere simili di successo, un paio di romanzi e racconti brevi. Inoltre, fu un tiratore scelto. Ebbe un rapporto altalenante con la US Marine Band: iniziò da adolescente, lasciò per un po' di tempo, poi tornò a dirigere l'ensemble per una dozzina di anni prima di lasciare un'altra volta per dirigere una sua band. Durante la Prima Guerra Mondiale ottenne l'incarico di tenente nella US Naval Reserve per dirigere la Navy Band presso la Great Lakes Naval Station, donando tutto il suo stipendio, tranne un dollaro, al Sailors' and Marines' Relief Fund. Dopo la guerra, tornò alla vita civile e continuò a dirigere la sua band.
Sousa fu apertamente ostile alle registrazioni. Fu proprio Sousa che coniò l'espressione dispregiativa “musica in scatola”, che si dice fosse un riferimento ai contenitori di cartone, simili a lattine, in cui venivano venduti i cilindri. Ciononostante, se c'era da fare soldi egli era molto felice che il suo nome comparisse sui dischi, e la Sousa's Band rimase una presenza fissa nei cataloghi di dischi per decenni, fin dagli albori dei cilindri. Tuttavia, c'è uno sporco, piccolo segreto su di loro: sì, i dischi venivano accreditati alla “Sousa's Band”, ma lo stesso Sousa non fece praticamente altro che prestare il suo nome per l'attribuzione e, senza dubbio, riscosse una bella commissione per i diritti d'autore; la direzione effettiva era quasi sempre merito di altri. Il disco nel nostro video -- The Stars and Stripes Forever, etichetta nera Victor, numero 16777, che quasi certamente non doveva mancare negli accampamenti dell'esercito americano su tutto il fronte -- è un esempio perfetto. Nell'arco di alcuni anni, la Victor pubblicò diverse “take” (in realtà il risultato di sessioni a volte molto separate) della marcia con lo stesso numero di catalogo, 16777, e in precedenza, 306; ogni disco era orgogliosamente accreditato alla Sousa's Band, ma nessuno vedeva il coinvolgimento personale di John Philip. Invece, furono variamente diretti da due membri della Sousa's Band, il cornettista Herbert L. Clarke e il trombonista Arthur Pryor, oppure dall'arrangiatore e direttore d'orchestra di casa Victor Walter B. Rogers. Sia Clarke che Pryor registrarono anche come solisti e leader delle proprie band; Pryor era direttore quando la Sousa's Band arrivò a realizzare la sua registrazione finale della marcia nel 1926, un remake con il nuovo sistema di registrazione elettrica all'avanguardia. Quella registrazione rimase nel catalogo Victor abbastanza a lungo da poter essere pubblicata su dischi a 45 giri, anche se dopo il 1928 le copie venivano stampate da rimasterizzazioni, non dagli originali del 1926. Tenete presente che in quei giorni, prima del nastro, per non parlare della registrazione digitale, le rimasterizzazioni venivano fatte riproducendo un originale come sorgente per ri-registrare direttamente su disco. Il risultato era, invariabilmente, almeno una certa perdita in qualità audio. Comunque sia, il disco nel video è ricavato indiscutibilmente da un master originale, registrato acusticamente il 13 dicembre 1912 con la “Sousa's Band” sotto la direzione di Pryor.
Non uno, ma due luminari menzionati nella pubblicità della Victor furono responsabili di un altro disco che doveva essere comune negli accampamenti: l'Ave Maria di Bach-Gounod, cantata da Alma Gluck con l'obbligato al violino di suo marito, Efrem Zimbalist. Ho già scritto di questi artisti sulle pagine di TNT-Audio; per informazioni biografiche vi rimando a quell'articolo. Basti pensare che il disco vede anche la partecipazione del pianista Eugene Lutskij; fu registrato l'8 marzo 1913 e fu pubblicato come 12″ Victor Red Seal 88433, successivamente rinumerato come 89091, versione in cui lo sentiamo. Quelle pubblicazioni erano entrambi a lato singolo, ma in seguito la Victor raddoppiò la registrazione pubblicandola con il n. 8026, abbinandola alla registrazione, dello stesso artista, di The Angel's Serenade di Braga. Non so molto su Lutsky, tranne che a quel tempo realizzò diversi dischi per la Victor come accompagnatore di Gluck, Zimbalist, o entrambi. Apparve in almeno un recital contemporaneo con Zimbalist, e questo fa presumere che all'epoca potesse essere l'accompagnatore abituale della coppia nei concerti. Comunque sia, dubito che i fanti trascorressero gran parte del loro tempo libero ascoltando l'opera, ma non dubito che potessero apprezzare i brani religiosi, e questo era un amato standard musicale a quel tempo. Del resto, rimane popolare ancora oggi.
Le guerre alla fine finiscono, e la Prima Guerra Mondiale non fece eccezione. Così i video. Chiudendo il cerchio, quello presentato qui si conclude laddove è iniziato: con Harry Lauder. Questa volta, egli canta un pezzo che scrisse per sottolineare la conclusione delle ostilità, Don't Let Us Sing Anymore about War, Just Let Us Sing of Love, sottotitolato Peace Song. La registrazione risale al 10 dicembre 1918 e fu pubblicata come Victor 70122, su disco da 12″, di nuovo nella categoria dell'etichetta viola.
Il video
Per ora è tutto. Di seguito è riportato il link al video. Spero che apprezzerete questo passo indietro in una storia idealizzata per gentile concessione del sempre operoso settore pubblicitario della Victor Talking Machine Company.
[1] - Gli altri produttori hanno pregato di dissentire, naturalmente, e hanno esposto le loro ragioni pseudo-scientifiche sul perché preferiscono altri progetti. L'azienda Cheney, per esempio, tra le altre cose propagandava un braccio ottagonale a passi che in qualche modo armonizzava con gli otto toni dell'ottava.
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