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Autore: David Hoehl - TNT USA
Data pubblicazione: Novembre, 2014
Traduzione a cura di: Stefano Miniero
Se avete mai letto le mie precedenti divagazioni su questa meritoria pubblicazione, immagino che avrete notato un concetto ricorrente: prima della standardizzazione del formato LP, tutti i principali operatori che stampavano dischi, avevano le proprie personali concezioni su come dovessero funzionare le cose, e su tali concezioni basavano i loro prodotti. Le differenze erano meno rilevanti tra i prodotti delle aziende minori, ma posso garantirvi che comunque delle differenze c'erano lo stesso. Questo significa che l'onere più gravoso, ma al tempo stesso l'aspetto più divertente nel riprodurre queste vecchie registrazioni, sta proprio nel capire quali apparecchiature utilizzare per ciascuna di esse, e come configurarle nel modo più opportuno. Quando il CD era ancora una tecnologia innovativa che sembrava brillare di luce propria, qualcuno fece sprezzantemente osservare, a proposito dei dischi analogici, che il loro sistema di lettura paragonato a quello del laser, era come “un bastoncino che scorre in un fosso”. Nel mio articolo precedente, facevo alcune riflessioni proprio a proposito di quei “fossi”. Oggi invece, rivolgeremo la nostra attenzione ai “bastoncini”.
Gli stili o puntine del periodo precedente l'avvento degli LP, potevano essere classificati in innumerevoli modi, ma probabilmente quello più utile, ai fini della nostra analisi, era la distinzione tra “fissi” ed “intercambiabili”. La maggior parte delle registrazioni ad incisione verticale veniva riprodotta con stili del primo tipo; un esiguo numero di registrazioni ad incisione verticale, pubblicate da produttori minori, nonché, almeno fino agli anni '30 inoltrati, praticamente la totalità dei dischi ad incisione laterale, veniva riprodotto usando stili del secondo tipo. Per riprendere il discorso dall'inizio, tutte le registrazioni a cilindro venivano riprodotte con “preziosi” stili fissi. All'inizio, questi erano invariabilmente terminati in zaffiro.
Successivamente, quando la più robusta celluloide aveva già soppiantato la fragile cera come materiale per i cilindri, cominciò ad essere preferito il diamante. In entrambi i casi, le macchine di Edison erano progettate in modo che lo stilo “galleggiasse” semplicemente nel solco, con un qualche sistema meccanico che lo guidasse attraverso la superficie del cilindro. Altri produttori facevano in modo che fosse il solco stesso a guidare il meccanismo di riproduzione, nel modo che ci è oggi più familiare ma, nonostante la sua tecnologia meno moderna e similmente a quanto capita ancora oggi, Edison sembrava aver conquistato la fetta più grossa del mercato, almeno qui negli Stati Uniti. Edison, come vedremo, continuò a mantenere questo approccio anche quando introdusse la sua linea di registrazioni a disco.
A sinistra: Stilo a sfera in zaffiro Pathé su supporto in ottone
A destra: Stilo a sfera in zaffiro, a confronto con un moderno stilo per LP stereo
Il principale produttore Europeo di registrazioni ad incisione verticale, era naturalmente la celebre azienda Francese Pathé. Come la Edison (insieme alla Columbia, l'altra principale compagnia Statunitense dell'era pionieristica), questo produttore iniziò a commercializzare registrazioni nel formato cilindrico, ed i suoi cilindri da due minuti, come i relativi sistemi di riproduzione, erano perfettamente intercambiabili con i corrispondenti prodotti della Edison. Pathé, come anche la Columbia, adottò le registrazioni a disco molto prima della Edison. Tuttavia, al contrario della Columbia, il sistema a disco della Pathé rimaneva ad incisione verticale e, contrariamente alle altre principali compagnie, faceva affidamento su un solco largo e poco profondo, in cui scorreva uno stilo sferico in zaffiro di raggio più ampio rispetto ad ogni altro a me noto. Per alcuni aspetti presenta delle similitudini rispetto agli stili intercambiabili, visto che era montato su una boccola in ottone agganciata al sistema di riproduzione tramite una sorta di mandrino, simile a quello dei trapani elettrici, nonostante venisse formalmente definito “fisso”.
La mia opinione è che questo sistema di fissaggio fosse pensato per consentire l'intercambiabilità con gli stili in acciaio adatti alle incisioni laterali, dal momento che i riproduttori Pathéphones potevano gestire sia i dischi ad incisione verticale Pathé, che le normali incisioni laterali. La principale difficoltà in questo caso è impedire che un disco Pathé del tipo inciso con puntine in zaffiro, potesse essere mai riprodotto con uno stilo in acciaio; farlo anche una sola volta, è di norma sufficiente a rovinare definitivamente l'incisione.
Le incisioni Edison presentano problematiche un po' più complesse da gestire. Nel campo delle incisioni a cilindro, i formati standard sono classificabili essenzialmente in due tipologie: quelli da due minuti e quelli da quattro minuti. Sin da quando i dischi piatti iniziarono ad invadere il mercato dopo l'inizio del ventesimo secolo, uno dei loro punti di forza era proprio che suonavano più a lungo dei cilindri con cui erano in competizione. Un disco a 78 giri da 10 pollici di diametro dura circa 3 minuti, uno da 12 pollici almeno un minuto in più, fino a circa 4 minuti e mezzo; invece, un convenzionale cilindro in cera del tipo noto come “cilindro da 2 minuti”, come si evince dal nome, suona per non più di 2 minuti circa. La maggior parte dei produttori di cilindri iniziò ad abbandonare tale formato proprio in questo periodo, ma non Thomas Edison, che rimase fedele alle registrazioni a cilindro fino all'amara fase declinante della sua compagnia.
Per rispondere a questa sfida, scelse di seguire la strada di un altro produttore più piccolo, ed iniziò a distribuire cilindri denominati “Amberol”, che raddoppiavano la durata dei cilindri originari, portandola a quattro minuti, e che erano inizialmente fatti di una cera piuttosto dura e più fragile rispetto a quella dei loro cugini da 2 minuti. In seguito però, adottò quasi sempre un tipo di celluloide di colore blu, stesa su un supporto in gesso, e tali cilindri erano noti a loro volta come cilindri “Amberol Blu”. Alcuni cilindri in celluloide Edison da quattro minuti, sono di un intenso colore azzurro “lavanda”; questi cilindri appartenenti alla linea top chiamata “Royal Purple Amberol”, dovevano servire per contrastare i dischi della Victor della serie contraddistinta da un sigillo rosso. Siccome non hanno mai avuto un gran successo commerciale, sono ora piuttosto rari e quindi molto ambiti dai collezionisti, nonostante la maggior parte di quelli distribuiti, a parte i primissimi, venissero in realtà duplicati a partire dagli stessi master che si possono trovare oggi a cifre assai più modeste. Prima dell'adozione della celluloide, i cilindri delle serie top erano in realtà tutti prodotti in cera nera dello stesso tipo di quella utilizzata per le serie popolari, ma erano confezionati in un lussuoso contenitore rosso scuro ed oro.
Ora, i cilindri avevano tutti una dimensione fisica ben definita, e a parte i primissimi, funzionavano tutti con lo standard da 160 giri al minuto: quindi come avevano fatto quelli della Edison ad incrementarne la durata? La risposta naturalmente, sta nella raddoppiata densità della trama dei solchi, ottenuta incidendo solchi di larghezza dimezzata. Poiché le loro macchine facevano affidamento su un sistema meccanico per guidare lo stilo attraverso la superficie del cilindro, un simile approccio costrinse la Edison ad equipaggiare tutti i suoi nuovi modelli con un rotismo modificato, ed a rilasciare dei kit di riduzione di marcia per quelli esistenti, che di solito incorporano un cambio di velocità per selezionare il tipo di cilindro che si intende riprodurre. Come potrete immaginare, richiese anche il rilascio di riproduttori dotati di un nuovo stilo, più piccolo.
Il riproduttore standard adatto per i cilindri “dorati” in cera da due minuti, era il Model C. Per i nuovi Amberol, il riproduttore giusto era invece il Model H. Guai a confonderli! In particolare, lo stilo più piccolo usato nel Model H arerà brutalmente i solchi di qualunque cilindro in cera da due minuti, con cui dovesse malauguratamente entrare in contatto. Come misura precauzionale, il riproduttore Model H veniva originariamente verniciato con una tinta verde, ma tale misura fu adottata solo per un periodo di tempo limitato, e la vernice si è di norma sbiadita sulla maggior parte degli esemplari dell'epoca. L'estrema accortezza da parte dell'utente è quindi la sola contromisura efficace.
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In seguito, Edison introdusse alcuni modelli combinati estremamente ingegnosi, che potevano gestire entrambi i tipi di cilindro, ed il più appetibile tra questi era senz'altro il Model O. Questo tipo di riproduttore, montava un dispositivo a ribaltamento molto simile a quello delle testine ceramiche di quei vecchi giradischi stereo della BSR. Ancora una volta, questo non vi esime dal dover scegliere con molta oculatezza lo stilo adatto per il tipo di cilindro che intendete riprodurre.
La storia tende a ripetersi, come si suol dire, e questo vale anche per le registrazioni a disco di Edison. Essendo l'ultimo arrivato nel campo dei supporti a disco, egli dovette escogitare un suo sistema proprietario, che introdusse nel 1913; tale sistema faceva affidamento sullo stesso principio di guida meccanica tipico delle sue macchine per cilindri, adattando il relativo riproduttore di quei modelli, equipaggiato però con una puntina rettificata in diamante di dimensioni standard.
I dischi di questo tipo avevano un diametro di soli 10 pollici, ma siccome Edison aveva adottato una cadenza per i solchi di 150 passaggi per pollice, quindi più fitta di quella standard delle registrazioni ad incisione laterale, questi dischi duravano all'incirca come quelli da 12 pollici degli altri produttori. Se ci spostiamo una decina di anni dopo, ritroveremo il sistema dei dischi di Edison ferocemente messo sotto pressione (che presto si sarebbe rivelata fatale) da una nuova tecnologia: si trattava della registrazione elettrica che, tra gli altri vantaggi, offriva una risposta in gamma bassa ineguagliabile per quelle vecchie registrazioni acustiche “tromba e diaframma”. La sola risposta che riuscì a trovare Edison, fu di incrementare ulteriormente la durata della registrazione, ancora una volta aumentando la cadenza dei solchi, stavolta fino ad uno strabiliante valore di 450 passaggi per pollice, ovvero circa il doppio di quello del microsolco di un odierno LP stereofonico.
Chiaramente, la riproduzione necessitava esattamente degli stessi adeguamenti precedenti: l'adozione di un nuovo rotismo, con relativo cambio di marcia, in tutte le macchine di nuova produzione, e contestualmente il rilascio di adattatori per quelle vecchie, nonché di un nuovo riproduttore con uno stilo ancora più sottile, probabilmente il più piccolo mai prodotto per le riproduzioni analogiche. Il risultato era un disco che suonava fino a 20 minuti per lato, con una velocità di 80 giri al minuto. Sfortunatamente, questo sistema era per certi versi fin troppo avanzato rispetto ai suoi tempi, mentre per altri versi scontava i limiti di una tecnologia superata, e fu quindi un totale fallimento dal punto di vista commerciale. In ogni caso, lasciava inalterata, per coloro che volessero riprodurre i dischi Edison, la necessità di fare in modo che i dischi standard fossero riprodotti solamente con gli stili in diamante di dimensioni standard e, cosa ancor più importante, che i dischi “long-play” Edison non venissero mai suonati con nessun altro stilo che quello per i “long-play”.
Quanto detto finora, copre le nozioni fondamentali sugli stili fissi per le registrazioni ad incisione verticale. Per adesso fermiamoci qui; nella prossima puntata ci occuperemo invece di quelli intercambiabili. Buon ascolto!
Copyright 2014 David Hoehl - drh@tnt-audio.com - www.tnt-audio.com
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