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Autore: David Hoehl - TNT USA
Pubblicato: Maggio, 2020
Traduzione: Alberto Salsone
Nella Ia e nella IIa parte di questa serie abbiamo fatto un po' di storia del 78 giri, dal periodo finale a quello successivo; in questa terza parte vediamo qualcosa di inaspettato che sta accadendo ai nostri giorni. Nell'ultima decina d'anni la piccola etichetta Rivermont Records, il cui quartier generale si trova nell'improbabile metropoli di Lynchburg, in Virginia, ha aggiunto una breve serie di nuove registrazioni stereo su dischi microsolco in vinile a 78 giri al proprio catalogo di LP e (soprattutto) CD, anche se, per esigenze commerciali, questi dischi ad alta velocità sono "a tiratura limitata". Ad oggi l'etichetta ha pubblicato 7 dischi, di cui 2 in un unico set, tutti nel formato 10". L'azienda tiene a precisare, giustamente, che i dischi sono pensati per i moderni giradischi equipaggiati con testine leggere e non possono essere letti sui Victrola o altri apparecchi a molla.
La Rivermont, creatura del pianista Bryan Wright, si focalizza su ragtime e jazz del periodo pre-depressione, sia in esecuzioni attuali che in riedizione di registrazioni storiche. Dimostra un'apprezzabile sensibilità ai 78 giri storici nel confezionare i propri dischi con copertine che imitano quelle del tempo e nell'uso di etichette che rievocano puntualmente le American Brunswick a 78 giri dei decenni '10 e '20, tra le più eleganti dell'epoca, con un accenno a quelle dei rari dischi Edison a lettura laterale, con quel tipico motivo grafico a fulmine degli ultimi 3 o 4 anni, prima che l'azienda abbandonasse l'attività nel 1929.
Ci si potrebbe domandare perché nel 2019 un produttore di dischi analogici in vinile, già di per sé un mercato decisamente di nicchia e che si è dimostrato sorprendentemente tenace, si cimenti con quello che deve essere un piccolo antro all'interno di quella nicchia, il venerabile formato a 78 giri, che non può neanche essere utilizzato sulla maggior parte dei giradischi prodotti nell'ultimo quarto di secolo. "Si" sento qualcuno mormorare "qualcuno se lo può domandare. Forse demenza?" Bè, non posso parlare delle motivazioni dell'azienda o della logica commerciale dell'iniziativa ma i risultati parlano da soli: tralasciando le considerazioni puramente musicali, ogni audiofilo col minimo interesse per la riproduzione del suono analogico dovrebbe dedicare un ascolto attento ai dischi 78 giri Rivermont.
Ho acquistato tutti i dischi della serie. Definirei il loro suono "aggressivo", ma non in senso negativo, con troppi acuti o con riprese microfoniche troppo vicine. Direi piuttosto un suono grande, solido, potente (il basso, in particolare, è più forte e pieno di quello che sono abituato a sentire negli LP). In altri termini, questi 78 giri suonano, bè, come 78 giri ma con registrazioni e superfici dei dischi silenziose e una buona riproduzione stereo. Hanno quella caratteristica pura energia fisica dei 78 giri, di un segnale intrinsecamente di grande ampiezza piuttosto che portato ad avere ampiezza attraverso un'elaborazione elettronica. L'effetto è notevole soprattutto nei dischi con numerosi strumenti in cui si apprezza anche il buon posizionamento stereo dei vari strumenti, ma anche negli assolo di piano dove viene proiettata nella sala d'ascolto la robusta immagine di un grande Steinway. Tutti i dischi riproducono assolo di piano o esecuzioni di piccoli gruppi; gli strumenti hanno un suono ben definito, vivido, fermamente stabile nell'immagine stereo, che dà quella sensazione di “esserci dentro”. In breve, come supporti per materiale audio, i 78 giri della Rivermont sono molto probabilmente le registrazioni meglio suonanti che abbia mai incontrato. Ognuno di essi sarebbe adatto per effettuare dimostrazioni con un impianto stereo di alta qualità.
Come sappiamo tutti il panorama delle etichette musicali è disseminato di marchi "audiophile" defunti che offrivano registrazioni spettacolari, tecnicamente perfette, di musica a dir poco banale, se non peggio. E la Rivermont? Come si pone su questo piano? Sono stato combattuto sul modo di esprimere i miei pensieri su questo aspetto e alla fine ho capito come procedere.
"Uh, oh," mormora qualcuno, "Credo che stia per lanciarsi in un'altra di quelle divagazioni strampalate". No, non lo farò. Mi atterrò all'argomento con ferale distacco. "Oh, OK, che sollievo...".
Prendete in considerazione il tanto vilipeso fenicottero. "Lo sapevo! Ne ero certo! Una divagazione! Me ne vado!". "Ehi tu! Siediti! Non scappare via proprio ora con la scusa di una birretta!". Ehm, supponiamo che in una giornata mite tu decida di fare una passeggiata allo zoo e lì trovi un consistente stormo di fenicotteri. In linea con le recenti raccomandazioni della zoologia, vivono in un ambiente scrupolosamente allestito a riprodurre generosamente il loro habitat naturale. Passi un'oretta a guardarli sguazzare nel loro stagno, battibeccare su non si sa cosa, dormire su una zampa, nutrirsi con la testa immersa in acqua e fare in genere quello che mia figlia adolescente descriverebbe come "roba da fenicotteri". Sono piacevoli da guardare, passi un bel pomeriggio e torni a casa con la sensazione di aver speso bene il tuo tempo.
In effetti ti è tanto piaciuto osservare i fenicotteri allo zoo che alla tua successiva vacanza ai Caraibi prenoti una settimana all'isola di Bonaire, conosciuta per essere rifugio di fenicotteri allo stato brado e riesci ad osservarli [1] il giorno dopo il tuo arrivo all'Aeroporto Internazionale Flamingo. Se i fenicotteri dello zoo erano belli e piacevoli da guardare, questi, nel loro ambiente selvaggio, intenti a quella "roba da fenicotteri" in massa, sono mozzafiato, nel loro immenso scenario naturale, non in una piccola approssimazione artificiosa, ma in questo, libero da interferenze umane. E il cuore ti balza in gola quando, d'un colpo, a centinaia, prendono il volo, non più trampolieri un po' goffi, ma una moltitudine elegante, agile, libera, sgargiante di colori, in volo nel sole tropicale. Quello che provi non è divertimento, è ebbrezza!.
Per questo, quando torni a casa, piazzi una coppia di fenicotteri rosa di plastica in giardino, in omaggio a quell'ineffabile esperienza di incontro con la natura che ti ha segnato la vita.
Questo è, comunque, quello che succede, a parer mio, con le moderne esecuzioni di musica di quel tempo. Talvolta hanno un che di nostalgico, come dire "divertiamoci un po' rivisitando i bei vecchi brani nel modo in cui i nostri nonni li hanno ascoltati" e, se suonati con perizia, con rispetto dello stile del tempo, possono essere un buon divertimento, come per i fenicotteri dello zoo. Si passa una buona serata, si torna a casa soddisfatti e la vita è bella. Ma le esecuzioni di vero impatto, tuttavia, sono quelle che ti colpiscono come i fenicotteri di Bonaire, che non hanno limiti, quelle che permettono alla musica di prendere il volo e presentarla come qualcosa di vivo e vibrante e ora sì, ottenere lo stile di quei tempi, ma come musica attuale, come hanno fatto i gruppi, i cantanti e gli strumentisti quando era musica appena composta. Quelle eseguite con la consapevolezza di come la musica veniva suonata "allora" ma senza quella sensazione di guardare al passato con distacco.[2].
Le pubblicazioni a 78 giri della Rivermont ci offrono esempi di entrambi i tipi. Non sono mai inferiori a un buon intrattenimento; spesso sono molto di più.
La prima pubblicazione Rivermont è stata quella dei 4 assolo di piano del leggendario musicista jazz Bix Beiderbecke, intitolata "Modern Piano Suite": "Candlelights", "Flashes", "In the Dark", e "In a Mist", tutte suonate dal pianista e fondatore dell'Etichetta Bryan Wright. Ogni brano occupa un lato di un album doppio, dischi numero 590 e 591. Le registrazioni sono state effettuate in Giappone, a Tokyo, il 22 ottobre 2009 e Wright suonava un pianoforte C-227, uno strumento della serie costruita ad Amburgo, più corto di 50 cm circa rispetto al modello D Concert Grand. È uno strumento dal suono brillante, chiaro, più vivace che caldo, molto adatto al modo in cui Wright interpreta questo genere di musica.
A differenza di altre pubblicazioni Rivermont, questa include note di copertina, ovviamente redatte dall'esecutore. Ci dice:
"Vale la pena sottolineare che gli assolo di Beiderbecke, pur non attingendo a molte delle armonie insolite, care ai compositori fin de siècle, non sono impressioniste sul piano formale. Oltre a spostare i limiti della tonalità, i compositori impressionisti spesso sfumavano le linee strutturali creando brani che rifiutavano o mascheravano abilmente le rigide forme architettoniche del periodo classico e del primo periodo romantico. Questi episodici assolo per pianoforte di Beiderbecke si attengono a strutture chiaramente delineate. In tutte si rinuncia all'introduzione e si comincia con una sezione A di sedici misure. Nella maggior parte si prosegue con sezioni B e C, chiaramente definite, di durata regolare, (8 o 16 misure), spesso con la ripetizione della sezione A inserita tra le 2. In tutte si chiude ripartendo dalla sezione A, nella chiave originaria e una breve coda".
Wright rende bene l'idea di cosa fosse quella musica e questi dischi offrono una riproduzione del pianoforte tra le più solide e vivide che ricordo di aver ascoltato in un album. Un'ottima dimostrazione di quello che si ottiene quando vengono utilizzate delle moderne tecniche di registrazione su un'alta velocità di rotazione! Ciò detto, Wright enfatizza il lato impressionista della musica, che descrive come "delicato e riflessivo". Questo approccio fa da curioso contrasto con quello di Beiderbecke nella sua unica registrazione per piano solo, come in "In a Mist". Nelle mani del compositore il brano è accelerato, più stravagante, "jazzato", con un suono tipo, diciamo, alla Fats Waller o Albert Ammons; tutto fuorché "delicato". Per me l'esecuzione di Wright richiama la sala da concerto, quella di Beiderbecke una festa in casa. Entrambe le impostazioni funzionano bene ma non c'è dubbio che quella di Wright tragga beneficio da una qualità di registrazione decisamente superiore.
La pubblicazione successiva è la numero 592, "Down in Gallion" e "The Swing", eseguite da Andy Schumm e la sua Flatland Gang, entrambe strumentali. Considero questa, registrata a Racine, nel Wisconsin, il 12 marzo 2011, la più simile all'effetto "visita allo zoo" della serie Rivermonts. Di per sé è briosa e piacevole, una buona escursione nel jazz tradizionale; l'esecuzione sapiente e raffinata e la registrazione, come per tutte le Rivermont, di primo livello. Ciononostante, per me, l'esecuzione non decolla mai; sembrano un pochino troppo garbati e controllati. Vale certamente la pena di acquistare il disco ma non sarebbe quello da cui consiglierei di cominciare se vi approcciate per la prima volta ai 78 giri.
Mi piace di più la numero 593, "Ok Toots" e "Troublesome Trumpet", eseguite da Alex Mendham e la sua Orchestra. Registrata a Hampstead, Londra, il 2 ottobre 2012, l'esecuzione è più disinvolta, a tutto vantaggio della performance generale. Chi ha un debole per lo strumento indicato nel titolo della seconda canzone non rimarrà deluso dal contributo di Angus Moncrieff, sebbene Alex Mendham, come cantante, in linea con la maggior parte di quanto ascoltato in questi dischi, ricordi più l'effetto "visita allo zoo" dei suoi colleghi strumentisti. Tuttavia, come band leader, marca un successo.
La Rivermont ha messo in vendita le prime 30 stampe di questo disco su vinile di colore chiaro come iniziativa di raccolta fondi e naturalmente ho subito sottoscritto. Quando il disco è arrivato c'era allegata una lettera di Bryan Wright, la forza motrice della Rivermont, che forniva indicazioni sul processo di produzione del disco. Ho l'impressione che alcuni lettori di TNT-AUDIO, anche quelli che non hanno intenzione di avventurarsi fuori dall'ambito del LP, le troveranno interessanti, come per me; perciò, eccole:
"Potrete notare la presenza di granelli neri nel disco; questo non è un difetto ma il risultato di come i dischi vengono prodotti: solitamente le aziende stampatrici non producono meno di 100 copie di un disco in vinile colorato perché occorre svuotare il serbatoio speciale della stampatrice dai comuni granuli neri per sostituirli con quelli colorati. Se non si effettua una pulizia profonda del serbatoio (operazione lunga e costosa) alcune rimanenze di particelle di vinile nero finiscono inevitabilmente mescolate al vinile colorato quando questo viene versato nella pressa. Generalmente le prime due dozzine di vinile colorato presentano macchie nere e vengono scartate o destinate ad uso diverso"."Per questo disco di Alex Mendham abbiamo richiesto solo 30 copie del disco in vinile chiaro. La ditta stampatrice ha malvolentieri effettuato un ciclo speciale avvertendo, però, che alcuni granuli neri sarebbero inevitabilmente finiti nelle presse, senza però sapere in che misura. I granuli non dovrebbero interferire sulla riproduzione anche se l'effetto visivo non dà l'idea di purezza che avremmo desiderato. Per contro, in questo modo, ogni copia del disco in vinile chiaro è assolutamente unica in quanto non ce ne saranno due con lo stesso disegno del materiale".
Il numero 594, "Lady of My Cigarette" e "Blue Idol" eseguite da Andrew Nolte e la sua Orchestra, mi impressiona anche più del disco di Alex Mendham e questo vale come un grande riconoscimento. Qui non si indugia, solo la musica sfrenata dei bei tempi. L'esecuzione è animata, raffinata e, oserei dire, eccitante. Entrambi i brani, strumentali, sono elettrizzanti. Sfortunatamente questo disco non sembra più menzionato sul sito Riverside e verrebbe da pensare che sia esaurito. Se così fosse, spero venga presa in considerazione una ristampa; si tratta di uno dei migliori dischi della serie.
Il disco numero 595, un altro dei migliori della serie, è un cambio di passo in quanto lo stile si rifà al ragtime e alle produzioni della Tin Pan Alley, vale a dire di una generazione musicale antecedente a quella del jazz, presente sui dischi precedenti. I brani scelti sono un classico della produzione di Irving Berlin, "That International Rag" assieme a "Knockout Drops" del suo contemporaneo meno conosciuto, F. Henri Klickmann. Andrew Greene dirige la Peacherine Ragtime Society Orchestra e William Edwards ha l'onore di eseguire la parte vocale nel brano di Berlin. La registrazione è stata effettuata ad Arnold, nel Maryland, nel febbraio 2017. Anche qui trovo un accenno di "visita allo zoo" nella parte vocale, ma sarebbe un peccato rinunciarci perché i testi sono incantevoli e dobbiamo riconoscere a Mr. Edwards i sorprendenti effetti vocali contenuti nella ripetizione del ritornello. L'esecuzione strumentale è di prim'ordine, ben bilanciata tra l'entusiasmo dei primi anni e la natura in qualche modo contenuta del ragtime rispetto al jazz. I Peacherines si sono esibiti per circa 10 anni, lo stesso periodo di tempo della serie di 78 giri della Rivermont, ottenendo il consenso della stampa di tendenza; questo disco ne chiarisce i motivi. La Rivermont segnala che i brani sono stati pubblicati solo su 78 giri sebbene il gruppo abbia al suo attivo anche alcuni CD, sempre Rivermont. Come per il precedente, lo raccomando vivamente se volete acquistare solo 1 o 2 dischi dal catalogo 78 giri Rivermont (se lo trovate ancora!).
La produzione più recente (numero 946 del nuovo catalogo di quest'anno), registrata il 9 marzo 2019 e pubblicata il mese successivo ci riporta Andy Schumm, questa volta come parte di un gruppo chiamato "The Chicago Cellar Boys". Gli altri membri del gruppo sono John Otto, Paul Asaro (nella doppia veste di pianista e cantante), John Donatowicz, e Dave Bock. Il disco si differenzia dal precedente perché contiene due brani per lato invece che uno: "Happy Feet" e "Dispossessin' Me" sul lato A, "Hello! Beautiful!" e "I've found a New Baby" sul lato B, portando la durata di ogni facciata a 7 minuti circa, grosso modo il doppio di quella di un vecchio disco in ceralacca. Purtroppo affiora un po' di "visita allo zoo" ma non dappertutto; è appena percettibile in "Happy Feet" (soprattutto durante la parte vocale) e in "Hello! Beautiful!" ma non nel lento blues "Dispossessin' Me," mentre "I've Found a New Baby" è "bollente", a riprova che questi ragazzi possono offrire il meglio quando si lasciano andare. Forse non è una coincidenza se quest'ultimo brano è l'unico strumentale. Una cosa è certa, in ogni caso: questo disco è una manna per le orecchie degli amanti della musica, con bassi notevoli, ottima separazione tra gli strumenti e tanto impatto. Il suono degli LP impallidisce, a confronto.
In conclusione: la Rivermont sta facendo qualcosa di molto speciale nel pubblicare questi brani su nuovi supporti: nell'intraprendere un percorso difficile e commercialmente rischioso, offre al pubblico di appassionati un'elegante riproposizione di quella vecchia musica in una maniera che, nella maggior parte dei casi, non solo mostra quale musica amassero i nostri antenati, ma fa anche capire perché la trovassero così entusiasmante. Allo stesso tempo offre agli audiofili materiale dal suono magnifico ai cui ritmi sottoporre il proprio impianto, con risultati sorprendenti. Se siete indecisi tra l'aggiungere o meno al vostro impianto un giradischi capace di riprodurre i dischi a 78 giri, non esitate più. Decidetevi e procuratevi dei Rivermonts prima che siano esauriti. Quest'iniziativa merita ampio sostegno.
[1] - Poiché i fenicotteri sono uccelli schivi, sull'isola di Bonaire è vietato ai turisti l'accesso alla riserva, per non rischiare di disturbarli; la si può osservare da una strada adiacente.
[2] - In realtà credo si possa dire lo stesso per la musica classica ma questa è una divagazione ancora maggiore di quella che è nelle mie intenzioni.
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