Ecco a voi alcune registrazioni per farvi ricordare un tempo in cui “pandemia” non equivaleva a “distanziamento sociale”, “auto-quarantena” e all'ordine di “restare a casa” -- con risultati disastrosi. La cosiddetta “influenza spagnola” fece la sua prima comparsa nel gennaio 1918, tre anni e mezzo dopo lo scoppio di quel conflitto infernale che fu la Prima Guerra Mondiale, in un'epoca in cui il contagio e le caratteristiche dei microrganismi non erano stati del tutto compresi e in cui un'igiene discutibile, combinata con massicci movimenti internazionali di combattenti e non combattenti, ne garantì una rapida diffusione in tutti gli angoli del globo. Prima che l'influenza spagnola passasse, circa un terzo della popolazione mondiale fu infettato e il numero delle vittime fu superiore a quello dei caduti di tutte le battaglie combattute nelle trincee. Oh, c'è un pensiero lieto: la data della conclusione di quella pandemia arrivò ben due anni dopo l'inizio. Tenete duro, amici -- la strada è lunga.
La Prima Guerra Mondiale fu un vero Inferno sulla Terra, per niente limitata dalla pandemia di influenza, però diede origine ad alcune canzoni d'incitamento davvero belle. In questo articolo, mentre lottiamo contro il nostro attacco virale, per intrattenervi presento un medley di canzoni dell'epoca di quella pandemia precedente. Esso termina con alcune osservazioni di un grande uomo del tempo. Tutte provengono da dischi del periodo riprodotti da macchine del periodo. Alcune parole su ogni canzone:
“Over There”, di George M. Cohan, forse la canzone di guerra più rappresentativa negli Stati Uniti. Il cantante, Enrico Caruso, non ha bisogno di presentazioni; il suo nome resta pressoché sinonimo di “tenore operistico” a quasi un secolo dalla sua morte. I collezionisti hanno sempre amato il suo inglese dal forte accento, qui, mentre “fa la sua parte” per sollevare il morale e il patriottismo degli americani. Io non parlo francese, però immagino che il suo, nel secondo verso, sia italianizzato quanto il suo inglese nel primo -- almeno, non ricordo di aver sentito i cantanti francofoni arrotare le loro “r” altrettanto entusiasticamente! Lo ascoltiamo su un Victor V (nel senso del numero romano 5) con tromba speartip in quercia risalente, probabilmente, a circa l'inizio della guerra o forse poco prima. Questo modello fu prodotto dal 1903 al 1920, inizialmente con un cabinet decorato in maniera elaborata che la Victor semplificò molto nel 1906. Il mio è di quest'ultimo tipo. È dotato di un riproduttore Victor modello Exhibition, il tipo standard per le macchine Victor a partire dal 1906, fino all'adozione del modello Victrola n.2, più grande, nel 1917. La riproduzione, come per tutte le macchine Victor, avveniva con stili intercambiabili, di solito in acciaio. La propulsione avveniva con un potente motore a tre molle e il piatto aveva un diametro di 12″, corrispondente ai dischi da 12″ commercializzati per la prima volta contemporaneamente alla macchina. Sotto ogni aspetto, tranne la decorazione del cabinet, questa macchina era il modello di punta a tromba aperta della Victor per l'uso domestico.
“It's a Long, Long Way to Tipperary”, solitamente attribuita a Jack Judge (ma decisamente scritta in collaborazione, almeno, con Henry James “Harry” Williams). Come “Over There” fu la prima canzone negli Stati Uniti, così il motivetto di Tipperary fu l'equivalente per i soldati dell'impero britannico, e in seguito per gli americani quando “andarono là” (“over there”). Il cantante è Albert Farrington, sul quale ho trovato poche informazioni a parte un'attiva presenza a Broadway e in altri teatri da musical intorno al 1900, e che forse è stato sepolto in Canada. Per quanto ne so, per Edison ha inciso soltanto tre dischi. Il coro maschile che lo accompagna è anonimo ma, se la pratica abituale di Edison è una linea-guida, probabilmente comprendeva un certo numero di “regolari” che cantavano per l'etichetta. La mia copia è su un cilindro di Edison Blue Amberol. All'epoca della realizzazione la pratica di Edison era registrare tutti i master come dischi, per pubblicarli in quel formato, e “sdoppiare” meccanicamente quelli destinati alla pubblicazione parallela su cilindro. Alcuni di questi “sdoppiamenti” sono migliori di altri; questo è tra le registrazioni migliori che abbia ascoltato. È stato riprodotto con il medesimo fonografo di Edison Triumph Model B del quale ho scritto in un altro recente articolo su TNT-Audio. Come il Victor V, il Triumph era il modello di punta della linea standard per uso domestico e anch'esso era azionato da un grosso motore a tre molle. Originariamente questo era stato progettato per l'uso con i soli cilindri da due minuti, ma è stato modificato con un kit di accessori per riprodurre anche i cilindri da quattro minuti. Il suo riproduttore è un Model O con peso flottante spuntato, un meccanismo ribaltabile precursore di quelle testine ribaltabili che una volta venivano montate sui giradischi hi-fi 33/78 giri; la tromba è un modello in quercia a collo di cigno, la cui rifinitura rispecchia quella del cabinet.
“The Further it is to Tipperary”(Dudley, Godfrey e Byrnes) presenta l'opposto della canzone precedente: su di essa disponevo di poche informazioni sul cantante ma sapevo molte cose sulla macchina, mentre in questo caso conosco un po' l'artista ma so poco della macchina. Prima il cantante: Jack Norworth fu un importante e popolare cantante/autore di vaudeville ai suoi tempi. È famoso soprattutto per avere scritto il testo del celebre inno del baseball “Take me out to the Ball Game”, nonostante (presumibilmente) non abbia mai assistito di persona a una partita della Major League! Per quanto riguarda la macchina, direi che risalga alla fine degli anni '10 o all'inizio degli anni '20 del secolo scorso; le statistiche di produzione delle macchine Pathé non sono facilmente reperibili. La macchina ha due nomi. Il cabinet è etichettato “Diamond, License Pathé”; il meccanismo di riproduzione è etichettato “Pathé Diffusor”. Il secondo è un grosso cono di carta, come quello di un altoparlante, con uno stilo Pathé con sfera di zaffiro all'apice. Agendo tramite lo stilo, il disco sollecita direttamente il cono affinché esso generi il suono per l'ascoltatore. “Diamond” si riferisce a una linea secondaria, economica, della Pathé; questa macchina non era un modello di punta e ha un debole motore a molla singola, con una potenza a malapena sufficiente per un disco. Anche il metodo di produzione dei dischi è l'opposto di quello di Edison descritto prima; anziché registrare su disco e poi ricavare i cilindri, la Pathé registrava tutto su cilindri sovradimensionati e poi li sdoppiava meccanicamente per realizzare i master per i dischi, commercializzando anche i cilindri.
“Let Us not Forget” e “National Airs of the Allies” sono i due lati di un unico diamond disc di Edison. Nella prima canzone sentiamo la voce di Thomas Edison nella sua unica registrazione commerciale. Egli fa un breve annuncio per esortare gli ascoltatori statunitensi a ricordare che anche gli altri alleati hanno combattuto duramente in guerra, e alla fine presenta le marce e gli inni nazionali degli alleati, ascoltabili sul secondo lato; pertanto, in un certo senso, il lato parlato è un'introduzione al lato musicale. Un abbinamento simile non era insolito per l'etichetta, che spesso accompagnava una selezione operistica con un “discorso di presentazione”, solitamente a cura del maestro di dizione Harry E. Humphrey. Tra le cinque selezioni presenti sul lato musicale, probabilmente tre saranno oggi familiari alla maggioranza degli ascoltatori: l'inno francese “La Marsigliese”, l'inno britannico “God Save the King” (com'era allora, quando Giorgio V era il sovrano regnante) e l'inno statunitense “The Star Spangled Banner” -- il quale, vi prego di notare, sarebbe diventato l'inno ufficiale degli USA soltanto circa una dozzina d'anni dopo. Probabilmente meno familiare, almeno per gli ascoltatori anglofoni, è l'inno belga, “La Brabançonne”. Probabilmente la meno riconoscibile fuori Italia, e forse sconosciuta anche a molti italiani, è la “Marcia Reale d'Ordinanza”, che era la marcia ufficiale della monarchia italiana prima che questa venisse abolita, nel 1946. Un vero cimelio, quindi.
Spero che vi sia piaciuto questo viaggio musicale in un altro periodo storico tormentato tanto quanto è piaciuto a me mettere insieme il tutto. Forse, se tutti noi imparassimo dagli errori di quel periodo, potremmo superare più facilmente i nostri tormenti. Nel mentre, una bella canzone è senza tempo!
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