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Prodotto: diffusori da pavimento Alacrity Audio Dundee6
Produttore: Alacrity Audio - UK
Prezzo: 4.499 - 4.899 sterline (secondo la rifinitura) - (Convertitore di valuta) - (il prezzo può variare)
Recensore: Nick Whetstone - TNT UK
Data della recensione: Maggio, 2015
Traduttore: Roberto Felletti
Nel corso del 2014 non ho scritto molte recensioni, a causa di problemi di salute; però, quando Alacrity Audio mi scrisse per domandarmi se avessi desiderato recensire la sua ultima creazione, i diffusori da pavimento Dundee6, cominciavo già a sentirmi leggermente meglio. Poiché avevo particolarmente apprezzato altri diffusori marchiati Alacrity, grazie al loro innovativo progetto che aumenta l'emissione dai piccoli altoparlanti, avevo accettato la proposta. Anziché spedire i diffusori tramite corriere, l'azienda aveva provveduto direttamente alla consegna, cosa di cui le sono molto grato, in quanto servivano decisamente quattro braccia per trasportare le torri su per le scale fino nella mia sala d'ascolto. Non che siano diffusori enormi, però sono costruiti solidamente e oltretutto vengono consegnati in un imballo altrettanto ben costruito.
Per essere diffusori da pavimento (detti anche “torri”) non sono grandi, nonostante siano piuttosto alti (larghezza: 18 cm - altezza: 120 cm - profondità: 30 cm). A causa della loro, relativamente piccola, sezione trasversale, essi sono dotati di basi in metallo pesante nelle quali sono avvitate quattro punte; in questo modo, si è certi che i Dundee poggino sul pavimento in maniera stabile, evitando il rischio che si muovano. La disposizione degli altoparlanti vede il tweeter posto sotto il woofer e più in basso, sul frontale, è presente un incavo al cui interno è stato inserito del foam acustico lavorato, della cui utilità non dubito, anche se ritengo che avrebbe potuto essere rivestito allo scopo di migliorare quello che appare come un diffusore splendidamente realizzato e che, invece, sembra un po' incompleto. Gli esemplari forniti per la recensione erano rifiniti in legno di quercia, tuttavia la Alacrity dispone di altre rifiniture, quali: acero “occhiolinato” (detto anche “a occhio di pernice”), palissandro, ebano macassar oppure colori lucidi. Se posti in prossimità della parete posteriore, i diffusori Dundee diventano parte dell'ambiente, perfino in stanze più piccole, e non occupano uno spazio maggiore di quello richiesto da un piccolo diffusore da stand collocato sul suo supporto.
Come i lettori abituali di TNT-Audio sapranno, in precedenza ho recensito altri diffusori della “scuderia” Alacrity Audio, vale a dire gli originali Caterthun, i Caterthun-8, nonché i Caterthun in versione largabanda. Il motivo per cui i Caterthun sono rinomati consiste nell'utilizzo di una tecnica che permette di ottenere molti più bassi, da un piccolo altoparlante/cabinet, di quelli che, solitamente, sono possibili. Con i Dundee6, tale tecnica è combinata con un cabinet a linea di trasmissione, accordato a 1/4 d'onda, facendo così compiere al progetto un passo in avanti.
Ecco cosa dice Alacrity Audio a proposito dei Dundee6:
«Poiché il nostro materiale di carico del cabinet, ad Induzione Acustica, agisce come un filtro passa-basso a 100 Hz, 36 dB/ottava, non abbiamo bisogno di escogitare un modo per assorbire tutte le emissioni posteriori, in gamma media, provenienti dal woofer. Pertanto, i bassi sono veloci, tesi e diretti, con tutto il peso e l'estensione che ci si può aspettare da un simile progetto, oltre a molto altro. Il calore è migliore, così come l'immagine stereofonica.»
Ed ora esaminiamo le specifiche tecniche:
Sapevo che, a causa di altri impegni, avrei potuto disporre dei Dundee solo per un periodo relativamente breve, per cui mi ero messo subito all'opera. Li avevo disimballati, avevo avvitato le punte nelle basi metalliche, davvero notevoli, e infine li avevo sistemati, seguendo le indicazioni della casa produttrice, vicino sia alla parete posteriore che a quelle laterali.
Un consiglio era, appunto, quello di sistemare i diffusori in tale modo. Dopo qualche tentativo, ero riuscito a trovare la posizione ideale per la mia stanza, cioè con il retro dei cabinet distante 20 cm dalla parete posteriore (pertanto, i woofer distavano 52 cm dal muro), mentre i cabinet distavano 52 cm dalle pareti laterali. Un altro consiglio era adottare il bi-wiring, e così avevo fatto.
A coadiuvarmi nell'ascolto delle torri Dundee c'era un DAC USB M2Tech (alimentato da un Astin Trew Concord), mentre per l'amplificazione avevo iniziato con un amplificatore a valvole Yarland M34 per passare poi a un amplificatore in classe AB, autocostruito, da 55 W per canale. L'impianto era alimentato da un condizionatore di rete elettrica James Audio. Come sorgenti per il DAC USB, avevo utilizzato sia Audiophile Linux che Foobar/jPlay con Windows 8.
Le torri Dundee erano già ben rodate, per cui avevo potuto ascoltarle seduta stante. Come ci si potrebbe aspettare da diffusori rientranti in una simile fascia di prezzo, esse si erano rivelate, già da subito, notevoli. Il primo aspetto per cui questi diffusori si fanno notare è il basso (comunque, non in maniera invasiva). Esso spicca, è chiaro, veloce, armonioso e ben integrato, mantenendo tali caratteristiche fino in fondo, senza perderle per strada. Non solo il basso (inteso come chitarra) diventa più tangibile, anche le voci acquistano un timbro maggiormente realistico (diventano più corpose) e la batteria, semplicemente, sembra vera. Un basso più chiaro significa una gamma media meno confusa, per cui anch'essa è cristallina. Va osservato che, anche a volumi elevati, il basso restava così ben controllato al punto che non avevo avuto problemi con le risonanze ambientali (tranne che con il brano “Dub Tractor”, tratto dall'album “Back to Mine” di Talvin Singh, il quale suona sempre come se dovesse distruggere la stanza, indipendentemente dalle apparecchiature che lo riproducono).
Non ricordo di aver mai sentito il battito cardiaco, all'inizio di “Dark Side of the Moon”, riprodotto non solo così chiaramente, ma anche in maniera così realistica. La musica rock, sullo stile di Rory Gallagher, Walter Trout e John Bonamassa, suonava “solida” e così forte senza che, in realtà, ci fosse il bisogno di alzare il volume. Leftfield, Deep Forest e Massive Attack non solo suonavano più “profondi”, ma anche più “ampi”. E quel peso del basso non limitava la velocità; i diffusori Dundee suonavano veloci, indipendentemente dal tipo di musica.
Un altro aspetto dei Dundee, che non può essere ignorato, è costituito dalle proporzioni; che si trattasse di brani tratti dall'album “Sister Drum” di Dadawa o della colonna sonora del film “Il Gladiatore” oppure di sinfonie per orchestra, queste piccole torri avevano riprodotto qualsiasi cosa con un suono imponente; attraverso esse, gli esecutori solisti sembravano, inoltre, a grandezza naturale. Avevo sempre ritenuto che le proporzioni fossero, in qualche modo, legate alla dimensione degli altoparlanti; però, i woofer utilizzati nei Dundee sono soltanto da 16 cm e questo fatto ha ribaltato il mio concetto di “proporzioni”, oltre che di emissione in gamma bassa.
Giunti a questo punto, dovrei aggiungere che, secondo me, queste torri, la cui efficienza è dichiarata pari a 86 dB, hanno una resa migliore se abbinate a un amplificatore più potente. Avevo iniziato con lo Yarland M34, da 35 W per canale, ma il suono perdeva qualcosa, sembrando più compresso; invece, il mio amplificatore a transistor, da 55 W per canale, riusciva meglio a far suonare più forte i Dundee, ma anche in questo caso la potenza non era sufficiente per un livello che io definirei “da festa”. A livelli fino a quello che io definisco “i vicini non sono in casa”, i Dundee suonavano molto bene con entrambi gli amplificatori menzionati ma, se io possedessi questi diffusori, cercherei qualcosa di un po' più energico per trarre da essi il massimo ad alto volume.
Come alternativa alla base in metallo, Alacrity ne propone anche una in granito
La gamma media era cristallina, l'estremità alta era dolce e mai affaticante, e non c'era carenza di dettaglio; l'insieme contribuiva a creare un'immagine eccellente. Infatti, questi diffusori presentavano una tra le migliori immagini che io abbia mai ascoltato, se non la migliore. Non solo ogni elemento della registrazione veniva riprodotto (“solidamente”) in un punto preciso del palcoscenico, ma era anche abbastanza possibile notare lo spazio tra di essi. Il palcoscenico stesso non solo era ben definito, ma era anche ampio. Diversamente dai diffusori Caterthun che, se posti molto vicino alla parete posteriore, presentavano un palcoscenico meno profondo, con i Dundee la profondità era assai notevole. Inoltre, essa veniva accentuata ulteriormente dalla buona definizione di strumenti quali la batteria che, con queste torri, suonava chiara come le voci oppure come gli strumenti collocati più davanti sul palco.
I Dundee sono incredibilmente dinamici. Amo il brano “Terminator”, tratto dall'album “Pocket Universe” degli Yello; con i Dundee sembrava proprio di essere attaccati da un paio di mitragliatrici acustiche (spero vivamente che i miei vicini non fossero in casa in quel momento!).
Ascoltando strumenti solisti, tutti quanti suonavano in maniera abbastanza realistica, con un timbro pieno e vario, senza dubbio aiutati dalle proporzioni che li facevano sembrare a grandezza naturale sul palcoscenico, che era sempre ampio e profondo. Eseguendo la solita prova con gli effetti “Q Sound” presenti nell'album “Amused to Death” di Roger Waters, non avevo riscontrato problemi relativi alla fase. Con la musica in esecuzione, i Dundee sparivano, semplicemente, ed essendo sistemati vicino agli angoli della stanza non erano nemmeno invasivi fisicamente, perfino nella mia, relativamente piccola, sala d'ascolto (3 m x 3 m).
Nella suddetta sala c'è un'unica postazione d'ascolto e io ho l'abitudine di spostarmi a destra e a sinistra per stabilire l'ampiezza del punto esatto d'ascolto. In questo caso, avevo notato che spostarsi da una parte o dall'altra faceva poca, per non dire nessuna, differenza; però, siccome alcune volte mi ero alzato, avevo notato che il suono cambiava leggermente. Questo poteva essere causato dalla disposizione degli altoparlanti, essendo il woofer sopra il tweeter, o forse poteva dipendere dalla loro collocazione, poiché essi sono posti, sensatamente, a un'altezza che è quasi la metà di quella di una tipica stanza di una casa di abitazione. In realtà, la questione era priva di importanza e, dopo l'aggiunta di cuscini nella postazione d'ascolto per poter sperimentare altezze diverse, avevo deciso che mi piaceva l'altezza d'ascolto originaria al pari di qualsiasi altra.
I Dundee sono diffusori molto piacevoli, che offrono molta chiarezza e molto realismo. Hanno un PRaT (Pace, Rhythm and Timing = Passo, Ritmo e Tempo - NdT) che fa battere qualunque piede fino a stancarlo e un basso che mette il sorriso perfino sul volto del più tenace estimatore dei subwoofer. L'impronta generale tende leggermente al caldo, quel tanto che basta per rendere l'ascolto gradevole. E potete trovare tutto questo in una “confezione” relativamente piccola. I Dundee occupano uno spazio, sul pavimento, non molto maggiore di quello necessario a un piccolo diffusore da stand posto su un supporto dignitoso e non devono essere sistemati nel bel mezzo della stanza, potendoli collocare a ridosso della parete di fondo. Comunque, la loro fascia di prezzo è di tutto rispetto, per cui devo essere più critico che mai e mettermi a cercare il proverbiale pelo nell'uovo. Ho già sottolineato di aver avuto la sensazione che questi diffusori dovrebbero essere abbinati a un amplificatore di maggiore potenza, sebbene questo aspetto non sia, in realtà, una criticità, quanto un dato di fatto se si convive con diffusori poco sensibili.
E ho anche già menzionato quel pannello di foam acustico, posto sulla parte anteriore dei diffusori, che io ritengo sarebbe meglio rivestire. I Dundee sono graziosi e, sebbene la presenza del foam sia funzionale, resto dell'idea che avrebbero potuto essere presentati meglio. La mia unica critica è che, nonostante essi abbiano un controllo fantastico su qualsiasi genere musicale, ho avuto l'impressione che si esprimano meglio con musica più complessa, tipo il rock e le sinfonie di classica, anziché semplice materiale acustico. Va da sé che, malgrado i Dundee avessero suonato molto bene i generi più disparati, li riterrei più adatti a chi ama il rock o la techno anziché agli estimatori del folk, ma sarebbero consigliabili anche agli appassionati di grandi orchestre o musica da camera. Però questo significa essere molto pignoli riguardo una coppia di diffusori dal suono, nel complesso, migliore di tanti altri che ho ascoltato nella mia vita.
Se volete avvicinarvi al suono di un concerto rock, dal vivo, nella vostra stanza, probabilmente i diffusori Dundee sono l'acquisto migliore che possiate fare, anche se suonano qualsiasi altro genere altrettanto bene; e suppongo che chi abbia intenzione di spendere quasi 4.500 sterline voglia prima ascoltarli. Pertanto, per questi diffusori un grosso “alziamo i pollici”, malgrado il prezzo. Ancora una volta, i diffusori Alacrity mi hanno lasciato un ampio sorriso sul volto.
© Copyright 2015 Nick Whetstone - nick@tnt-audio.com - www.tnt-audio.com
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